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| << | < | > | >> |IndiceUNO Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio al di fuori di me 11 DUE Non pronunciare il nome di Dio invano 25 TRE Ricordati di santificare le feste 41 QUATTRO Onora il padre e la madre 55 CINQUE Non uccidere 65 SEI Non commettere atti impuri 79 SETTE Non rubare 91 OTTO Non dire falsa testimonianza 103 NOVE Non desiderare la donna d'altri 117 DIECI Non desiderare la roba d'altri 127 |
| << | < | > | >> |Pagina 11È bellella assaie Vanessa. Quando si mette le calze nere e la gonna corta di pelle pare proprio 'na femmina. Quando si trucca con la matita sotto agli occhi e se n'esce con le scarpe coi tacchi, è roba che fa girare la testa, pure se tiene quattordici anni, pure se ride come a 'na criatura. Io ce lo dico sempre: «Vanè, si' troppa bella». «Che si' geloso?» risponde.
Sì, è overo, so' geloso. È normale. Ma il fatto non
è questo. Il fatto è che lei è troppo appariscente,
ogni giorno che passa si fa più bella, e prima o poi
succede una questione, 'o saccio, ma non ce lo dico
pecché nun voglio fa verè che sto preoccupato.
Papilù statte accorto. Papilù vire 'e nun fà guaie.
Papilù, siente a me, nun t'ammischià. Papilù, chi t' 'o fa fà, tu si' 'nu buono
guaglione. Papilù, p'ammore d' 'a Maronna.
Io, considerati i tempi, mi sento un tipo responsabile, e la fine di mio padre che sta a Poggioreale tre mesi sì e uno no, ho deciso che non la voglio fare. Studio, il pomeriggio lavoro dentro un bar a portare i caffè, e cerco di non prendermi questioni con nessuno, soprattutto con quelli che lavorano per Giggino Mezzanotte, che comanda tutti i vicoli qua intorno e lo chiamano Mezzanotte perché ci piace la vita notturna. A Giggino Mezzanotte lo portano in palmo di mano come a un Dio, perché una maniera o l'altra in tanti si abbuscano qualcosa per mezzo suo. Chi a spacciare, chi a nascondere la roba e chi le armi, chi a vendere il falsificato, chi a prendere una fatica in qualche cantiere o dentro alle imprese di pulizia. Io, se posso, a Giggino Mezzanotte non ci voglio chiedere niente né ora né mai, perché una volta che sei entrato dentro al sistema sei fottuto e non decidi più niente della vita tua. Decide lui al posto tuo, ti dice quello che devi e non devi fare, e se non vuoi stare alle regole lui sicuro ti fa sparare in testa. Perché è così che qua funziona. A te ti danno una pippata di tabacco ogni tanto, per far vedere, per tenerti buono, per illuderti che prima o poi ti spetta una vita normale. E intanto si mettono i milioni sopra alla banca, si comprano i motoscafi e le macchine potenti, si costruiscono le ville blindate e si fanno gli interessi loro, questo si fanno, alla stessa maniera dei politici, che dicono tante belle parole e poi ci azzuppano a tutto andare. Sono anche peggio quelli, che pensano solo ai voti e alla maniera di guadagnarci sopra. E ogni tanto, quando i morti sono troppi, quando i giornali si mettono a scrivere, mandano la polizia per fare cinque sei arresti, per buttare fumo negli occhi, per farsi belli alla televisione, pe' fà verè che si preoccupano. Ma stai sicuro che non si preoccupano. Non gliene fotte niente. Niente. Per loro siamo la monnezza del mondo. Questo siamo. Monnezza. Però a diciassette anni non ce la fai più a portare i caffè facendo finta di niente, perché poi finisce che i caffè li porti tutta la vita. E la vita mica aspetta a te e ai caffè che porti, stai fresco che ti aspetta. E non sai come devi fare, non sai da che parte cominciare. Ti sforzi di tenerti lontano dai guai, di studiare, ma tanto lo sai che dopo, qua, lavoro non ne trovi. Mettiamo per esempio che io voglio fare il meccanico. Mi voglio aprire un'officina. Riesco pure a trovare i soldi per aprirla. E dopo che me la sono aperta sai che succede? Che arriva qualcuno e dice: «Papilù, se vuoi lavorare tranquillo, mi devi dare un tanto a mese». Garantito che succede. E tu ce lo vuoi pure dare quello che ti hanno chiesto, perché vorresti vivere tranquillo e restare fuori dai problemi, sai che non è giusto però ce lo dai quel tanto al mese. Ma non basta, non basta mai. Sono come le zoccole; che prima stavano 'nzerrate da dentro e mò si sosciano al sole perché non tengono paura più di niente. Sono come le zoccole, che più mangiano e più gli viene fame perché ci hanno preso gusto. Così arriva il momento che ti chiedono di più, sempre di più. E allora che fai? Chiami la polizia? E che ci dici alla polizia? «Scusate, tengo le zoccole sotto casa che si stanno sosciando, non è che potete venire a dare una pulita?».
Se chiami la polizia hai finito di campare. Bene
che va ti sparano nelle cosce mentre torni a casa. E
dopo ti appicciano l'officina. Perciò l'officina non
te la puoi aprire. E allora dimmelo tu che devi fare.
Che devi fare? Intanto sei giovane. Tieni gli ormoni
a mille. Tieni l'energia che ti esce dalla pelle. Non
puoi aspettare. Non puoi sempe fà fint' 'e niente.
Papilù statte accorto. Papilù vire 'e nun fà guaie.
Papilù, siente a me, nun t'ammischià. Papilù, chi t' 'o fa fà, tu si' 'nu buono
guaglione. Papilù, p'ammore d' 'a Maronna.
Prima di scendere mi sono fatto venti flessioni, prima sul braccio destro, poi sull'altro. Dopo mi sono bagnato i capelli con la gelatina, mi sono messo il coltello dentro alla tasca dei jeans e la piastrina di metallo al collo, che la tengono tutti quanti qua, con scritto sopra nome e cognome, la data di nascita e il gruppo del sangue. Io sul rovescio ci ho fatto segnare il nome di Vanessa. Mentre uscivo mia madre ha detto: «Papilù, torna presto». Io non l'ho risposta. Mi fa pena mia madre. È giovane, è 'na bella donna ancora e deve campare come a 'na suora perché questa è la regola. Perché così ha deciso Giggino Mezzanotte e quelli come a lui. E così devi fare.
Sono uscito, ho acceso il motorino e sono andato
a prendere a Vanessa.
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