Autore Cixin Liu
Titolo Il problema dei tre corpi
EdizioneMondadori, Milano, 2018 [2017], Oscar Fantastica , pag. 364, cop.fle., dim. 13,8x21,5x2,2 cm , Isbn 978-88-04-68060-4
OriginaleThe Three-Body Problem [2008]
TraduttoreBenedetta Tavani
LettoreCorrado Leonardo, 2019
Classe fantascienza , paesi: Cina












 

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Indice


         IL PROBLEMA DEI TRE CORPI

  1      Personaggi


         Prima parte - SILENZIOSA PRIMAVERA

  5   1  Gli anni della follia
 18   2  Silenziosa primavera
 35   3  Costa Rossa I


         Seconda parte - TRE CORPI

 45   4  Frontiere della scienza
 60   5  Una partita a biliardo
 65   6  Il tiratore e il contadino
 85   7  Tre Corpi; Re Wen di Zhou e la lunga notte
101   8  Ye Wenjie
108   9  L'universo pulsa
119  10  Shi Qiang
126  11  Tre Corpi; Mo Zi e l'inferno di fuoco
138  12  Costa Rossa II
149  13  Costa Rossa III
157  14  Costa Rossa IV
162  15  Tre Corpi; Copernico, la palla universale e
         il Giorno Trisolare
170  16  Il problema dei tre corpi
187  17  Tre Corpi; Newton, von Neumann, il Primo Imperatore;
         e la Sizigia Trisolare
204  18  Raduno
210  19  Tre Corpi; Einstein, il Monumento del Pendolo;
         e il Grande Strappo
220  20  Tre Corpi; Spedizione


         Parte terza - IL TRAMONTO DELL'UMANITÀ

225  21  Ribelli della Terra
232  22  Costa Rossa V
244  23  Costa Rossa VI
252  24  Ribellione
257  25  La morte di Lei Zhicheng e Yang Weining
262  26  Nessuno si pente
276  27  Evans
285  28  La seconda base Costa Rossa
287  29  L'Organizzazione Terra-Trisolaris
292  30  Due protoni
299  31  Operazione Guzheng
314  32  L'ascoltatore
324  33  Sofone
349  34  Insetti
353  35  Le rovine


355      Poscritto dell'autore all'edizione inglese
360      Poscritto del traduttore dell'edizione inglese


 

 

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Pagina 5

1
Gli anni della follia



Cina, 1967

L'Unione Rossa attaccava il quartier generale della Brigata 28 Aprile ormai da due giorni. Le loro bandiere garrivano incessantemente attorno all'edificio, come fiamme in cerca di legna da ardere.

[...]

Ye Zhetai era sopravvissuto alla Rivoluzione Culturale fino a quel momento, ma perdurava nel primo stadio mentale. Rifiutava di pentirsi, di uccidersi o di diventare insensibile. Quando questo professore di fisica salì sul palco di fronte alla moltitudine, la sua espressione diceva chiaramente: "Che la mia croce diventi ancora più pesante".

Le Guardie Rosse lo avevano davvero costretto a portare un fardello, ma non si trattava di una croce. Alcune vittime indossavano alti cappelli fatti di canne di bambù; il suo copricapo, invece, era stato ricavato da spesse sbarre di metallo piegato. E la targa che portava attorno al collo non era di legno, come quella degli altri, bensì di ferro: era lo sportello di un forno da laboratorio. Il nome della vittima era scritto sulla superficie a caratteri neri e ben visibili, sopra i quali erano state tracciate due diagonali rosse che formavano una grande X.

Ye fu scortato sul palco dal doppio delle Guardie Rosse impiegate per le altre vittime: due uomini e quattro donne. I due ragazzi avanzavano con sicurezza e decisione, immagine stessa della matura gioventù bolscevica. Erano entrambi studenti del quarto anno, specializzandi in fisica teorica, e Ye era il loro professore. Le donne - più delle ragazzine, in realtà - erano di gran lunga più giovani, studentesse del secondo anno delle scuole secondarie collegate all'università. Vestite in abiti militari con tanto di bandoliere, le ragazze trasudavano vigore giovanile e circondavano Ye Zhetai come quattro fiamme verdi.

La comparsa del fisico eccitò la folla. Gli slogan urlati, che nel frattempo si erano affievoliti un poco, ripresero vigore con rinnovata energia e sommersero tutto il resto come un'onda di marea.

Dopo aver atteso con pazienza che lo strepito cessasse, uno degli uomini delle Guardie Rosse si rivolse alla vittima: «Ye Zhetai, sei un esperto di meccanica. Vedrai da te quanto è potente l'immensa forza collettiva cui opponi resistenza. Questa tua ostinazione ti porterà solo alla morte! Oggi proseguiremo il programma dell'ultima volta, perciò non occorre sprecare parole. Rispondi alle seguenti domande senza la tua consueta falsità: tra gli anni 1962 e 1965, prendesti l'iniziativa di inserire la teoria della relatività nel corso introduttorio di fisica. È vero?».

«La relatività fa parte dei fondamenti teorici della fisica» rispose Ye. «Come può essere estromessa da un corso di introduzione alla materia?»

«Tu menti!» gridò una delle ragazze di fianco a lui. «Einstein è un'autorità accademica reazionaria. Servirebbe qualsiasi padrone che gli agitasse del denaro in faccia. È persino andato dagli imperialisti americani e li ha aiutati a costruire la bomba atomica! Per sviluppare una scienza rivoluzionaria, dobbiamo deporre la bandiera nera della teoria capitalista, rappresentata dalla teoria della relatività!»

Ye tacque. Dovendo sopportare il dolore causato dal pesante copricapo di metallo e dallo sportello di ferro che portava appeso al collo, non aveva la forza di rispondere a quesiti cui non valesse la pena rispondere. Alle sue spalle, anche un suo studente aggrottò la fronte. La giovane che aveva parlato era la più intelligente delle quattro ed era chiaramente preparata, dal momento che aveva imparato a memoria il copione della sessione prima di salire sulla pedana. Ma contro uno come Ye Zhetai, qualche slogan del genere non poteva bastare. Le Guardie Rosse decisero allora di sfoderare la nuova arma che avevano approntato contro il loro insegnante. Una rivolse un cenno a qualcuno tra il pubblico.

La moglie di Ye, la professoressa di fisica Shao Lin, si alzò dalla prima fila. Salì sul palco con addosso un completo verde che non era della sua taglia, evidentemente inteso a imitare l'uniforme militare delle Guardie Rosse. Ma quelli che la conoscevano ricordavano che a lezione era solita indossare un elegante qipao, e perciò quell'abbigliamento sembrava forzato e inadatto su di lei.

«Ye Zhetai!» Non era abituata a questo tipo di spettacoli, e per quanto tentasse di alzare il tono, lo sforzo amplificava il tremito nella sua voce. «Non ti aspettavi che mi sarei alzata in piedi e ti avrei smascherato, criticato? Sì, in passato sono stata raggirata da te. Mi hai bendato gli occhi con la tua visione reazionaria del mondo e della scienza! Ma ora sono sveglia e consapevole. Con l'aiuto della gioventù rivoluzionaria, desidero stare dalla parte della rivoluzione, dalla parte del popolo!»

Si voltò a fronteggiare la folla. «Compagni, giovani rivoluzionari, rivoluzionari di facoltà e tutto il personale, dobbiamo comprendere appieno la natura reazionaria della teoria della relatività di Einstein. Ciò che si evince in modo chiaro dalla relatività generale è questo: il modello statico dell'universo nega la natura dinamica della materia. È antidialettico! Tratta l'universo come se fosse limitato, e questa è palesemente una forma di idealismo reaziorìario...»

Mentre ascoltava la lezione di sua moglie, Ye si concesse un sorrisetto sardonico. Lin, io ti ho raggirato? Nel mio cuore sei sempre stata un mistero, è vero. Una volta, lodai il tuo genio di fronte a tuo padre - è stato fortunato a essere morto prima, sfuggendo a questa catastrofe - e lui scosse la testa, mi disse che non pensava che sua figlia avrebbe mai raggiunto grandi traguardi accademici. Ciò che aggiunse dopo si è rivelato importantissimo per la seconda parte della mia vita: "Lin Lin è troppo sveglia. Bisogna essere stupidi per lavorare sulla teoria fondamentale".

