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| << | < | > | >> |Indice6 Prefazione 8 Introduzione 10 Come diventare un filosofo in (poco più di) 30 secondi 12 Linguaggio e logica 14 GLOSSARIO 16 I sillogismi di Aristotele 18 Il paradosso di Russell e il logicismo di Frege 20 profilo: Aristotele 22 La teoria delle descrizioni di Russell 24 L'enigma di Frege 26 Il teorema di Gödel 28 Il paradosso del mentitore 30 Il paradosso del sorite di Eubulide 32 Scienza ed epistemologia 34 GLOSSARIO 36 Cogito ergo sum 38 Il controesempio di Gettier 40 profilo: Karl Popper 42 Il cervello nel vaso 44 Il problema di induzione di Hume 46 L'enigma di Goodman 48 Congetture e confutazioni di Popper 50 Le rivoluzioni scientifiche di Kuhn 52 Mente e metafisica 54 GLOSSARIO 56 Mente e corpo in Descartes 58 L'intenzionalità di Brentano 60 Il linguaggio del pensiero di Fodor 62 La persona di Parfit 64 profilo: René Descartes 66 Gli zombie di Chalmers 68 I paradossi di Zenone 70 La mano sinistra di Kant 72 La nave di Teseo 74 Demone di Laplace, determinismo e libero arbitrio 76 Il fantasma nella macchina di Ryle 78 Etica e filosofia politica 80 GLOSSARIO 82 L'etica di Aristotele 84 Stato di natura e contratto sociale 86 L'imperativo categorico di Kant 88 profilo: Immanuel Kant 90 L'utilitarismo di Mill 92 Il materialismo storico di Marx 94 Il problema del tram 96 Religione 98 GLOSSARIO 100 Le cinque vie di Tommaso 102 La prova ontologica di Anselmo 104 profilo: Tommaso d'Aquino 106 Il dilemma di Epicuro 108 L'orologiaio di Paley 110 La scommessa di Pasca( 112 Hume contro i miracoli 114 Grandi momenti 116 GLOSSARIO 118 Il metodo di Socrate 120 La caverna di Platone 122 Le quattro cause di Aristotele 124 L'atomismo di Lucrezio 126 profilo: Ludwig Wittgenstein 128 L'idealismo di Berkeley 130 L'A priori sintetico di Kant 132 La dialettica di Hegel 134 Il pragmatismo di James 136 Il buonsenso di Moore 138 Il linguaggio raffigurativo di Wittgenstein 140 Filosofia continentale 142 GLOSSARIO 144 Il superuomo di Nietzsche 146 profilo: Friedrich Nietzsche 148 Derrida e il decostruzionismo 150 Il nulla di Heidegger 152 Sartre e la malafede 154 Note sugli autori 156 Fonti 158 Indice analitico 160 Ringraziamenti |
| << | < | > | >> |Pagina 6PREFAZIONE
Stephen Law
La filosofia si occupa di quelle che vengono talvolta definite "grandi domande", riguardanti l'etica ("Che cosa rende qualcosa moralmente giusto o sbagliato?"), ciò che possiamo conoscere, ammesso che sia dato conoscere qualcosa ("Č possibile sapere se il mondo intorno a noi è reale o se si tratta di una realtà virtuale generata al computer?"), la natura dell'esistenza umana ("Siamo il nostro cervello? Abbiamo un'anima?") e quella della realtà ("Perché esiste ciò che esiste?"). Anche la religione tenta di rispondere a questo genere di domande ma, al di là dei punti in comune relativamente ai temi trattati, adotta un approccio completamente differente. Mentre la fede e la rivelazione sono i tipici fondamenti della religione, la filosofia pone maggiore enfasi sulla ragione, sull'utilizzo dell'intelligenza per trovare le migliori risposte possibili. Si ritiene che Socrate abbia detto: "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta". A mio parere si tratta di un'affermazione troppo forte. Se pensiamo a chi si dedica altruisticamente a migliorare la vita di amici, parenti e della comunità, difficilmente possiamo dire che conduca una vita priva di significato solo perché non si è mai fermato a riflettere su questioni filosofiche. Detto questo, non ho dubbi che un po' di filosofia faccia bene a chiunque. Le competenze che questa disciplina aiuta a sviluppare, come la capacità di rilevare un'argomentazione capziosa o di sintetizzare