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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 9 Capitolo primo: Cosa mi sta succedendo? 13 — Mente, cervello e corpo — Quando si decide il grande passo — La fase intermedia della psicoterapia — La fase dell'autodistanziamento Capitolo secondo: Il contesto culturale in cui radicano i disturbi d'ansia 21 — Sentire di essere il problema — Il bandolo della matassa consumistica — Una storia consueta — Vittime del conformismo consumistico — Dal simbolismo all'autonomia — I primi errori — Dalla perdita del senso ai disturbi d'ansia — Il senso del passato — Le reazioni dei genitori di fronte ai giovani in crisi d'ansia — Il filo conduttore tra conformismo e attacchi d'ansia Capitolo terzo: Cos'è il panico e come superarlo 51 — Da dove proviene il panico? — Prima di tutto riconosco il conflitto — Il mio problema è lineare o circolare? — Le tre componenti profonde del panico — A. L'angoscia da separazione — Come superare l'angoscia da separazione — Il problema comportamentale — B. La paura — C. L'angoscia di avvicinamento alla realtà Capitolo quarto: Sono normali gli attacchi di panico? 77 — Capire per capirsi — Cinque esempi di attacchi d'ansia e di panico — Gli "attacchi di panico da risveglio del ricordo" — Gli "attacchi di panico da accumulo d'ansia" — Gli "attacchi di panico situazionali" — Gli "attacchi di panico da paura costante" — La "crisifobia" Capitolo quinto: Gli attacchi di panico... fuor di metafora 115 La psicoterapia o l'autoterapia all'interno della psicoterapia? — Il mondo delle metafore – Le metafore nei disturbi d'ansia – La medicina psicosomatica – Le intuizioni del professionista – È il professionista che si adegua alla persona che soffre – Interventi psicoterapeutici personalizzati – La psicoterapia per curare i "disturbi d'ansia da risveglio del ricordo" – La psicoterapia per superare gli "attacchi di panico da accumulo d'ansia" – La psicoterapia per superare gli "attacchi di panico situazionali" – La psicoterapia per superare gli "attacchi di panico da paura costante" – La psicoterapia per superare la "crisifobia" – Non dobbiamo confonderci con i nostri disturbi – I preconcetti sui disagi mentali – La Logoterapia e l'Analisi Esistenziale nel "luogo delle idee" – Le ultime fasi della psicoterapia Capitolo sesto: I disturbi funzionali di somatizzazione e i disturbi di conversione Dove si annidano i disturbi d'ansia? — Il disturbo funzionale di somatizzazione — Il disturbo di conversione – La psicoterapia per superare le malattie psicosomatiche Capitolo settimo: La depressione reattiva 149 — Il disturbo d'ansia e la depressione reattiva – La prevenzione e la cura della depressione reattiva – La prevenzione primaria della depressione reattiva – La regolamentazione di sé – La prevenzione secondaria della depressione reattiva – La prevenzione delle ricadute nella depressione reattiva – Quando si rimane per troppo tempo "nel progetto dell'Altro" Capitolo ottavo: Le reazioni della famiglia 161 — Il coinvolgimento emotivo dei familiari – Il disinteresse emotivo dei familiari – Come si comunica in famiglia – L'intervento sulla famiglia – Non perpetuare il disturbo – Riconoscere il disturbo come tale e non come un segno di debolezza – Rinforzare il nuovo comportamento sano – Facilitare l'autonomia del singolo e della famiglia – Mantenere vivo il nuovo comportamento acquisito – Evitare di ricadere nel circolo vizioso – Calibrare il coinvolgimento personale e della famiglia – Facilitare il reinserimento della famiglia intera nella sua realtà sociale Bibliografia 173 |
| << | < | > | >> |Pagina 9IntroduzioneLa pressante richiesta di capire il motivo che scatena i tanto temuti disturbi d'ansia mi motiva a divulgare delle informazioni, raccolte in tanti anni di esercizio della professione di psicoterapeuta, che probabilmente non sono ancora chiare a tutti. È un testo divulgativo-operativo che, attraverso molti esempi concreti, offre approfondimenti conoscitivi ma soprattutto pratici, per decidere come attivarsi nei confronti del proprio disturbo. È importante che ogni individuo scelga liberamente di fare ciò che si sente, senza mai accusare eccessivi sintomi di paura. In questo caso, è molto più prudente e saggio rivolgersi ad un professionista di fiducia e affidarsi alla sua