Copertina
Autore Vittorio Lingiardi
Titolo La personalità e i suoi disturbi
SottotitoloUn'introduzione
Edizioneil Saggiatore, Milano, 1991 , pag. 288, dim. 170x213x28 mm , Isbn 978-88-428-0926-5
Classe scienze umane , medicina , psicologia , psicanalisi
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Indice


 Sommario

 Nota dell'autore                                          9
 Introduzione                                             13

 PRIMA PARTE: LA PERSONALITÀ

 1. Che cos'è la personalità?                             21
 2. Personalità, carattere, temperamento                  28
 3. Cenni sulle principali teorie della personalità       41
    3.1. Teorie tipologiche                               41
    3.2. Teorie dei tratti, dei fattori e delle
         dimensioni della personalità                     44
    3.3. Teorie psicodinamicbe                            59
         3.3.1. Modello strutturale freudiano             62
         3.3.2. Sviluppi della psicoanalisi e prospettive
                relazionali                               65
    3.4. Teoria dell'attaccamento                         68
    3.5. Teorie cognitive e comportamentali               74
 4. Sesso e genere                                        85
 5. Personalità e trauma                                  97
    5.1. Che cosa definiamo traumatico?                  100
    5.2. Esperienze traumatiche infantili e personalità
         borderline                                      107
    5.3. Il disturbo post-traumatico da stress           110
    5.4. Dissociazione e disturbi dissociativi           115
    5.5. I disturbi dell'adattamento                     118
 6. Personalità e meccanismi di clifesa                  124

 SECONDA PARTE: I DISTURBI DELLA PERSONALITÀ

 7. Aspetti generali dei disturbi di personalità         143
    7.1. Cenni storici                                   144
    7.2. L'area borderline                               151
         7.2.1. Il modello strutturale di Otto Kemberg   158
         7.2.2. Il modello bio-psico-sociale di Joel
                Paris                                    165
    7.3. Il destino diagnostico dell'isteria             168

 8. I sistemi internazionali di dassificazione: DSM e
    ICD                                                  177
    8.1. Il sistema ICD                                  179
    8.2. Il sistema Dsm                                  181
    8.3. Inquadramento descrittivo dei principali
         strumenti di valutazione diagnostica            186

 9. La classificazione dei disturbi di personalità
    secondo il DSM-IV                                    193
    9.1. Cluster A                                       193
         9.1.1. Disturbo Paranoide di Personalità (PPD)  193
         9.1.2. Disturbo Schizoide di Personalità (SPD)  197
         9.1.3. Disturbo Schizotipico di Personalità
                (SZPD)                                   199
    9.2. Cluster B                                       202
         9.2.1. Disturbo Antisociale di Personalità(ASPD)202
         9.2.2. Disturbo Borderline di Personalità (BPD) 206
         9.2.3. Disturbo Istrionico di Personalità (HPD) 215
         9.2.4. Disturbo Narcisistico di Personalità(NDP)218
    9.3. Cluster C                                       224
         9.3.1. Disturbo Evitante di Personalità (APD)   224
         9.3.2. Disturbo Dipendente di Personalità (DPD) 227
         9.3.3. Disturbo Ossessivo-Compulsivo di
                Personalità (OCPD)                       230
    9.4. Disturbi di personalità non altrimenti
         specificati e disturbi di personalità proposti
         per ulteriori studi                             235

10. Diagnosi di personalità e variabili culturali        239

Glossario                                                249
Indice degli autori citati                               271
Indice delle tabelle e delle figure                      279


 

 

