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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 3 Indice 6 Indice per zone 8 I numeri del gelato Come riconoscere il gelato buono 12 Dizionario essenziale 14 Le migliori gelaterie di Milano Antica arte del dolce Knam 22 Besuschio 23 Biancolatte 24 Carpe diem 25 Choco Cult 26 Chocolat 27 Cialda e crema 28 Cioccolatitaliani 29 Cremeria Buonarroti 30 Cremeria San Marco 31 Dolce vita 32 DolceBio 33 Freddo gelato 34 Frozen 35 Garden Solari 36 Gelateria Pinetta 37 Gelateria 38 Gelateria Borsieri 39 Gelateria Concordia 40 Gelateria Elio Bigoni 41 Gelateria Garibaldi Crème 42 Gelateria Monterosa 43 Gelateria Orsi 44 Gelateria Pontesesto 45 Gelateria Rigoletto 46 Gelateria Ripamonti 47 Gelateria Santa Croce 48 Gelateria Solferino 49 Gelati famosi 50 Gelati Sartori 51 Grom 52 Gusto fragola 53 Helados 54 I delfini 55 Icedream 56 Il Gelatiere 57 Il Gelatiere (Sesto San Giovanni) 58 Il gelato del Cream Garden 59 Il gelato di Gaia 60 Il gelato di Nonno Grasso 61 Il gelato di Rossi Scheda 62 Il gelato ecologico 63 Il Massimo del gelato 64 Kono 65 La bottega del gelato - Cardelli 66 Le magie 67 Leonardo 68 Le petit gateau 69 L'isola 70 Marabù 71 Mirtilla 72 Na'ranita 73 Oasi 74 Paganelli 75 Pasticceria San Gregorio 76 Peck 77 Pinguino blu 78 Pinocchio 79 Pozzi 1895 80 RivaReno 81 Sissi 82 Softkiss 83 Toldo 84 Top del gelato 85 Umberto 86 Un piccolo e dolce negozietto 87 Una leccata e via 88 Vivere meglio 89 Una dolce storia 91 Industriale & artigianale 101 Il gelato ieri, oggi e domani Intervista a Giancarlo Timballo 122 |
| << | < | > | >> |Pagina 3IntroduzioneQuesta guida, nasce per sfatare un luogo comune di cui mi nutr(iv)o io stesso, per superficialità e mancanza di tempo, quel mix che ti riporta sempre nello stesso posto. Quante volte avete sentito dire che a Milano non si mangia più un signor gelato o che è ottimo solo in quel certo posto? Mille e mille ancora? Possibilissimo. Lo sentiamo dire così spesso da poterlo ormai considerare un luogo comune, un dare per assodato qualcosa al punto da non farci più caso, infischiandocene di andare a verificare se poi le cose stanno ancora davvero così. Non che ogni mattina uno si debba alzare dal letto chiedendosi come sta il mondo del gelato all'ombra della Madonnina, ma una volta ogni tanto, magari quando è arrivata l'estate? Se ne scoprirebbero delle belle e delle buone, perché è vero che proliferano le gelaterie che di artigianale hanno solo il nome e non la sostanza, ma a cercare bene, alla lunga non si rimane delusi. Quante gelaterie ci sono a Milano è un dato evanescente come una nuvola in una giornata di vento. In questa pubblicazione ne abbiamo selezionate poco più di sessanta, sfiorando quota settanta con le città intorno a Milano. Sono tante se pensiamo che poche persone ne conoscono bene più di due o tre, ma rimangono una percentuale bassa rispetto al totale. Dunque, quante sono le gelaterie in città? | << | < | > | >> |Pagina 12Come riconoscere il gelato buonoCome accade in tanti campi quando si decide di verificare la qualità di un prodotto, anche in quello del gelato c'è un prima, un durante e un dopo. La fase mediana è la più importante, è legata all'assaggio concreto, alla ricerca del gusto e alla corrispondenza con quanto richiesto, un gusto fragola che sappia di vera fragola, un pistacchio che sia pistacchio (e, per iniziare, che abbia il suo colore verde-grigio smorto e non un artificiale, brillante verde raganella) e una vaniglia che non sia solo di un pallido giallo da crema pasticcera allungata con l'acqua. Come più volte scritto in queste pagine, nel dubbio meglio una gelateria con i pozzetti, senza le creazioni a vista, di una con le vaschette in primo piano, ricolme all'inverosimile di prodotti che sfidano la legge di gravità e puntano verso il cielo, sovente piastrellati di pezzi di frutta