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| << | < | > | >> |Pagina XLIIIPRESENTAZIONE DELL'EDIZIONE ITALIANAÈ con grande onore che presentiamo la decima edizione italiana del libro Pronto soccorso e interventi d'emergenza, traduzione dell'originale statunitense "Emergency Care". Com'è noto, questo testo - presente in Italia da numerosi anni - è stato originariamente scritto per gli "Emergency Medical Technicians", cioè i soccorritori professionisti americani. Negli ultimi anni in Italia l'assistenza extraospedaliera è notevolmente cambiata con la presenza sul territorio di nuove figure professionali, come quelle medica e infermieristica, che fanno capo alle Centrali Operative del 118. La completezza e la notevole mole di argomenti trattati, che raramente si trovano in altri manuali, si unisce alla grande "esperienza sul campo" che traspare dai casi clinici presentati. Queste caratteristiche rendono il testo veramente utile e attuale per chiunque presti servizio nell'ambito dell'emergenza preospedaliera. L'approccio al paziente, indipendentemente dal caso clinico, segue le più attuali e conosciute priorità dell'ABCDE, per poi focalizzare l'attenzione sulla raccolta delle informazioni e dei parametri vitali basandosi sulla tipologia del paziente trattato. Trova grande spazio l'utilizzo degli acronimi (molto diffusi anche in tutti i corsi di emergenza extraospedaliera diffusi in Italia come AMLS, PHTLS, ACIS, PBLS e ATLS), tipo SAMPLE, OPQRST e altri, che agevolano una ordinata e organizzata anamnesi del paziente in situazioni spesso critiche ed emotivamente frustranti. L'esposizione narrativa degli argomenti utilizza un linguaggio chiaro e pratico che rende la lettura interessante e coinvolgente. Da segnalare, inoltre, le numerose immagini fotografiche e i disegni che costituiscono una valida integrazione alla parte descrittiva di ogni singolo capitolo. In questa edizione, poi, vengono affrontati nuovi argomenti di grande attualità. Per esempio, sono trattati i comportamenti da tenere con pazienti di altre etnie (il cui numero è aumentato in modo significativo anche nella realtà italiana), di diverse religioni e abitudini e che talvolta impongono una modifica di approccio in emergenza soprattutto relazionale. Altra novità è quella riguardante i rischi del cosiddetto ambito NBCRE (rischio nucleare, batteriologico, chimico, radiologico ed esplosivo; CBRNE nel linguaggio internazionale in inglese), ambito in cui, in tutto il mondo, l'attenzione, non sempre presente in passato, è stata imposta dai drammatici eventi dei recenti anni. Sono anche descritte nuove tecniche di soccorso che si sono sviluppate in ambito pneumologico e traumatologico. Questo libro, pertanto, è consigliato non soltanto ai volontari del soccorso, che vi trovano una completa trattazione di tutti quei casi che affrontano nell'esperienza pratica quotidiana, ma anche al personale infermieristico e medico che svolge tutto o parte del proprio lavoro nell'emergenza territoriale. Per loro, alcuni aspetti potranno apparire un pò scontati o meno approfonditi, ma altri argomenti sono trattati con un'attenzione e una cura particolari e non sfigurerebbero certamente in un Corso per medici di Emergenza territoriale! Come è noto, in tutte le regioni italiane sono stati effettuati questi corsi per medici da destinare all'Emergenza territoriale e in attesa della Scuola di Specializzazione in Medicina e Chirurgia di Emergenza-Urgenza, il superamento del Corso è considerato abilitante al lavoro sui mezzi di Soccorso e in Centrale Operativa 118. I curatori della versione italiana hanno ritenuto opportuno non modificare l'impianto organizzativo americano che traspare nel libro e che - come noto - è ben diverso rispetto alla realtà del nostro Paese. Negli USA infatti, diversamente dall'Europa, i medici non svolgono attività di Emergenza al di fuori degli Ospedali e quest'attività è affidata ai Tecnici dell'Emergenza. Gli autori del testo appartengono a quest'area professionale. Sono stati inseriti, tuttavia, i riferimenti all'organizzazione italiana, quando questo appariva necessario, per la comprensione del testo. Ci siamo occupati della cura dell'edizione italiana di quest'ottimo libro con molta passione e impegno nella speranza di contribuire al miglioramento dell'assistenza nel complesso, variegato e affascinante mondo dell'emergenza extraospedaliera. Non