esperienza. L'autoterapia all'interno della psicoterapia è una modalità di terapia psicologica che permette alla persona che soffre di stabilire, tra tante opportunità, la migliore per se stessa al fine di liberarsi da un disturbo d'ansia. In questo libro vengono presentati molti esercizi semplici di automodulazione dell'ansia grazie anche alla presentazione di storie reali di persone che sono riuscite a superare i propri disturbi. Personalmente sono favorevole all'utilizzo dell'autoterapia all'interno della psicoterapia allo scopo di rendere più autonoma la persona che chiede aiuto e più consapevole delle proprie potenzialità: con l'autoterapia all'interno della psicoterapia, la persona viene accompagnata ma rimane libera da vincoli di dipendenza, in tempi brevi e con costi significativamente inferiori. Questo non significa banalizzare la sofferenza né sottovalutare le eventuali cause pregresse ma lavorare responsabilmente a favore delle persone che soffrono e che necessitano di stare bene senza prolungare i tempi psicoterapeutici. Un altro significato importante di questo lavoro è di contestualizzare i disturbi d'ansia, in particolare gli attacchi di panico, all'interno del periodo storico-culturale in cui viviamo, al fine di conoscerli, di capire perché si formano e come vincerli. Per capire i disturbi d'ansia dobbiamo allargare l'indagine sui vissuti dell'uomo nei confronti di come egli vive la realtà esterna attuale, anche attraverso i sottesi meccanismi psicofisici condizionati dalla paura. È un'opera, questa, riservata a tutte le persone interessate (dall'adolescenza alla maturità) a scoprire quali sono le cause, le concause, gli effetti e le conseguenze degli effetti che modificano, a volte in modo drammatico, il senso della vita delle persone che le subiscono ma, soprattutto, a districare gli imbrogli mentali degli attacchi di panico per uscirne definitivamente. In questo lavoro mi dissocio perentoriamente da qualsiasi interpretazione causale di tipo moralistico che possa, in qualche modo, accostare i disturbi d'ansia a presunte punizioni inflitteci a causa di comportamenti colposi. Un ulteriore mio obiettivo è quello di contribuire alla vasta panoramica bibliografica che si dedica al tema dei disturbi d'ansia offrendo una visione in fieri relativa alla mia esperienza professionale vista da una prospettiva d'intervento multimodale che, spero, possa essere di aiuto a tutte le persone assillate da questi problemi ma, anche, ai professionisti che li curano. Nella psicoterapia multimodale si crea un dialogo interpersonale che mira a modificare un disturbo psicofisico (corpo-cervello-mente), un disagio esistenziale (spirito), o entrambi, con mezzi che si adattano, di volta in volta, al problema della persona che soffre e, un importante presupposto da cui non si può prescindere, è l' irriducibilità della persona che soffre, come di ogni essere umano. Irriducibilità significa che l'essere umano, in quanto soggetto unico e irripetibile, non è riducibile a categorie predeterminate, né diagnostiche (cioè di che cosa soffre la persona), né d'intervento (quale psicoterapia è più adatta), né prognostiche (quale sarà l'esito e la qualità della vita in futuro). La Persona non può e non deve mai essere considerata solo per il suo aspetto biologico o psicologico o spirituale o sociologico. L'uomo è tridimensionale cioè possessore di un corpo, di una mente e di uno spirito e questa tridimensionalità è sempre, indiscutibilmente, inserita in un contesto sociale (familiare e relazionale). Ecco perché è fondamentale l'approccio umanistico-esistenziale, perché inserisce e rispetta l'uomo nel suo contesto esistenziale e tiene conto del fatto che egli non si trova nel mondo come se fosse una cosa ma con l' intenzionalità esclusiva che è solo e precipuamente dell'Uomo. Ogni persona adulta – ma anche molto giovane – costruisce e subisce il disturbo d'ansia come se vivesse dentro una metafora nella quale soffre e dalla quale non riesce ad uscire da sola. Dire «mi sento in una trappola dalla quale non posso uscire» o «mi sento una palla al piede che non mi lascia libera» o, ancora, «vorrei uscire all'aperto ma è come se rischiassi di cadere in un baratro da un momento all'altro», significa usare una metafora molto chiara che ha bisogno di essere modificata