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| << | < | > | >> |IndiceParte I: Nozioni preliminari 1 Che cos'è l'economia 1 Economia, scarsità e scelta 1 La scarsità e le scelte individuali 1 La scarsità e le scelte della società 3 La scarsità e l'economia 5 Il mondo dell'economia 5 Microeconomia e macroeconomia 5 Economia positiva ed economia normativa 6 Perché studiare economia? 8 Per capire meglio il mondo 8 Per acquistare fiducia in se stessi 8 Per cambiare la società 9 Per prepararsi ad altre carriere 9 Per diventare economisti 9 Il metodo dell'economia 10 L'arte di elaborare modelli economici 10 Ipotesi e conclusioni 11 Due ipotesi fondamentali 12 L'ausilio della matematica, la terminologia tecnica e altre considerazioni 14 I principi fondamentali dell'economia 15 Come studiare economia 17 Appendice: I grafici e altri strumenti utili 19 Tabelle e grafici 19 I grafici lineari 20 I grafici non lineari 21 Le equazioni lineari 22 Come si spostano le curve 23 Gli spostamenti di una curva e i movimenti lungo di essa 25 Risolvere le equazioni 26 2 Scarsità, scelta e sistemi economici 27 Il concetto di costo opportunità 27 Il costo opportunità e l'individuo 27 Il costo opportunità e la società 33 Il principio del costo opportunità 33 La frontiera delle possibilità di produzione 33 Alla ricerca di un pasto gratuito 37 I sistemi economici 43 La specializzazione e lo scambio 44 L'allocazione delle risorse 49 La proprietà delle risorse 54 I tipi di sistemi economici 55 Applicare la teoria: Stiamo salvando vite in modo efficiente? 57 3 La domanda e l'offerta 63 I mercati 64 La dimensione dei mercati 64 Gli acquirenti e i venditori 65 La concorrenza nei mercati 66 L'utilizzo del modello della domanda e dell'offerta 67 La domanda 69 La legge della domanda 70 La scheda di domanda e la curva di domanda 71 Gli spostamenti della curva di domanda e i movimenti lungo di essa 72 I fattori che spostano la curva di domanda 74 L'offerta 79 La legge dell'offerta 80 La scheda di offerta e la curva di offerta 81 Gli spostamenti della curva di offerta e i movimenti lungo di essa 82 I fattori che spostano la curva di offerta 84 L'interazione fra domanda e offerta 89 Che cosa succede quando cambiano le condizioni? 92 Un aumento del reddito provoca un aumento della domanda 92 Una tempesta di neve provoca una diminuzione dell'offerta 94 I computer palmari nel 2003: si spostano entrambe le curve 95 Il principio dei mercati e l'equilibrio 98 L'intervento dello Stato nei mercati 99 Il "tetto" al prezzo 99 Il prezzo minimo 102 Il principio fondamentale dei trade-off in politica economica 103 Il modello della domanda e dell'offerta e l'economia normativa 104 Applicare la teoria: Gli amministratori dei college americani hanno commesso un errore costoso 104 Appendice: L'elasticità della domanda 110 Il calcolo dell'elasticità della domanda rispetto al prezzo 111 La classificazione dei beni in base all'elasticità 112 Elasticità e spesa totale 114 Parte Il: Le decisioni a livello microeconomico 4 Le scelte del consumatore 117 Il vincolo di bilancio 118 Variazioni della linea di bilancio 120 Le preferenze 122 Razionalità 123 Più è meglio 123 I due approcci alle scelte del consumatore 124 Le decisioni dei consumatori: l'approccio dell'utilità marginale 125 Utilità e utilità marginale 125 L'unione del vincolo di bilancio con le preferenze 128 Cosa succede quando cambiano le condizioni? 131 La curva di domanda individuale 133 Gli effetti di reddito e di sostituzione 135 L'effetto di sostituzione 135 L'effetto di reddito 136 L'impatto complessivo 136 I consumatori nei mercati 138 La teoria del consumatore nella giusta prospettiva 139 Le estensioni del modello 140 Le sfide al modello 141 Applicare la teoria: Migliorare l'istruzione 143 Appendice: L'approccio delle curve di indifferenza 149 Una curva di indifferenza 149 Il tasso marginale di sostituzione 150 La mappa di indifferenza 152 Il processo decisionale del consumatore 153 Che cosa succede quando cambiano le condizioni? 154 Le variazioni di reddito 155 Le variazioni di prezzo 156 La curva di domanda individuale 156 5 La produzione e i costi 159 La natura delle imprese 160 I tipi di impresa 161 La produzione 162 Il breve e il lungo periodo 163 La produzione nel breve periodo 164 I rendimenti marginali del fattore lavoro 166 I costi 167 I costi irrecuperabili sono irrilevanti 168 Costi impliciti e costi espliciti 169 I costi nel breve periodo 170 Il calcolo dei costi nel breve periodo 171 Il motivo della forma della curva del costo marginale 175 La relazione tra i costi medi e il costo marginale 176 La produzione e i costi nel lungo periodo 179 La relazione fra i costi di lungo e di breve periodo 181 La spiegazione della forma della curva LRATC 184 Applicare la teoria: Costi di lungo periodo, stuttura di mercato e fusioni 188 LRATC e le dimensioni delle imprese 189 La necessità delle fusioni 191 6 Il processo decisionale delle imprese: la massimizzazione del profitto 197 L'obiettivo della massimizzazione del profitto 197 Il profitto 199 Le due definizioni di profitto 199 Come si originano i profitti? 201 I vincoli di una impresa 202 Il vincolo della domanda 202 Il vincolo del costo 204 Il livello di produzione che massimizza il profitto 205 L'approccio del ricavo totale e del costo totale 205 L'approccio del ricavo marginale e del costo marginale 206 La massimizzazione del profitto con l'ausilio dei grafici 209 E i costi medi? 213 L'approccio marginalista al profitto 214 Le perdite 214 Il breve periodo e la regola della cessazione dell'attività 214 Il lungo periodo: la decisione di uscita 217 Applicare la teoria: Fallimenti e successi 217 Il fallimento: la Franklin National Bank 218 Il successo: la Continental Airlines 219 Parte III: Mercati, prezzi e allocazione delle risorse 7 La concorrenza perfetta 223 Che cos'è la concorrenza perfetta? 