ci resta che augurarvi buona lettura e buono studio! I Curatori | << | < | > | >> |Pagina 592VALUTAZIONE DEL PAZIENTELESIONI MUSCOLOSCHELETRICHE I segni e i sintomi delle lesioni muscoloscheletriche in un paziente includono: 1 Dolore e dolorabilità. Il paziente che presenta un arto dolorante, tumefatto e deformato, avvertirà dolore quando la parte lesa verrà toccata o mossa. Generalmente il paziente manterrà ferma tale parte o la proteggerà (reazione di difesa) nel tentativo di ridurre al minimo il dolore. Nell'esaminare un paziente cosciente, occorre domandargli di indicare la localizzazione del dolore, se ciò è possibile. Quindi, evitando al principio di toccare tale sede, esaminate con attenzione la parte lesa per valutare se vi siano altre parti dolenti o danneggiate. Se il paziente non è cosciente, il sospetto della presenza di lesioni deve essere basato su altri reperti obiettivi. 2 Deformazioni o angolazioni. La forza che ha agito nel trauma ha provocato la frattura e la deformazione o l'angolazione dell'osso al di fuori della normale posizione anatomica. Si osservi che, per quanto concerne le lesioni articolari, talora la deformazione è poco evidente. Se sussistono dei dubbi, effettuate un confronto fra l'arto leso e il corrispettivo sano. 3 Presenza di rumori crepitanti. Si tratta di un reperto ascoltatorio rilevabile anche alla palpazione provocato dai monconi ossei fratturati che sfregano l'uno contro l'altro. Il fenomeno può accompagnarsi a dolore. Non provocare mai intenzionalmente un rumore crepitante. Il paziente potrà eventualmente riferire rumori o sensazioni di crepitio avvertiti prima del vostro arrivo e del vostro esame. 4 Tumefazione. Quando si verificano fratture ossee e lacerazioni dei tessuti molli, si verificano perdite di sangue, le quali causano rigonfiamenti che possono far aumentare le dimensioni dell'arto deformandolo. Una costrizione e una conseguente lesione dei tessuti sottostanti può essere facilmente provocata da anelli, orologi e gioielli in genere, che, pertanto, devono essere rimossi quanto prima, anche tagliandoli, quando vi sia la possibilità di rigonfiamento. 5 Ecchimosi. Le ecchimosi, grandi aree di alterazione del colore della cute che diventano nere o bluastre, sono indicative della presenza di lesioni sottostanti che possono essersi verificate ore o giorni prima. La presenza di evidenti ecchimosi indica la necessità di applicare una stecca. 6 Parti di osso esposte. Estremità di osso che protrudono attraverso la cute indicano la presenza di fratture e la necessità di applicazione di stecche. Quanto più impressionante sarà l'aspetto dell'arto, tanto maggiore sarà la tentazione di dare a tale arto la precedenza fra gli altri interventi da effettuare. Tuttavia è necessario ricordare che il trattamento delle lesioni pericolose per la vita deve essere effettuato per primo. Raramente i pazienti muoiono per lesioni degli arti. 7 Articolazioni bloccate. In presenza di lussazioni, le articolazioni interessate possono bloccarsi in posizioni anatomicamente normali o anormali. Nell'effettuare l'applicazione delle stecche, le lesioni articolari devono essere generalmente lasciate come vengono trovate. 8 Danno dei nervi e dei vasi. Rilevate il polso e le condizioni della sensibilità e della motricità distalmente alla sede della lesione. Ciò deve essere effettuato prima e dopo l'applicazione delle stecche. Il controllo dell'eventuale presenza di lesioni dei nervi deve essere effettuato chiedendo al paziente se può percepire il vostro tocco e se è in grado di muovere tutte le dita (delle mani o dei piedi, a seconda dell'arto interessato). Qualsiasi anomalia sensitiva o motoria deve essere rilevata e annotata. Successivamente, si deve effettuare il rilevamento del polso radiale (arteria radiale), tibiale (arteria tibiale posteriore) o pedidio (arteria dorsale del piede). Naturalmente, per poter esaminare accuratamente la sensibilità, la motricità e i polsi, devono essere tolti al paziente guanti, calze e scarpe.
Un altro metodo per valutare il danno di un arto in caso di sospette lesioni
muscoloscheletriche è quello di seguire uno schema fisso, verificando
l'eventuale presenza di: dolore, dolorabilità; pallore cutaneo o lento
riempimento capillare; parestesie (formicolii); diminuzione o assenza dei
polsi nell'arto interessato e, infine, paralisi o incapacità a
muovere la parte.