quanto prima. I disturbi d'ansia dovrebbero sempre essere considerati come segnali metaforici che la persona trasmette all'esterno per dire, fuor di metafora, «una dimensione di me non dialoga con le altre, ho urgente bisogno di collegarle tra loro». Il linguaggio metaforico, usato dalla persona mentre parla del suo disturbo d'ansia, è un mezzo discorsivo che lei ci offre e che ci permette di scoprire il simbolo sotteso alla metafora stessa. È evidente che la metafora prodotta dal singolo dipende indubitabilmente dalle sue esperienze ma, soprattutto, dal periodo storico in cui egli vive! Quando il contesto storico in cui si viveva era scandito da ritmi lenti e prolungati, era naturale che l'uomo si adeguasse a quella lentezza e quindi non vivesse con apprensione ed ansia le sue giornate; egli non viveva in preda all'obbligo di dover fare tutto in fretta. Nel tempo, però, l'uomo ha dovuto adattarsi alla rapidità dei cambiamenti esterni ai quali non sempre gli è stato possibile conformarsi senza subire danni interiori. L'accumulo d'ansia e di paura nel sentirsi inadeguato alla velocità e ai cambiamenti sociali, ha creato, nel tempo, l' ansia da prestazione e l' ansia anticipatoria o d' attesa. L'attesa di che cosa? Naturalmente di qualcosa che spaventa! L'accumulo d'ansia e di paura fa sì che la mente umana "attenda" qualcosa che incombe e crei uno stato di angoscia che alimenta lo stato di attesa: è proprio questa attesa snervante a scatenare un attacco più forte di paura e d'ansia: l'attacco di panico! Perché proprio l'uomo di oggi viene così frequentemente colpito dagli attacchi di panico? Da dove nascono? Sono normali gli attacchi d'ansia? Perché alcune persone ne rimangono vittime ed altre no? Quali inganni mentali scatenano i disturbi d'ansia? Si può guarire dagli attacchi di panico? Quali sono i condizionamenti che mantengono in vita i disturbi d'ansia? Queste e tante altre sono le domande che le persone che soffrono si pongono e mi pongono. Chi soffre di disturbi d'ansia ha fretta! Ha fretta di capire, quanto prima, cosa gli sta succedendo. Ma soprattutto ha fretta di uscire dal suo incubo, di liberarsi dal peso del suo disturbo. In ultima analisi, questo libro cerca di rispondere a molte domande, non solo a titolo informativo ma soprattutto operativo e formativo, per orientare le persone verso la scelta migliore e debellare definitivamente i loro disturbi d'ansia. | << | < | > | >> |Pagina 56Le tre componenti profonde del panicoA. L'angoscia da separazione B. La paura C. L'angoscia di avvicinamento alla realtà che ci spaventa. Il modo di vivere le tre componenti profonde del panico è sempre soggettivo. Una persona può soffrire di più per l'angoscia da separazione, un'altra per la paura vera e propria, un'altra ancora, per l'angoscia di avvicinamento alla realtà — per esempio — al luogo del lavoro.
Essendo, nel panico, sempre implicite le tre emozioni dell'
angoscia da separazione
(da casa, dalla macchina, dal proprio luogo di residenza, da un luogo sicuro),
della
paura
e dell'
angoscia da avvicinamento
(al lavoro, ad un supermercato, alla chiesa, alla banca, ecc.), iniziamo a
riconoscerle e, se l'idea di affrontare le proprie angosce genera ulteriore
paura, è molto più saggio e prudente farsi aiutare da una persona esperta nel
campo della psicoterapia. Intanto cerchiamo di capire le tre componenti profonde
del panico.
A. L'angoscia da separazione
La paura della separazione, definita solitamente
angoscia da separazione,
è una paura connaturata quindi insita nella mente di ogni essere umano e
proprio perché antica, è più difficile da modificare. Sembra paradossale, ma
la capacità che l'essere umano possiede di legarsi alle cose del mondo e alle
persone significative, dipende molto da quanto è riuscito a mantenere dentro
di sé una parte funzionale (cioè utile) dell'angoscia da separazione. Se
immaginiamo una linea sulla quale esistono tantissime possibilità di vedere il
concetto di separazione e poniamo ad un estremo (patologico) l'angoscia da
separazione e all'altro estremo il desiderio di non separarsi dalle persone
significative che scegliamo di amare, possiamo immaginare anche tutta un
serie di linee intermedie (Fig. 3) che rappresentano le varie opportunità che
si trovano tra l'estremo dell'angoscia e l'estremo del desiderio.
