Copertina
Autore Vanessa Jones
Titolo Dodici
EdizioneVoland, Roma, 2003, amazzoni 23 , pag. 140, cop.fle., dim. 145x205x10 mm , Isbn 978-88-88700-10-6
OriginaleTwelve
EdizioneHarperCollins, London, 2001
CuratoreGiuliana Giobbi
LettoreGiovanna Bacci, 2004
Classe narrativa inglese
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Pagina 7

UNO



Ogni venerdì sera facciamo le prove per l'abbandono della città. Ci risucchia e ci allontana, come un cuore stanco che ci spinge fuori dalle sue pareti. Il problema è che ormai abbiamo le vene varicose. O la gotta - basta dare un'occhiata a questa strada. Stasi. Restiamo attaccati a questo spettrale pezzetto di strada, sempre uguale a se stesso. Un tempo deve essere stata una tranquilla periferia urbana, ma ormai la maggior parte delle abitazioni è chiusa con le assi, venduta al Ministero dei Trasporti, acquistata dall'Ufficio per lo sviluppo stradale, data in affitto a questi automobilisti.

Un abitante su dieci resiste. Hanno scritto le loro ragioni sulle assi delle case vicine, le loro proteste contro gli "automobilisti e i gas di scarico, la sporcizia, il rumore. Ma io ho visto solo l'oggetto della contestazione, mai i contestatori in carne e ossa. "Il tempo è sospeso qui" dico a Edward, che è alla guida. "I contestatori delle auto continuano a essere indignati ma sempre assenti, e le auto rimangono in una condizione di falso movimento." Ogni attimo è come un frammento di una pellicola d'azione, arrestato nel tempo: una scultura, una natura morta.

Edward non mi risponde perché sta riflettendo sulla prossima battuta del gioco di parole in cui siamo impegnati, un gioco senza senso perché alla fine non si vince niente, ci si limita ad ammazzare il tempo. "Molto pertinente" penso, e scoppio a ridere. Dico a voce alta: "Tutto è metafora." E poi: "Adoro frasi del genere che indicano il nocciolo della questione."

Ed Edward: "Stai dicendo un mucchio di cazzate, Lily, te ne rendi conto?"

"Lautomobile è la metafora cittadina della libertà," ribatto "il mezzo per scappare ma una volta che ci sali perdi la libertà. Non abbiamo altra scelta che seguire questa specie di onda immobile e respirare lo smog. La gente usa questo gas per suicidarsi."

"T-M" dice Edward.

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Pagina 38

QUATTRO



C'era una volta, tanto tempo fa, qualcuno al mondo che sapesse più cose di chiunque altro? Che avesse letto ogni libro scritto e pubblicato? Che sapesse tutto quel che c'era da sapere riguardo alla scienza, alla matematica, alla teologia, alla filosofia, alla letteratura e all'arte? E se davvero fosse esistito qualcuno del genere, sarebbe stato l'essere più intelligente del mondo?

Tanto tempo fa, prima che fossero create troppe equazioni, leggi, fedi e dottrine comprensibili a una sola mente, la coscienza di un solo individuo avrebbe potuto essere maggiore della somma di tutte le altre. Nessun predecessore e, proporzionalmente, nessun successore sarebbe stato in possesso delle sue stesse nozioni. Non sarebbe stato comunque l'essere più intelligente del mondo, bensì semplicemente il possessore di tutte le nozioni disponibili al momento. La conoscenza non significa intelligenza, e la stupidità ha ben poco a che vedere con l'ignoranza - io non mi sento affatto stupida, bensì all'oscuro di qualcosa. Ad esempio, adesso non so in che direzione procedere. Questa storia si è svolta finora al presente, poiché nel presente si è sempre nel giusto. E Colin... be', Colin appartiene al passato.

