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| << | < | > | >> |Indice6 Introduzione 8 Scuole di pensiero 10 GLOSSARIO 12 Economia classica 14 Marxismo 16 Economia keynesiana (positiva) 18 Profilo: Friedrich von Hayek 20 Sintesi neoclassica 22 Scuola austriaca 24 Sistemi economici 26 GLOSSARIO 28 Capitalismo del libero mercato 30 Socialismo di mercato 32 Profilo: Milton Friedman 34 Pianificazione centralizzata 36 Mercantilismo 38 Terapia dello shock 40 Consenso di Washington 42 Cicli economici 44 GLOSSARIO 46 Economia keynesiana (normativa) 48 Monetarismo 50 Profilo: John Maynard Keynes 52 Curva di Phillips 54 Teoria del reddito permanente 56 Aspettative razionali 58 Coerenza temporale 60 Acceleratore finanziario 62 Ipotesi dell'instabilità finanziaria 64 Prestatore di ultima istanza 66 Crescita 68 GLOSSARIO 70 Crescita neoclassica 72 Nuova teoria della crescita 74 Profilo: Thomas Malthus 76 Distruzione creatrice 78 Capitale umano 80 Stato di diritto 82 Limiti alla crescita 84 Commercio globale 86 GLOSSARIO 88 Vantaggio comparato 90 Modello di Heckscher-Ohlin 92 Nuova teoria del commercio 94 Profilo: David Ricardo 96 Area valutaria ottimale 98 Trio inconciliabile 100 Parità dei poteri di acquisto 102 Scelta 104 GLOSSARIO 106 Scelta razionale 108 Teoria dei giochi 110 Profilo: Gary Becker 112 Scelta pubblica 114 Teoria dell'utilità attesa 116 Teoria del prospetto 118 Tasse e politiche di spesa 120 GLOSSARIO 122 Incidenza fiscale 124 Onere eccessivo 126 Profilo: Alfred Marshall 128 Economia supply-side 130 Spiazzamento 132 Mercati 134 GLOSSARIO 136 Mano invisibile 138 Marginalismo 140 Profilo: Adam Smith 142 Tragedia dei beni comuni 144 Diritti di proprietà 146 Principio inquinatore-pagatore 148 Selezione avversa 150 Azzardo morale 152 Ipotesi del mercato efficiente 154 Ricerca di rendita 156 Risorse 158 Indice analitico 160 Ringraziamenti |
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Adattandosi in fretta, il mercato garantisce equilibrio, stabilità e prosperità.
Approfondimento
Questa scuola di pensiero
pone grande enfasi sulla
capacità dei mercati di
adattarsi da sé agli shock
economici. Tuttavia,
le periodiche crisi
economiche mettono in
dubbio la reale rapidità di
adattamento dei mercati.
Più che un equilibrio
stabile, queste crisi
evidenziano potenziali
gravi disequilibri. Quali
spiegazioni e soluzioni a
questi problemi suggerisce
la scuola classica del
pensiero economico?
Il mercato, da solo, è
in grado di sostenere
l'equilibrio, la stabilità e
la prosperità? Oppure è
necessario l'intervento
governativo?
Teoria in 30 secondi Nelle sue opere, risalenti al XVIII secolo, Adam Smith sosteneva che il naturale funzionamento del mercato avrebbe sempre garantito stabilità e prosperità. Per Smith, il mercato soddisfa la naturale inclinazione dell'uomo "al baratto, allo scambio e alla permuta", mentre la "mano invisibile" concilia queste attività individuali in modo da mantenere l'equilibrio. Riunendo tutte le transazioni degli individui, il mercato ne racchiude anche le risposte razionali ai momenti di crisi e reagisce rapidamente agli shock senza bisogno di interventi governativi. Le politiche dello stimolo non fanno che limitare la capacità del mercato di arrivare a un nuovo equilibrio, perché in tempi di crisi stimolano artificialmente i guadagni e sostengono un equilibrio sempre più instabile. Queste politiche gravano sui contribuenti e non fanno che rimandare il problema. Robert Lucas Jr. ha recentemente applicato questa visione all'impatto della politica economica, sostenendo che le "aspettative razionali" degli individui verso una data politica influiscono sulle loro reazioni, determinando l'impatto della politica stessa. Quest'ultima, dal canto suo, non può indurre una reazione o un'altra; al contrario, solo la credibilità del governo permette alla politica di modificare il comportamento individuale rispetto a quello indotto dall'aggiustamento del mercato. | << | < | > | >> |Pagina 14In 3 secondi
Il capitalismo richiede il
profitto, il profitto richiede
lo sfruttamento. Ma lo
sfruttamento può creare
un sistema socialista?
Approfondimento
Per molti, la caduta
del Muro di Berlino
nel 1989 e il collasso
dell'Unione Sovietica
confermano il fallimento
del marxismo. Tuttavia,
qual è il contributo
positivo del marxismo
alla comprensione della
moderna economia
capitalista? Se andiamo
oltre l'eredità della
dittatura sovietica,
la critica marxista al
capitalismo offre un punto
di partenza per capire le
iniquità tuttora esistenti.