Angoscia da desiderio di separazione ————|————|————|————|————|———— non separazione (patologica) (sano) Figura 3 Questo discorso serve per capire che una parte di paura della separazione (non di angoscia) è auspicabile che rimanga nella vita psichica dell'uomo. Come fa, altrimenti, l'essere umano a stringere dei legami sani con le persone e a mantenerli vivi per dare un vero senso alla sua esistenza affettiva? È importante però che questa parte di paura non sia limitante, eccessiva, angosciante appunto! e, come ogni dinamica psichica, anche l'ansia da separazione serve al benessere della persona.
Liberarsi "completamente" dall'angoscia da separazione non solo non è
possibile, non è neppure prudente; però è sicuramente modificabile se seguiamo i
seguenti passi di autoterapia.
Come superare l'angoscia da separazione a. Primo passo di auto-aiuto: capire da che cosa è causata l'angoscia da separazione b. Secondo passo di auto-aiuto: entrare in contatto con l'angoscia da separazione (2 fasi: prima da qualcosa e poi da qualcuno)
c. Terzo passo di auto-aiuto:
mettere a fuoco il problema comportamentale causato dall'angoscia da
separazione
a. Primo passo di auto-aiuto: capire da che cosa è causata l'angoscia da separazione Si cerca di ricordare visivamente da che cosa è stata causata l'angoscia da separazione. È importante non avvertire un'ansia insopportabile e, nel caso si trattasse proprio di quella, è più prudente e saggio, terminare la ricerca del ricordo e attendere tempi migliori. Non tutte le giornate, infatti, sono adatte a percorrere le nostre ansie interne. Ci sono giornate in cui ci si sente più preparati, altre in cui ci si sente fragili e impreparati. Per una forma di rispetto di se stessi, è sempre bene ascoltarsi e decidere qual è la giornata migliore. Per capire da che cosa è causata l'angoscia da separazione è importante mettersi in ascolto di se stessi, osservare da vicino le proprie sensazioni e cercare di ravvisare dentro di sé eventuali connessioni causali. Per fare questo è importante possedere una certa sensibilità che faciliti questa introspezione che necessita sempre di tempo e di calma. Ogni esperienza di vita può ricollegarci alle cause nel passato e farci sentire una certa risonanza emotiva sollecitata proprio da quelle esperienze. | << | < | > | >> |Pagina 87Gli "attacchi di panico da accumulo d'ansia"
Questo tipo di disturbo da attacchi di panico colpisce le persone fortemente
oberate da impegni mentali (lavorativi ed emotivi) e per periodi di
tempo troppo lunghi. Le persone vittime della dipendenza da lavoro, rischiano di
gravare la mente con preoccupazioni continue che mantengono
eccessivamente vigile la mente. La persona sovraccarica da impegni mentali non
sente il bisogno di riposare; si crea in lei una sorta di attivazione
autoindotta; è come se vivesse in una fase costante di maniacalità iperattiva
che la costringe a lavorare e a pensare in continuazione; è la persona che è
convinta di non aver bisogno di dormire; che pensa che la vita sia una corsa
agli ostacoli; che crede che la vita vada vissuta in ogni momento come se
il riposo fosse una perdita di tempo. La mente di questa persona non ha mai
la possibilità di riposare e di far recuperare ai propri neuroni cerebrali le
energie utilizzate e perse durante i vari impegni. Lo slogan che questa persona
sostiene con fierezza è: "se non dormo vivo di più"; in realtà si vive di
meno perché l'organismo cede e la psiche di conseguenza e, oltre a ciò, la
qualità della vita è inferiore a causa dello stress da competizione.