224 Le tre condizioni della concorrenza perfetta 224 La concorrenza perfetta è realistica? 227 L'impresa perfettamente concorrenziale 228 Gli obiettivi e i vincoli dell'impresa concorrenziale 229 I costi e i ricavi di un'impresa concorrenziale 231 Come trovare il livello di produzione che massimizza il profitto 233 La misura del profitto totale 234 La curva di offerta di una impresa nel breve periodo 236 I mercati concorrenziali nel breve periodo 239 La curva di offerta di mercato nel breve periodo 236 I mercati concorrenziali nel breve periodo 239 La curva di offerta di mercato nel breve periodo 239 L'equilibrio nel breve periodo 240 I mercati concorrenziali nel lungo periodo 243 Il profitto, la perdita e il lungo periodo 243 L'equilibrio di lungo periodo 245 La nozione del profitto nullo nella concorrenza perfetta 248 La concorrenza perfetta e le dimensioni dell'impianto 249 Un riepilogo del comportamento dell'impresa concorrenziale nel lungo periodo 251 Che cosa succede quando cambiano le condizioni? 252 Una variazione della domanda 252 I segnali di mercato e il sistema economico 256 Applicare la teoria: Le innovazioni tecnologiche 258 8 Il monopolio e la concorrenza imperfetta 265 Il monopolio 266 Che cos'è un monopolio? 266 I motivi dell'esistenza dei monopoli 267 Gli obiettivi e i vincoli del monopolista 273 La decisione di prezzo o di quantità del monopolio 274 Il profitto e la perdita 277 La regola della cessazione dell'attività 279 Il monopolio nel lungo periodo 280 Un confronto tra il monopolio e la concorrenza perfetta 281 Il futuro del monopolio 284 La concorrenza monopolistica 286 La concorrenza monopolistica nel breve periodo 287 La concorrenza monopolistica nel lungo periodo 289 Concorrenza non di prezzo 291 L'oligopolio 292 I motivi dell'esistenza degli oligopoli 293 Il comportamento degli oligopoli 295 Il comportamento cooperativo nell'oligopolio 299 Il futuro dell'oligopolio 303 Applicare la teoria: La pubblicità nella concorrenza monopolistica e nell'oligopolio 305 La pubblicità e l'equilibrio di mercato nella concorrenza monopolistica 306 La pubblicità e la collusione nell'oligopolio 308 Le quattro strutture di mercato: un poscritto 310 Appendice: La discriminazione di prezzo 318 Le condizioni della discriminazione di prezzo 318 Gli effetti della discriminazione di prezzo 320 9 Il mercato del lavoro e i salari 323 I mercati del lavoro 324 La definizione di mercato del lavoro 325 I mercati del lavoro concorrenziali 326 I mercati del lavoro concorrenziali e il salario di equilibrio 327 Perché i salari differiscono? 329 Un mondo immaginario 331 I differenziali compensativi 333 Le differenze di capacità 336 Le barriere all'entrata 340 Contrattazione sindacale e disoccupazione 344 La discriminazione e i salari 346 Il pregiudizio dei datori di lavoro 347 I pregiudizi dei dipendenti e dei clienti 348 La discriminazione statistica 349 Come affrontare la discriminazione 350 La discriminazione e i differenziali salariali 350 Applicare la teoria: Il salario minimo negli Stati Uniti 353 10 L'efficienza economica e il ruolo dello Stato 359 Il significato di efficienza 360 I miglioramenti paretiani 360 I pagamenti compensativi e i miglioramenti paretiani 362 I mercati e l'efficienza economica 364 Una reinterpretazione della curva di domanda 364 Una reinterpretazione della curva di offerta 365 La quantità efficiente di un bene 367 La concorrenza perfetta e l'efficienza 369 Il ruolo dello Stato nell'efficienza economica 370 Le infrastrutture istituzionali di una economia di mercato 370 Il sistema legale 372 La regolamentazione 377 Considerazioni su legislazione e regolamentazione 377 I fallimenti del mercato 379 Il monopolio e il potere monopolistico 379 Il rimedio della legge anti-trust 381 Il caso particolare del monopolio naturale 382 La regolamentazione del monopolio naturale 384 Le esternalità 386 La soluzione privata a una esternalità negativa 386 Le esternalità di mercato e le soluzioni attuate dallo Stato 389 I beni pubblici 396 I beni misti 401 Considerazioni sull'efficienza e il ruolo dello Stato 403 Applicare la teoria: Il traffico come fallimento del mercato 406 Parte IV: Macroeconomia: concetti fondamentali 11 Introduzione alla macroeconomia 411 Gli obiettivi della macroeconomia 411 Crescita economica 412 Piena occupazione (o bassa disoccupazione) 414 Prezzi stabili 418 L'approccio macroeconomico 419 L'aggregazione in macroeconomia 420 Le controversie macroeconomiche 421 12 Produzione, reddito e occupazione 425 La produzione e il prodotto interno lordo 426 Una definizione di PIL 426 L'approccio della spesa al PIL 431 Altri approcci al PIL 438 Un riepilogo della misurazione del PIL 441 PIL reale e PIL nominale 441 L'importanza dei valori reali: un principio fondamentale 442 L'utilizzo del PIL 442 I problemi relativi al PIL 444 Occupazione e disoccupazione 446 La tipologia della disoccupazione 447 I costi della disoccupazione 452 Come si misura l'occupazione 454 I problemi relativi alla misurazione della disoccupazione 458 Applicare la teoria: Il PIL negli Stati Uniti dopo 1'11 settembre 459 L'impatto diretto sul PIL 460 Gli impatti indiretti sul PIL 460 13 Il sistema monetario, i prezzi e l'inflazione 