Teoria in 30 secondi Scrivendo all'ombra della Rivoluzione industriale del XIX secolo, Marx cercò di mostrare il vero volto del capitalismo industriale moderno. Egli sosteneva che tutti i beni — ciò che viene prodotto per la vendita — hanno un valore d'uso e uno di scambio. Per esempio, una sedia ha un dato valore d'uso (fornisce un posto comodo per leggere questo libro) e uno di scambio o monetario (è costata più di quanto speravate). Marx usò questa intuizione per sostenere che anche il lavoro è un bene ed è parte integrante della crescita del capitalismo. Il valore d'uso del lavoratore è la capacità di produrre beni, ricompensata con un equo valore di scambio, o salario, che copre i costi essenziali della vita. Quando però il valore d'uso del lavoratore viene combinato con i macchinari del datore di lavoro, i beni prodotti valgono più del valore di scambio del lavoratore; si genera così un surplus, che costituisce il profitto del datore di lavoro e che Marx definiva "sfruttamento". Attraverso il profitto, il capitalismo può crescere ed espandersi, grazie a uno sfruttamento sempre maggiore. Per Marx, questa espansione produceva anche le contrapposizioni che avrebbero portato i lavoratori ad assumere il controllo dei mezzi di produzione (fabbriche e macchinari), istituendo così un'economia socialista. | << | < | > | >> |Pagina 16In 3 secondi
I cicli economici sono
determinati da quanto
la gente è disposta a
spendere. Quando la
domanda cala, si entra
in recessione.
Approfondimento
La domanda è un
aspetto importante del
funzionamento dei sistemi
economici. Ma non è il
solo: sul lungo termine, per
esempio, gli investimenti
e l'innovazione sono
essenziali. Inoltre, dopo
aver stabilito che i governi
potrebbero manipolare
la domanda aggregata
per gestire l'economia, la
teoria non specifica come:
attraverso una politica
monetaria o una fiscale?
Tutto ciò, inoltre, non
significa che il governo
abbia effettivamente i
mezzi per agire in modo efficace.
Teoria in 30 secondi La crescita economica non è un processo continuo. Sul lungo termine, la tendenza è stata al rialzo, almeno nelle economie sviluppate, ma sul breve termine la crescita economica è costellata dai cosiddetti cicli economici. I boom economici coincidono con un'accelerazione della crescita ed elevati tassi di occupazione, cui fanno da contraltare i periodi di recessione, quando l'economia si contrae e la disoccupazione aumenta. Ma cosa determina l'estensione di queste oscillazioni? L'economia classica affermava che i prezzi, compresi i salari, rispondono in fretta ai cambiamenti nell'offerta e nella domanda, e che i mercati, di conseguenza, si adattano rapidamente agli shock. In base alla teoria classica, dunque, i cicli economici non dovrebbero dare origine alla disoccupazione di massa. Keynes, invece, considerando l'esperienza della Grande depressione, dissentiva. Secondo l'economista, infatti, la domanda aggregata (la domanda totale effettiva di beni e servizi all'interno di un sistema economico) era un fattore chiave del ciclo economico. Durante le recessioni, la domanda aggregata tendeva a calare, il che peggiorava il ciclo economico e portava a prolungati periodi di disoccupazione. Questa idea portò Keynes a concludere che, manipolando la domanda aggregata, i governi possono influenzare il ciclo economico, livellandolo e riducendo la volubilità dello sviluppo capitalista. | << | < | > | >> |Pagina 62In 3 secondi
La stabilità rende avventati:
si presta eccessivamente
e si contraggono debiti
più ingenti di quelli che si
possono onorare. E i default
che ne conseguono causano
una crisi finanziaria.
Approfondimento La teoria di Minsky sembra particolarmente adatta a spiegare la crisi finanziaria della fine del primo decennio di questo secolo. A fronte del continuo aumento dei prezzi delle case, i consumatori hanno stipulato mutui che potevano ripagare solo con la rivalutazione del prezzo dell'immobile. Gli istituti di credito sono diventati più aggressivi, offrendo prestiti rischiosi, non solo i mutui "subprime", ma anche prestiti ad altre aziende. Quando i debiti hanno iniziato ad andare insoluti, i prestiti, da macchine da profitto quali erano, si sono trasformati in vere condanne a morte per chi li aveva concessi. Teoria in 30 secondi La recente crisi finanziaria è stata provvidenziale per la fama postuma di Hyman Minsky , un economista che, in vita, è sempre rimasto ai margini. Minsky sosteneva che le crisi finanziarie sono endemiche nel capitalismo. Esse insorgono perché in tempi di prolungata prosperità si tende a concedere e a richiedere prestiti in maniera più sconsiderata. In ragione di ciò, nel sistema finanziario si creano delle bolle speculative. Mentre prima a chiedere denaro in prestito erano i cosiddetti hedge borrowers, cioè persone in grado di ripagare sia il capitale sia gli interessi con i propri guadagni, col passare del tempo si è passati alla figura dello speculative borrower o del Ponzi borrower, i quali sono in grado di ripagare con i propri guadagni solo gli interessi, e a volte nemmeno quelli, tanto che spesso si trovano a dover vendere i propri beni per pagare i debiti. Il problema è che, così facendo, l'intero sistema rischia di affondare: con l'avvento dello speculative borrower e del Ponzi borrower la quantità di debito nel sistema lievita finché non diventa chiaro che non può essere ripagato e che qualcuno dovrà pagare il prezzo di questa insolvenza sistemica. I debitori diventano insolventi, i prestatori contraggono il credito e tutto questo porta l'economia alla recessione. | << | < | > | >> |Pagina 136
Per creare più ricchezza, basta pensare a se stessi.