messi lì come decorazione per far credere a una naturalità inesistente. Stanno in piedi e non si sciolgono solo grazie ai miracoli della chimica. Nel primo caso il messaggio del titolare è chiaro: sostanza e non apparenza. Nel secondo, è comunque sbagliato sostenere l'esatto contrario. Le trappole per turisti sono evidenti a tutti - e, comunque, non le abbiamo prese in considerazione per questa pubblicazione -, e le stesse vetrine sono comode per chi deve riempire coni e coppette e, specie in estate, si fa aiutare da personale stagionale, dalla tecnica acerba. Non solo: un patron orgoglioso del suo lavoro, ricorrendo alle vaschette, è come se volesse dire al cliente: guarda pure, non ho nulla da nascondere. E lo stesso gelato ha dimensioni umane, naturali, al massimo arriva al bordo o lo supera di poco. Il secondo passo è legato alla scelta del supporto da asporto: cono o coppetta? I puristi scansano il primo e optano per il secondo che, non essendo edibile, non altera i sapori. Un po' come nel mondo del formaggio: guai a offrire mieli o marmellate ai talebani della caseina. E ora la prova palato: il gelato, grazie a una combinazione di morbidezza e satinosità, deve potere essere spalmato con la lingua verso e sul palato, guai se è duro, se presenta una struttura ruvida, a mo' di granita con al suo interno pezzetti di ghiaccio. Bocciato. Sembra una battuta, ma la sensazione in bocca deve essere di freschezza e non di freddo, con una umidità contenuta. Guai se difetta in cremosità, deve fornire quella piacevole sensazione di vellutato e di morbida pienezza mentre lo si consuma, avere un gusto lungo, rotondo e pieno. Attenzione: il gelato non deve colare e non perché potremmo macchiarci. Come non deve essere duro, quasi da richiedere masticazione, così il boccone, sotto l'azione del caldo della bocca, deve sciogliersi gradatamente, rilasciando i suoi aromi e i suoi umori. Se si dissolve acquosamente non va bene, difetterebbe in struttura, avremmo eccessiva sofficità e assenza di corpo. Come non deve restare compatto così non deve scomparire in un battibaleno. Terza e ultima fase, il dopo: il buon gelato artigianale non fa venire sete e non lascia la bocca unta, rivestita al suo interno di una patina di grasso sgradevole e tenace, lo stesso delle brioche surgelate e rinvenute nel microonde, gonfie di margarina (quando va bene). Ormai, tanti e tanti i "veleni" che mangiamo, la digestione vale, in un giudizio, quanto il gusto al momento della degustazione. | << | < | > | >> |Pagina 91Una dolce storiaLa storia? Bellissima e fondamentale, ma che noia spesso sui banchi di scuola. Valanghe di date, nomi, battaglie, trattati, defenestrazioni, congressi di Vienna. Ma se in cattedra salisse uno dei grandi gelatai italiani ecco che la materia apparirebbe subito tanto gustosa da ingolosire anche l'allievo più inappetente allo studio, quello che all'ultimo banco si nasconde dietro il libro per schiacciare un pisolino. Cominciamo con la Mesopotamia. Abbiamo testimonianza che nel XVIII secolo avanti Cristo alla corte della città di Mari si consumasse vino mischiato a neve. "Sai che fatica!", borbotterà lo sfacciato della classe. Sì, ma la neve non si trova sempre dietro l'angolo e per secoli e secoli, fino all'invenzione del frigorifero e delle ghiacciaie, conservarla era un grande cruccio per ogni popolazione. Bisognava cercarla in montagna, trasportarla nei centri abitati e, soprattutto, conservarla: ecco che a Mari, la Big Apple del tempo tra il Tigri e l'Eufrate, esistevano ben tre ghiacciaie, fabbricati sotterranei dotati anche di un sistema di scolo per incanalare l'inevitabile sgocciolamento.
Dopo aver mescolato la neve con il vino, i popoli mesopotamici
cominciarono a sperimentare miscele con succhi di frutta o latte fermentato, da
sorbire con una pagliuzza... insomma la trisavola della
moderna cannuccia.
[...]