un argomento con precisione, sono generalmente apprezzate dai datori di lavoro perché "trasferibili". Un minimo di dimestichezza con la filosofia può aiutarci anche a formulare solide argomentazioni difensive e a vanificare le astuzie di pretenziosi affabulatori e venditori di fumo. Ma un minimo di riflessione filosofica è prezioso anche per altri motivi. Che ne siamo consapevoli o meno, abbiamo tutti delle convinzioni filosofiche. Tra queste rientrano l'affermazione o la negazione dell'esistenza di Dio e l'idea che giusto e sbagliato siano criteri soggettivi o in qualche modo oggettivi. Molti di noi vivono la loro vita senza nemmeno rendersi conto di avere concezioni filosofiche, né tantomeno le mettono in discussione. Potreste chiedervi: "Che senso ha porre queste domande? Dopotutto, le idee e la vita di chi le pone non sono molto diverse da quelle di chi non lo fa". Forse ha senso perché la vita senza ricerca non è una scelta libera e consapevole delle alternative ma un solco arato meccanicamente. Se non siete ancora convinti che sia una buona cosa, converrete che la filosofia è divertente. In queste pagine troverete alcune delle idee più affascinanti, intelligenti, straordinarie e talvolta autenticamente inquietanti mai formulate dall'umanità. Immergetevi e scopritele. | << | < | > | >> |Pagina 9INTRODUZIONE
Barry Loewer
La filosofia tenta di andare al fondo delle cose ponendo domande e offrendo possibili risposte. Alla base della scienza, ad esempio, si trovano domande come: "Quali sono i suoi obiettivi?", "In che cosa consiste il metodo scientifico e perché è tanto efficace?", "Cos'è una legge scientifica?", "Cos'è il tempo?" e altre ancora. Gli scienziati di solito non si fermano a riflettere su quesiti fondamentali come questi perché sono troppo impegnati a dedicarsi alla scienza in sé. Se la cavano accettando, implicitamente o esplicitamente, alcune concezioni senza metterle in discussione. Pensare a queste domande e sviluppare spiegazioni sistematiche dei fondamenti della scienza è un compito che viene lasciato ai filosofi. Altri rami della filosofia si occupano dei fondamenti dell'etica, dell'arte, della religione, della matematica, della psicologia, del linguaggio e del pensiero in generale. In effetti, per qualsiasi settore dell'attività umana esiste una filosofia che ne prende in esame i fondamenti. I rami più generali della filosofia sono l'ontologia (relativa a ciò che è), l'epistemologia (relativa a come e quanto possiamo conoscere di ciò che è) e l'etica (relativa a quello che dovremmo fare di ciò che è). I filosofi si occupano delle domande fondamentali da almeno 2500 anni. Tutto è iniziato con i grandi filosofi greci Socrate, Platone e Aristotele per continuare fino ai nostri giorni, in cui la maggior parte dei filosofi (ma non tutti) ricopre una cattedra all'università. La filosofia si è evoluta come una sorta di conversazione tra filosofi attraverso i secoli. Ad esempio, i primi a porsi la domanda "Cos'è la conoscenza?" sono stati i Greci; le loro risposte sono state discusse dai filosofi medievali e le risposte di questi ultimi sono state a loro volta dibattute e ampliate dai filosofi del XVII e XVIII secolo Descartes, Leibniz e Hume. Un filosofo che ai nostri giorni scelga di occuparsi di questa domanda terrà conto sia della sua storia sia delle risposte fornite dai contemporanei. Questa conversazione in divenire ha dato origine a molti problemi, punti di vista e paradossi. Questo libro ve ne fornirà una sintetica panoramica. | << | < | > | >> |Pagina 10COME DIVENTARE UN FILOSOFO IN (POCO PIŮ DI) 30 SECONDI
Barry Loewer