Nel corso degli anni successivi, iniziai a comprendere sempre di più le sue parole. Sei davvero troppo sveglia, Lin. Già alcuni anni fa hai avvertito che i venti politici stavano cambiando in ambito accademico e ti sei preparata con largo anticipo. Per esempio, quando insegnavi, cambiavi i nomi di molte leggi e costanti fisiche: la legge di Ohm diventò la legge della resistenza, le equazioni di Maxwell divennero equazioni elettromagnetiche, la costante di Planck diventò la costante dei quanti... Spiegavi ai tuoi studenti che tutte le scoperte scientifiche erano il prodotto della saggezza delle masse lavoratrici e che le autorità accademiche capitaliste si limitavano a rubare i loro frutti, a mettere i loro nomi a questi successi.

Ma neanche in quel caso sei riuscita a farti accettare dai rivoluzionari. E guardati adesso: non ti permettono neppure di indossare la fascia rossa del "personale rivoluzionario di facoltà" attorno al braccio; sei dovuta salire quassù a mani vuote, perché non hai le credenziali per brandire un Libretto Rosso... Non puoi rimediare alla colpa di essere nata da una famiglia illustre nella Cina prerivoluzionaria, di aver avuto dei genitori che erano celebri studiosi.

A proposito di Einstein, tu avresti più colpe di me da confessare. Nell'inverno del 1922, Einstein visitò Shanghai. Visto che tuo padre parlava fluentemente tedesco, gli chiesero di accompagnarlo. Mi hai detto tante volte che tuo padre si appassionò alla fisica perché incoraggiato dallo stesso Einstein, e tu hai scelto quella disciplina perché fosti influenzata da lui. Perciò, in un certo senso, si potrebbe dire che Einstein sia stato indirettamente il tuo maestro. E un tempo ti sentivi così fiera e fortunata di aver avuto un tale contatto.

In seguito, scoprii che tuo padre ti aveva detto una bugia a fin di bene. Lui e Einstein avevano avuto soltanto una fugace conversazione. La mattina del 13 novembre del 1922, tuo padre accompagnò Einstein per una passeggiata lungo via Nanchino. Tra quelli che parteciparono alla camminata c'erano anche Yu Youren, rettore dell'Università di Shanghai, e Cao Gubing, direttore generale della testata «Ta Kung Pao». Passando davanti a un cantiere, Einstein si fermò accanto a un operaio che stava spaccando delle pietre e, in silenzio, si mise a osservare questo ragazzo con gli abiti strappati e le mani e la faccia sporche. Chiese a tuo padre quale fosse la paga giornaliera di quel ragazzo e, dopo aver chiesto al giovane, tuo padre rispose: "Cinque centesimi".

Questa fu l'unica conversazione che egli ebbe con il grande scienziato che ha cambiato il mondo. Non si parlò di fisica, né di relatività, ma soltanto della cruda, fredda realtà. Secondo tuo padre, Einstein restò a lungo immobile dopo aver ascoltato la risposta, fissando i movimenti meccanici del giovane, senza neanche preoccuparsi di fumare la sua pipa, finché alla fine le braci si spensero. Dopo avermi raccontato questo ricordo, tuo padre sospirò e disse: "In Cina, tutte le idee che osano prendere il volo poi si schiantano al suolo. La gravità della realtà è troppo forte".

«China la testa!» berciò una delle Guardie Rosse. Questo, forse, fu un gesto di carità da parte del suo ex studente. Tutte le vittime umiliate dovevano chinare la testa. Se Ye avesse obbedito, l'alto, massiccio copricapo di ferro sarebbe caduto, e se l'uomo fosse rimasto in quella posizione, non ci sarebbe stata alcuna ragione di rimettergli il cappello sulla testa. Ma Ye si rifiutò di eseguire l'ordine e rimase a testa alta, sostenendo l'enorme peso sul collo sottile.

«China la testa, cocciuto reazionario!» Una delle giovani Guardie Rosse si sfilò la cinta e la usò per fustigare Ye. La fibbia di rame lo colpì sulla fronte e vi lasciò un segno ben visibile, che tuttavia venne subito coperto da un fiotto di sangue. Ye oscillò, vacillando per un istante, poi drizzò il busto e ritrovò l'equilibrio.

Uno degli uomini delle Guardie Rosse disse: «Quando insegnavi la meccanica dei quanti, hai introdotto numerose idee reazionarie!». Il giovane fece un cenno a Shao Lin per indicarle di proseguire.

E Shao fu lieta di obbedire. Doveva continuare a parlare, altrimenti la sua fragile mente, già appesa a un filo sottile, sarebbe crollata del tutto. «Ye Zhetai, non puoi negare tale accusa! Spesso hai insegnato ai tuoi studenti la reazionaria interpretazione di Copenaghen!»

«La spiegazione, dopo tutto, è riconosciuta come quella più coerente con i risultati sperimentali.» Il suo tono, così pacato e composto, sorprese e spaventò sua moglie.

«Quella spiegazione postula che l'osservazione esterna porta al collasso della funzione d'onda. È un'altra espressione dell'idealismo reazionario, ed è anche la più sfacciata, per giunta!»

«Dovrebbe essere la filosofia a guidare gli esperimenti, o dovrebbero essere gli esperimenti a guidare la filosofia?» L'improvvisa reazione di Ye sbalordì coloro che stavano conducendo la sessione di lotta. Per un istante, non seppero che fare.

«Ovviamente, dovrebbe essere l'esatta filosofia marxista a guidare gli esperimenti scientifici!» replicò infine uno dei maschi delle Guardie Rosse.

«Quindi, ciò equivale a dire che la filosofia esatta nasce dal nulla. Questo contraddice l'idea che la verità derivi dall'esperienza, ed è contrario ai principi in base ai quali il marxismo cerca di comprendere la natura.»

Shao Lin e le due Guardie universitarie non seppero rispondere. A differenza delle Guardie delle scuole superiori, non potevano del tutto ignorare la logica.

Le quattro ragazze, tuttavia, avevano i loro metodi rivoluzionari, che consideravano invincibili. Quella che aveva colpito Ye poco prima si tolse nuovamente la cintura e lo fustigò ancora, e le altre tre fecero lo stesso. Se la loro compagna esibiva un tale fervore rivoluzionario, loro dovevano mostrarne di più, o almeno altrettanto. I due uomini non si intromisero; se fossero intervenuti adesso, avrebbero suscitato il sospetto di non essere abbastanza rivoluzionari.

«Hai anche insegnato la teoria del Big Bang, che è la più reazionaria fra tutte le teorie scientifiche!» gridò uno dei maschi nel tentativo di cambiare argomento.

«Magari in futuro questa teoria verrà confutata, ma due grandi scoperte cosmologiche di questo secolo - la legge di Hubble, evidenziata dallo spostamento verso il rosso, e l'osservazione della radiazione cosmica di fondo - dimostrano che il Big Bang è attualmente la spiegazione più plausibile dell'origine dell'universo.»

«Menzogne!» urlò Shao Lin, e avviò una lunga lezione sulla teoria del Big Bang, senza dimenticare di condirla con critiche perspicaci sulla sua natura estremamente reazionaria. Eppure, la freschezza della teoria attrasse la più intelligente delle quattro ragazze, che non poté fare a meno di chiedere: «Persino il tempo è cominciato con la singolarità? E che cosa c'era prima della singolarità?».

«Nulla» rispose Ye, come avrebbe risposto alla domanda di qualsiasi giovane curioso. Si voltò a guardare la ragazza con occhi gentili. Le ferite e il grande cappello di ferro gli rendevano molto difficile muoversi.

«Ni-Niente? un'idea reazionaria! Del tutto reazionaria!» strillò la ragazzina terrorizzata. Si girò verso Shao Lin, la quale andò volentieri in suo soccorso.

«La teoria lascia aperto uno spiraglio per Dio.» Shao annuì verso la ragazza.

La giovane Guardia Rossa, confusa da questi nuovi pensieri, finalmente trovò un appiglio. Sollevò la mano, che ancora stringeva la cintura, e puntò il dito contro Ye. «Tu, tu vuoi dire che Dio esiste?»

«Non lo so.»

«Cosa?»

«Voglio dire che non lo so. Se per Dio intendi una coscienza superiore che trascende l'universo, non so se esista oppure no. La scienza non ha dato dimostrazioni in nessuno dei due casi.» In verità, in questo momento da incubo, Ye era incline a pensare che Dio non esistesse affatto.

La sua ultima affermazione altamente reazionaria mise la folla in subbuglio. Per iniziativa di una Guardia Rossa sul palco, esplose un'altra ondata di slogan gridati.

«Abbasso l'autorità accademica reazionaria Ye Zhetai!»

«Abbasso tutte le autorità accademiche reazionarie!»

«Abbasso tutte le dottrine reazionarie!!!»