Fino a che punto una persona può aver ragione? Solo in base all'ammontare di informazioni di cui è in possesso e, a meno che non si tratti di Dio, ce ne sono sempre altre di cui è all'oscuro. Avevamo assolutamente ragione quando ritenevamo che la Terra fosse piatta, abbiamo scoperto che avevamo torto e ora abbiamo di nuovo assolutamente ragione. Non esiste il progresso. Aumentano le nostre informazioni, ma non la nostra ragione. Avevamo torto in passato, abbiamo ragione nel presente, e nel futuro? L'oggi diventa ieri, e il domani diventa oggi.

Ieri, Colin mi ha invitato a cena. Sapete come succede, quando capita di baciare una persona e desiderare di rivederla? Non sempre succede perché ci piace questa persona. Lo si pensa, ma in realtà ci si chiede perché lo hai baciato, se ti verrà di nuovo voglia di farlo; perché un solo bacio sembra uno spreco; si continua a incontrare gente nuova, che si giudica in un modo o nell'altro, e non ti importa tanto che impressione tu abbia fatto su di loro, a meno che non li abbia baciati. Perché, in un certo senso, se hai baciato qualcuno, questa persona ha un'opinione giusta su di te.

Per due settimane dopo che l'avevo baciato Colin non mi ha telefonato, e per quelle due settimane evidentemente non riteneva di voler approfondire la mia conoscenza. Se ero carina, lo ero solo da lontano; se ero interessante, la cosa non superava lo spazio di un pomeriggio; se ero divertente, non lo ero abbastanza; se ero gentile, e allora? Nessuna di queste qualità meritava più di un bacio, da parte di Colin.

Siete mai stati tormentati dal dubbio: se avessi detto x, forse sarebbe successo y? Per ore e ore ripassai gli eventi di quel nostro pomeriggio insieme, che dopotutto non era stato poi così lungo. Li rividi mentalmente in cento modi diversi, forse preferibili alla realtà. A incroci immaginari, una volta ho girato a destra, una volta a sinistra, e ho fatto una pausa nel momento in cui lo baciavo - è una pazzia momentanea, che mi ha già colpito in altre occasioni - e ho desiderato non aver mai baciato Colin. Un suo commento mi ritornava in mente, svegliandomi mentre mi addormentavo durante la settimana e impedendomi di prendere sonno il sabato mattina, quando volevo oziare un po'. Si trattava di una cosa che aveva detto subito dopo il mio bacio: "Non volevo farlo oggi." No, anzi, aveva detto: "Mi ero ripromesso di non farlo oggi." Oggi. Allora di sicuro si aspettava di farlo il giorno seguente? Nel momento in cui si riprometteva un oggi, s'immaginava un domani. Avevo compromesso l'indomani? Lo avevo sprecato baciandolo subito? O mi ero semplicemente giocata il domani? Solo essendo me stessa? Perché, se tutto quel che dice Shidey è giusto, avrei dovuto giocare secondo le regole, ma non credo di esserne capace. Tutto il complesso rituale di corteggiamento che lei descrive in dettaglio, a imitazione degli uccelli e delle api e che vediamo illustrato nei documentari, e viene testimoniato dai piccioni nei parchi. Tutto consiste in questo: lui insegue, lei fugge. Tutto il gioco di lotta, fuga e conquista 'è naturale', ma a me non viene spontaneo. Non gioco a cacciatore e preda, inseguitore e fuggitiva. Non sono una chioccia che fa il nido e alleva i pulcini. Ma se tutto quel che dice Shirley è giusto, dovrò impersonare tutti questi ruoli, non è vero? Non è così, Colin? Dovrò farlo?

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Pagina 58

SEI



C'è un solo gioco che piace a Lily - il Gioco delle Parole. È l'unico in cui è brava. Io ho provato a farle preferire Risiko - si poteva immaginare che le sarebbe piaciuto. Non è così? Si sarebbe potuto immaginare che le sarebbe piaciuto. Ma dice di essere contraria a Risiko. Dice che "tutti quei progetti strategici, complotti e alleanze, tutta quella competizione per assumere il controllo totale" non le si addice. Il fatto è che dovrebbe giocarci più spesso. Questo è fondamentale per tutti i giochi di società. Glielo dovrei dire.