Finalmente arriviamo al Rinascimento e all'uomo che cambia il
corso della nostra storia. Lorenzo il Magnifico? Cristoforo Colombo?
Macché, qui si parla di gelati e il nostro Leonardo da Vinci è un fiorentino di
nome Ruggeri, professione pollivendolo e primo gelataio
moderno. All'epoca, infatti, era uso indire dei concorsi culinari e Ruggeri
sbaragliò la concorrenza con un "dolcetto gelato" (di più non sappiamo, le
cronache non si dilungano sugli ingredienti). Il dolcetto comunque strapiacque e
Ruggeri trovò impiego nientemeno che alla corte dei Medici, mecenati golosi
nonché fieri sostenitori della giovinezza vissuta a rotta di collo. Ruggeri
divenne famosissimo all'epoca tanto che, quando Caterina de' Medici promessa in
sposa a Enrico d'Orleans partì per la Francia, insieme a cavalieri, madamigelle
e sarti si volle portare un riottoso Ruggeri che, invece, se ne sarebbe rimasto
volentieri a Firenze. Tant'è comunque. L'ex pollivendolo sbalordì gli ospiti del
banchetto nuziale con un monumentale sorbetto che richiamava architetture in
voga all'epoca. Quando la sposa s'insediò a Parigi,
ordinò a Ruggeri di dare libero sfogo alla sua fantasia e lui obbedì con
costruzioni ardite e multicolori. E i colleghi d'Oltralpe non la presero
bene anzi, come canterebbe Paolo Conte... s'incazzarono che le palle
ancora gli girano. Chissà perché, chissà come mai, Ruggeri venne derubato,
picchiato e, sdegnato, fece ritorno alla sua amata Firenze. Ma un
contributo importante alla storia del gelato ci arriva anche da un nome
più noto a tutti, Galileo Galilei, che mise a punto la bilancia idrostatica, che
serve a misurare la densità di un liquido, e il termometro, sulla cui funzione
non c'è bisogno di dilungarsi.
Anche i siciliani si danno alla sperimentazione e iniziano la produzione di
sorbetti usando ghiaccio e nitrato di potassio (salnitro), formula in realtà già
conosciuta dai cinesi, come riferisce Marco Polo. Questa miscela permette di far
scendere la temperatura sotto lo zero e quindi di poter congelare: finalmente
siamo arrivati al freddo artificiale e
alla prima rudimentale gelatiera, anzi sorbettiera come veniva chiamata ai
tempi. Intanto la corte de' Medici continua a sfornare nuovi geni. Dopo Ruggeri,
ecco che si presenta Bernardo Buontalenti: un vero
eclettico uomo rinascimentale. Architetto, amico di Torquato Tasso,
mago di magie pirotecniche e,
last but not least,
chef. Incaricato di stupire gli ambasciatori spagnoli in visita, Buontalenti
sperimenta una nuova miscela di latte, miele, tuorlo d'uovo e vino: insomma,
nasce lo zabaione e il gelato diventa finalmente un alimento stuzzicante, dolce
e avvolgente. Il successo è clamoroso e a Buontalenti viene addirittura
concesso un laboratorio dove sperimentare le sue idee gelate, in una
strada fiorentina, tuttora esistente, e chiamata, indovinate un po', via
delle Ghiacciaie. La corte de' Medici restò per diversi anni un centro
d'innovazione e stimoli, gelatamente parlando. Fu da qui, per esempio, che nei
primi anni del Seicento si diffuse la moda del cioccolato,
la cui storia s'intreccerà con quella del gelato.
Ma ora, per meglio seguire le vicende di quest'ultimo, dobbiamo spostarci di
nuovo in Sicilia che, ricordiamo, grazie all'influenza araba aveva già una sua
lunga tradizione nella sorbetteria. Così, dopo i due toscani Ruggeri e
Buontalenti, ecco che sale alla ribalta un siciliano, Francesco Procopio de'
Coltelli, detto Procopio. La storia narra che il nonno pescatore gli lasciasse
in eredità uno strano marchingegno... riuscite a indovinare? Sì, esatto: una
sorbettiera. Procopio imparò a usarla, si
affezionò all'aggeggio e, visto che la Palermo della metà Seicento non
sembrava apprezzare i suoi primi prodotti, decise di emigrare oltralpe,
a Parigi.
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