Copertina
Autore Giovanni Lussu
Titolo Libri quotidiani
SottotitoloLa grafica dei "Libri dell'Unità", 1992-97
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2003, Scritture 12 , pag. 144, ill., cop.fle., dim. 21x14,7x1,2 cm , Isbn 978-88-7226-781-3
LettoreRenato di Stefano, 2009
Classe libri , design , illustrazione
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Indice


1
Breve storia 9
Ragioni progettuali 19
2
Nicola Fano, L'avventura dei Libri dell'Unità 23
3
Le collane
1. IL GIALLO DEL LUNED̀ 26
2. CENTOPAGINE 28
3. IL CINEMA DEI FRATELLI MARX 32
4. CAPOLAVORI DEL TEATRO 34
5. I POETI ITALIANI 38
6. STORIE DI MARE 42
7. L'ABC DELLA FANTASCIENZA 46
8. MAIGRET 52
9. MONGOLFIERE 58
10. ITALIANA 62
11. LEONARDO SCIASCIA 70
12. ILLUSIONI & FANTASMI 72
13. IL NUOVO TESTAMENTO 78
14. IL CASTORO CINEMA 82
15. SCRITTORI TRADOTTI DA SCRITTORI 86
16. FIABE 90
17. TUTTOTRUFFAUT 102
18. LIBRI CON CASSETTE 106
19. RACCONTI [COLLANA SENZA NOME] 110
20. IL DECALOGO DI KIESLOWSKI 116
21. ALTRI LIBRI 120
4
I caratteri tipografici 135
Elenco delle collane 139
 

 

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Pagina 19

1.2



Da cosa sono accomunati i "Libri dell'Unità"? Cos'è che ne fa, nella mia visione di progettista, un "sistema di sistemi"?

CIRCOSTANZE Innanzitutto, una serie di circostanze particolari rendono l'intera esperienza del tutto irripetibile, un lungo episodio svoltosi fortuitamente in anni di complessiva transizione, politica, sociale, tecnologica e quindi professionale. Ma queste circostanze hanno consentito quello che di fatto è stato un vero e proprio, inusuale, laboratorio di sperimentazione progettuale.

1. Prima di tutto c'è l'ambito di mercato, il fatto cioè che i libri fossero indisgiungibili dal quotidiano in edicola, e che quindi le copertine sfuggissero a qualunque presunzione di marketing (salvo, forse, nell'ultimissima fase). I lettori compravano per ragioni di tipo squisitamente politico e culturale; e io potevo srotolare indisturbato il filo dei miei progetti. Se poi le copertine piacevano (come d'altra parte risultava che piacessero), questo era un valore aggiunto, che non determinava l'acquisto; salvo in quei casi, peraltro numerosi, di sindrome collezionistica. Ciò significava che avevo la massima libertà: collane come MAIGRET->52, ad esempio, sono assolutamente inconcepibili nel mercato editoriale consueto.

2. Avevo poi la massima libertà anche perché, in un ambito tradizionalmente ancora legato alla priorità delle garanzie politiche piuttosto che professionali, godevo dei forti benefici di un rapporto fiduciario. I tanti anni precedenti di collaborazione con la redazione iniziative editoriali di Carlo Ricchini avevano fatto di me una figura magari un po' eccentrica, ma certamente considerata affidabile.

3. C'era ancora, fondamentale, la qualità del rapporto con i miei diretti interlocutori, Nicola Fano e in seguito Marco Ledda, ambedue "uomini nuovi", abbondantemente svincolati dagli schemi politici e culturali tipici di quella tradizione, e dai quali non ho mai avuto la benché minima costrizione.

VINCOLI C'è inoltre da tener conto di alcuni specifici vincoli tecnici. Due di questi hanno avuto particolare rilevanza, almeno per alcune collane.

1. La stampa delle copertine è sempre stata in quadricromia (in macchina piana, negli stabilimenti di Verona della Mondadori), anche quando l'utilizzare due o tre colori dichiarati avrebbe potuto portare ad altre soluzioni. Il problema era l'acquisizione di eventuale pubblicità in quarta di copertina, talvolta reperita solo dopo l'avvio di una collana. Non sapendo di cosa si potesse trattare, bisognava comunque prevedere la stampa a quattro colori. Soltanto in poche collane, ad esempio FIABE->90, si decideva programmaticamente di riservare anche la quarta.

2. In questo libro non ho mai riportato, per evitare che risultasse illeggibile nella riduzione, la piccola scritta d'obbligo "Spedizione in abbonamento postale tariffa ridotta editori", che appariva su tutte le copertine (di solito in corpo 5, come nel campione qui riprodotto in dimensione reale: [...]). Bisognava sempre pensare, quindi, a preservare uno spazio appropriato. Nel caso di ITALIANA->62, il vincolo è stato cruciale: avendo deciso di lasciare un margine sulla sinistra, dove alloggiare la scritta, sono stato portato a prevedere per simmetria un analogo margine sulla destra. Questo ha implicato una notevole limitazione alle textures delle copertine, che dovevano quindi svolgersi su fasce verticali.