467 Il sistema monetario 467 La storia del dollaro 468 Perché la carta moneta è accettata quale mezzo di pagamento 469 La misura del livello dei prezzi e dell'inflazione 470 I numeri indice 470 L'indice dei prezzi al consumo 471 L'andamento del CPI 473 Dall'indice dei prezzi al tasso di inflazione 473 L'utilizzo del CPI 474 Le variabili reali e gli aggiustamenti compensativi degli effetti dell'inflazione 475 L'inflazione e il calcolo del PIL reale 477 I costi dell'inflazione 478 Il mito dell'inflazione 478 Il costo redistributivo dell'inflazione 479 Il costo dell'inflazione in termini di risorse 483 Il grado di precisione del CPI statunitense 485 Le cause di un CPI errato 486 L'indicizzazione 489 I confronti nel lungo periodo 489 Applicare la teoria: Uso corretto ed errato di un CPI imperfetto 489 Il problema principale, di natura concettuale 490 I vantaggi del CPI 491 Appendice: Il calcolo dell'indice dei prezzi al consumo 495 Parte V: Il comportamento del sistema macroeconomico 14 Crescita economica e innalzamento del tenore di vita 497 L'importanza della crescita 498 I fattori che portano alla crescita dei sistemi economici 500 La crescita economica e il tenore di vita 503 La crescita del rapporto occupazione/popolazione (EPR) 504 Come aumentare l'occupazione e il rapporto EPR 508 La crescita della produttività 510 L'incremento dello stock di capitale 510 L'investimento e lo stock di capitale 511 Il mercato dei fondi mutuabili 512 Come incrementare gli investimenti 517 Il capitale umano e la crescita economica 524 Il progresso tecnologico 526 Le politiche di crescita economica: un riepilogo 528 I costi della crescita economica 528 I costi di bilancio 530 I costi in termini di consumo 531 I costi opportunità in termini di tempo dei lavoratori 533 Il sacrificio di altri obiettivi socialmente desiderabili 533 Applicare la teoria: La crescita economica nei paesi in via di sviluppo 534 15 Le fluttuazioni economiche 541 La spesa e le fluttuazioni economiche 543 La spesa per il consumo 545 La funzione di consumo 545 Gli spostamenti della funzione di consumo 549 Per ottenere la spesa totale 551 La spesa per investimenti 551 La spesa pubblica 552 Le esportazioni nette 553 La somma che dà la spesa totale 554 La spesa totale e il PIL di equilibrio 554 Che cosa succede quando cambiano le condizioni? 556 Una variazione della spesa per investimenti 556 Il moltiplicatore di spesa 558 Il moltiplicatore al contrario 560 Altri shock di spesa 560 Le variazioni delle imposte nette 562 Gli shock di spesa nella storia recente degli Stati Uniti 563 Gli stabilizzatori automatici 564 La politica fiscale anticiclica 567 Applicare la teoria: La recessione del 2001 negli Stati Uniti 570 Appendice: Il caso particolare del moltiplicatore 575 16 Il sistema bancario, la banca centrale e la politica monetaria 577 Che cosa si considera moneta? 577 Le componenti dell'offerta di moneta 578 Il sistema bancario 579 Gli intermediari finanziari 579 Le banche commerciali 580 Le riserve bancarie e il coefficiente di riserva obbligatoria 580 La Banca Centrale e l'offerta di moneta 581 Come la Banca Centrale aumenta l'offerta di moneta 582 Come la Banca Centrale riduce l'offerta di moneta 585 Alcune condizioni importanti a proposito del moltiplicatore dei depositi a vista 586 Altri strumenti per controllare l'offerta di moneta 587 Il mercato monetario 589 La domanda di moneta 589 L'offerta di moneta 593 L'equilibrio del mercato monetario 594 Che cosa succede quando cambiano le condizioni? 599 Come la Banca Centrale modifica il tasso di interesse 599 Gli effetti delle variazioni dei tassi di interesse sul sistema economico 600 Gli spostamenti della curva di domanda di moneta 603 Banche centrali a confronto 607 Il Federal Reserve System (Fed) 607 La struttura della Fed 608 Il Federal Open Market Committee 610 Le funzioni della Federal Reserve 610 La politica della Federal Reserve in pratica 611 La Banca Centrale Europea (BCE) 615 La struttura della BCE 616 Le funzioni della BCE 616 Gli obiettivi della BCE 616 La BCE in azione 617 Applicare la teoria: La Fed e la recessione statunitense del 2001 617 17 La domanda aggregata e l'offerta aggregata 625 La curva di domanda aggregata 625 Il livello dei prezzi e il mercato monetario 626 Il livello dei prezzi e le esportazioni nette 627 La curva di domanda aggregata (AD) 627 Gli spostamenti lungo la curva AD 627 Gli spostamenti della curva AD 629 Gli spostamenti lungo la curva AD e gli spostamenti della curva AD: un riepilogo 631 La curva di offerta aggregata 631 I costi e i prezzi 632 Il PIL, i costi e il livello dei prezzi 634 La curva di offerta aggregata 636 Gli spostamenti lungo la curva AS 637 Gli spostamenti della curva AS 638 L'interazione tra AD e AS: l'equilibrio di breve periodo 640 Che cosa succede quando cambiano le condizioni? 