Se stentate a credere di poter diventare filosofi in 30 secondi, allora avete fatto il primo piccolo passo sulla strada per diventarlo. L'attitudine allo scetticismo e la tendenza a porre domande sono al centro della filosofia. Mettendo in discussione le proprie (e le altrui) convinzioni con mente aperta riuscirete a capire meglio in che cosa credete e quali sono le vostre concezioni, per arrivare a una migliore comprensione di voi stessi. Anche se non diventerete filosofi (magari lo siete già) semplicemente leggendo questo libro, intendo porvi alcune domande che possono portarvi un po' più avanti nel percorso. La maggior parte di noi dà per scontato il fatto che le promesse vadano mantenute. Ma è sempre così? Poniamo che Burt prometta a Hilary di restituirle la pistola, ma che scopra che intende usarla per sparare a Willard. Dovrebbe restituirgliela? Probabilmente penserete: "No, non in questo caso". La vostra successiva preoccupazione filosofica potrebbe essere cercare un principio generale che specifichi quando le promesse vanno mantenute. Forse penserete che la regola corretta sia: "Mantieni le promesse a meno che questo non danneggi qualcuno". (Non è comunque ancora corretto, dal momento che mantenere la promessa di essere fedeli al vostro coniuge potrebbe danneggiare il vostro amante). Ora chiedetevi: "Perché dovremmo obbedire a questo o ad altri principi etici?". Per alcuni il motivo è che sono prescritti da Dio. Ma anche se credete nella sua esistenza, questa non è ancora la risposta corretta, in quanto (come avrebbe detto Socrate) mantenere le promesse non è giusto perché l'ha prescritto Dio, ma Dio l'ha prescritto perché è giusto. Dunque perché è giusto? Se esplorate ciò che in proposito è stato detto dai filosofi nel corso degli ultimi 2500 anni scoprirete che esiste un grande disaccordo. Alcuni concludono che riflettere su queste domande è una perdita di tempo, perché non si arriverà mai a una risposta condivisa. Qualcuno è invece entusiasta di porre domande, riflettere su possibili risposte, approfondire e così via. Forse non troveremo molte risposte definitive, ma il processo ci condurrà a una migliore comprensione di noi stessi. | << | < | > | >> |Pagina 26IN 3 SECONDI Per qualsiasi teoria matematica (sufficientemente solida) esistono enunciati veri che non possono essere dimostrati al suo interno. FILOSOFIA IN 30 SECONDI
Il teorema di Gödel è il risultato
più profondo della logica matematica. Si ritiene
che abbia importanti conseguenze filosofiche
relative ai limiti della conoscenza e alla natura
della mente. Nel sistema della logica moderna
è possibile esprimere gli enunciati matematici,
come: "Per qualsiasi coppia di numeri n e m,
n + m = m + n". Č anche possibile esprimere
gli "assiomi di Peano" dai quali si possono
dimostrare molti risultati matematici. Sorge
la domanda se da questi assiomi si possano
dimostrare tutti i risultati matematici veri senza
incorrere in contraddizioni. Kurt Gödel diede
risposta negativa. Innanzitutto scoprì un sistema
di codifica mediante il quale per gli enunciati
aritmetici esiste anche un'interpretazione in cui
si riferiscono a se stessi e a quanto possa essere
dimostrato a partire dagli assiomi. Trovò poi un
enunciato aritmetico (K) il quale afferma che
nel sistema di codifica "(K) non è dimostrabile".
Quindi o (K) è dimostrabile e gli assiomi portano
alla dimostrazione di enunciati falsi o (K) non è
dimostrabile e dunque esiste un enunciato vero
che gli assiomi non sono in grado di dimostrare.
Non solo esistono risultati aritmetici veri che
non possono essere dimostrati a partire dagli
assiomi di Peano, ma qualsiasi sistema di assiomi
veri non permette di dimostrare tutti i risultati
veri. Questo è il "teorema di incompletezza di
Gödel", che sembra porre un limite a quello che i
matematici sono in grado di conoscere.