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Pagina 22

Trentotto anni dopo, nei suoi ultimi istanti di vita, Ye Wenjie ricordò l'influenza che Silenziosa primavera aveva avuto sulla sua esistenza.

Il libro trattava un argomento piuttosto limitato: gli effetti ambientali negativi dovuti all'eccessivo uso di pesticidi. A scuotere Ye fin nel profondo, però, fu la prospettiva adottata dall'autrice. Il ricorso ai pesticidi le era sempre sembrato un atto normale, appropriato, o almeno neutro, ma il lavoro di Carson le permise di comprendere che, dal punto di vista della natura, l'impiego di veleni non era diverso dalla Rivoluzione Culturale ed era ugualmente distruttivo per il nostro mondo. Se le cose stavano così, quante altre azioni commesse dall'uomo, che le erano parse normali o persino virtuose, erano state in realtà malvagie?

E mentre continuava a rimuginare su questi pensieri, arrivò a una conclusione che la fece rabbrividire: è possibile che la relazione tra "l'uomo e il male sia simile alla relazione tra l'oceano e un iceberg che galleggia in superficie? Sia l'oceano sia l'iceberg sono fatti dello stesso materiale. Se l'iceberg sembra separato dal mare è solo perché possiede una forma diversa. In verità, non è altro che una minuscola parte del vasto oceano...".

È impossibile aspettarsi il risveglio di una coscienza morale da parte dell'umanità, "così come è impossibile aspettarsi che gli uomini spicchino il volo tirandosi i capelli verso l'alto. Conseguire il risveglio di una coscienza morale richiede l'intervento di una forza esterna a quella della razza umana".

Questo pensiero determinò la direzione dell'intera vita di Ye.

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Pagina 61

«D'accordo, allora. Lei gioca a biliardo?» Ding si avvicinò al tavolo all'angolo.

«Ci giocavo un pochino all'università.»

«Yang Dong e io amavamo il biliardo. Ci ricordava la collisione delle particelle nell'acceleratore.» Ding prese due palle, una nera e una bianca, posizionò la prima in prossimità di una buca e la seconda a una decina di centimetri da essa. «Riesce a mandare la palla nera in buca?»

«Da quella distanza? Chiunque ci riuscirebbe.»

«Provi.»

Wang obbedì, diede un leggero colpo alla palla bianca e imbucò quella nera.

«Bene. Venga, spostiamo il tavolo in un altro punto.» Ding invitò il confuso Wang a sollevare il mobile insieme e a piazzarlo in un altro angolo del salone, accanto a una finestra. Quindi, recuperò la sfera nera e la mise vicino alla buca, poi prese quella bianca e la posò di nuovo a dieci centimetri di distanza dalla prima. «Riesce a farlo un'altra volta?»

«Certamente.»

«Prego.»

Per la seconda volta, Wang imbucò la nera senza difficoltà.

Ding agitò le mani. «Spostiamolo ancora.» Alzarono il tavolo e lo trasportarono in una terza zona della stanza. Ding posizionò le palle sempre nella stessa posizione. «Vada.»

«Ascolti, noi...»

«Lo faccia!»

Wang si strinse nelle spalle con aria impotente. Anche il terzo tiro ebbe successo.

Mossero il tavolo altre due volte, accanto alla porta e di nuovo nella sua sistemazione originale, ed entrambe le volte Ding piazzò le palle e Wang imbucò la nera. Ormai, i due uomini erano leggermente affaticati dallo sforzo.

«Bene. Il nostro esperimento è concluso. Analizziamo i risultati.» Ding si accese una sigaretta prima di continuare. «Abbiamo condotto lo stesso esperimento cinque volte. Quattro esperimenti sono avvenuti in tempi e luoghi diversi. Due nello stesso luogo, ma in tempi diversi. Non è sconvolto dai risultati?» Spalancò le braccia in maniera esagerata. «Cinque volte! Ogni esperimento di collisione ha dato lo stesso, identico risultato!»

«Cosa sta cercando di dire?» domandò Wang, ansante.

«Prego, spieghi lei questo esito incredibile. Usi il linguaggio della fisica.»

«D'accordo... Durante questi cinque esperimenti, la massa delle palle non è mai mutata. Per quanto riguarda il luogo, prendendo come quadro di riferimento il ripiano del tavolo, non si è verificato alcun cambiamento. Anche la velocità della sfera bianca che impatta con la nera è rimasta essenzialmente la stessa per tutto il tempo. Pertanto, il trasferimento della quantità di moto tra le due palle è rimasto invariato. E quindi, tutti e cinque gli esperimenti hanno dato come risultato la caduta della palla nera nella buca.»

Ding raccolse una bottiglia di brandy da terra e due bicchieri sporchi; li riempì entrambi e ne porse uno a Wang, il quale declinò.

«Avanti, festeggiamo. Abbiamo scoperto un grande principio di natura: le leggi della fisica non variano nel tempo e nello spazio. Tutte le leggi fisiche della storia umana, dal principio di Archimede alla teoria delle stringhe, e tutte le scoperte scientifiche, i frutti intellettuali della nostra specie, sono sottoprodotti di questa grande legge. Rispetto a noi due teorici, Einstein e Hawking sono semplici ingegneri applicativi.»

«Ancora non capisco dove vuole arrivare.»

«Immagini un'altra serie di risultati. La prima volta, la palla bianca ha mandato la nera in buca. La seconda, la nera è rimbalzata via. La terza, la nera è schizzata verso il soffitto. La quarta, ha cominciato a sfrecciare per la stanza come un passero impaurito, per poi trovare rifugio nella tasca della sua giacca. La quinta volta, ha spiccato il volo alla velocità della luce, ha sfondato il bordo del tavolo e poi il muro, e ha lasciato la Terra e il sistema solare come nel racconto di Asimov. Cosa penserebbe?»

Ding lo scrutò e, dopo un lungo silenzio, Wang disse: «È successo davvero. È così?».

L'uomo scolò entrambi i bicchieri che teneva in mano. Fissò il tavolo da biliardo come se stesse guardando un demone. «Sì, è successo davvero. Negli ultimi anni, abbiamo finalmente ottenuto gli strumenti necessari per condurre test sperimentali sulle teorie di base. Sono stati costruiti tre costosi "tavoli da biliardo": uno in Nord America, uno in Europa e l'altro, che lei conosce bene, a Liangxiang. Il suo Centro di ricerca sulle nanotecnologie ci ha guadagnato un sacco di soldi.

«Questi acceleratori ad alta energia hanno aumentato di un ordine di grandezza la quantità di energia disponibile per le particelle in urto, toccando un livello mai raggiunto dalla razza umana prima d'ora. Eppure, con la nuova strumentazione, le stesse particelle, gli stessi livelli d'energia e gli stessi parametri sperimentali davano risultati diversi. E non soltanto gli esiti variavano a seconda dell'acceleratore usato, ma anche con la stessa macchina gli esperimenti condotti in momenti diversi davano risultati diversi. I fisici sono entrati nel panico. Hanno ripetuto più e più volte gli esperimenti di collisione a elevatissima energia, ma il risultato cambiava ogni volta e sembrava non esistere alcuno schema.»

«Che significa?» domandò Wang. Nel vedere che Ding lo guardava senza parlare, aggiunse: «Oh, il mio ambito è la nanotecnologia, e lavoro anche con strutture in microscala, ma tutto questo è piuttosto lontano dal suo campo. La prego, mi illumini».

«Significa che le leggi della fisica non sono invarianti nel tempo e nello spazio.»

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Pagina 86

Inconsciamente, Wang pensava a lei come al vecchissimo sistema operativo DOS: uno schermo nero, vuoto, uno spoglio C:> sul monitor, un cursore lampeggiante. Qualunque comando si digitasse, rispondeva. Non una sola lettera in più, non un solo cambiamento. Ma ora Wang sapeva che dietro quel simbolo C:> c'era un abisso senza fondo.

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Pagina 101

8
Ye Wenjie



Wang si tolse la V-suit e il casco per visuale panoramica. Aveva la camicia intrisa di sudore, come se si fosse appena svegliato da un incubo. Lasciò il centro di ricerca, montò in macchina e guidò fino all'indirizzo datogli da Ding Yi: la casa della madre di Yang Dong.

Era del Caos. Era del Caos. Era del Caos...

Quel pensiero continuava a girargli per la testa. "Perché il percorso del sole nel mondo di Tre Corpi dovrebbe essere privo di uno schema regolare?" pensò. "L'orbita di un pianeta può essere circolare o ellittica, ma la rivoluzione attorno al suo sole è necessariamente periodica. L'irregolarità assoluta nel movimento planetario è impossibile..."

