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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione - Come usare questo libro XI A che cosa serve un manuale? XII Il lettore ideale di questo libro XII OpenOffice.org 2.0: la svolta XIII Si tratta forse di un miracolo? XIV Una svolta necessaria XIV Piccola guida di OpenOffice.org 2.0 che funziona XVI Capitolo 1 - Che cosa fare con OpenOffice.org 2.0 1 Un software aperto 2 OpenOffice.org parla tutte le lingue 3 Aperto o chiuso? 3 Le caratteristiche dei moduli 5 OpenOffice.org 2.0 Writer 5 OpenOffice.org 2.0 Calc 6 OpenOffice.org 2.0 Impress 6 OpenOffice.org 2.0 Base 6 OpenOffice.org 2.0 Draw 7 OpenOffice.org 2.0 Formula 7 Compatibilità con Microsoft Office 8 Capitolo 2 - L'ambiente di lavoro: le funzioni comuni 9 La finestra principale 9 La barra del titolo 11 La barra di stato 11 La barra dei menu 12 Il menu File 12 Il menu Modifica 19 Il menu Visualizza 20 Il menu Inserisci 22 Il menu Formato 25 Lo stilista (F11) 26 Il menu Strumenti 27 I menu Finestra e ? 29 Capitolo 3 - Il formato di OpenOffice.org 2.0 33 Le nuove estensioni 33 Altri formati di OpenOffice.org 2.0 34 OpenDocument: un formato XML 36 Esercizio: apriamo un archivio 37 Un formato per l'Europa 39 Capitolo 4 - Le principali novità della versione 2.0 41 L'abito fa il monaco 42 Le novità: OpenOffice.org Base 43 Cambiamenti in tutta la suite 43 Le nuove caratteristiche dei singoli moduli 45 Capitolo 5 - I principali problemi 47 Diversi ordini di problema 47 Limiti di carattere psicologico 47 Cambiare sì: ma quanto costa? 49 Elementi di tipo tecnologico 50 Sopravvivere in un mondo ostile 51 Capitolo 6 - OpenOffice.org 2.0 Writer: i documenti di testo 53 Primi passi 54 L'ambiente di lavoro 56 Il menu file 56 Diverse versioni 56 Lavoro più veloce 58 Modificare il formato di un documento 64 Strumenti per la formattazione di un testo 64 Testi sempre corretti 65 Inserire oggetti nei documenti 67 Usare le tabelle 71 Capitolo 7 - Calcoli, conti, elenchi: Calc, il foglio elettronico 73 Primi passi: celle, righe e colonne 73 Compatibilità 74 L'ambiente di lavoro 75 Riferimenti esterni alla tabella corrente 81 Funzioni e formule 81 Tirare le somme 82 Le principali funzioni di Calc 84 Diagrammi e grafici 85 Stampare le tabelle 86 La tabella come area di dati 87 DataPilot:le tabelle pivot di Calc 87 Capitolo 8 - Creare presentazioni con Impress 91 Per iniziare 93 L'ambiente di lavoro 96 Visualizzare le diapositive 96 Capitolo 9 - OpenOffice.org 2.0 Base 103 Che cos'è un database? 103 Le relazioni 105 L'ambiente di lavoro 111 Creare nuove Tabelle 115 La gestione degli errori 121 Creare nuove Ricerche 123 La procedura guidata per la creazione di Ricerche123 Creare nuovi formulari 127 Creare nuovi Rapporti 128 Capitolo 10 - Disegnare con OpenOffice.org 2.0 Draw 131 Primi passi con Draw 131 L'ambiente di lavoro 132 La barra del disegno 135 Operazioni fondamentali: inserire e modificare 136 Manipolazione avanzata delle immagini 140 Oggetti 3D 145 Esportare in formati d'immagine 147 Capitolo 11 - Formule matematiche con OpenOffice.org 2.0 Formula 149 Primi passi con Formula 150 Primo esercizio: digita e osserva 152 L'ambiente e gli strumenti di lavoro 154 La barra dei menu 154 La barra delle funzioni (Standard) 157 Metodi di input dei comandi 157 Usare il box dei comandi 158 Digitare i comandi in modo diretto 160 Usare il tasto destro 162 Formattazione delle formule matematiche 163 Formattare formule complesse 165 Modificare dimensioni, colore e carattere 166 Capitolo 12 - Creare pagine per il Web 169 Writer per pagine Web 169 Creare semplici documenti HTML 170 Creare documenti complessi 173 Usare il wizard per costruire siti Web 174 Creare pagine Web con gli altri moduli 178 Capitolo 13 - Il progetto OpenOffice.Org 183 Le localizzazioni 183 Un programma, molti sistemi operativi 185 Qualche cenno di storia 185 I progetti di OpenOffice.org 186 Capitolo 14 - Perché usare OpenOffice.Org? 189 L'utente medio 189 Un caso interessante: Mozilla Firefox 190 Passare ad OpenOffice.org 2.0 191 Documentazione e supporto 192 Convivere con altri formati 193 Perché OpenOffice.org? 195 Perché è gratuito 195 Perché è libero 196 Perché è sicuro 198 Casi di successo 199 Capitolo 15 - Come ottenere OpenOffice.org 2.0 e