Non vuole giocare nemmeno a backgammon con me. Sostiene di non averne il tempo. Quanto a bridge, a dama cinese... non gioca nemmeno a croquet! L'unico gioco in cui ha qualche possibilità di vincere è il Gioco delle Parole, e a quello rimaniamo fedeli. Lei dice che "i viaggi costituiscono le uniche occasioni che giustificano i giochi" e pensa di farmici credere. Lily dice cazzate incredibili.

Perciò è una fortuna avede insegnato il Gioco delle Parole, altrimenti il viaggio di ritorno sarebbe una noia infernale! Dura più di tre ore!

Ma si merita davvero le maiuscole, il Gioco delle Parole? O gioco delle parole? Che disastro esserne l'inventore. Non c'è modo di brevettarlo, di tutelarne i diritti d'autore, di trarne profitto. A meno che tu non istituisca un corpo di vigili assegnati al controllo del Gioco delle Parole ma, anche in quel caso, ci vorrebbe un sistema di intercettazione del Gioco delle Parole collocato in ogni automobile.

Si gioca così - e se sei tu l'inventore, mi dispiace, ma la tua è una causa persa. Tanto vale giudicarti un altruista (forse è stata questa la motivazione principale), dato che hai fatto un grande regalo a tutto il mondo. A questo punto puoi anche ringraziarmi per averlo diffuso - a proposito di karma! Puoi giocare con quante persone vuoi, ma meno sono meglio è, a meno che non si tratti di concorrenti svelti. Il gioco inizia quando qualcuno sceglie una qualsiasi lettera, ad esempio:

O

Io potrei dire O e Lily O-L ma a questo punto avrebbe potuto scegliere qualsiasi lettera e, volendo, avrebbe potuto mettere la L prima della O; avrebbe potuto dire L-O, come in 'ORPELLO', il punto è che dobbiamo creare una parola di senso compiuto:

O

O-L

e ognuno di noi aggiunge una lettera all'inizio o alla fine (mai in mezzo), creando così una parola come per una catena di DNA, ma ognuno di noi ha il fine perverso di non essere l'ultimo, cioè quello che ottiene la parola di senso compiuto.

O

O-L

C-O-L

potrei dire, e a questo punto obietterete "Ma l'hai completata! col è un termine di senso compiuto." Non nel gergo del Gioco delle Parole, altrimenti non si inizierebbe mai. Ci sono troppe combinazioni di sole tre lettere che, pur essendo parti di parole più lunghe, hanno un senso anche da sole. Cosicché, secondo le regole del Gioco delle Parole, tre lettere sono solo tre lettere, non costituiscono mai una parola. Lily lo sa, ha esperienza di questo gioco, e allora dice:

I-C-O-L

Capite quel che voglio dire? I-C-O-L. Molto intelligente. Alcune combinazioni di lettere appaiono di primo acchito sorprendenti e I-C è una di queste. Allo stesso modo, P-N, oppure S-R, L-S, o B-R. (Potrei andare avanti all'infinito: mesi fa, presi alla sprovvista Lily con S-M, per poi formare la parola asma.) Non vengono subito in mente parole come 'apnea', o 'sragionare', 'falsariga', o 'lubrificante' ma, fortunatamente, è parecchio tempo che gioco, e ho insegnato lo stesso a Lily gran parte del suoi trucchetti. I-C-O-L perciò non mi spaventava.

Se mi avesse spaventato, se non fossi riuscito a pensare ad alcuna parola con quelle lettere in quell'ordine, avrei potuto supporre che Lily mi stesse prendendo in giro, che non avesse in mente alcuna parola, e avrei potuto dire: "Opposizione." Se veramente stava dicendo una sciocchezza, allora avrebbe perso; ma è un rischio ricorrere a 'Opposizione' perché se invece aveva in mente una parola, sarei stato io a perdere. Come vedete, questo gioco non mette alla prova solo il vostro vocabolario, ma anche la vostra intelligenza. Tutti i miei figli saranno obbligati a impararlo.