ASSISTENZA AL PAZIENTE LESIONI MUSCOLOSCHELETRICHE Il trattamento di emergenza delle lesioni muscoloscheletriche comprende: 1 Mettete in atto le opportune precauzioni per la protezione dal contatto con liquidi organici. 2 Effettuate la valutazione iniziale. Ricordate di non farvi distrarre dalla valutazione iniziale e dalla determinazione del grado di priorità, a seguito del riscontro di lesioni degli arti di aspetto impressionante o accompagnate da dolore molto intenso. Ricordate, tuttavia, che la presenza di fratture multiple, soprattutto del femore, può dare luogo a emorragie esterne o interne pericolose per la vita del paziente. 3 Nel corso dell'esame traumatologico rapido, applicate un collare ogniqualvolta si sospetti una lesione cervicale. 4 Dopo aver affrontato le condizioni pericolose per la vita, tutti i casi di dolore, tumefazione o deformazioni degli arti devono essere trattati mediante l'applicazione di stecche. Nel caso di pazienti con basso grado di priorità (stabili) prima del trasporto applicate le stecche a ogni arto leso. Quando, invece, i pazienti presentano un grado di priorità elevato (instabili) si dovrà immobilizzare tutto il corpo su un'asse spinale lunga, quindi caricarlo sull'ambulanza e partire. Se il tempo e le condizioni del paziente lo consentono, l'applicazione di stecche per particolari lesioni potrà essere effettuata durante il tragitto.
5 Se è il caso, ricoprite le ferite aperte con garza sterile,
sollevate gli arti e applicate impacchi freddi alle aree tumefatte per ridurre
il gonfiore.
Nota
Se la valutazione iniziale mette in rilievo che le condizioni del paziente
sono instabili, il trattamento delle lesioni degli arti può essere posposto.
Nel caso di pazienti instabili per i quali si debba immediatamente procedere al
trasporto, occorre salvaguardare le vie respiratorie, la respirazione e la
circolazione, e immobilizzare tutto il corpo su un'asse spinale lunga. In tali
casi non si dovrà perdere tempo ad applicare una stecca per ciascuna lesione.
Non agireste nell'interesse del paziente sprecando "l'ora d'oro" per il
trattamento di lesioni di minore importanza e consegnando all'ospedale un
paziente perfettamente immobilizzato, fasciato e medicato, ma non più salvabile.
Applicazione di stecche
Gli interventi di emergenza, in tutti i casi di arti doloranti,
tumefatti o deformati, consistono nell'applicazione di stecche.
Affinché una stecca sia efficace, essa deve immobilizzare le articolazioni
adiacenti e i capi ossei.
L'applicazione efficace di stecche riduce al minimo i movimenti delle
articolazioni lese e dei monconi ossei fratturati; inoltre, comporta
la diminuzione del dolore. Aiuta, inoltre, a prevenire le lesioni dei tessuti
molli, come i nervi, le arterie, le vene, e i muscoli. È anche in grado di
impedire che una frattura chiusa diventi una frattura esposta, condizione assai
più grave, favorendo il contenimento della perdita di sangue entro livelli
minimi. Nel caso del rachide, l'immobilizzazione su un'asse spinale impedisce il
verificarsi di lesioni al midollo spinale e previene paralisi permanenti.
Riduzione di fratture o lussazioni degli arti Lo scopo della riduzione (riallineamento) è quello di ripristinare le condizioni per una circolazione efficace dell'arto e di poterlo rendere adatto all'applicazione della stecca. Alcune lesioni, come le fratture di Colles del polso possono essere completamente trattabili mediante l'applicazione di un stecca, poiché si tratta di lesioni in cui la deformazione è lieve. In questi casi l'unica ragione per tentare la riduzione è quella di ripristinare la circolazione alla mano se essa si presenta cianotica o se non è rilevabile il polso. Il pensiero di effettuare la riduzione in casi di fratture scomposte con angolazione può atterrire. Tuttavia occorre ricordare quanto segue. • Se la riduzione non viene effettuata, la stecca può risultare inefficace, provocando un aumento del dolore e possibili ulteriori lesioni (tra cui le fratture esposte) durante il trasporto.
• In.assenza di riduzione, aumenta la possibilità di lesione di
nervi, arterie e vene. Quando si verifica la compromissione o
l'abolizione della circolazione distale, i tessuti attorno alla lesione vanno
incontro a ipossia e a conseguente necrosi.
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