CENTRALITA DELLA TIPOGRAFIA La mia personale "direttiva primaria", che all'epoca avevo già largamente maturato, era legata alla nozione di scrittura, come centrale nella definizione degli eventi grafici, e quindi, nella pratica progettuale corrente, alla preminenza della tipografia. Volevo, deliberatamente, fare in modo che chi avesse in mano un libro fosse costretto ad accorgersi della forma dei caratteri in copertina. Il metaprogetto generale delle copertine di tutte le collane a venire era quindi in larga misura già impostato nella definizione della collana CENTOPAGINE->28 (non mettendo in conto i GIALLI DEL LUNED̀->26, che non erano ancora espressione di un programma), dove era già chiaramente stabilita la priorità dei fatti tipografici. Prima di tutto ci sarebbe sempre stata la scelta del carattere tipografico; sarebbero poi state le caratteristiche morfologiche del carattere, e i suoi rimandi, a suggerirne di volta in volta le articolazioni compositive. Altri parametri aggiuntivi erano la netta differenziazione di collane contemporanee o immediatamente in sequenza (per quel che riguarda scelta di caratteri, dimensioni e colori) e, ovviamente, una qualche interpretazione del tema specifico.

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Pagina 23

2
L'AVVENTURA DEI LIBRI DELL'UNITÀ
di Nicola Fano



I "Libri dell'Unità" avevano una pretesa irragionevole: rivolgersi a chi non aveva mai amato un solo libro, ai non lettori convinti. E, nella loro globalità, le centinaia di titoli stampati tra il 1992 e il 1994 intendevano comporre una biblioteca di base ideale, quella da cui partire per andare altrove a cercare i propri gusti: il fatto che la stragrande maggioranza di quei titoli fosse di capolavori della letteratura di ogni tempo la dice lunga sulla atipicità della vocazione "educativa" dell'iniziativa. Nel senso che la grande stagione della dottrina politica e ideologia propugnata per decenni dal Pci attraverso i suoi editori di riferimento era finita. Si poteva godere leggendo: e noi ci demmo da fare per indurre un po' di puro godimento nei nostri lettori.

L'approccio fu morbido e chiaro al tempo stesso: si cominciò con una serie di gialli classici, nulla di meno eccentrico nell'editoria colta e di sinistra. Ma la vera esplosione del fenomeno dei "Libri dell'Unità" la si dovette a Conrad, il cui La linea d'ombra sbancò le edicole, mandò il giornale esaurito in poche ore e ci fece capire che la sfida si poteva vincerla. Nell'autunno del 1992, con il Pci morto da poco più di un anno, "l'Unità" impose ai suoi lettori di comprare il giornale a un prezzo maggiorato insieme a una dozzina di titoli della collana "Centopagine" che anni e anni prima era stata il fiore all'occhiello della difficile stagione in Einaudi di Italo Calvino. Conrad era il primo titolo di quella dozzina e vendette in poche ore centinaia di migliaia di copie; lo stesso capitò sette giorni dopo a Benito Cereno di Herman Melville e via via lo stesso capitò nelle settimane successive un po' con tutti i titoli di "Centopagine" riproposti da "l'Unità". Ottenuta la fiducia dai lettori pensammo che si potesse tentare qualcosa di più: farci noi editori, pensando e confezionando libri ad hoc per "l'Unità".

Ma come era nata l'idea dei "Libri dell'Unità"? Nei mesi a cavallo tra il 1990 e il 1991, la pubblicazione insieme al giornale di alcuni volumi di carattere storico-politico aveva avuto un buon successo di vendite sicché Walter Veltroni, appena si fu insediato alla direzione del quotidiano, mi chiese di progettare un'attività organica in quel senso. Nessuna pretesa ideologica e molta attenzione alla possibilità di sostenere al meglio le vendite del quotidiano; ma, certo, sapevamo tutti che Einaudi era appena uscita da una crisi profonda che aveva portato alla modifica sostanziale della sua struttura proprietaria e sapevamo tutti che Editori Riuniti era impelagata in una difficile privatizzazione. Ovvio che non si poteva neanche azzardare l'idea di potersi sostituire agli uni e all'altra, ma la situazione ci imponeva di trovare una dimensione nostra propria: il piacere della lettura fu l'idea fissa che ci ficcammo in testa e a partire da quel chiodo diffondemmo (e vendemmo) venti milioni di libri in circa due anni. I numeri si commentano da soli, ma si può anche aggiungere che i conti (economici e di diffusione) de "l'Unità" si giovarono non poco da quei libri.

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