Finì con l'infuriarsi con se stesso. Scosse la testa nel tentativo di scacciare questi pensieri. "È soltanto un gioco! Ma ho perso."

Era del Caos. Era del Caos. Era del Caos...

"Dannazione, basta! Perché ci penso in continuazione, perché?"

Impiegò poco per trovare da solo la risposta. Erano anni che non giocava al computer, e chiaramente nel frattempo i componenti di gioco erano progrediti tantissimo. La realtà virtuale e le risposte multisensoriali erano tutti effetti che non aveva mai sperimentato quando era uno studente, ma sapeva pure che l'incredibile realismo di Tre Corpi non era il semplice prodotto di una tecnologia di interfaccia.

Ricordò una lezione di teoria dell'informazione a cui aveva assistito al terzo anno di università; il professore aveva mostrato due immagini agli studenti: una era il famoso dipinto della dinastia Song, Lungo il fiume durante il festival di Qingming, così ricco di vita e di dettagli, l'altro era una fotografia del cielo in un giorno di sole, l'azzurro intenso della distesa screziato soltanto da una nuvola così evanescente che si vedeva a stento. Il professore aveva chiesto alla classe quale immagine contenesse più informazioni, e la risposta fu che il contenuto di informazione della foto (entropia) superava quello del dipinto di uno, se non due ordini di grandezza!

Con Tre Corpi era la stessa cosa. Il suo enorme contenuto di informazione era celato nel profondo. Wang lo percepiva, ma non sapeva esprimerlo. D'improvviso, comprese che i creatori di Tre Corpi avevano adottato un approccio diametralmente opposto a quello dei programmatori di altri videogiochi. In genere, chi creava videogame cercava di mostrare quanta più informazione possibile, al fine di rendere il gioco più realistico. Nel caso di Tre Corpi, invece, i programmatori avevano compresso il contenuto d'informazione per mascherare una realtà più grande, proprio come la foto del cielo, vuota solo in apparenza.

Wang lasciò che la sua mente tornasse a concentrarsi sul gioco.

"Stelle volanti!" disse tra sé. "Quelle devono essere la chiave. Una stella volante, due, tre... Che cosa significano?"

Tormentato da queste riflessioni, scoprì di aver raggiunto la sua meta.

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Pagina 104

«Toccalo pure» disse Ye, che era apparsa sulla soglia della stanza. «Quelli sono i disegni di Dong Dong di quando era bambina.»

Wang prese il quaderno di betulla e lo sfogliò con delicatezza. Ye aveva datato ogni disegno per sua figlia, proprio come aveva fatto per Nan Nan in salotto.

Sulla base di quelle date, Wang calcolò che Yang Dong aveva già tre anni al tempo di quei disegni. Normalmente, i bambini di quell'età sono in grado di disegnare figure umane e oggetti con forme definite, ma i disegni di Yang Dong erano ancora un'accozzaglia disordinata di linee; sembravano quasi il prodotto di una rabbia e una disperazione incontenibili, nate dal desiderio inappagato di esprimere qualcosa. Non era il genere di sentimento che ci si aspetterebbe da una bimba di quell'età.

Ye si sedette lentamente sul bordo del letto, gli occhi fissi sul quaderno, la mente distratta dai pensieri. Sua figlia era morta là, aveva posto fine alla sua vita mentre dormiva. Wang le si sedette accanto; non aveva mai provato un desiderio così intenso di condividere il peso del dolore di qualcun altro.

La donna prese il quaderno di betulla dalle sue mani, se lo strinse al petto e iniziò a parlare a bassa voce. «Non sono stata una brava insegnante per Dong Dong, non in maniera adeguata alla sua età. Troppo presto le spiegai argomenti molto teorici, molto estremi. Quando per la prima volta si dichiarò interessata alla teoria astratta, io le dissi che non era semplice per una donna entrare in quel mondo. Lei mi chiese: "E Madame Curie, allora?". Le risposi che Madame Curie non era mai entrata in quel mondo. Il suo successo fu tutto merito della sua perseveranza e del suo impegno. Ma senza di lei, qualcun altro avrebbe comunque completato il suo lavoro. In verità, Wu Chien-Shiung si era spinta anche oltre. Ma non è proprio un ambiente adatto alle donne. Il modo di pensare femminile è diverso da quello maschile. Non si tratta di stabilire quale sia meglio e quale sia peggio. Entrambi sono necessari per il mondo.

«Dong Dong non mi contraddisse. In seguito, scoprii che lei era davvero diversa. Per esempio, quando le spiegavo una formula, qualsiasi altro bambino avrebbe detto: "Che formula intelligente!". Ma lei diceva: "Questa formula è così elegante, così bella". Aveva la stessa espressione di quando vedeva un delizioso fiore di campo.

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Pagina 122

«Ma il conto alla rovescia... restano soltanto 1091 ore.»

«Fanculo il conto alla rovescia! La tua priorità ora è assicurarti di poterti reggere in piedi e non crollare. Poi, potremo parlare di altre cose.»

«Da Shi, vuoi dirmi che cosa sta succedendo davvero? Ti supplico.»

Shi restò a guardarlo per un po', quindi scoppiò a ridere. «Ho detto la stessa cosa al generale Chang diverse volte. Siamo sulla stessa barca, io e te. Voglio essere onesto: io non so un cazzo di niente. Il mio grado è troppo basso e non mi dicono nulla. A volte penso che questo sia un incubo.»

«Ma di certo saprai più di me.»

«Bene. Sto per rivelarti quel poco che so.» Shi indicò la sponda del fossato che circondava la Città Proibita; i due trovarono un punto e si sedettero.

Era notte, ormai, e il traffico scorreva incessante alle loro spalle, simile a un fiume. Osservarono le loro ombre allungarsi e accorciarsi sul canale.

«Il mio lavoro consiste nel mettere insieme tante cose apparentemente sconnesse. Quando le si collega nel modo esatto, allora ottieni la verità. È da un po' che succedono cose strane.

«Per esempio, si è verificata un'ondata di crimini senza precedenti nei confronti del mondo accademico e delle istituzioni di ricerca scientifica. Ovviamente, tu sai dell'esplosione al cantiere dell'acceleratore di Liangxiang. C'è stato anche l'omicidio di quel premio Nobel... E tutti questi crimini sono insoliti; non sono stati commessi per denaro o per vendetta, non ci sono motivazioni politiche, solo pura e semplice distruzione.

«Altre cose bizzarre sono accadute, anche se non sono crimini. Per esempio, Frontiere della Scienza e il suicidio di quegli accademici. Persino gli ambientalisti sono diventati più spavaldi: manifestazioni ai cantieri contro la costruzione di centrali nucleari e dighe idroelettriche, comunità sperimentali di "ritorno alla natura"... e altre cose che sembrano insignificanti. Tu vai al cinema?»

«No, non direi.»

«Tutti gli ultimi film campioni d'incassi ruotano attorno al tema della natura. Le ambientazioni sono sempre montagne verdi e acque cristalline, con uomini affascinanti e belle donne di epoche imprecisate che vivono in armonia con l'ambiente. Per usare le parole dei registi, "rappresentano la bellezza della vita prima che la scienza violentasse la natura". Prendi La sorgente dei fiori di pesco. È chiaramente quel genere di film che nessuno vuole vedere, eppure hanno speso centinaia di milioni per realizzarlo. Inoltre, hanno indetto quel concorso per opere di fantascienza, con un premio di cinque milioni, e il vincitore è stato quello che ha immaginato il futuro più orrendo possibile. E poi spendono altre centinaia di milioni per fare dei film tratti dalle storie vincitrici... E ci sono tutte queste nuove sette che spuntano come funghi, e i capi di questi culti sembrano avere un sacco di soldi...»

«Che c'entra quest'ultima cosa con ciò che hai detto prima?»

«Bisogna collegare tutti i punti. Certo, prima non dovevo preoccuparmi di questioni del genere, ma dopo essere stato trasferito dall'unità anticrimine al Centro di comando di battaglia, tutto ciò è diventato parte del mio lavoro. Persino il generale Chang è impressionato dal mio talento nel collegare i punti.»

«E qual è la tua conclusione?»

«Tutti questi fatti sono coordinati da qualcuno dietro le quinte che agisce con un unico scopo: rovinare del tutto la ricerca scientifica.»

«Chi?»

«Non ne ho idea. Ma vedo il piano, ed è molto ampio, molto intricato: danneggiare installazioni di ricerca scientifica, uccidere scienziati, spingere al suicidio quelli come te, farvi impazzire. Ma l'obiettivo principale è sviare i vostri pensieri, fino a rendervi ancora più stupidi della gente normale.»