642 Gli shock di domanda nel breve periodo 64 Gli shock di domanda: gli aggiustamenti nel lungo periodo 647 La curva di offerta aggregata di lungo periodo 650 Alcune importanti condizioni a proposito del processo di aggiustamento 652 Gli shock di offerta 653 Applicare la teoria: La storia di due recessioni ed espansioni "senza occupazione" negli Stati Uniti 655 La recessione del 1990-91 655 La recessione del 2001 655 Le espansioni senza occupazione 657 Parte VI: Economia internazionale 18 Il vantaggio comparato e il commercio internazionale 663 La logica del libero scambio 664 La teoria del vantaggio comparato 665 Il costo opportunità e il vantaggio comparato 666 La specializzazione e la produzione mondiale 667 I vantaggi del commercio internazionale per ogni nazione 668 Le ragioni di scambio 670 Convertire il guadagno potenziale in guadagno effettivo 671 Alcune condizioni importanti 674 Le fonti del vantaggio comparato 676 I motivi degli oppositori del libero scambio 679 L'impatto del commercio nel Paese esportatore 681 L'impatto del commercio nel Paese importatore 681 Gli atteggiamenti nei confronti del libero scambio 682 Le restrizioni al libero scambio 685 Le tariffe doganali 685 I contingenti di importazione 687 Il protezionismo 688 I pregiudizi sul libero scambio 688 Le argomentazioni complesse a favore del protezionismo 691 Il protezionismo negli Stati Uniti 692 Cosa accade in Europa? La politica agricola dell'Unione Europea 693 Applicare la teoria: I contingenti di importazione sullo zucchero imposti dagli Stati Uniti 695 19 La nuova Europa 701 Innanzitutto un po' di storia 702 Le istituzioni europee 703 Verso il mercato unico 703 Tassi di cambio e regimi di cambio 705 Dal Sistema Monetario Europeo all'Unione Monetaria Europea 708 Il Sistema Monetario Europeo 708 Il trattato di Maastricht 710 La crisi dello SME 712 Dallo SME all'UME 715 Tasso di cambio fisso e valuta unica 716 La teoria delle aree valutarie ottimali 717 L'importanza degli shock asimmetrici 720 L'ottimalità dell'area valutaria: ex-ante o ex-post? 721 Federalismo fiscale 722 Costi e benefici dell'integrazione 722 Applicare la teoria: Allargamento a est: problemi e opportunità 723 I vantaggi dell'allargamento 723 I costi dell'allargamento 726 Dal rublo all'euro 726 Più Paesi, più decisioni? 727 Glossario 729 Indice analitico 741 |
| << | < | > | >> |Pagina XVPrefazioneAi docenti Questo libro fornisce una introduzione ai principi dell'economia, e a come questi principi vengono applicati nel mondo reale. Il contenuto si basa su un nostro precedente libro, che ha avuto una ottima accoglienza da parte dei docenti (Economics: Principles and Applications, South-Western, ora alla terza edizione), ma il testo è stato ripensato e sostanzialmente riscritto in funzione di un corso semestrale. [...] Elementi pedagogici particolari
Abbiamo scelto gli elementi che consolidano la comprensione dei concetti
teorici fondamentali, piuttosto che quelli che rappresentano delle deviazioni
dal percorso principale di apprendimento. Riportiamo qui di seguito un elenco
dei più importanti, spiegando in che modo riteniamo che essi aiutino gli
studenti a concentrare l'attenzione sui concetti essenziali.
Gli otto principi fondamentali dell'economia La teoria economica si avvale ripetutamente di alcuni concetti fondamentali che ricompaiono in svariati contesti. Per una effettiva comprensione dell'economia, gli studenti devono apprendere questi concetti centrali e vederne l'applicazione in contesti differenti. In questo testo abbiamo individuato ed evidenziato otto principi fondamentali dell'economia: • la massimizzazione soggetta a vincoli • il costo opportunità • la specializzazione e lo scambio • i mercati e l'equilibrio • i "trade-off" in politica economica • le decisioni al margine • i risultati nel breve e nel lungo periodo • l'importanza del valore reale
La definizione completa di ogni principio è data nel Capitolo 1 e ricompare
nel testo in occasione del suo primo impiego. In seguito, ogni volta che il
principio viene utilizzato, esso viene indicato a margine del testo assieme al
simbolo di una chiave.
Le curve pericolose
Chi insegna economia da alcuni anni si sarà reso conto che, semestre dopo
semestre, gli studenti tendono a commettere sempre gli stessi errori. In aula,
durante l'orario di ricevimento e agli esami, ragionando sulla teoria economica
e applicandola, gli studenti sembrano quasi spinti dalla forza di gravità
verso certi trabocchetti logici. Nei corsi che abbiamo tenuto abbiamo scoperto
che la mera spiegazione della teoria non è sufficiente; gli errori più comuni
devono essere affrontati, e occorre mostrare agli studenti i motivi specifici
dell'erroneità di un certo ragionamento. È questo il motivo alla base delle
curve pericolose, che anticipano i trabocchetti più comuni che si presentano
in economia e allertano gli studenti nel momento esatto in cui potrebbero
cadervi. Abbiamo appreso con molto piacere dai docenti che queste spiegazioni si
sono rivelate molto utili nel superamento dei punti problematici più
comunemente riscontrati dagli studenti.
Applicare la teoria
Il testo è ricco di applicazioni intrecciate alle spiegazioni nel corpo dei
capitoli. In aggiunta, quasi ogni capitolo termina con una applicazione estesa —
sezione Applicare la teoria — che ricorre a più strumenti analizzati nel
capitolo. Si tratta di presentazioni di casi precise e dettagliate che aiutano
gli studenti a capire come gli strumenti economici possono essere utilizzati per
spiegare alcuni fenomeni della realtà che sarebbero altrimenti difficili da
interpretare.
Le differenze nel contenuto e le relative motivazioni Oltre agli elementi particolari appena descritti, troverete alcune differenze rilevanti, rispetto ad altri manuali, nell'approccio e nell'organizzazione della materia. Anche queste sono mirate a esporre la teoria in maniera più precisa e a facilitarne l'apprendimento. Le differenze pedagogiche che troverete in questo testo sono il frutto di anni di esperienza in classe.
Alcune differenze possono richiedere minimi adattamenti nell'organizzazione
delle lezioni; le elenchiamo qui di seguito. Per amor di precisione, nell'elenco
evidenziamo anche i motivi per cui le riteniamo un miglioramento.