L'ascolto del corpo: lo stress Prestiamo attenzione alle seguenti considerazioni. Le situazioni di stress di tipo acuto (cioè situazioni di rilevante intensità ma che accadono sporadicamente) sono caratterizzate da una risposta psicobiologica a rapida estinzione e possiedono una potenzialità patogena (che causa malattie) molto meno rilevante rispetto alle situazioni di stress di tipo cronico (basate su microstimolazioni emozionali ripetute per lunghi periodi di tempo), come è il caso di una persona che deve affrontare quotidianamente il suo carico di lavoro. Mi spiego meglio: una persona che vive costantemente delle preoccupazioni di rilevante intensità emotiva (lavorative, familiari, di salute, ecc.), subisce uno stress di tipo cronico proprio come se fosse vittima di una malattia. Al contrario: una persona che subisce situazioni di stress ma non in modo continuativo, anche se di forte intensità, ha la possibilità di recuperare le sue energie grazie al fatto che avviene in lei una risposta del corpo che attenua le conseguenze da carico dello stress. Naturalmente le risposte del corpo andrebbero notate e prese in considerazione quanto prima, altrimenti si rischia lo stress di tipo cronico con tutte le conseguenze della malattia di tipo cronico. La reazione di stress, di per se stessa, è una reazione tipicamente difensiva e di adattamento di fronte ad una situazione di pericolo; come tale, non necessariamente è sempre pericolosa per l'individuo, ma lo protegge, anche a livello fisiologico, dai rischi derivanti dalle aumentate richieste di cambiamenti psicofisiologici perché la persona deve continuamente adattarsi alle fatiche incombenti. È chiaro che una assenza della reazione di stress di fronte ad una grande fatica potrebbe condurre l'individuo a lesioni e a malattie somatiche di notevole gravità con rischi per la sua sopravvivenza. L'attacco di panico, in questo caso, va visto come una reazione d'allarme psicofisiologica di alcune persone che si trovano a dover affrontare situazioni percepite come minacciose per l'incolumità o la sopravvivenza. La cosiddetta "reazione di allarme" – come l'ansia anticipatoria – la risposta che un essere vivente dà ogniqualvolta deve reagire, quindi adattarsi, a ciò che gli sta succedendo. La reazione può essere o di fuga o di attacco o di difesa nei confronti di un pericolo. Quando succede che la "reazione di allarme" – cioè quello stato mentale di sospensione spaventata – si protrae eccessivamente, può accadere che si creino alcune modificazioni fisiologiche persistenti che possono costituire i precursori di diverse malattie (cioè segnali che anticipano uno o più sintomi caratteristici di una malattie).
Anche la consapevolezza di vivere una situazione che può, da un momento
all'altro, degenerare – come nell'attacco di panico – rappresenta un
insieme di stimoli quotidiani di forte stress.
Le modificazioni psicofisiologiche durante l'attacco di panico I vissuti soggettivi, a livello fisiologico, durante l'attacco di panico (come reazione di allarme), si manifestano attraverso una serie complessa di modificazioni: - l'aumento della secrezione di vari di ormoni (somatotropo, cortico-surrenali, prolattina), - l'aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, - l'aumento della frequenza respiratoria e del consumo di ossigeno, - la riduzione della temperatura cutanea (vasocostrizione superficiale), - l'aumento del tono muscolare e dell'irrorazione della muscolatura striata,
- la scomparsa del ritmo alfa e degli altri ritmi lenti del cervello.
I vissuti soggettivi a livello psicologico durante l'attacco d'ansia, sono costituiti da: - reazioni di tensione interna con forte sensazione di allarme, - paura più o meno forte, - aumentata vigilanza (si attende che qualcosa di terribile possa accadere), - irritabilità costante con forte ansia d'attesa, - ansia libera che fluttua nella mente, - sensazione di vuoto e confusione mentale, - disperazione e sensazione di non sentirsi capiti dai propri cari, - sensazioni di perdita del contatto con la realtà esterna,
- scollamento da se stessi.
Tutte queste modificazioni psicofisiologiche, che alterano la mente e il corpo, condizionano anche il modo d'essere della persona che soffre la quale può, in alcuni casi, indebolirsi e temere per la propria integrità. In questo caso possono subentrare vari tipi di angosce che vanno dalla paura di impazzire a quella di danneggiare qualcuno; dalla paura di restare soli a quella di utilizzare i mezzi di trasporto di terra e d'aria; dalla paura dei luoghi affollati a quella di allontanarsi da casa, di morire o delle malattie.
Gli "attacchi di panico da accumulo d'ansia" possono nascondere anche
altre cause. Non si può stabilire in modo perentorio che sia soltanto il
sovraccarico da lavoro a scatenare un attacco ma, nello stesso tempo, non si
può nemmeno negarlo. È stato più volte dimostrato che eccessivi impegni e
preoccupazioni mentali scatenano nell'uomo delle reazioni psicofisiologiche ed è
compito dello psicoterapeuta rivisitare lo stile di vita e la visione
del mondo del paziente, organizzare un intervento personalizzato che miri
alla modificazione della sintomatologia e al miglioramento della qualità
della vita che, in questo caso, potrebbe essere rappresentato dallo snellimento
dell'accumulo di preoccupazioni professionali, ma anche da una indagine
approfondita che miri a scoprire il motivo che costringe la persona a
mantenere eccessivi carichi professionali. Perché queste persone si impegnano in
modo così massacrante? Quali motivi le costringe ad evitare di
rientrare a casa alla fine della giornata? Chi non gradiscono vedere? Cosa
non vorrebbero fare?
