Copertina
Autore Alfonso Lentini
Titolo Piccolo inventario degli specchi
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2003, Fiabesca 71 , pag. 140, dim. 120x170x11 mm , Isbn 978-88-7226-747-9
PrefazioneAntonio Castronuovo
LettoreCorrado Leonardo, 2003
Classe narrativa italiana , giochi
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Indice

  5 Passeggiata tra i tiflessi, 5

  9 Piccolo inventario degli specchi

 11 Incipit
 12 La fonte
 15 A immagine e somiglianza
 17 Pupille
 18 Signorine leggere
 19 Specchi sonori
 21 In un lago di segni
 24 Rivelatori di inconsapevolezza
 26 Esseri doppi o dimezzati
 28 Sfere dalla Luna
 31 Risanare la ferita
 32 Un blues triste
 34 Ermafrodito
 36 Lo specchio primigenio
 37 Lo specchietto retrovisore
 39 L'Androgino
 41 Damigelle
 44 Specchi deformanti (e anamorfismi)
 49 La crosta delle parole (arrovellamenti)
 51 La crosta delle parole (i palindromi)
 53 I falsi specchi
 54 Automi
 57 Un uomo-specchio un po' speciale
 59 La villa dei mostri
 61 Labirinti (e specchi rotti)
 64 Il Signore delle Teste (specchi di pietra)
 66 Turbamenti
 74 Specchi congelanti
 77 Catturare la Luna
 79 Si gira!
 82 Specchi voliera
 83 Uno specchio nevrotico
 84 Mangiatori di luce
 85 Lo specchio parlante
 88 Specchi di carne
 91 La memoria
 93 La fotocopiatrice e gli atlanti
 95 Città invisibili
 97 Il Golem e gli specchi appannati
101 Il caleicloscopio
103 Filosofia
104 Specchi abitati
106 Specchi abitati 2
107 Ponti
109 Il cinema nella caverna (specchi abitati 3)
111 Ancora specchi abitati
112 Specchi convessi
113 Occhio-specchio
115 Specchi concavi
116 Risucchiare l'universo
119 Lo specchio del barbiere
121 Specchi ustori
124 Ricette
125 Macchine per la lavorazione degli specchi
126 Perseo
128 Lo specchio e il ghiaccio
129 Specchi d'aria (Fate Morgane e affini)
133 Erotismo
135 Luna
138 Epilogo transitorio

 

 

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Pagina 11

Incipit



Beh, attento, pure il libro che stai leggendo in questo momento è uno specchio. Osserva bene: non vedi che superficie liscia e luccicante? Chissà quanto mercurio, quanto piombo e quanti altri cataplasmi alchemici vi avranno spalmato.


Le parole (e dunque i libri) hanno natura specchiante; riflettono, reale o fantastica che sia, una dimensione a loro esterna.


E non vedi che ora le pagine del libro, da specchi che erano, si dissolvono in nebbia argentata? Cerca di osservarla bene questa nebbiolina, questo specchio fantasma che si tramuta in membrana leggera e accogliente. Quasi un imene, un sesso femminile...

È una nebbia simile a quella che apparve ad Alice mentre stava davanti al suo specchio, un attimo prima di penetrarvi. È un richiamo, vuole tirarti dentro. Lo specchio diventa sempre più facile da attraversare. Prova anche tu.


(Senza saperlo, viviamo in un mondo di specchi... Forse la stessa fibra del cosmo, la sua più profonda natura, è intessuta di specchi. Quella dell'Universo è una struttura specchiante?).

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Pagina 17

Pupille



Pupilla contro pupilla: guardandoti negli occhi da vicino scovo nel tuo cristallino un microscopico cinema. Lo sapeva anche Platone: "Hai tu notato che l'aspetto di chi guarda nell'occhio di chi gli sta di fronte, si riflette come in uno specchio in quella parte che chiamiamo pupilla, così da essere l'immagine precisa di chi ci rimira?".

