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| << | < | > | >> |IndiceSommario Nota dell'autore 9 Introduzione 13 PRIMA PARTE: LA PERSONALITÀ 1. Che cos'è la personalità? 21 2. Personalità, carattere, temperamento 28 3. Cenni sulle principali teorie della personalità 41 3.1. Teorie tipologiche 41 3.2. Teorie dei tratti, dei fattori e delle dimensioni della personalità 44 3.3. Teorie psicodinamicbe 59 3.3.1. Modello strutturale freudiano 62 3.3.2. Sviluppi della psicoanalisi e prospettive relazionali 65 3.4. Teoria dell'attaccamento 68 3.5. Teorie cognitive e comportamentali 74 4. Sesso e genere 85 5. Personalità e trauma 97 5.1. Che cosa definiamo traumatico? 100 5.2. Esperienze traumatiche infantili e personalità borderline 107 5.3. Il disturbo post-traumatico da stress 110 5.4. Dissociazione e disturbi dissociativi 115 5.5. I disturbi dell'adattamento 118 6. Personalità e meccanismi di clifesa 124 SECONDA PARTE: I DISTURBI DELLA PERSONALITÀ 7. Aspetti generali dei disturbi di personalità 143 7.1. Cenni storici 144 7.2. L'area borderline 151 7.2.1. Il modello strutturale di Otto Kemberg 158 7.2.2. Il modello bio-psico-sociale di Joel Paris 165 7.3. Il destino diagnostico dell'isteria 168 8. I sistemi internazionali di dassificazione: DSM e ICD 177 8.1. Il sistema ICD 179 8.2. Il sistema Dsm 181 8.3. Inquadramento descrittivo dei principali strumenti di valutazione diagnostica 186 9. La classificazione dei disturbi di personalità secondo il DSM-IV 193 9.1. Cluster A 193 9.1.1. Disturbo Paranoide di Personalità (PPD) 193 9.1.2. Disturbo Schizoide di Personalità (SPD) 197 9.1.3. Disturbo Schizotipico di Personalità (SZPD) 199 9.2. Cluster B 202 9.2.1. Disturbo Antisociale di Personalità(ASPD)202 9.2.2. Disturbo Borderline di Personalità (BPD) 206 9.2.3. Disturbo Istrionico di Personalità (HPD) 215 9.2.4. Disturbo Narcisistico di Personalità(NDP)218 9.3. Cluster C 224 9.3.1. Disturbo Evitante di Personalità (APD) 224 9.3.2. Disturbo Dipendente di Personalità (DPD) 227 9.3.3. Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità (OCPD) 230 9.4. Disturbi di personalità non altrimenti specificati e disturbi di personalità proposti per ulteriori studi 235 10. Diagnosi di personalità e variabili culturali 239 Glossario 249 Indice degli autori citati 271 Indice delle tabelle e delle figure 279 |
| << | < | > | >> |Pagina 13Introduzione... l'essere umano - l'oggetto del nostro studio - è come una nuvola che cambia continuamente forma e gli psicologi sono come la gente che ci vede delle facce. Uno psicologo riconosce al margine superiore i contorni di un naso e di un labbro e poi, miracolosamente, altre parti della nuvola si orientano rispetto ai contorni inizialmente riconosciuti finché si viene a delineare il profilo di un superuomo che guarda lontano davanti a sé. Un altro psicologo è attratto da una porzione inferiore della nuvola e vi scorge un orecchio, un naso, un mento e allora a poco a poco la nuvola prende le sembianze di un Epimeteo con lo sguardo rivolto all' indietro. Così, per ciascun osservatore, ogni porzione della nuvola ha funzioni, nomi e valori diversi - fissati dall' iniziale influenza percettiva. Per essere il fondatore di una scuola, dunque, basta vedere una faccia lungo un altro margine della nuvola... HENRY A. MURRAY, Explorations in Personality (1938) «L'amore e la morte» scrive Marcel Proust «hanno come punto comune quello d'indurci a interrogare più profondamente, nel timore che la sua realtà ci sfugga, il mistero della personalità.» Questo "mistero" è stato raccontato dalle letterature di tutto il mondo molto prima di diventare il principale oggetto di studio della moderna psicologia, ma è a questa che ci dobbiamo rivolgere se vogliamo riferirci a un sapere sistematico. Tuttavia, il viaggio nel mondo delle classificazioni psicologiche e psicopatologiche che stiamo per affrontare non deve farci dimenticare che quelli che incontreremo altro non sono che modelli descrittivi e/o esplicativi. Figli dei loro tempo, molti di essi passeranno di moda. Verranno confutati, trasformati, riabilitati e forse, un giorno, dimenticati: «Le teorie scientifiche» ha scritto il matematico Henri Poincaré «sono come gli imperi: il loro domani è incerto». Una spiegazione