O

O-L

C-O-L

I-C-O-L

?? Ah sì, S-I-C-O-L

A questo punto il gioco accelera perché abbiamo a disposizione solo poche parole.

P-S-I-C-O-L

dice Lily, e io ribatto velocissimo:

P-S-I-C-O-L-O

A questo punto, lei ha perso. Non è che se ne sia accorta. E non rinuncia a pronunciare:

P-S-I-C-O-L-O-G

con uno sguardo vittorioso, che sembra dire: "Non hai altra scelta: devi completare la parola." Vedete, Lily presume che l'idea che viene in mente a lei, venga in mente a chiunque altro. Ma non è così (grazie a Dio!). Come in questo caso: lei sta pensando a 'psicologo', mentre io sto componendo la parola 'psicologia'.

P-S-I-C-O-L-O-G-I

Quattro a due. Tocca a me iniziare: Z.

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Pagina 114

L'amore non arrivò per nessuno dei due, e la cosa parve andarle a genio. Era tornata con un certo imbarazzo in casa dei genitori, con un atteggiamento di autodifesa, conscia che qualsiasi mossa nei miei confronti sarebbe stata osservata, ma scoprì che non avevo esigenze che potessero turbarla: non piangevo mai per averla accanto, non la guardavo mai con occhi imploranti, non avevo mai bisogno di lei nel modo infantile e appiccicoso che entrambi consideravamo imbarazzante. Rimasi esattamente quale ero sempre stato, impassibile - e mia madre non si distingueva in modo particolare dalle altre persone che mi circondavano, essa stessa sradicata da un altro ambiente pieno di altre persone altrettanto anonime.

Con l'eccezione, ovviamente, del dottor Richard. Le nostre sedute con lui avrebbero dovuto essere dedicate a me, ma ben presto diventarono per mia madre e per me, e io lo notai senza gelosia o rimpianto, e non nutrii neanche la speranza che potesse fornirmi una famiglia più convenzionale. Mia madre rivelò a Richard il motivo per cui era rimasta così a lungo lontana da me. Non era perché mi trovava insopportabile o anormale (questa era l'interpretazione di sua madre e descriveva le sensazioni sue e di nessun altro), ma la mancanza di istinto materno le aveva provocato un senso di colpa così forte che non era riuscita a restare nella stessa stanza in cui ero io, causa di tutto, né le riusciva affrontare l'espressione di disapprovazione dipinta sui volti dei genitori, un'espressione che avrebbe rispecchiato la confusione del suo animo. Disse che era riuscita a rimuovere tutto questo con la sua assenza (che a quel punto corrispondeva a gran parte della mia vita) e a nasconderlo in qualche punto, tra reni e intestino. Soffriva di fitte terribili all'addome, e spasmi nella parte inferiore della schiena. Ma ora vedeva in me un figlio molto simile a lei, e se questo l'aveva sollevata, le sembrava una sorte tremenda per lui, povero ragazzino. Aveva creato una persona esattamente uguale a se stessa, che non aveva bisogno di niente e di nessuno.

Non era tutta la verità, ma io e il dottor Richard tacemmo al riguardo. Lui, ovviamente interessato ai meccanismi della mia mente infantile, venne attratto irresistibilmente dalla mente di mia madre, argomento che appassionava entrambi. Ben presto le nostre visite diventarono le uscite preferite - più che sedute di psicanalisi, le uniche occasioni mondane in cui potevamo evitare di preoccuparci della nostra indifferenza reciproca. Venivamo incoraggiati a comportarci esattamente come volevamo, a considerare questa realtà e a continuare. In nessun caso avevamo torto, o non eravamo all'altezza, o risultavamo eccentrici. Eravamo semplicemente individui (meravigliosi individui, secondo il dottor Richard) in un mondo pieno di individui, pieno di cause ed effetti, in cui non si doveva mai creare un precedente.

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