«La tua ultima affermazione è davvero acuta.»

«Allo stesso tempo, vogliono rovinare la reputazione della scienza agli occhi della società. Ovviamente, certa gente è sempre stata dedita ad attività antiscientifiche, ma adesso si tratta di un'azione coordinata.»

«Ti credo.»

«Mi credi solo adesso. Tanti di voi cervelloni brancolavate nel buio, mentre io, con un diploma di scuola professionale, avevo già la risposta? Ah! Dopo aver esposto la mia teoria, gli studiosi e i miei superiori l'hanno ridicolizzata.»

«Se mi avessi presentato la tua teoria tempo fa, sono certo che non ti avrei deriso. Prendi quei ciarlatani che praticano le pseudoscienze; sai cosa li spaventa di più?»

«Gli scienziati veri, ovviamente.»

«No. Anche i migliori scienziati possono essere ingannati dalle pseudoscienze e, talvolta, dedicarvi tutta la vita, ma gli pseudoscienziati hanno paura di un preciso genere di persone, che sono molto difficili da ingannare: gli illusionisti. In effetti, numerose truffe pseudoscientifiche sono state smascherate da illusionisti. Rispetto ai topi di biblioteca del mondo accademico, la tua esperienza di poliziotto ti rende più idoneo a scoprire simili cospirazioni su larga scala.»

«Be', di gente più sveglia di me ce n'è tanta in giro. Quelli ai piani alti erano già al corrente del complotto. Quando all'inizio mi hanno messo in ridicolo, è stato soltanto perché non ho parlato della mia teoria alle persone giuste. In seguito, il comandante della mia vecchia compagnia, il generale Chang, mi ha trasferito altrove, ma ancora oggi non faccio altro che svolgere incarichi minori. Ecco. Adesso ne sai quanto me.»

«Un'altra domanda: che c'entrano i militari in tutto questo?»

«Anche io ero perplesso. Gliel'ho domandato, e loro mi hanno risposto che, essendo in guerra, era naturale che l'esercito fosse coinvolto. Ero proprio come te, pensavo che parlassero di sciocchezze, ma no, non scherzavano affatto. L'esercito è davvero in stato di massima allerta. Ci sono una ventina di Centri di comando di battaglia come il nostro sparsi per il mondo. E sopra di loro, esiste un altro livello di comando. Nessuno, però, conosce i dettagli.»

«Chi è il nemico?»

«Non ne ho idea. Alcuni ufficiali della NATO si sono piazzati nella sala operativa del dipartimento di stato maggiore dell'EPL, e un gruppo di ufficiali dell'EPL lavora dal Pentagono. Chi cazzo lo sa contro chi stiamo combattendo?»

«È tutto così assurdo. Sei sicuro che sia vero?»

«Certi miei compagni dell'esercito adesso sono diventati generali, perciò qualcosa so.»

«I media non ne sanno niente di niente?»

«Ah, questo è un altro problema. Tutte le nazioni tengono la bocca chiusa al riguardo, e fino a ora sono riusciti a tenerlo nascosto. Posso garantirti che il nemico è incredibilmente potente. Quelli che comandano sono terrorizzati! Conosco bene il generale Chang. È il tipo di uomo che non ha paura di niente, neanche se dovesse crollare il cielo, ma so che adesso è preoccupato per qualcosa di infinitamente peggiore. Tutti se la fanno addosso dalla paura e non credono che vinceremo.»

«Se ciò che dici è vero, allora tutti dovremmo avere paura.»

«Chiunque ha paura di qualcosa. Per il nemico non sarà diverso. Più sono potenti, più la cosa che li spaventa potrebbe diventare la loro nemesi fatale.»

«E di cosa credi che abbia paura, il nemico?»

«Di voi! Degli scienziati! La cosa strana è che la loro paura cresce quanto più le vostre ricerche sono lontane dalla realtà concreta, come le teorie astratte, l'ambito di lavoro di Yang Dong. Questo li terrorizza più di quanto il cielo che pulsa terrorizzi te. Ecco perché non si fanno scrupoli. Se uccidervi servisse a risolvere il problema, vi ucciderebbero tutti. Ma la loro tecnica più valida resta ottenebrare le vostre menti. Quando uno scienziato muore, un altro prenderà il suo posto. Ma se i suoi pensieri sono confusi, allora la scienza è finita.»

«Stai dicendo che temono la scienza pura?»

«Esatto, la scienza pura.»

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Pagina 173

Ormai ero stufo di tutto. Misi qualcosa in valigia e mi ritirai in un tempio buddhista, da qualche parte tra le montagne della Cina meridionale.

Oh, non andai per farmi monaco. Ero troppo pigro. Cercavo soltanto un posto tranquillo in cui vivere per un po'. L'abate era un vecchio amico di mio padre, un fine intellettuale diventato monaco in tarda età. Da come mi aveva raccontato mio padre, non aveva altra via d'uscita, al suo livello. Comunque, l'abate mi invitò a restare. Io gli dissi: «Voglio trovare un modo semplice e tranquillo di passare il resto dei miei giorni». E quello rispose: «Questo posto non è poi tanto tranquillo. È frequentato da numerosi turisti e parecchi pellegrini. Chi è davvero sereno può trovare la pace anche in una città affollata. E per raggiungere la serenità, devi svuotarti». Io gli spiegai: «Sono già piuttosto vuoto, la fama e il denaro non significano nulla per me. Ci sono monaci più mondani di me in questo tempio». L'abate scosse la testa e replicò: «No, essere vuoti non significa non avere nulla dentro. È una maniera di esistere, e tu devi sfruttare questa vacuità esistenziale per riempire te stesso».

Le sue parole furono davvero illuminanti. In seguito, dopo averci riflettuto per un po', mi resi conto che quella non era affatto filosofia buddhista, ma ricordava da vicino le moderne teorie della fisica. L'abate mi disse anche che non aveva alcuna intenzione di parlarmi del buddhismo e addusse la stessa ragione che aveva già usato il mio professore di scuola superiore: con quelli come me sarebbe stato solo uno spreco di tempo.

Quella prima notte nella stanzetta angusta del tempio non riuscii a chiudere occhio. Non avevo immaginato che quel rifugio lontano dal mondo fosse così scomodo. Sia la coperta, sia le lenzuola erano inumidite dalla nebbia delle montagne, e il letto era duro come pietra. Così, per addormentarmi, cercai di seguire il consiglio dell'abate e di riempirmi di "vacuità".

La prima "vacuità" che creai nella mia mente fu l'infinito dello spazio. Non c'era nulla in esso, nemmeno la luce. Ma presto capii che il vuoto del cosmo non mi donava pace, anzi, mi riempiva di un'angoscia senza nome, e io mi sentivo come un uomo che sta per annegate, che annaspa nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa.

Per questo motivo, immaginai di essere racchiuso in una sfera nello spazio infinito, una sfera non di grandi dimensioni, ma con una sua massa. Nemmeno in quel caso il mio stato mentale migliorò. La sfera fluttuava nel bel mezzo del vuoto, anche se nello spazio qualsiasi punto potrebbe trovarsi "nel bel mezzo". L'universo non poteva agire in alcun modo sul mio bozzolo, così come io non potevo agire su nulla. Galleggiava là, immobile, immutabile, una perfetta rappresentazione della morte.

Creai una seconda sfera con la stessa massa della prima. Entrambe avevano superfici perfettamente riflettenti; si specchiavano l'una nell'altra, e in questo modo ciascuna mostrava alla gemella l'immagine dell'unica cosa esistente nell'universo a parte se stessa. Ma la situazione non cambiò di molto. Senza un primo impulso, vale a dire, senza che io imprimessi loro una spinta iniziale, presto le due sfere sarebbero state attirate dalla reciproca forza gravitazionale e sarebbero rimaste così, unite, immobili, un simbolo di morte. Se, invece, si fosse verificato un movimento iniziale e non avesse dato luogo a una collisione, allora le sfere avrebbero cominciato a ruotare l'una attorno all'altra sotto l'influenza della gravità. A dispetto delle condizioni iniziali, alla fine i moti di rivoluzione si sarebbero stabilizzati, divenendo immutabili: la danza della morte.

Introdussi dunque una terza sfera e, con mia grande sorpresa, la situazione mutò completamente. Come ho detto, le figure geometriche diventano numeri nei recessi della mia mente. Gli universi senza sfera, con una e con due sfere assumevano tutti la forma di una o di alcune equazioni, come foglie solitarie alla fine dell'autunno. Ma questa terza sfera donò vita alla "vacuità". Dopo aver loro impresso una forza iniziale, i tre elementi avviarono una serie di movimenti complessi che parevano non ripetersi mai allo stesso modo. Le equazioni descrittive piovvero senza posa in un diluvio di numeri.