APPROFONDIMENTO Secondo alcuni filosofi, oltre al fisico Roger Penrose, il teorema di Gödel dimostra che la nostra mente non funziona come un computer. Seguire le istruzioni di un programma è analogo a dimostrare un teorema. Gödel ha dimostrato che un qualsiasi sistema di assiomi non può dimostrare la sua stessa coerenza. Se la nostra mente funzionasse come un computer che segue un programma, non potremmo riconoscere di essere coerenti. Apparentemente, però, siamo in grado di farlo, dunque la nostra mente non funziona come un computer. | << | < | > | >> |Pagina 56IN 3 SECONDI La vostra mente è una sorta di ente non fisico ed evanescente che controlla il vostro corpo, è il vostro cervello o è qualcosa di completamente diverso? FILOSOFIA IN 30 SECONDI
Nelle Meditazioni, René Descartes
ha formulato il problema di mente e corpo, che
consiste nella comprensione della relazione che
coscienza, mente, pensieri e libero arbitrio
intrattengono con il mondo materiale descritto
dalla scienza. Descartes sosteneva che mente e
corpo fossero sostanze differenti con
caratteristiche fondamentali molto diverse. La
mente è essenzialmente pensante, non ha
dimensione spaziale e può dare avvio a libere
scelte. Il corpo è essenzialmente esteso nello
spazio, non pensante e soggetto alle leggi del
moto. La concezione di Descartes, definibile
interazionismo dualista, afferma che in una
persona vivente mente e corpo sono uniti e si
influenzano a vicenda incessantemente. Ma
come può la mente influenzare il corpo se questo
è governato dalle leggi della natura? La risposta è
che in un essere umano mente e corpo
interagiscono in un punto situato all'interno della
ghiandola pineale (piccola ghiandola alla base del
cervello). Questa risposta non fu ritenuta
soddisfacente dai filosofi successivi, che
proposero molte teorie alternative, fra cui:
fisicalismo (mente e corpo non sono davvero
distinti e la mente ha in realtà natura fisica),
idealismo (il corpo è in realtà un'illusione ed
esiste solo la mente), monismo (la realtà ha
aspetti sia mentali sia fisici) ed epifenomenismo
(il corpo può influire sulla mente ma la mente
non può influire sul corpo).
APPROFONDIMENTO Descartes riteneva che le leggi della fisica lasciassero facoltà alla mente di influire sul movimento della ghiandola pineale (e del corpo). Ma, alla luce dei progressi della fisica, molti filosofi si sono convinti che il movimento dei corpi fisici sia governato dalle leggi della fisica. Questo rende particolarmente difficile comprendere come la mente possa avere effetti sul corpo, a meno che essa stessa non sia di natura fisica. | << | < | > | >> |Pagina 58IN 3 SECONDI L'essere delle cose è ciò di cui si occupa la mente. FILOSOFIA IN 30 SECONDI
Che cosa distingue la dimensione
mentale da quella fisica? Secondo Franz
Brentano la caratteristica distintiva del mentale
è che si riferisce sempre a qualcosa di altro da
sé, mentre gli enti fisici semplicemente sono.
I pensieri sono
relativi
a qualcosa, le percezioni si riferiscono
alle
cose, ma formuliamo giudizi
sulle
cose e amore e odio altro non sono che
l'assunzione di un atteggiamento
verso
l'oggetto delle nostre emozioni. Brentano sosteneva che
gli oggetti fisici non sono mai
relativi
o
riferiti
ad altre cose: una pietra non si riferisce a nulla,
semplicemente esiste. Č vero che le espressioni
in una lingua, i dipinti, le mappe e così via
possono riferirsi ad altre cose, ma questo
tipo di referenzialità è creato e dipende dalla
mente, quindi è in definitiva mentale. Brentano
chiamò "intenzionalità" questa
referenzialità
del mentale. Sembrano esserci delle eccezioni, quelle
che potremmo chiamare "sensazioni pure". Ad
esempio, un dolore non è riferito a qualcosa,
è e basta. Ma per Brentano anche il dolore
ha un aspetto di intenzionalità: rappresenta
una sezione danneggiata del corpo. Gran
parte dei filosofi contemporanei accetta che
l'intenzionalità sia una caratteristica distintiva
del mentale e che sia fondata sul cervello e le
sue attività. Come funzioni esattamente è la
domanda filosofica da un milione di dollari.
APPROFONDIMENTO
La maniera tradizionale di distinguere la mente
dalla materia consiste nel pensarle come due tipi
diversi di sostanza: quella fisica è solida e possiede
massa ed estensione; quella mentale non ha
né peso né dimensione ma è comunque a buon diritto un ente. Dividere
la realtà in due tipi di sostanza radicalmente
diversi è per molte ragioni problematico (ad esempio,
come interagiscono?). Distinguere la dimensione
mentale da quella fisica mediante l'intenzionalità,
senza fare ipotesi sulla sostanza, è pertanto
un'alternativa allettante.
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