Microeconomia • Scarsità, scelta e sistemi economici (Capitolo 2). Questo capitolo iniziale, pur esponendo del materiale classico come il costo opportunità, rispetto ad altri testi introduce con molto anticipo il concetto del vantaggio comparato e il principio fondamentale di specializzazione e scambio. Abbiamo presentato tali concetti all'inizio del testo perché riteniamo che la loro conoscenza sia fondamentale per la comprensione di molti concetti successivi. Per esempio, le economie di scala (Capitolo 5) possono essere il risultato del vantaggio comparato e della specializzazione all'interno dell'impresa; il commercio internazionale (Capitolo 18) può essere considerato un'applicazione particolare di questi principi, che li estenda allo scambio tra le nazioni. • La teoria dell'impresa (Capitolo 6). È abbastanza naturale che gli studenti pensino che le imprese siano soggette a curve di domanda discendenti (anziché orizzontali). Abbiamo visto che è più semplice per loro apprendere la teoria dell'impresa in un contesto più familiare, che presenti la curva di domanda discendente, piuttosto che ricorrendo al modello della concorrenza perfetta. Inoltre, trattando la teoria dell'impresa in un capitolo separato (prima della concorrenza perfetta), possiamo raggruppare quei concetti che sono validi in tutte le strutture di mercato, distinguendoli dai concetti che pertengono solo alla concorrenza perfetta. In questo modo si evita una successiva confusione.
• Descrizione e valutazione delle strutture di mercato
(Capitoli 7, 8 e 10). Consideriamo l'analisi delle quattro principali strutture
di mercato come un soggetto unitario, includendo le descrizioni delle diverse
strutture e le valutazioni dei risultati di ciascuna (Capitoli 7 e 8).
Il nostro libro raccoglie il materiale sull'efficienza economica in un
unico capitolo (Capitolo 10). Otteniamo in questo modo diversi vantaggi:
1. innanzitutto potete concentrarvi sugli aspetti di descrizione e
previsione durante l'insegnamento delle quattro strutture di mercato;
2. dedicando un capitolo all'efficienza e ai fallimenti del mercato, è
possibile trattare l'argomento in modo più esauriente; 3. facendo
apprendere agli studenti l'efficienza dopo che hanno assimilato le quattro
strutture di mercato, il nostro approccio permette loro di studiare
l'efficienza con il bagaglio di nozioni necessarie per una sua effettiva
comprensione.
Macroeconomia • Macroeconomia di lungo periodo (Capitolo 14). Questo testo presenta la crescita di lungo periodo prima delle fluttuazioni di breve periodo. Riteniamo che tale scelta sia preferibile per due ragioni. Innanzitutto, il modello del lungo periodo si avvale ampiamente degli strumenti della domanda e dell'offerta, rendendo così più agevole il passaggio dalla microeconomia alla macroeconomia. In secondo luogo, riteniamo che le fluttuazioni economiche si comprendano meglio considerandole come deviazioni dal trend di lungo periodo; il che, ovviamente, richiede una trattazione precedente dei modi in cui si determina il trend di lungo periodo. Inoltre, la nostra trattazione segue un approccio analitico: utilizziamo un modello molto semplice della domanda e dell'offerta per spiegare le cause — e i costi — della crescita economia nei Paesi ricchi e in quelli poveri. • Le fluttuazioni economiche (Capitolo 15). La nostra analisi del modello macroeconomico di breve periodo si basa sui concetti relativi al diagramma keynesiano senza introdurre il diagramma stesso. Riteniamo infatti che in un corso semestrale sia preferibile omettere tale diagramma, che necessita di tempo per essere assimilato. Se tuttavia alcuni docenti volessero introdurlo, troverebbero nel capitolo un valido sostegno teorico. • Domanda aggregata e offerta aggregata (Capitolo 17). In questo testo, le curve AD e AS non compaiono fino al Capitolo 17, dove vengono esposte in maniera esauriente. La nostra trattazione dell'offerta aggregata si basa su un modello di mark-up molto semplice, che i nostri studenti hanno trovato facile da comprendere. | << | < | > | >> |Pagina 6Economia positiva ed economia normativaLa distinzione fra micro e macroeconomia dipende dal livello di dettaglio che si vuole raggiungere. Un'altra distinzione utile dipende dallo scopo dell'analisi dei problemi. L' economia positiva si occupa semplicemente di come funziona l'economia. Un'affermazione del tipo "I recenti aumenti della spesa per la sicurezza domestica hanno rallentato il tasso di crescita dell'economia statunitense" è di tipo positivo. Affinché un'affermazione venga classificata come positiva, non è necessario che sia precisa e neppure che sia sensata. Per esempio, l'affermazione "La politica del governo non produce alcun effetto sul nostro tenore di vita" è falsa, ma di carattere positivo; a prescindere dalla sua veridicità, è un'affermazione concernente il funzionamento di un sistema economico, e la sua precisione può essere verificata attraverso l'analisi dei dati empirici — e solo di quelli. L' economia normativa si occupa di ciò che dovrebbe essere. La si utilizza per esprimere giudizi sull'economia, identificare i problemi e indicarne le soluzioni. Anziché limitarsi ai "dati", essa va oltre per affermare come questi dati dovrebbero essere utilizzati e per questo motivo dipende dai giudizi di valore che si formulano. Se un economista consiglia di ridurre la spesa pubblica, sta svolgendo un'analisi normativa. Poiché questo provvedimento produrrebbe effetti favorevoli per alcuni cittadini e sfavorevoli per altri, tale consiglio poggia su un giudizio di valore. Un'affermazione di carattere normativo (come quella riguardante la spesa pubblica) non può essere comprovata o confutata sulla base dei soli dati empirici.
Nella pratica, le due discipline sono strettamente correlate: non possiamo
pensare di discutere su ciò che dovremmo o non dovremmo fare a un certo
proposito senza la conoscenza di determinate nozioni sulla realtà.
L'analisi normativa si basa quindi su quella positiva; ma, mentre l'analisi
positiva può prescindere, almeno in linea di principio, da giudizi di
valore, l'analisi normativa dipende sempre, almeno in parte, dai valori
della persona che la sta svolgendo.