Specchiarsi nell'occhio di un altro. Così in certi romanzi gialli il detective riesce a scoprire l'assassino: ricercando nella pupilla dell'uomo ucciso l'impronta, la cicatrice visiva, di ciò che l'uomo ha visto un attimo prima di morire.


Il mago frate astrologo poeta filosofo e alchimista Tommaso Campanella era consapevole del grande potere contenuto in certi scambi di sguardo: "L'occhio manifesta molte cose magiche, poiché quando un uomo incontra un altro, pupilla contro pupilla, il bagliore più potente dell'uno acceca, seduce e domina l'altro che non può sostenerlo e trasmette spesso sul più debole la passione che egli possiede: gli amanti l'amore, i collerici il disdegno, i turbati la tristezza...".

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Pagina 18

Signorine leggere



Ma ritorniamo al principio, alla fonte. Il ragazzo Narciso si specchia, ancora col fiato grosso per aver troppo a lungo inseguito la selvaggina. Rosso in viso, bellissimo.

Ritorniamo alla fonte: in principio era il Verbo e il Verbo era Dio. Se Dio è parola, allora include in sé l'idea di superficie riflettente. Dio sarebbe per alcuni una specie di specchio gigante che, riflettendo l'universo, gli consente di esistere.

Ma - come dicevamo - appena l'uomo venendo alla luce si specchia in Dio, ecco che inventa la parola! Che è essa stessa una specie di specchio...

Il rimpiattino del significante e del significato...


Se questo bastasse a complicare la situazione... Eh no, le parole non si accontentano. Specchi delle cose, sono signorine leggere, ragazze facili e vanitose che non si stancano mai di contemplarsi una nell'altra. La metafora (il parlar "per figure", dire ad esempio "fiore" per intendere fascino, freschezza, sensualità di una donna) è l'esito di questa specchiatura al quadrato. Le parole, insomma, si rimandano risonanze, si riflettono una nell'altra. Come un'eco.

Ritorniamo al principio, alla fonte. Il mito di Eco, come lo racconta Ovidio, è strettamente intrecciato a quello di Narciso. Riflesso di immagini, riflesso di suoni...

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Pagina 21

In un lago di segni



Eh, attento agli specchi!

La moltiplicazione è in agguato! Stormi di specchi volano intorno agli umani. Starnazzano e ci sfiorano con l'ala. Ci spiano. Segno e specchio forse sono nati insieme.

Gli umani sono animali che vivono immersi in un lago di segni, si cibano di segni, respirano per mezzo di segni; e tutto questo forse in virtù di una remotissima esperienza speculare.

Stai attento a quanti specchi, dovunque ti giri: in casa, per le strade, ma anche nella filosofia, nell'arte, nei sogni, negli incubi.

Sferoidi riflettenti sono le microscopiche gocce di pioggia che, innumerevoli, fanno aprire a ventaglio la magarìa multicolore degli arcobaleni. Specchi a migliaia si annidano nei caleidoscopi, nelle sfaccettature di un brillante che accende l'incavo di un seno femminile, nei telescopi più grandi del mondo, nelle fibre ottiche su cui si ramifica il sistema della comunicazione planetaria, nei centomila teatri dello spazio é della mente.

Troppi. Anche solo l'idea di elencarne una minima parte è assurda.


Persino la parola pensare allude a qualcosa di specchiante. Pensare e tradurre il pensiero in linguaggio: quanti specchi! Già il dire io sono, cioè "assistere" alla mia esistenza e saperla in qualche modo identificare, è qualcosa che avviene nel magico mondo degli specchi. Se dico io sono, lo dico grazie al linguaggio articolato, ma prima ancora lo dico (e lo penso) grazie alla mia capacità di riflettere sulla mia esistenza, sul mio starmene a pancia all'aria nel mondo.

Gli umani hanno questa straordinaria prerogativa: possiedono uno specchio conficcato e compresso nel cervello. Sono insomma capaci di "guardare" se stessi mentre esistono. (E in questo, forse, sono a loro volta riflessi di un'intelligenza divina).

