Copertina
Autore Benito Franco Jacovitti
Titolo Jacovitti in giallo
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2004, , pag. 160, cop.fle., dim. 226x285x15 mm , Isbn 978-88-7226-823-0
CuratoreGianni Brunoro
LettoreRiccardo Terzi, 2004
Classe fumetti , ragazzi , gialli
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INDAGANDO SU JACOVITTI: UNO STUDIO IN GIALLO

Gianni Brunoro


Charles Darwin, il buon, vecchio, saggio ideatore della teoria dell'evoluzione, oggi così improvvidamente bistrattato dalla Pubblica Istituzione, non avrebbe dubbi ad affermare: la variabilità della specie umana fa sì che nascano di tanto in tanto persone dalla genialità multiforme. E lui, "modestamente, lo nacque", aggiungerebbe a sua volta il buon, vecchio principe De Curtis, in arte Totò. Il "lui" in questione è Benito Jacovitti, la cui genialità è testimoniata da migliaia di tavole a fumetti disegnate in una carriera lunga quasi sessant'anni, con una multiformità estesa anche a settori diversi da quelli del fumetto. In effetti, nei pilastri di quell'immenso "tempio delle mille colonne" costituenti la sterminata e differenziatissima produzione di Jacovitti figura di tutto: dalla pubblicità ai cartoni animati, dalle vignette politiche ai libri illustrati, dai manifesti alle campagne elettorali, ai marchi commerciali, e - naturalmente - alle migliaia di tavole disegnate per il fumetto. È appunto qui che il suo geniaccio si esercitò in maniera fondamentale, evidenziandosi addirittura anche attraverso una differenziazione interna ai fumetti stessi, nei quali non esiste settore narrativo che Jacovitti non abbia invaso con il suo dilagante umorismo. Il quale, oltre tutto, giunse alla notorietà presso qualunque segmento di pubblico, dall'implume bambinetto al più tosto degli adulti, dall'intellettuale sofisticato alla casalinga, dallo studente alla più frivola delle spensierate adolescenti e via discorrendo. Perché la sua vena comica era talmente complessa da contenere componenti capaci di "parlare" a ogni tipo di fruitore. Ciò che, in sostanza, fa di Jacovitti una icona a livelli multipli e con differenti prospettive d'approccio al nostro immaginario.

Questa sua multiformità espressiva, manifestata poi ininterrottamente durante il lungo arco creativo della sua carriera, egli la dimostrò del resto assai precocemente, quasi come un requisito di fondo. In effetti, il suo esordio si ebbe nel 1940 sul settimanale cattolico "Il Vittorioso" (al quale sarebbe poi rimasto legato per decenni) con il racconto umoristico Pippo e gli inglesi, una storiellina di nessuna particolare connotazione, se non quell'infarinatura avventurosa indispensabile a dare un po' di sale e pepe a un racconto. Nel quale specificamente, agivano da comprimari tre ragazzetti - Pippo, Pertica, Palla, poi denominati I tre P dai lettori - che sarebbero diventati protagonisti di molte storie a venire.

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PERSONAGGI & INTERPRETI

Vediamoli dunque più nei particolari i principali fra i personaggi tipicamente "di genere" che compaiono in questi racconti gialli, fermo restando che si tratta di creature tipicamente jacovittesche anche nel loro surrealismo.


Cip l'arcipoliziotto è la parafrasi e al tempo stesso la parodia dell'investigatore classico, quale potrebbe essere un pignolo Hercule Poirot o meglio ancora un iper-razionale Sherlock Holmes. AI pari del quale, in effetti, Cip ha certi tic sia espressivi sia comportamentali: infatti, considerato Maestro dal suo assistente Gallina, costui tuttavia ne viene sistematicamente apostrofato da un saccente "Lo supponevo!", così come Holmes gratificava il proprio assistente di un "Elementare Watson!" (peraltro mai pronunciato, nella saga canonica di Conan Doyle). E simmetricamente, Gallina adora e idolatra il Maestro, da lui considerato infallibile. In effetti, potrebbe anche essere così: Cip è un arcipignolo osservatore di indizi, che mette poi in fila per individuare i colpevoli dei delitti sui quali viene incaricato di investigare. Se non fosse tuttavia per la circostanza che quasi mai i suoi indizi c'entrano minimamente con i rispettivi delitti, e la logica con cui egli li collega è di un aberrante grottesco. Ciononostante, un po' perché la fortuna aiuta gli audaci, un po' per via del fatto che "i pazzi sono nel palmo della mano di Allah", i delitti vengono alla fine risolti. Anche se, disgraziatamente, il colpevole ne è sempre l'arcidelinquente Zagar, che riesce ogni volta beffardamente a sfuggire alla giustizia.


Gallina è l'Allievo di Cip, è magari lento di cervello, svampito, godibilmente ottuso, ma tuttavia lesto di mano nonché fortissimo, pronto a intervenire nelle situazioni le più imprevedibili specie se si tratta di difendere il Maestro - anche se i suoi interventi approdano spesso a esiti disastrosi, a qui-pro-quo colossali, a esilaranti errori di interpretazione della realtà...


Jak Mandolino ["per gli amici Jak Violoncello"], natural born delinquente, è un piccoletto che del suo essere un tappo soffre un autentico complesso di inferiorità e che lo induce a qualsiasi azione idonea a dimostrare di essere un uomo: al punto da farsi rimettere in gattabuia piuttosto che essere considerato un delinquentucolo da quattro soldi. Per il resto, le storie sono impostate sul conflitto eterno fra "guardie e ladri". Jak è talmente maldestro, e di conseguenza sfigato, che quando si tratta di metter su una banda, su chi va a incocciare? Su due ladri di polli! Ed è già di per sé talmente pasticcione e imbranato, che finisce lui stesso per non essere nemmeno capace di rubacchiare dei polli per mangiare... Per avere un pasto assicurato, deve accontentarsi di farsi metter dentro. E se, una tantum, riesce a metter le mani - finalmente!, benché per caso - su una valigiata di soldi, toh!, guarda un po', sono falsi.

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