Perché gli economisti sono in disaccordo. La distinzione fra economia positiva ed economia normativa può aiutarci a comprendere perché così spesso le opinioni degli economisti discordino. Immaginate di assistere a un'intervista televisiva a due economisti, ai quali si domanda se gli Stati Uniti debbano abbattere tutte le barriere commerciali con il resto del mondo. Il primo economista risponde: "Assolutamente sì"; il secondo "No di certo". A cosa è dovuto il netto disaccordo? La divergenza d'opinione può essere di natura positiva: in altre parole può essere che i due economisti abbiano idee molto differenti su ciò che accadrebbe se le barriere commerciali venissero abbattute. Divergenze di questo tipo sono di solito dovute alla nostra conoscenza imperfetta dei meccanismi di funzionamento dell'economia oppure alla natura controversa di alcuni dati.
È più probabile, tuttavia, che il disaccordo sia di natura
normativa,
poiché gli economisti, come tutti, hanno valori diversi. Nel nostro caso,
entrambi gli economisti potrebbero essere d'accordo sul fatto che l'apertura al
commercio internazionale sarebbe di vantaggio per
molti
americani, ma ne danneggerebbe
alcuni.
Potrebbero però non essere d'accordo sull'opportunità di
una tale politica sulla base di valori diversi. Il primo economista potrebbe
porre l'accento sui benefici per l'economia nel suo complesso, mentre il secondo
potrebbe ritenere più importante evitare di recare danno a un gruppo
particolare. Quindi i due economisti sarebbero giunti alle medesime
conclusioni positive,
ma i loro
diversi valori
li porterebbero a
conclusioni normative diverse.
Affermazioni apparentemente positive Occorre prestare attenzione alle affermazioni che apparentemente hanno carattere positivo mentre sono effettivamente di tipo normativo. Consideriamo il seguente esempio: "Se vogliamo ridurre l'inquinamento, la società deve diminuire il consumo di benzina". Questa affermazione può sembrare positiva, in quanto sembrerebbe riferirsi solamente a dati di fatto. Si tratta in realtà di un'affermazione normativa. Perché? La riduzione del consumo di benzina è solamente una delle tante politiche che potrebbero contribuire a ridurre l'inquinamento. Quando si sostiene che sia necessario scegliere questo metodo si formula quindi un giudizio di valore sulla superiorità di tale metodo rispetto agli altri. Un'affermazione meramente positiva su questo tema potrebbe essere invece la seguente: "La diminuzione del consumo di benzina — senza alcuna altra modifica delle abitudini di vita — ridurrebbe l'inquinamento." Analogamente, occorre prestare attenzione alle affermazioni che contengono termini vaghi sotto cui si celano dei giudizi di valore, come per esempio: "A parità di condizioni, più si riduce il consumo di benzina più migliora la qualità della vita." A prescindere dal fatto che concordiate o meno con tale affermazione, essa non ha carattere positivo. Due persone che concordino sui dati di fatto — in questo caso le conseguenze della riduzione del consumo di benzina — potrebbero invece non trovarsi d'accordo sul significato dell'espressione "qualità della vita", sul modo in cui misurarla e sui fattori che porterebbero a un suo miglioramento. Tale disaccordo non potrebbe risolversi semplicemente con un'analisi dei dati di fatto.
Raramente i mass media concedono spazio sufficiente agli economisti per
permettere loro di spiegare le motivazioni alla base delle loro opinioni, e il
pubblico percepisce solo il disaccordo; potrebbe quindi concludere che gli
economisti non riescono ad accordarsi su come funziona l'economia, quando invece
il vero disaccordo riguarda la scelta degli obiettivi sociali più importanti.
Perché studiare economia?
Vi sono diverse ottime ragioni per intraprendere lo studio dell'economia.
Alcune di esse sono elencate qui di seguito.
Per capire meglio il mondo Utilizzando gli strumenti dell'economia potete comprendere meglio molti eventi di rilevanza mondiale, come le guerre, le carestie, le epidemie e le recessioni, ma anche molte vicende di carattere locale e personale, come il peggioramento delle condizioni del traffico nella vostra città, l'aumento che avete ottenuto o meno il mese scorso, la lunga fila di persone in attesa di comprare i biglietti per un concerto pop. L'economia può aiutarci a comprendere questi fenomeni perché essi derivano in gran parte dalle scelte che facciamo in condizioni di scarsità.
L'economia ha ovviamente i suoi limiti. Ma è difficile trovare un aspetto
della vita sul quale essa non abbia qualcosa di importante da dire. L'economia
non può spiegare perché a così tanti americani piace guardare la televisione,
ma può spiegare come le reti di trasmissione via etere e via cavo decidono
quali programmi offrire. L'economia non può proteggervi da una rapina, ma
può spiegare perché alcune persone scelgono di diventare rapinatori e perché
nessuna società ha scelto di estirpare completamente la criminalità.
L'economia non vi aiuterà a risolvere i problemi di cuore o i conflitti inconsci
derivanti dalla vostra infanzia, e non vi aiuterà nemmeno a superare la paura
di volare, ma può spiegare quanti terapisti, sacerdoti e consulenti matrimoniali
possono aiutarvi a risolvere questi problemi.
Per acquistare fiducia in se stessi
Coloro che non hanno mai studiato economia spesso hanno l'impressione che
la loro vita sia in preda a forze oscure, che li sballottano come palline in un
flipper, e determinano se riusciranno o meno a trovare lavoro, quanto
guadagneranno, se potranno permettersi di comprare una casa e così via. Se
anche voi eravate di tale opinione, presto la cambierete. Alla fine di questo
corso, vi stupirete di non scartare più la pagina di economia del vostro
quotidiano perché sembra scritta in una lingua straniera; non cambierete più
canale quando il giornalista televisivo annuncerà le notizie economiche; vi
troverete ad ascoltare i servizi sull'economia con orecchio critico, cogliendo
gli errori di logica, le affermazioni fuorvianti e le bugie vere e proprie.