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Pagina 13

Introduzione


    ... l'essere umano - l'oggetto del nostro
    studio - è come una nuvola che cambia
    continuamente forma e gli psicologi sono
    come la gente che ci vede delle facce.  Uno
    psicologo riconosce al margine superiore i
    contorni di un naso e di un labbro e poi,
    miracolosamente, altre parti della nuvola
    si orientano rispetto ai contorni
    inizialmente riconosciuti finché si viene a
    delineare il profilo di un superuomo che
    guarda lontano davanti a sé.  Un altro
    psicologo è attratto da una porzione
    inferiore della nuvola e vi scorge un
    orecchio, un naso, un mento e allora a poco
    a poco la nuvola prende le sembianze di un
    Epimeteo con lo sguardo rivolto all'
    indietro.  Così, per ciascun osservatore,
    ogni porzione della nuvola ha funzioni,
    nomi e valori diversi - fissati dall'
    iniziale influenza percettiva.  Per essere
    il fondatore di una scuola, dunque, basta
    vedere una faccia lungo un altro margine
    della nuvola...

             HENRY A. MURRAY,
             Explorations in Personality (1938)


«L'amore e la morte» scrive Marcel Proust «hanno come punto comune quello d'indurci a interrogare più profondamente, nel timore che la sua realtà ci sfugga, il mistero della personalità.» Questo "mistero" è stato raccontato dalle letterature di tutto il mondo molto prima di diventare il principale oggetto di studio della moderna psicologia, ma è a questa che ci dobbiamo rivolgere se vogliamo riferirci a un sapere sistematico. Tuttavia, il viaggio nel mondo delle classificazioni psicologiche e psicopatologiche che stiamo per affrontare non deve farci dimenticare che quelli che incontreremo altro non sono che modelli descrittivi e/o esplicativi. Figli dei loro tempo, molti di essi passeranno di moda. Verranno confutati, trasformati, riabilitati e forse, un giorno, dimenticati: «Le teorie scientifiche» ha scritto il matematico Henri Poincaré «sono come gli imperi: il loro domani è incerto».

Una spiegazione esauriente dei mistero della personalità rappresenta un compito ideale. Anche una libera e compiuta realizzazione della personalità nella vita dell'individuo è una meta ideale. «La personalità intesa come una completa realizzazione della totalità della nostra natura» scrive Carl Gustav Jung (1875-1961) «è un ideale irraggiungibile. Il fatto di essere irraggiungibile però non è mai un'obiezione valida per un ideale, perché gli ideali non sono altro che guide e mai mete.»

Sigmund Freud (1856-1939), spiegando per quale motivo lo studio della "patologia" può fornire informazioni utili anche alla comprensione della "normalità", racconta il segreto della personalità con un esempio: «Se gettiamo per terra un cristallo, questo si frantuma, ma non in modo arbitrario; si spacca secondo le sue linee di sfaldatura in pezzi i cui contorni, benché invisibili, erano tuttavia determinati in precedenza dalla struttura del cristallo». La personalità è un insieme di caratteristiche non casuali, il cui modo di integrarsi, e quindi anche di rompersi, risponde a percorsi, spesso misteriosi, ma che possiamo provare a descrivere e a ricondurre a modelli più generali.

Nelle relazioni sociali che quotidianamente viviamo, è esperienza comune tentare di capire la personalità degli individui con cui entriamo in contatto. Le nostre deduzioni sulla personalità, tuttavia, il più delle volte scaturiscono dalla semplice osservazione di caratteristiche manifeste, per esempio il modo di vestirsi, il comportamento, il tono della voce, lo sguardo ecc. Confrontando questi elementi con modelli impliciti e con informazioni ricavate dalla nostra esperienza, e attribuendo un particolare significato ad alcuni di essi, finiamo per definire la persona, per esempio, "gradevole" o "sgradevole", oppure possiamo essere più precisi e dire che è "timida" o "allegra" o persino che "non ha personalità". È evidente che con queste descrizioni veicoliamo anche un giudizio; giudizio che, in una valutazione obiettiva, non avrebbe luogo. Se però ci chiedessero di definire precisamente quel che intendiamo con "personalità", la maggior parte di noi non saprebbe da dove cominciare; e se tentassimo una definizione è improbabile che finiremmo per adottare tutti la stessa. Eppure, il fatto che nel linguaggio di tutti i giorni facciamo riferimento a qualcosa che chiamiamo "personalità", vuol dire che in qualche modo condividiamo un'idea del significato generale del termine.