esauriente dei mistero della personalità rappresenta un compito ideale. Anche una libera e compiuta realizzazione della personalità nella vita dell'individuo è una meta ideale. «La personalità intesa come una completa realizzazione della totalità della nostra natura» scrive Carl Gustav Jung (1875-1961) «è un ideale irraggiungibile. Il fatto di essere irraggiungibile però non è mai un'obiezione valida per un ideale, perché gli ideali non sono altro che guide e mai mete.» Sigmund Freud (1856-1939), spiegando per quale motivo lo studio della "patologia" può fornire informazioni utili anche alla comprensione della "normalità", racconta il segreto della personalità con un esempio: «Se gettiamo per terra un cristallo, questo si frantuma, ma non in modo arbitrario; si spacca secondo le sue linee di sfaldatura in pezzi i cui contorni, benché invisibili, erano tuttavia determinati in precedenza dalla struttura del cristallo». La personalità è un insieme di caratteristiche non casuali, il cui modo di integrarsi, e quindi anche di rompersi, risponde a percorsi, spesso misteriosi, ma che possiamo provare a descrivere e a ricondurre a modelli più generali. Nelle relazioni sociali che quotidianamente viviamo, è esperienza comune tentare di capire la personalità degli individui con cui entriamo in contatto. Le nostre deduzioni sulla personalità, tuttavia, il più delle volte scaturiscono dalla semplice osservazione di caratteristiche manifeste, per esempio il modo di vestirsi, il comportamento, il tono della voce, lo sguardo ecc. Confrontando questi elementi con modelli impliciti e con informazioni ricavate dalla nostra esperienza, e attribuendo un particolare significato ad alcuni di essi, finiamo per definire la persona, per esempio, "gradevole" o "sgradevole", oppure possiamo essere più precisi e dire che è "timida" o "allegra" o persino che "non ha personalità". È evidente che con queste descrizioni veicoliamo anche un giudizio; giudizio che, in una valutazione obiettiva, non avrebbe luogo. Se però ci chiedessero di definire precisamente quel che intendiamo con "personalità", la maggior parte di noi non saprebbe da dove cominciare; e se tentassimo una definizione è improbabile che finiremmo per adottare tutti la stessa. Eppure, il fatto che nel linguaggio di tutti i giorni facciamo riferimento a qualcosa che chiamiamo "personalità", vuol dire che in qualche modo condividiamo un'idea del significato generale del termine. Il termine personalità è usato in psicologia, e anche nel linguaggio quotidiano, per indicare quell'insieme di caratteristiche che rende le persone l'una diversa dall'altra, ma anche che ci permette di riconoscerle per affinità. Tali caratteristiche, oltre a differire da un individuo all'altro, sono relativamente stabili: per esempio, quando di una persona si dice che è timida, ci si aspetta che sia spesso, se non sempre, timida. La complessità della personalità umana è talmente evidente da far sembrare approssimativo ogni tentativo di descriverla, arrivando magari a identificare stili di personalità caratteristici o personalità "tipiche". Il pericolo della classificazíone delle personalità è infatti quello di cercare di adattare delle generalizzazioni o delle astrazioni ai casi irripetibili dell'esperienza umana, creando categorie che rischiano di funzionare come il mitico letto di Procuste, la cui misura obbligatoria faceva sì che chi era troppo corto venisse tirato e chi troppo lungo amputato. D'altra parte, non possiamo negare che gli esseri umani, pur nella variabilità dei contesti culturali, hanno modi caratteristici di affrontare gli eventi, i problemi e le relazioni. Alcuni tratti del nostro modo di pensare, di fare esperienza e di comportarci tendono infatti a riproporsi e a rimanere relativamente stabili di fronte a stimoli diversi: ecco di nuovo il concetto di personalità. Quando i tratti della personalità sono troppo rigidi e poco adattivi rispetto all'ambiente e alla cultura dell'individuo, al punto da compromettere seriamente la vita affettiva, sociale e lavorativa e da produrre, nel soggetto e in chi gli sta intorno, una grave sofferenza o un marcato disagio, le probabilità che si configuri un disturbo di personalità sono molte. I disturbi di