Gli "attacchi di panico situazionali" Gli "attacchi di panico situazionali" nascono, come è facile intuire, da una situazione. L'essere umano vive ogni momento della sua vita immerso in una serie di situazioni ed è naturale pensare che una di esse (sempre vissuta bene), in un momento di fragilità dell'Io, possa rappresentare qualcosa di diverso rispetto al solito e possa scatenare un circolo mentale vizioso.
A tutta prima si può cadere nella trappola dell'inganno situazionale. Cosa
significa? In questo tipo di disturbo d'ansia, si crede che la situazione
scatenante, cioè il luogo in cui è accaduto il primo attacco d'ansia sia la
causa dell'attacco stesso. Essendo fermamente convinti (familiari e amici
della persona che soffre) che proprio
quel
luogo o
quella
circostanza sia la causa che scatena il malessere, si crea involontariamente un
meccanismo mentale circolare che si genera e si autoalimenta. La persona inizia
così il suo processo di evitamento: evita di frequentare i luoghi in cui è stato
male perché teme che le creino un successivo attacco. È come se la persona
credesse che il mondo esterno abbia poteri nefasti; che non ci sia nulla da
fare contro il destino e se la realtà è così faticosa da affrontare è meglio
evitarla e non fare più nulla. La vita della persona inizia a cambiare
significato: tutto ciò che prima aveva un senso, ora perde le sue qualità e la
persona, così demotivata e delusa, entra in una fase depressiva.
Quando si teme un luogo Seguendo i principi del costruttivismo, è la persona stessa che inventa, che costruisce col pensiero ciò che crede fermamente che esista. Quando noi attribuiamo ad una realtà, qualsiasi essa sia, un significato suo proprio, dovremmo ricordare che quel significato non è mai solo oggettivo (cioè dentro quella realtà), ma è anche soggettivo e che quella connotazione negativa è stata inventata solo da noi, dal nostro mondo emotivo, dalla nostra fantasia. Quella realtà alla quale abbiamo attribuito una caratteristica paurosa (come accade quando si è convinti che un luogo affollato – quale il supermercato, la chiesa, il concerto, il cinema – generi attacchi d'ansia) non possiede alcunché di spaventoso ma è la nostra mente ad attribuirle una sorta di anima. La persona farà di tutto per evitare quel luogo credendo che esso sia la causa dei suoi guai. In realtà è la persona stessa che, cedendo a dei residui di pensiero animistico, dà vita ad un luogo animandolo di poteri catastrofici. Quando poi succede che un fatto ipotizzato accade davvero, viene confermata ricorrentemente la sua veridicità: si entra nella convinzione che il pensiero faccia accadere le cose e che queste si ripetano nel tempo.
Rispetto a ciò che una persona immagina, avviene sempre qualcosa nella mente
ma mai nella realtà esterna, almeno come conseguenza di quel pensiero.
Senza rendersene conto, la persona che soffre trasforma l'attacco d'ansia situazionale in attacco di panico situazionale. In alcune persone il primo attacco d'ansia può essere vissuto in maniera distaccata e non lasciare alcuna traccia, mentre in altre persone può lasciare un enorme solco emotivo che rumoreggia dentro la mente nella quale vengono seminati i primi dubbi: "e se mi torna?"; "e se perdo il controllo?"; "e se mi vede qualcuno?". "e se non c'è un ospedale abbastanza vicino?"; "e se muoio?"; "e se impazzisco?"; "e se mi allontano troppo?". Le persone che lamentano sintomi legati ad esperienze nel presente, possono indurre i familiari a credere che sia proprio una data situazione esterna ad aver causato il primo attacco d'ansia.
Se ci si sofferma a lungo a considerare solo la situazione in cui è avvenuto
l'attacco (supermercato, autostrada, cinema, chiesa, discoteca, abitazione, ad
un semaforo, ecc.) si rischia di perdere di vista la dinamica vera
dell'attacco d'ansia. In realtà non è mai una situazione esterna a causare il
primo attacco d'ansia: si crede questo, ma è un inganno. Un inganno percettivo.
L'inganno percettivo nella formazione degli "attacchi di panico situazionali"
L'
inganno percettivo
è il nostro modo personale di percepire l'esterno
che viene modificato, inconsapevolmente, dai nostri sensi dandoci la percezione,
più che mai convinta, che ciò che esperiamo sia vero. In altre parole,
siamo noi a trasformare la realtà che viviamo, ingannandoci.
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