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| << | < | > | >> |Pagina 71I cambiamenti nella teoria musicale medievale provocarono, oltre che un allontanamento dalla tradizione, anche una drastica scissione tra la teoria e la pratica musicali, e, conseguentemente, l’incomprenstone della portata dei rapporti sottili che, secondo la concezione filosofica sottesa all’ars musica, sono alla base dei suoni. Le ben note complicazioni sorte nella teoria musicale dal IX secolo, in seguito all’introduzione in Occidente dell’oktoéchos bizantino e ai tentativi di interpretarlo in base ai tonos greci classici descritti da Boezio, che, secondo la più parte degli studiosi moderni, sarebbero all’origine della confusione della teoria harmonica medievale, appaiono piuttosto come il corollario teorico della formazione delle melodie "gregoriane", che non l’effetto di una reale influenza eteroctona. Tenendo infatti conto della pianificazione che portò alla formazione del canto franco-romano, poi affermatosi come "gregoriano", risulta difficile credere che questo repertorio abbia potuto derivare le sue inedite peculiarità modali dall’oktoecos bizantino, la cui unica sistematicità riguardava esclusivamente la disposizione delle melodie nel calendario liturgico, rispettando dal punto di vista musicale la modalità tradizionale basata su brevi formule melodiche.| << | < | > | >> |Pagina 197Ci soffermeremo ora sul percorso che portò i teorici medievali all’inversione dell’ordine tradizionale degli intervalli e all’imbroglio dei modi. Il motivo di tale confusione è tanto semplice quanto sottile: a partire almeno dalla teorizzazione esposta nel trattato Alia musica (IX secolo), i teorici occidentali, mal interpretando l’argomentazione del XVI capitolo del quarto libro del De musica di Boezio, ove si espone la derivazione dei toni dagli aspetti di ottava, attribuirono erronea- mento le estensioni degli aspetti di ottava alle estensioni dei toni. Come abbiamo visto questo passaggio va invece compiuto - una volta ricavata dagli aspetti di ottava la successione intervallare propria di ciascun tono - invertendo il loro ordine, e cioè ponendo all’acuto il mixolydius e al grave l’hypodorius (tono che ricalca la successione di intervalli a'-A del systema teleion), e solo allora si detorminerà l’e- tensione del tono nel sistema a doppia ottava.| << | < | > | >> |Pagina 3232. Sul bello musicaleLa concezione medievale dcl bello si inserisce naturalmente nel quadro della conoscenza metafisica. Seguendo il prezioso e sintetico trattato De pulchro di Ulrico di Strasburgo, riassumeremo le linee generali di questa dottrina, onde cogliere il legame tra la musica e il concetto di Bello, e, richiamando l’attenzione sull’estraneità di una concezione estetica dalla filosofia medievale dell’arte, concludere sulla dottrina essenziale che riposa alla base della concezione dell’arte tradizionale, e dunque dell’ars musica. Secondo la visione metafisica tradizionale ogni realtà contingente e naturale deve ricondursi alla relazione con il Bello intellegibile, essendo la forma condizione essenziale di quest’ordine di realtà, "la bellezza di ogni cosa" (Ulrico di Strasburgo, De pulchro, ed. cit., p. 75), e la materia, loro condizione sostanziale, "turpe a causa della privazione di forma" [...] Il Bello è infatti la partecipazione alla Bellezza divina, onde viene anche detto Buono: infatti «Bello» e «Buono» - secondo la tradizione dionisiana in cui la Summa di Ulrico si inserisce - sono due nomi di Dio. Il brutto e il male saranno viceversa privazione e lontananza da quelli.
La bellezza della natura o la bellezza di un’opera d’arte saranno
tali in quanto immagini della Bellezza dell’Uno. In Dio "Bello e
Bellezza non sono divisi" (ib Id., p. 81), viceversa nella creatura
"è possibile che il bello possa essere turpe, non tuttavia la Bellezza
in sé", [...]
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