E poi, all'improvviso, mi addormentai. Le tre sfere continuarono a danzare nei miei sogni, una danza senza schema, con passi sempre diversi. Nel profondo di me, tuttavia, avvertivo che quel ballo possedeva un ritmo, solo che era un ritmo il cui periodo di ripetizione durava all'infinito. Questo mi incantava e fece nascere in me la voglia di descrivere, in tutto o almeno in parte, quel periodo.


Il giorno dopo, non riuscivo a smettere di pensare alle tre sfere che danzavano nel vuoto. La mia attenzione non era mai stata così assorbita da qualcosa. Arrivai al punto che uno dei monaci chiese all'abate se avessi qualche problema psicologico. L'abate rise e disse: «Non preoccuparti, ha trovato il vuoto». Sì, avevo trovato il vuoto. Ora, potevo essere in pace in una città affollata. Persino in mezzo a una calca rumorosa, il mio cuore sarebbe rimasto completamente tranquillo. Per la prima volta, la matematica mi divertiva. Mi sentivo come un libertino che è sempre passato di donna in donna senza provare mai nulla, e all'improvviso si ritrova innamorato.

Il problema dei tre corpi segue dei principi fisici molto elementari. Si tratta essenzialmente di un problema matematico.


«Non conosceva Henri Poincaré ?» lo interruppe Wang Miao.


Al tempo, no, non lo conoscevo. Be', so che uno studente di matematica dovrebbe conoscere un maestro come Poincaré, ma io non avevo maestri da idolatrare e non mi interessava diventare uno di loro, perciò non lo conoscevo. Ma se anche avessi avuto familiarità con le sue teorie, questo non mi avrebbe impedito di continuare a dedicarmi al problema dei tre corpi.

Tutti pensano che, secondo Poincaré, il problema dei tre corpi non abbia soluzione, ma io credo che si sbaglino. Egli dimostrò soltanto una dipendenza sensibile alle condizioni iniziali e provò che il problema dei tre corpi non poteva essere risolto con gli integrali. Ma sensibile non significa del tutto indeterminabile. È solo che la soluzione contiene un numero maggiore di forme differenti. Occorre semplicemente un nuovo algoritmo.

Allora, pensai una cosa: avete mai sentito parlare del metodo Monte Carlo? Be', si tratta di un algoritmo computazionale usato spesso per calcolare l'area di figure irregolari. Nello specifico, il software inscrive la figura che ci interessa all'interno di una forma la cui area è nota, come una circonferenza, dopo di che bombarda la figura in maniera casuale con una serie di minuscole palline, senza mai colpire lo stesso punto due volte. Dopo un elevato numero di colpi, la quantità di palline che cadono all'interno della figura irregolare viene messa in rapporto con il numero totale di punti usati per crivellare il cerchio, e questo rapporto ci restituisce l'area della nostra figura. Ovviamente, più le palline sono piccole, più il risultato è accurato.

Sebbene il metodo sia semplice, esso dimostra matematicamente quanto la forza bruta della casualità possa dominare sulla precisione della logica. È un approccio numerico che sfrutta la quantità per determinare la qualità, ed è questa la mia strategia per risolvere il problema dei tre corpi. Studio il sistema attimo per attimo e, ogni volta, i vettori di movimento delle sfere possono combinarsi in un'infinità di modi. Io tratto qualunque combinazione come una forma di vita. La chiave è stabilire alcune regole: quali combinazioni vettoriali di movimento sono "sane" e "vantaggiose", e quali sono "dannose" e "nocive"? Le prime sono da mantenere, mentre le seconde sono da scartare. La computazione procede eliminando le combinazioni dannose e conservando quelle vantaggiose. Alla fine, la combinazione che sopravvive illustra la successiva configurazione che il sistema assumerà di lì a poco.


«Un algoritmo evolutivo» commentò Wang.

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17
Tre Corpi
Newton, von Neumann, il Primo Imperatore
e la Sizigia Trisolare



L'inizio del secondo livello di Tre Corpi non era molto diverso dal primo: ancora quella strana, fredda alba, ancora la colossale piramide, solo che stavolta l'edificio era di nuovo in stile egizio.

Wang udì lo stridio del metallo contro il metallo, un suono che rendeva ancora più palpabile il silenzio del gelido mattino. Ne cercò la fonte e scorse due ombre scure che si muovevano ai piedi della piramide. Nella luce fioca il metallo baluginava di tanto in tanto tra le ombre: un duello con le spade.

Quando la sua vista si fu abituata alla semioscurità, Wang poté distinguere più chiaramente le figure. A giudicare dall'aspetto della piramide, doveva trovarsi in un punto imprecisato della versione ludica dell'Oriente che aveva già conosciuto, anche se i duellanti indossavano vestiti europei che richiamavano l'abbigliamento del sedicesimo o diciassettesimo secolo. L'uomo più basso si piegò per evitare un fendente e la parrucca argentea gli cadde dalla testa. Dopo una serie di altri affondi e schivate, un terzo individuo comparve da dietro l'angolo della piramide; corse verso i due combattenti e tentò di farli smettere, ma le lame sibilanti che squarciavano l'aria gli impedivano di avvicinarsi troppo.

Gridava: «Basta! Non avete nulla di meglio da fare, voi due? Dov'è il vostro senso di responsabilità? Se la civiltà non ha futuro, che senso ha questo briciolo di gloria per cui vi state battendo?».

Ma i duellanti lo ignoravano e continuavano a concentrarsi sulla lotta. D'un tratto, l'uomo più alto lanciò un urlo di dolore e mollò la spada, che piombò a terra con un forte clangore, poi si voltò e fuggì, tenendosi il braccio ferito. L'altro parti all'inseguimento, ma fece solo qualche passo prima di fermarsi e sputare verso lo sconfitto.

«Codardo!» Si chinò a raccogliere la parrucca e, quando si rialzò, vide Wang. Indicando il fuggitivo, disse: «Ha osato affermare di aver inventato il calcolo!». Si rimise la parrucca, si portò una mano sul cuore e rivolse a Wang un elaborato inchino. « Isaac Newton , al tuo servizio.»

«Allora quello che scappa deve essere Leibniz » concluse Wang.

«Esatto, un uomo senza scrupoli. Non che questa insignificante rivendicazione di fama susciti qualche interesse in me. Inventare le tre leggi della dinamica mi ha già reso il più grande di tutti, a parte Dio, naturalmente. Dai movimenti planetari alle divisioni cellulari, tutto segue questi tre grandi principi. E adesso, con il potente mezzo matematico del calcolo, elaborare lo schema del movimento dei tre soli sarà solo questione di tempo.»

«Non è così semplice» intervenne l'uomo che aveva cercato di interrompere il duello. «Non hai considerato la quantità di calcoli necessari? Ho visto il tuo elenco di equazioni differenziali e non credo che in questo caso sia possibile una soluzione analitica, ma solo una numerica. Tuttavia, la capacità di calcolo richiesta è tale che, se anche tutti i matematici del mondo vi lavorassero senza posa, non si riuscirebbe a completare le operazioni prima della fine del mondo. E ovviamente, se non si raggiunge presto una soluzione, la fine del mondo non tarderà ad arrivare.» Si inchinò a Wang in modo... be', in modo più moderno.

« Von Neumann. »

«Non sei stato forse tu a portarci a migliaia di chilometri verso Oriente per risolvere il problema del calcolo di quelle equazioni?» chiese Newton, prima di rivolgersi a Wang. « Norbert Wiener e quel depravato che se l'è appena data a gambe sono venuti con noi. Ci siamo imbattuti nei pirati al largo del Madagascar. Wiener li ha affrontati da solo per dare modo a noi di fuggire, ed è perito valorosamente.»

«Perché siete venuti in Oriente per costruire un computer?» domandò Wang a von Neumann.

Quest'ultimo e Newton si scambiarono uno sguardo perplesso. «Computer? Una macchina per il calcolo! Un congegno simile esiste davvero?»

«Non conoscete i computer? E in che modo pensavate di completare quell'immensa mole di operazioni?»

Von Neumann fissò Wang con tanto d'occhi, come se il suo quesito non avesse alcun senso. «Usando le persone, naturalmente. Cos'altro, a parte la mente umana, è capace di effettuare calcoli?»

«Ma hai appena detto che tutti i matematici del mondo non basterebbero.»