personalità non sono una manifestazione secondaria di un altro disturbo mentale, per esempio la depressione, la schizofrenia, i disturbi d'ansia; possono coesistere con altri disturbi mentali, ma esprimono una condizione patologica autonoma della personalità. La categoria dei disturbi di personalità ha ricevuto, negli ultimi decenni, una crescente attenzione e oggi è oggetto di studi e ricerche sempre più sofisticati. Lo studio epidemiologico e il trattamento dei disturbi di personalità hanno mostrato che essi rappresentano una condizione, certo variegata nelle sue manifestazioni cliniche, ma piuttosto comune. La frequenza dei disturbi di personalità nella popolazione generale adulta è stimata attorno al 10-15%. I problemi psicologici e le difficoltà di adattamento di un individuo non sono per forza il risultato di una personalità disturbata. Possono per esempio scaturire da un conflitto psichico sperimentato consciamente o da circostanze particolari e immodificabili della vita. Solo quando l'intero "funzionamento" dell'individuo è contraddistinto da certe caratteristiche estreme si può parlare di disturbo della personalità. Lo studio di questi disturbi può contribuire significativamente alla salute mentale pubblica e al benessere sociale. Nella loro espressione più drammatica, essi sono spesso alla base di problemi come la criminalità, la violenza sessuale, l'abuso e il maltrattamento dei minori. Un disturbo di personalità, inoltre, fa frequentemente da sfondo a episodi di suicidio, a gravi problemi relazionali intra ed extra-familiari, alla dipendenza dall'alcoi o da altre sostanze, a situazioni di disperato ritiro sociale e solitudine, a comportamenti pericolosamente impulsivi e antisociali ecc. Ma quando i tratti di personalità diventano disturbi? In questo libro cercheremo di capirlo, spiegando che cos'è la personalità, illustrando come vengono classificati i suoi disturbi e descrivendo i principali modelli teorici di riferimento. |
| << | < | > | >> |RiferimentiBibliografía AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION (APA) (1994), Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, 4a edizione (DSM-IV), Masson, Milano 1996. AMERICAN PSYCHIATRIC ASSOCIATION (APA) (2000), Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revised (DSM-IV-TR), APA, Washington. BONCORI L. (1996), Teoria e tecniche dei test, Bollati Boringhieri, Torino. CAPRARA G.V, LUCCIO R. (1986) (a cura di), Teorie della personalità, 3 voll., Il Mulino, Bologna. CAPRARA G.V, GENNARO A. (1999), Psicologia della personalità , Nuova edizione, il Mulino, Bologna. CLARKIN J.F., LENZENWEGER M.F. (1996) (a cura di), I disturbi di personalità. Le cinque principali teorie, trad. it. Raffaello Cortina Editore, Milano 1997. DAZZI N., DE CORO A. (2001), Psicologia dinamica: le teorie cliniche, Laterza, Roma-Bari. DEL CORNO F., LANG M. (1997) (a cura di), La diagnosi testologica. Psicologia Clinica, vol.III, 2a edizione, Franco Angeli Editore, Milano. GABBARD G.O. (1994), Psichiatria Psicodinamica (Nuova edizione basata sul DSM-IV), trad. it. Raffaello Cortina Editore, Milano 1995. GROTH-MARNAT G. (1999), Handbook of Psycbological Assessment , Third Edition, John Wiley & Sons, New York. HALL C.S., LINDZEY G. (1978), Teorie della personalità, trad. it. Boringhieri, Torino 1986. LIS A., VENUN P., DE ZORDO M.R. (1995), Il colloquio come strumento psicologico, Giunti Gruppo Editoriale,Firenze. LIS A. (1998) (a cura di), Tecniche proiettive per l'indagine della personalità, Il Mulino, Bologna. LOMBARDO G.P., PEDONE G. (1995), Normale e patologico nelle teorie della personalità. Una analisi dei fondamenti storici della psicologia, Laterza, Roma-Bari. MISCHEL W. (1993), Lo studio della personalità, 5a edizione, trad. it. Il Mulino, Bologna 1996. ORGANIZAZZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS, WHO) (1992), ICD-10: Decima revisione della Classiftcazíone Internazionale delle Sindromi e Disturbi Psichiatrici e Comportamentali. Descrizioni cliniche e direttive diagnostiche, ed. italiana a cura di D. Kemali, M. Maj, E. Catapano, S. Lobrace, L. Magliano, Masson, Milano. REISMAN J.M. (1991), Storia della psicologia clinica, 2a edizione, trad. it. Raffaello Cortina Editore, Milano 1999. | << | < | |