Per cambiare la società
Se volete migliorare il mondo, l'economia vi è indispensabile. Non mancano
certo seri problemi sociali che meritano la vostra attenzione — disoccupazione,
fame, povertà, malattie, maltrattamento di minori, tossicodipendenza,
criminalità — e i fattori economici giocano un ruolo chiave in ciascuno di essi.
L'economia può aiutarci a comprendere l'origine di questi problemi, ci spiega i
motivi del fallimento dei tentativi che sono stati fatti per cercare di
risolverli e ci consente di elaborare soluzioni nuove e più efficaci.
Per prepararsi ad altre carriere L'economia è stata a lungo la materia universitaria preferita da coloro che intendevano mettersi in affari. Ma negli ultimi due decenni ha ottenuto molto successo anche fra coloro che progettavano una carriera in campi quali la politica, le relazioni internazionali, la giurisprudenza, la medicina, l'ingegneria, la psicologia. E ciò ha una valida motivazione: i professionisti in ciascuno di questi campi devono spesso affrontare questioni economiche. Gli avvocati, per esempio, si trovano sempre più di frequente di fronte a decisioni giudiziarie basate sui principi dell'efficienza economica. I medici devono capire in quale modo la loro professione verrà influenzata dalle nuove tecnologie e dai cambiamenti nella struttura dell'assicurazione sanitaria. Gli psicologi industriali devono comprendere le implicazioni economiche di ogni loro richiesta di modifica delle condizioni di lavoro, come l'introduzione di un orario di lavoro flessibile o l'organizzazione di asili nidi all'interno delle aziende. | << | < | > | >> |Pagina 446Occupazione e disoccupazioneQuando pensate alla disoccupazione, vi si potrebbe presentare alla mente un'immagine di questo tipo: mentre il sistema economico scivola in una fase di recessione, un dipendente in preda all'ansia viene chiamato in ufficio e riceve una lettera da un dirigente arcigno. "Mi dispiace", dice il dirigente, "vorrei ci fosse un altro modo ...". Forse, il lavoratore passa i mesi successivi a controllare sul giornale le offerte di lavoro che fanno per lui, misurando il pavimento a grandi passi e spedendo curricula nella disperata ricerca di un posto di lavoro. E forse, dopo mesi di tentativi, il lavoratore licenziato getta la spugna, per trascorrere le giornate al bar sotto casa, affogando nel bere la vergogna e la frustrazione, e affondando nella disperazione sempre più cupa e nell'inerzia sempre più deprimente. Per molte persone, la disoccupazione inizia e finisce più o meno in questo modo: una tragedia umana non necessaria. Da una parte abbiamo delle persone che vogliono lavorare per mantenersi producendo qualcosa; dall'altra abbiamo il resto della società, che sicuramente potrebbe usufruire di maggiori quantità di beni e servizi. Eppure, in qualche modo, il sistema non funziona, e i disoccupati non riescono a trovare lavoro; la conseguenza è una vita difficile per loro e per le loro famiglie, e una perdita per la società nel suo complesso.
Ma questo è solo un aspetto della disoccupazione; ve ne sono altri. Alcuni
esempi di disoccupazione non dipendono quasi per niente dalle condizioni
macroeconomiche e, spesso, essa non provoca tanta sofferenza quanto narra
la nostra triste storia.
La tipologia della disoccupazione
Negli Stati Uniti le persone sono considerate disoccupate se: 1. non stanno
lavorando e 2. stanno cercando attivamente un lavoro. La disoccupazione tuttavia
può avere una molteplicità di cause, ciascuna con le sue implicazioni politiche.
È per questo che gli economisti ritengono utile classificare la disoccupazione
in quattro categorie distinte, ognuna provocata da una causa diversa e
comportante conseguenze diverse.
La disoccupazione frizionale. La disoccupazione di breve periodo che interessa le persone che stanno cambiando impiego o che entrano nel mercato del lavoro per la prima volta o dopo una lunga assenza è definita disoccupazione frizionale. Nel mondo reale si impiega un po' di tempo per trovare un lavoro, tempo necessario per preparare il curriculum, decidere dove inviarlo, aspettare le risposte e poi esaminare le offerte di lavoro per attuare una decisione saggia. Occorre tempo anche ai datori di lavoro per considerare le vostre abilità e qualifiche e decidere se siate adatti alla loro impresa. Se nel frattempo non state lavorando, siete disoccupati: in cerca di occupazione ma senza lavoro.
Poiché la disoccupazione frizionale è, per definizione, di breve periodo,
non provoca grossi disagi a coloro che ne sono interessati. Nella maggior parte
dei casi, le persone dispongono di risparmi sufficienti per mantenersi nei brevi
periodi di disoccupazione, altrimenti possono acquistare con la carta di credito
o prendere denaro in prestito dagli amici o dalla famiglia. Questo tipo di
disoccupazione presenta inoltre degli effetti benefici: spendendo tempo nella
ricerca di un impiego invece di accettare il primo che capita, le persone
trovano i lavori per cui sono più adatte e nei quali saranno più produttive; ne
consegue che i lavoratori guadagnano dei salari più elevati, le imprese hanno
dipendenti più produttivi e la società dispone di una maggior quantità di beni
e servizi.
La disoccupazione stagionale. La disoccupazione correlata a variazioni meteorologiche, flussi turistici o altri fattori stagionali è definita disoccupazione stagionale. Per esempio, la maggior parte degli istruttori di sci perdono il lavoro ogni anno ad aprile o maggio, e molti operai edili sono licenziati ogni inverno. La disoccupazione stagionale, come quella frizionale, può essere considerata piuttosto benefica: interessa il breve periodo e, poiché è totalmente prevedibile, i lavoratori sono in genere compensati in anticipo per la futura disoccupazione nel periodo fuori stagione. Gli operai edili, per esempio, percepiscono salari orari superiori alla media, in parte proprio come compenso per l'alta probabilità di disoccupazione in inverno.
