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A quattordici anni ero
educandain un collegio dell'
Appenzell. Luoghi dove Robert
Walser aveva fatto molte
passeggiate quando stava in
manicomio, a Herisau, non lontano
dal nostro istituto. È morto nella
neve.
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Pagina 53
Nelle ore di libertà stavo
spesso nella sua stanza, quasi
sempre in piedi. Lei non si
sdraiava sul letto come la mia
compagna di stanza, non si toglieva
il pullover come la tedesca, che
aveva caldo. Era in ordine,
Frédérique, ossessivamente ordinata
come i suoi quaserni, come la sua
calligrafia. come i suoi armadi.
Ero convinta che fosse una tattica
per passare inosservata, per
nascondersi, per evitare di
mescolarsi alle altre, o
semplicemente per mantenere le
distanze. «Tu es possédée par
l'ordre». Mi rispose sorridendo:
«J'aime l'ordre». Capivo quei
bambini che si buttavano
dall'ultimo piano di un collegio
tanto per fare qualcosa di
disordinato, e glielo dissi.
L'ordine era come le idee, un
possesso, una possessione. Avrei
voluto conoscere suo padre, ma
morì.
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Pagina 89
... Non abbiamo rimpianti per i
nostri educatori. Forse talvolta li
abbiamo rispettati troppo, ma
questo faceva parte dell'educazione
che abbiamo avuto e, se ho baciato
ogni sera la mano a "Mère préfète",
senza ribellarmi mai, è che qualche
volta, oltre alle regole, vi è
anche la voluttà. La voluttà dell'
obbedienza. Ordine e sottomissione,
non si può sapere quali risultati
daranno nell'età adulta. Si può
diventare dei criminali o, per
usura, dei benpensanti. Ma un
marchio l'abbiamo ricevuto,
soprattutto quelle ragazze che
hanno passato dai sette ai dieci
anni di internato. Non so che fine
abbiano fatto, non so più nulla di
loro. È come se fossero morte.
Soltanto una, lei Frédérique, l'ho
cercata dappertutto, perché lei mi
precede. E ho sempre aspettato una
sua lettera. Lei non fa parte dei
morti.
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Pagina 106
Sono davanti all'edificio del
collegio. Due donne siedono su una
panchina. Le salutai con un cenno
del capo. Non risposero. Aprii la
porta. Una donna seduta a un
tavolo. Un'altra in piedi. Mi
domanda cosa voglio. Chiesi del
collegio. Scandii il nome. Non l'ha
mai sentito. Qui a Teufen, sind Sie
sicher? Mi guarda con occhi
indagatori e malevoli. Certo, ero
sicura. Vi avevo vissuto. Per un
momento la mia risposta mi parve
futile. Mi consiglia di andare a
St. Gallen. Là ci sono molte
scuole. Ripetei ancora il nome del
collegio. Mi sbagliavo, disse. Mi
scusai. Questa, disse, è una
clinica per ciechi. Adesso è così.
Una clinica per ciechi.
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