È la coscienza, "scienza di sé".


Speculare, riflettere: sono queste le parole che si riferiscono all'esercizio del pensare, a quello che insomma fanno i teoreti nella loro quotidiana attività lavorativa... Ri-flettere: ecco la divaricazione da cui sgorga il pensiero, il divertimento metafisico dell'essere. Guardare dall'esterno quello che avviene all'interno. Io penso me stesso mentre penso. E comincio a segnare il breve giro di compasso del mio essere me.

Ed è da qui che nasce lo sconquasso: la scoperta e l'esperienza dell'identità finisce col diventare problema tormentoso, se non addirittura un dramma. Appena scopro la mia identità, comincio a ficcare paletti tutt'intorno, a circoscrivere il campo, comincio a creare una caterva di distinzioni. Attraverso la percezione dell'identità, scopro l'alterità, il diverso, il plurale. Altri specchi.


Ma forse tutto l'universo sonnecchia come una balena pigra, sospeso e poggiato su se stesso. Guarda se stesso e pensa. Riflette.

"Allora questi concepì il pensiero 'possa io essermi', e mentre pregava si mise in moto" (Upanishad).


(Intorno ad esso una quantità incalcolabile di non-universi, quello che a occhio e croce i teologi e i bimbi chiamano ingenuamente il nulla. Il nostro mondo se ne sta pigro e disteso davanti a questa specie di invisibile mare e riflette).

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Pagina 93

La fotocopiatrice e gli atlanti



Specchi in grado di catturare l'immagine e di cristallizzarla sono, a maggior ragione, le stampe a contatto. Non ci sono spazi o passaggi intermedi. Appoggi il palmo della mano sulla pancia piatta e fredda della fotocopiatrice, scatta un lampo, una bolla di luce fa una breve passeggiata sotto la tua mano, e subito dopo la stessa immagine che si sarebbe riflessa in uno specchio (se lì sotto ci fosse stato un semplice specchio) viene sfornata su un foglio A4, perfetta e immobilizzata.

Una specie di stampa a contatto del cosmo è ciò che si propongono, nei loro sogni più mostruosi, i cartografi. Le mappe, gli atlanti, gli stessi mappamondi, sono specchi anche loro.

Borges parla di certi cartografi che, intenti a rendere sempre più perfetta la mappa dell'Impero, giungono a riprodurre ogni più piccolo particolare del territorio, sino al punto da realizzare una carta in scala 1/1 e sovrapporla all'Impero stesso, sospesa a pochi metri dal suolo come un'immensa tettoia.


(Una mappa inquietante, scovata da Ramon Gomez de la Serna: se "un secondo è un secolo in miniatura", allora "sulla carta vetrata c'è la mappa del deserto").


Del resto, tutto quello che di invisibile attraversa l'atmosfera, gli impalpabili rimbalzi, le incorporee saette che sorvolano il pianeta soffocandolo di messaggi, immagini, suoni virtuali (eh, che glassa mostruosa in dissolvenza: facciazze rubizze del potere, starnazzi di fondamentalisti neoberlusconiani, barriti iperliberisti, luccicose ballerine, danze di detersivi seni sederi franchising & partnership, bip, canti liturgici, tigri di polistirolo, rasaerba nevrotici, bit, crocifissi di cioccolato, eiaculazioni, xuyhtwkkk, esplosioni dati di borsa risate, hip, bip, hot, uiwenufhmxdehf, collisioni di aerei su grattacieli, sedute spiritiche, vtyuhwwz, sirene d'ambulanza, preghiere di papi e pianti strazianti di bimbi...), insomma ciò che viaggia attraverso il web, le antenne televisive, i cellulari, le onde radio, i flussi di comunicazione che si incrociano e si ingarbugliano avvolgendo a gomitolo la Terra: questo immenso gorgo non è altro che un calco gigantesco, specchiatura virtuale di tutto quanto avviene e si intasa sul globo.

In scala perfetta, però, come la mappa di Borges: uno a uno.

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