La disoccupazione stagionale tuttavia complica l'interpretazione dei dati
relativi alla disoccupazione. I fattori stagionali fanno alzare il tasso di
disoccupazione in determinati mesi dell'anno e lo fanno diminuire in altri,
anche quando le condizioni generali del sistema economico rimangono invariate.
Per esempio, ogni anno a giugno, il tasso aumenta quando milioni di studenti
universitari e delle scuole superiori iniziano a cercare un lavoro estivo. Se i
dati ufficiali riportassero l'effettivo aumento della disoccupazione in giugno,
le condizioni del mercato del lavoro sembrerebbero deteriorarsi, mentre, in
realtà, l'aumento è costituito solo da una variazione stagionale prevedibile e
temporanea. Per evitare i fraintendimenti, i dati ufficiali riportano in genere
il tasso di disoccupazione corretto delle variazioni stagionali, un tasso che
riflette solo le variazioni del mese oltre la norma. Per esempio, se il tasso di
disoccupazione in giugno è in genere l'1% più alto che nel resto dell'anno,
allora il tasso di giugno corretto delle variazioni stagionali corrisponderà al
tasso effettivo meno un punto percentuale.
La disoccupazione strutturale. A volte vi sono dei posti di lavoro disponibili e dei lavoratori che sarebbero ben contenti di occuparli, ma in qualche modo manca una corrispondenza tra chi cerca un lavoro e chi lo offre. Per esempio, negli Stati Uniti nel 2003 si sono aperte diverse possibilità di lavoro per i docenti di economia, gli infermieri generici e professionisti, i traduttori da lingue strategiche come l'arabo, il persiano e l'urdu, e molte altre professioni. Molti disoccupati, tuttavia, erano stati licenziati dalle industrie alberghiera e del viaggio aereo, o da quella manifatturiera, e non possedevano le abilità e le qualifiche necessarie per lavorare nelle industrie in cerca di forza lavoro: non vi era corrispondenza tra le abilità possedute e quelle richieste. La mancanza di corrispondenza può essere anche di natura geografica, come quando vengono offerti dei posti di lavoro nell'industria edile in determinate regioni, ma gli operai edili disoccupati vivono in altre regioni. La disoccupazione che risulta da questi tipi di mancata corrispondenza è detta disoccupazione strutturale, perché deriva da un cambiamento strutturale del sistema economico, che avviene quando industrie vecchie e morenti sono sostituite da nuove industrie che richiedono abilità differenti e sono situate in altre zone del Paese. La disoccupazione strutturale è in genere un problema persistente che interessa il lungo periodo e può durare anche parecchi anni; come mai? Perché può trascorrere un periodo di tempo considerevole prima che i disoccupati strutturali trovino un posto, tempo necessario per trasferirsi in un'altra regione del Paese o per acquisire nuove abilità. Per complicare la situazione, il disoccupato strutturale ha spesso bisogno di assistenza finanziaria per l'addestramento o il trasferimento, ma, poiché non ha un impiego, non è in grado di ottenere dei prestiti. [...] Tuttavia, i tassi di disoccupazione frizionale, strutturale e stagionale non sono immutabili e le politiche pubbliche possono essere in gradi, di modificarli. Negli Stati Uniti molti economisti ritengono che si possa continuare a godere dei benefici di un sistema economico flessibile e in rapido cambiamento con un tasso di disoccupazione inferiore. Per raggiungere questo obiettivo, essi ritengono necessari dei programmi che promuovano la corrispondenza tra disoccupati e datori di lavoro e aiutino i disoccupati nel trasferimento e nell'apprendimento di nuove abilità. In Europa, invece, a detta di molti economisti il problema della disoccupazione strutturale fonda le sue radici proprio nelle politiche pubbliche relative al lavoro e alla regolamentazione. La regolamentazione imposta dal governo, per esempio, rende costoso o impossibile per molte imprese europee il licenziamento dei lavoratori una volta assunti. Sebbene in questo modo le imprese siano incoraggiate a tenere qualsiasi lavoratore abbiano assunto, esse sono tuttavia scoraggiate a effettuare nuove assunzioni, in quanto il lavoratore assunto è considerare un obbligo permanente, anche qualora si verificassero riduzioni della produzione e il nuovo lavoratore non si rendesse più necessario. Anche i benefici di disoccupazione hanno un peso determinante nel problema europeo della disoccupazione strutturale: sono più generosi rispetto agli Stati Uniti, vengono distribuiti per periodi più lunghi e la porzione della forza lavoro potenziale che possiede i requisiti necessari per riceverli ha dimensioni più ampie. Sebbene questo sistema aiuti indubbiamente i disoccupati a gestire le difficoltà dovute alla perdita del lavoro, esso comporta tuttavia un incentivo inferiore dei lavoratori europei a cercare un nuovo lavoro quando diventano disoccupati. Osservate infine che sia in Europa sia negli Stati Uniti le soluzioni proposte per ridurre i tassi di disoccupazione stagionale, frizionale e strutturale eccessivamente elevati sono rappresentate da modifiche delle politiche del lavoro o della regolamentazione, anziché da modifiche della politica macroeconomica che mirino a incrementare il PIL.
Il quarto e ultimo tipo di disoccupazione ha invece una causa totalmente
macroeconomica.
La disoccupazione ciclica.
Quando un sistema economico entra in una fase di recessione e il prodotto totale
diminuisce, il tasso di disoccupazione aumenta. Molti lavoratori precedentemente
occupati perdono il posto e hanno difficoltà a trovarne un altro. Allo stesso
tempo vi sono pochi nuovi posti di lavoro disponibili, per cui i nuovi entranti
nella forza lavoro devono spendere nella ricerca un tempo più lungo del solito
prima di essere assunti. Questo tipo di disoccupazione, poiché è determinato dal
ciclo economico, è definito
disoccupazione ciclica.
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