Il termine personalità è usato in psicologia, e anche nel linguaggio quotidiano, per indicare quell'insieme di caratteristiche che rende le persone l'una diversa dall'altra, ma anche che ci permette di riconoscerle per affinità. Tali caratteristiche, oltre a differire da un individuo all'altro, sono relativamente stabili: per esempio, quando di una persona si dice che è timida, ci si aspetta che sia spesso, se non sempre, timida.

La complessità della personalità umana è talmente evidente da far sembrare approssimativo ogni tentativo di descriverla, arrivando magari a identificare stili di personalità caratteristici o personalità "tipiche". Il pericolo della classificazíone delle personalità è infatti quello di cercare di adattare delle generalizzazioni o delle astrazioni ai casi irripetibili dell'esperienza umana, creando categorie che rischiano di funzionare come il mitico letto di Procuste, la cui misura obbligatoria faceva sì che chi era troppo corto venisse tirato e chi troppo lungo amputato. D'altra parte, non possiamo negare che gli esseri umani, pur nella variabilità dei contesti culturali, hanno modi caratteristici di affrontare gli eventi, i problemi e le relazioni. Alcuni tratti del nostro modo di pensare, di fare esperienza e di comportarci tendono infatti a riproporsi e a rimanere relativamente stabili di fronte a stimoli diversi: ecco di nuovo il concetto di personalità.

Quando i tratti della personalità sono troppo rigidi e poco adattivi rispetto all'ambiente e alla cultura dell'individuo, al punto da compromettere seriamente la vita affettiva, sociale e lavorativa e da produrre, nel soggetto e in chi gli sta intorno, una grave sofferenza o un marcato disagio, le probabilità che si configuri un disturbo di personalità sono molte. I disturbi di personalità non sono una manifestazione secondaria di un altro disturbo mentale, per esempio la depressione, la schizofrenia, i disturbi d'ansia; possono coesistere con altri disturbi mentali, ma esprimono una condizione patologica autonoma della personalità.

La categoria dei disturbi di personalità ha ricevuto, negli ultimi decenni, una crescente attenzione e oggi è oggetto di studi e ricerche sempre più sofisticati. Lo studio epidemiologico e il trattamento dei disturbi di personalità hanno mostrato che essi rappresentano una condizione, certo variegata nelle sue manifestazioni cliniche, ma piuttosto comune. La frequenza dei disturbi di personalità nella popolazione generale adulta è stimata attorno al 10-15%.

I problemi psicologici e le difficoltà di adattamento di un individuo non sono per forza il risultato di una personalità disturbata. Possono per esempio scaturire da un conflitto psichico sperimentato consciamente o da circostanze particolari e immodificabili della vita. Solo quando l'intero "funzionamento" dell'individuo è contraddistinto da certe caratteristiche estreme si può parlare di disturbo della personalità.

Lo studio di questi disturbi può contribuire significativamente alla salute mentale pubblica e al benessere sociale. Nella loro espressione più drammatica, essi sono spesso alla base di problemi come la criminalità, la violenza sessuale, l'abuso e il maltrattamento dei minori. Un disturbo di personalità, inoltre, fa frequentemente da sfondo a episodi di suicidio, a gravi problemi relazionali intra ed extra-familiari, alla dipendenza dall'alcoi o da altre sostanze, a situazioni di disperato ritiro sociale e solitudine, a comportamenti pericolosamente impulsivi e antisociali ecc.

Ma quando i tratti di personalità diventano disturbi? In questo libro cercheremo di capirlo, spiegando che cos'è la personalità, illustrando come vengono classificati i suoi disturbi e descrivendo i principali modelli teorici di riferimento.

 

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Riferimenti


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