«Al posto dei matematici, useremo lavoratori comuni. Ne occorreranno molti, almeno trenta milioni. Faremo matematica sfruttando la tattica dell'onda umana.»

«Lavoratori comuni? Trenta milioni?» Wang era esterrefatto. «Ma se ricordo bene, questa è un'epoca in cui il 90 per cento della popolazione è analfabeta. Eppure, tu intendi trovare trenta milioni di persone che sappiano operare calcoli?»

«Hai mai sentito l'aneddoto sull'esercito del Sichuan?» Von Neumann estrasse un grosso sigaro, ne strappò un'estremità con un morso e lo accese. «Stavano addestrando dei soldati, ma poiché non erano istruiti, non riuscivano nemmeno a eseguire il semplice ordine della marcia: SINISTRA-DESTRA-SINISTRA. Così, l'istruttore inventò uno stratagemma: ogni soldato doveva indossare una scarpa di paglia al piede sinistro e una di tela al piede destro. E quando marciavano, gridava con accento del Sichuan: PAGLIA-TELA-PAGLIA-TELA... Noi abbiamo bisogno di soldati come quelli. Ma ce ne servono trenta milioni.»

Dopo aver ascoltato questa storiella moderna, Wang capì che costui non era un programma informatico, bensì una persona in carne e ossa, e quasi certamente un cinese.

«Difficile immaginare un esercito così vasto» commentò scrollando la testa.

«Ecco perché siamo venuti al cospetto di Qin Shihuang, il Primo Imperatore.» Newton indicò la piramide.

«È ancora lui a regnare?» Wang si guardò attorno. Vide che gli armigeri a guardia dell'entrata della piramide erano davvero equipaggiati con delle semplici corazze in cuoio e alabarde ji della dinastia Qin. Ma ormai, l'anacronistico miscuglio di riferimenti storici in Tre Corpi non lo sorprendeva più.

«Tutto il mondo sarà assoggettato a lui, perché egli possiede un'armata di oltre trenta milioni di soldati che si stanno preparando alla conquista dell'Europa. D'accordo, andiamo a parlarci.» Von Neumann concluse dicendo a Newton: «Getta la spada». E Newton obbedì.

I tre entrarono nella piramide, e stavano per accedere alla sala del trono quando una guardia all'uscita della galleria ordinò loro di spogliarsi. Newton protestò: «Siamo insigni studiosi. Quelli della nostra levatura non portano armi nascoste!».

Mentre i due erano impegnati in questa discussione infruttuosa, una voce profonda e virile risuonò nella sala del trono: «Costui è lo straniero che ha scoperto i tre principi della dinamica? Fatelo entrare assieme ai suoi compagni».

I tre avanzarono nella grande sala. Il Primo Imperatore camminava avanti e indietro, trascinando sul pavimento la lunga veste e il famoso spadone. Quando si voltò a scrutare gli eruditi appena arrivati, Wang si rese contò che quegli occhi erano gli stessi di Re Zhou di Shang e di papa Gregorio.

«Conosco già lo scopo della vostra visita. Siete europei, perché non vi siete rivolti a Cesare? Il suo è un vasto impero, di certo saprà trovarvi trenta milioni di uomini.»

«Mio onoratissimo Imperatore, conosce le sue armate? Sa in che stato versa il suo impero? Persino il fiume che attraversa la magnifica città eterna di Roma è molto inquinato. E sa perché?»

«Scorie dell'industria bellica?»

«No, grande Imperatore. È il vomito dei romani. Essi rimettono dopo le abbondanti gozzoviglie. Durante i banchetti, sotto i tavoli, vengono approntate delle lettighe apposta per i nobili. Quando questi hanno mangiato così tanto da non potersi più muovere, i servi li trasportano a casa. Tutto l'impero è sprofondato in una palude di eccessi da cui non riesce più a riemergere. Ammesso che Cesare riesca a formare un'armata di trenta milioni, i soldati non avrebbero la capacità né la forza di affrontate questo calcolo grandioso.»

«Ne sono consapevole» replicò Qin Shihuang. «Ma Cesare sta ridestando e rinvigorendo il suo esercito. La saggezza degli occidentali è terrificante. Non siete più intelligenti dei popoli d'Oriente, ma sapete discernere la via più giusta. Per esempio, lui ha capito che i soli sono tre, e tu hai elaborato le tre leggi. Questi sono grandi traguardi. Per ora, noi gente d'Oriente non possiamo eguagliarvi. Non dispongo delle risorse per conquistare l'Europa. Le mie navi non sono abbastanza resistenti, e se dovessimo marciare via terra, non potrei mantenere linee di approvvigionamento così lunghe.»

«Ecco perché, Grande Imperatore, il suo impero deve continuare a svilupparsi!» Von Neumann non si lasciò sfuggire l'opportunità. «Facendo suo il segreto del movimento dei tre soli, sarà in grado di sfruttare al massimo le possibilità offerte da ciascuna Era dell'Ordine, e allo stesso tempo potrà contenere i danni causati dalle Ere del Caos. In questo modo, il suo progresso sarà molto più rapido di quello europeo. Creda a noi, siamo studiosi. Fintanto che useremo il calcolo e i tre principi del movimento per predire accuratamente le dinamiche solari, non ci interessa chi conquisterà il mondo.»

«Certo che devo predire le dinamiche solari, ma se volete che raduni per voi trenta milioni di uomini, allora dovete almeno dimostrarmi come vengono operati questi calcoli.»

«Maestà Imperiale, la prego di concedermi tre soldati e glielo mostrerò.» Von Neumann cominciava a entusiasmarsi.

«Tre? Soltanto tre? Potrei dartene tremila con uno schiocco di dita.» Qui Shihuang gli lanciò un'occhiata diffidente.

«Maestà Imperiale, ha appena espresso il difetto del pensiero orientale quando si parla di ragionamento scientifico. Questo accade perché non si è reso conto che tutti gli oggetti complicati dell'universo sono costituiti da elementi più semplici. Mi servono soltanto tre soldati.»

Qin Shihuang gesticolò e i tre uomini si fecero avanti. Erano tutti molto giovani e, similmente ad altri guerrieri Qin, si muovevano come automi.

«Non conosco i vostri nomi» disse von Neumann. Toccò i primi due sulle spalle. «Voi vi occuperete del segnale d'ingresso, perciò vi chiamerò "Entrata 1" ed "Entrata 2".» Indicò allora il terzo uomo e disse: «Tu, invece, ti occuperai del segnale di uscita e per questo ti chiamerò "Uscita"». Spinse i tre soldati nella posizione che desiderava. «Così. Formate un triangolo. Uscita all'apice, Entrata 1 e 2 fungano da base.»

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19
Tre Corpi
Einstein, il Monumento del Pendolo
e il Grande Strappo



La quinta volta che Wang Miao accedette a Tre Corpi era l'alba, come al solito, ma il mondo era irriconoscibile.

[...]

«Onorato Copernico , riposa qui i tuoi piedi operosi per un poco» disse il vecchio dopo il tramonto della grande luna. «Così potrai apprezzare un po' di Mozart, e io racimolerei qualcosa per il pranzo.»

«Ma tu... se non sbaglio...» Wang scrutò quel volto grinzoso. Le rughe erano lunghe, curvavano dolcemente sul viso, come se cercassero di creare un qualche tipo di armonia.

«Non sbagli. Sono Einstein , un pover'uomo pieno di fede in Dio, sebbene da Lui abbandonato.»

«Che cos'è quella luna colossale? Non l'ho mai vista le altre volte che sono venuto qui.»

«Ormai si è raffreddata.»

«Cosa?»

«La grande luna. Quando ero bambino, ardeva ancora. Si sollevava al centro del cielo e io potevo scorgere il suo bagliore vermiglio fin dalle lande centrali. Ma ora è fredda... Non hai saputo del Grande Strappo?»

«No. Di che si tratta?»

Einstein esalò un sospiro e scosse la testa. «Non parliamo di questo. Dimentichiamo il passato. Il mio passato, il passato della civiltà, il passato dell'universo... troppo dolorosi da ricordare.»

«Come hai fatto a ridurti così?» Wang rovistò nella tasca in cerca di qualche moneta, quindi si piegò e lasciò cadere i nichelini nel cappello.

«Grazie, signor Copernico. Speriamo che Dio non ti abbandoni, anche se non nutro molte speranze. Ho idea che il modello che tu, Newton e gli altri creaste in Oriente con l'aiuto della formazione computer umana fosse quasi corretto. Ma quel minuscolo margine d'errore era come un abisso insuperabile per Newton e gli altri.

