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| << | < | > | >> |IndiceLA PREFAZIONE FANTONESCA AL JACOVITTI ZORRY KID 5 ZORRY KID UN WESTERN DI "SCAPPA" E SPADA 7 A lingua sciolta 16 Benito Jacovitti 17 Mito recente eppure inestinguibile 18 Il prigioniero di Zorro 20 LE 12 STORIE DI ZORRYKID 21 ZORRYKID JACOVITTÙMPETEZICCHEZACCHE! 23 ZORRYKID ALL'ARREMBAGGIO! 84 ZORRY CONTRO ZORRY 164 ZORRY ZUMPARAPPAPPÀ! 187 ZORRYCHICCHIRIKID! 198 ZORRY OLÈ! 207 ZORRY-UGH! 222 ZORRY ZETA 243 ZORRYPUFT! 256 ZORRYKID ZIC ZAC 289 ZORRY KID TUTTAZETA 292 ZORRYKID W LA COSA, LA CALIFORNIA! 297 |
| << | < | > | >> |Pagina 7Zorry Kid - Un western di "scappa" e spadaZorro gli era congeniale: perché anche Jac aveva una doppia natura e perché uno spirito folletto capisce un altro spirito folletto e sa sintonizzarsi con le sue bizze, le sue bizzarrie, le sue paure, i suoi tic, la sua drôlerie da grillo gotico. Fabio Troncarelli, Zorro Nel 1919, quando uscì il romanzo con le avventure di Zorro, il suo autore non avrebbe immaginato di dare origine a un mito, cioè a un personaggio che avrebbe acquisito la statura di un eroe di culto, destinato a rimanere, per i decenni a venire, una figura non solo dai contorni mitici, ma capace di stimolare la nascita di una quantità di 'seguiti', di innumerevoli varianti, di non poche parodie. Fra cui quella iniziata nel 1968 da Benito Jacovitti, la celebre saga di Zorry Kid, protagonista assoluto e spavaldo di queste pagine. Le radici 'nobili' di Zorry Kid L'origine di Zorro, autentica "leggenda dei tempi moderni", risale alla prima puntata del romanzo La maledizione di Capistrano, scritto da Johnston McCulley (sul personaggio e il suo autore, vedi le schede nei box delle pagine successive). Ne era protagonista un 'eroe' dalla doppia personalità, le cui gesta suggestionarono in profondità la fantasia dei lettori, al punto tale che dopo un celebre film del 1920 la sua popolarità divenne inarrestabile, dilagando in ogni direzione, comprese le parodie. Nel 1968, al momento della creazione di Zorry Kid, il geniale Jacovitti è nel pieno della sua creatività artistica. Ormai quarantacinquenne, da quasi trent'anni sforna fumetti a ritmo frenetico, a partire da una certa naïveté che caratterizzava il suo primo racconto Pippo e gli Inglesi, 1941, fino alle opere a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta destinate a rimanere capolavori del fumetto comico. E in seguito, altre decine e decine di storie (compresa la serie Cocco Bill, iniziata nel 1957, nelle quali fece confluire tutta la vulcanicità della sua fantasia. In Zorry Kid egli è ormai in grado di immettere una tale consumata abilità grafica e una poderosa esperienza di soggettista da permettersi, sul piano fumettistico, perfino un certo gigionismo. In parole povere, Zorry Kid è un prodotto della sua maturità, nel quale si trovano tutti i pregi e, perfino accentuati, anche certi difetti della sua inarrivabile creatività. Buffa è già la storpiatura del nome Zorro nello yankee Zorry Kid, suggerito da chissà cosa. Certo, nella sua fantasia dirompente, Jacovitti non aveva necessità di stimoli particolari. Ma perlomeno al cinema chissà quante sono le versioni di Billy il Kid, mentre nei fumetti si sprecano: dal Nembo Kid, appellativo casereccio inizialmente appioppato a Superman, a Kansas Kid, un eroe western che furoreggiò nell'immediato dopoguerra, a Cisco Kid, che qualche fortuna ebbe negli anni Settanta e via enumerando. Qualche spunto gli sarà di certo derivato da un'opera cinematografica che giusto allora riscuoteva un certo successo: il film di Norman Jewison Cincinnati Kid, protagonista un sardonicamente cinico Steve McQueen affiancato da Ann-Margret, ma soprattutto da impagabili comprimari quali Edward G. Robinson e Karl Malden, in una pellicola senza dubbio stuzzicante. Al di là di questo dettaglio, a fare di Jacovitti una travolgente forza della natura è innanzitutto la quantità dei personaggi, ricca sia per numero che per la varietà delle loro caratteristiche, tanto sul piano grafico quanto su quello narrativo. | << | < | |