Approfondimento
Sembra piuttosto semplice,
ma funziona veramente?
Non sempre. Persino
Adam Smith riconosceva
che l'interesse personale
per la creazione della
ricchezza aveva dei limiti
e riteneva che il governo
dovesse entrare in azione
per proteggere la proprietà
privata e fornire beni
pubblici, come le strade.
Si consideri l'esempio dei
beni ambientali: la teoria
di Hardin della "tragedia
dei beni comuni" dimostra
che quando diversi attori,
usando una risorsa
condivisa, perseguono un
guadagno individuale, la
risorsa si esaurirà, a meno
che non vengano messi
in campo forti diritti di
proprietà.
Teoria in 30 secondi Un macellaio non vende carne per altruismo; taglia e affetta per trarne un profitto. Ma per vendere la carne deve fare attenzione a ciò che vogliono i suoi clienti. Così, per perseguire la ricchezza, il macellaio serve i bisogni della società, e in un'economia di mercato, almeno secondo Adam Smith, la maggior parte delle persone si comporta allo stesso modo. In altre parole, quando gli individui possono scegliere liberamente cosa produrre, la "mano invisibile" della concorrenza guida lo scambio di beni e servizi in modo tale che l'avidità personale porti al guadagno collettivo. Per esempio, quando gli imprenditori vogliono aumentare il volume di affari, abbassano i prezzi. Si tratta di un processo dinamico favorevole a tutti, che si autoregola e si adatta automaticamente. Smith usava questa teoria per criticare la regolamentazione statale e il protezionismo in un'economia di mercato, anche se, affinché la mano invisibile funzioni a dovere, la società deve avere forti diritti di proprietà, codici legali e morali, e scambio di informazioni. Smith viene spesso considerato, e a ragione, il "padre dell'economia". La sua teoria della mano invisibile, spiegata ne La ricchezza delle nazioni del 1776, guidò l'economia classica per oltre 150 anni e informa ancora oggi il dibattito economico. | << | < | > | >> |Pagina 152
Pensate di poter prevedere
le mosse del mercato
azionario? È un'impresa
inutile, a meno che non
sappiate qualcosa che il
mercato non sa.
Approfondimento
Gli ultimi vent'anni, e
soprattutto la grande
crisi finanziaria del
2007-2009, hanno fatto
sorgere parecchi dubbi
riguardo all'ipotesi del
mercato efficiente. Molti
grandi esperti dei mercati
finanziari, come Martin Wolf del
Financial Times
di Londra, la considerano
inutile. La principale critica
che le viene mossa è che
non tiene in considerazione
gli aspetti psicologici
del funzionamento della
finanza, ciò che alcuni
economisti eterodossi
hanno chiamato "istinto del gregge".
Teoria in 30 secondi
Oggi, la finanza sembra il tema
centrale dell'economia, ma in passato
veniva presa in esame solo dopo che gli
economisti avevano sviluppato delle teorie sul
funzionamento dei "veri" sistemi economici.
Per molti fautori del libero mercato, i mercati
finanziari funzionano sulla base dell'ipotesi del
mercato efficiente, una sorta di adattamento
della più generale teoria dell'equilibrio.
Presuppone che in un mercato finanziario,
come Wall Street, i prezzi dei beni scambiati,
in questo caso azioni e obbligazioni, riflettano
già tutta la conoscenza disponibile su di essi.
Per questo, è virtualmente impossibile per
un investitore realizzare guadagni consistenti
speculando sui prezzi di questi investimenti
perché, se non emergono nuove informazioni
ad alterare il valore di un bene, nessuno può
davvero sapere come evolverà il suo prezzo.
Ciò significa che quando si specula si può solo
sperare nella fortuna, o disporre di informazioni
riservate, cosa che però è illegale. L'ipotesi del
mercato efficiente ha circolato per decenni
fra gli economisti prima che Eugene Fama, a
Chicago, ne formulasse una versione standard.
È stata la teoria principale per analizzare i
mercati finanziari fino agli anni '90, quando la
volatilità finanziaria e l'"euforia irrazionale" sono
diventate la norma.
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