«Ho sempre pensato che, senza di me, qualcun altro prima o poi avrebbe scoperto la relatività ristretta. Ma la relatività generale è diversa. Newton non tenne conto del fatto che l'orbita planetaria è influenzata dalla curvatura spaziotemporale determinata dalla gravità, così come è descritto nella relatività generale. Per quanto fosse piccolo l'errore causato da questa mancanza, il suo impatto sui risultati della computazione risultò fatale. Per produrre il modello matematico corretto, bastava aggiungere alle equazioni classiche il fattore di correzione della perturbazione spaziotemporale. Il potere computazionale richiesto supera di gran lunga quello cui arrivaste in Oriente, ma oggi è garantito dai moderni computer.»

«I risultati della computazione hanno trovato riscontro nelle osservazioni astronomiche?»

«Se così fosse, credi che sarei qui? Ma da un punto di vista estetico, io ho ragione e l'universo ha torto. Per primo mi ha abbandonato Dio, poi tutti gli altri. In nessun luogo sono il benvenuto. Princeton mi ha tolto il lavoro di professore, l'UNESCO non mi voleva neanche come consulente scientifico. Prima non avrei accettato quella posizione nemmeno se mi avessero implorato in ginocchio. Pensai addirittura di andare in Israele per diventare presidente, ma in seguito cambiarono idea e dissero che ero soltanto un ciarlatano...»

Einstein ricominciò a suonare, riprendendo da dove si era interrotto. Dopo averlo ascoltato per un po', Wang si diresse a grandi passi verso il palazzo dell'ONU.

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Pagina 267

Una volta, distolse gli occhi dal libro e vide che Feng teneva sulle ginocchia la scarpa di tela che stava cucendo. Fissava la lampada a cherosene ed era del tutto assorta. Quando si accorse che l'altra la stava osservando, le chiese: «Sorella, perché le stelle del cielo non cadono sulla terra?».

Ye la scrutò a lungo. La lampada, artista abilissima, faceva di lei un ritratto classico, con colori solenni e pennellate luminose. Feng si era avvolta il cappotto attorno alle spalle, esponendo il dudou rosso, un leggero indumento che le copriva i seni, e un braccio rotondo e liscio. I chiaroscuri della lampada davano risalto alla sua figura, le parti più belle del suo corpo accese da tinte vivide, il resto di lei nascosto nella penombra. Anche lo sfondo si perdeva nelle tenebre, e tutto si dissolveva in una dolce oscurità. Ma uno sguardo più attento rivelava la presenza di una luminescenza rossa appena accennata, che non proveniva dalla lampada a cherosene, bensì dai carboni ardenti che brillavano sul pavimento. Sui vetri della finestra, il freddo cominciava già a scolpire splendidi viticci di ghiaccio, per reazione con l'aria umida e calda dell'interno.

«Hai paura che le stelle cadano?» le chiese Ye a bassa voce.

Feng scoppiò a ridere e scosse la testa. «Cosa c'è da aver paura? Sono così piccole.»

Ye non le diede una spiegazione da astrofisica e disse soltanto: «Sono molto, molto lontane. Non possono cadere».

Feng parve soddisfatta da quella risposta e tornò a concentrarsi sul cucito. Ma l'inquietudine ormai si era impadronita di Ye. Mise via il libro e si stese sulla superficie calda del kang, chiudendo gli occhi. Nella sua immaginazione, l'universo attorno alla piccola casetta scomparve, proprio come la lampada a cherosene lasciava al buio gran parte della stanza. Sostituì l'universo nel cuore di Feng con il cosmo vero. Il cielo notturno era una cupola nera che copriva a stento l'immensità del mondo. La superficie della volta era ingemmata da miriadi di stelle, che scintillavano cristalline e argentee, nessuna più grande dello specchio sull'antico tavolo di legno accanto al letto. La terra era piatta e si estendeva lontano in ogni direzione, ma esisteva un limite dove si incontrava col cielo. La distesa del mondo era venata di catene montuose come il Grande Khingan, chiazzata da foreste costellate da minuscoli villaggi come Qijiatun... Quella sorta di universo giocattolo la confortò e, a poco a poco, il cosmo si riversò dall'immaginazione nei suoi sogni.

In quel piccolo insediamento sperduto sulle montagne del Grande Khingan, qualcosa finalmente si sciolse nel cuore di Ye e un limpido, piccolo specchio d'acqua fece la sua comparsa nella tundra gelata della sua anima.

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Pagina 295

«Concentriamoci su un fatto, prima. I trisolariani sono stati capaci di lanciare due protoni da quattro anni luce di distanza, ed entrambi hanno raggiunto il bersaglio! Un'accuratezza incredibile. Tra noi e loro ci sono innumerevoli ostacoli: polvere interstellare e così via. E sia la Terra, sia il sistema solare sono in movimento. Una cosa del genere richiede più precisione del lancio di una mosca da Plutone. La bravura del tiratore supera ogni immaginazione.»

Wang si sentì il cuore stritolato in una morsa alla menzione del termine "tiratore". «Cosa credi che significhi?»

«Non lo so. Secondo te che aspetto hanno le particelle subatomiche, come i protoni e i neutroni?»

«Sono praticamente dei puntini. Ma puntini con una struttura interna.»

«Per fortuna, l'immagine nella mia mente è più concreta della tua.» Mentre parlava, Ding gettò via la sigaretta che stava fumando. «Cosa pensi che sia quello?» E indicò il mozzicone per terra.

«Un filtro di sigaretta.»

«Bene. Guardando quella cosa minuscola da questa distanza, che ti sembra?»

«È praticamente un puntino.»

«Esatto.» Ding andò a raccogliere l'oggetto, poi lo aprì davanti agli occhi di Wang, rivelando il giallastro, spugnoso materiale interno. Si sentiva odore di catrame bruciato. Ding proseguì: «Guarda, se espandi questo piccolo filtro, l'area della superficie assorbente può arrivare a coprire un soggiorno intero» disse, buttandolo via. «Fumi la pipa?»

«Non fumo più nulla.»

«I filtri delle pipe sono di tipo diverso, ma migliore. Ne puoi comprare uno per tre yuan. Il filtro della pipa ha più o meno lo stesso diametro di quello di una sigaretta, solo che è più lungo: un tubicino di carta riempito di carboni attivi. Se togli i carboni attivi, vedrai che sembrano un mucchietto di particelle nere, come cacche di topo. Ma se li riunisci, la superficie assorbente formata dai piccoli fori all'interno è grande quanto un campo da tennis. Ecco perché il carbone attivo è così assorbente.»

«Cosa stai cercando di dire?» domandò Wang, e ascoltò attentamente la risposta.

«Il materiale spugnoso del filtro, cioè il carbone attivo, è tridimensionale, ma la sua superficie assorbente è bidimensionale. Quindi, puoi capire quanto una minuscola struttura ad alta dimensione possa ospitare un'immensa struttura a bassa dimensione. A livello macroscopico, tuttavia, la questione è fino a che punto uno spazio ad alta dimensione sia in grado di contenere uno spazio a bassa dimensione. Poiché Dio è stato avaro, durante il Big Bang ha concesso al mondo macroscopico soltanto tre dimensioni spaziali, a cui va aggiunto il tempo. Questo, però, non significa che dimensioni più alte non esistano. All'interno della microscala, o più precisamente all'interno del regno quantico, sono contenute fino a sette dimensioni in più. Sommate alle quattro della macroscala, le particelle fondamentali esistono in un spaziotempo endecadimensionale.»

«E allora?»

«Voglio soltanto sottolineare questo fatto: nell'universo, il progresso tecnologico di una civiltà si misura in base alla sua capacità di controllare e sfruttare le microdimensioni. Impiegare le particelle fondamentali senza padroneggiare le microdimensioni è una cosa che i nostri ignudi e pelosi antenati delle caverne avevano già imparato a fare con la scoperta del fuoco. Controllare le reazioni chimiche significa manipolare microparticelle ignorando le microdimensioni. Ovviamente, le nostre conoscenze si sono ampliate nel corso dei secoli: dal fuoco alle macchine a vapore, e poi ai generatori. Ora, la capacità umana di manipolare microparticelle sulla macroscala ha raggiunto un picco: abbiamo i computer e i nanomateriali. Ma queste conquiste sono avvenute senza che sbloccassimo le tante microdimensioni. Dal punto di vista di una civiltà aliena più avanzata, fuoco, computer e nanomateriali sono essenzialmente la stessa cosa. Tutti appartengono allo stesso livello. Ecco perché gli extraterrestri ancora ci considerano miseri insetti. Sfortunatamente, credo che abbiano ragione.»

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