Java Runtime Environment 201 Problemi frequenti e possibili soluzioni 204 Verificare il download 205 Verificare l'MD5 sotto Windows 207 Verificare l'MD5 sotto Linux 211 Perché Java in OpenOffice.org 212 Requisiti di sistema per Java 212 Ottenere Java (JRE) via Internet 213 Installare JRE in ambiente Windows 214 Installare JRE in ambiente Linux 218 Capitolo 16 - La licenza LGPL 221 Alcune definizioni preliminari 221 FSF 221 GNU e GPL 222 Che cosa si può fare e che cosa no 225 Dove trovare il testo della LGPL 226 Capitolo 17 - Installare OpenOffice.org 2.0 227 Requisiti per i sistemi Windows 228 Requisiti per i sistemi Linux 230 Installazione in ambiente Windows 230 Decompressione dei file di installazione 231 Installazione del software 234 Installazione in ambiente Linux 245 Altri pacchetti per le distribuzioni Linux 247 Il primo avvio: la registrazione del prodotto 249 Riparare l'installazione in ambiente Windows 250 Rimuovere OpenOffice.org 2.0 252 Capitolo 18 - Oltre questo libro: risorse online 253 Il sito ufficiale OpenOffice.org 253 Risorse esterne al sito ufficiale 254 La comunità online 255 Software libero 256 Open Source 258 Licenze, brevetti, copyright 260 Indice analitico 263 |
| << | < | > | >> |Pagina XIIIOpenOffice.org 2.0: la svoltaIn molti osservatori è ormai radicata la convinzione che con l'uscita della versione 2.0 OpenOffice.org abbia fatto il grande salto di qualità. La compatibilità con altri formati, in particolare con quelli di Microsoft Office, è stata migliorata e anche l'interfaccia grafica è molto più gradevole. L'obiettivo degli sviluppatori sembra dunque quello di attrarre chi oggi usa altre suite per l'ufficio (o, meglio, altri strumenti di office automation). Rimane, però, come una pesante zavorra, l'idea che OpenOffice.org sia uno strumento per utenti particolarmente competenti, esperti e patiti dell'informatica, che lavorano in un modo che per molte persone è davvero difficile da comprendere. Naturalmente noi siamo convinti che si tratti di un'idea superata e molti degli sforzi degli sviluppatori di OpenOffice.org ci sembrano indirizzati a far sentire a proprio agio esattamente coloro che hanno questa sensazione. È ovvio, infatti, che in un mercato dominato in buona parte da altre suite (prima tra tutte Microsoft Office, nelle sue molteplici versioni), per farsi spazio bisognava tenere conto anche delle abitudini e delle consuetudini consolidate. Con la versione 2.0, però, crediamo che siano stati fatti enormi passi avanti in questa direzione. La nostra convinzione è ogni giorno confermata dal dibattito tra gli esperti: proprio in questi giorni OpenOffice.org 2.0 sta contendendo a Firefox il titolo di software open source dell'anno. Il confronto con Firefox, il browser per navigare su Internet, ci sembra particolarmente efficace: il passaggio dalla versione 1.x di OpenOffice.org alla versione 2.x può avere lo stesso successo che la nascita di Firefox ha avuto per Mozilla. Fino a pochi anni fa esisteva un ottimo browser per navigare sul Web che si chiamava Mozilla. Poi gli ideatori del progetto hanno pensato di usare quella tecnologia, che pure funzionava benissimo, per confezionare un nuovo strumento, chiamato Firefox, che avesse anche altre caratteristiche, come una migliore presentazione, una nuova interfaccia grafica, più leggerezza e così via. Il risultato è oggi un successo che per rapidità di diffusione non ha quasi eguali nella storia dei software. La versione 2.0 di OpenOffice.org ha seguito una strada molto simile: realizzando alla fine uno strumento che funziona e che è anche molto più gradevole da vedere. Uno strumento che, grazie all'inserimento di OpenOffice.org Base, ha raggiunto una completa capacità di sostituire gli altri strumenti usati fino a oggi.
E questa strada della compatibilità con altri applicativi è forse la chiave
di volta della versione 2.0: è evidente cioè lo sforzo degli sviluppatori di
OpenOffice.org di mettere a loro agio gli utenti di altri software, tra tutti
quelli di Microsoft Office.
Si tratta forse di un miracolo? Anche se siamo ovviamente convinti che questa suite sia davvero eccellente, non vogliamo nascondere limiti e difetti. Non vogliamo far credere a nessuno che tutto sarà semplicissimo. In linea generale, abbiamo cercato di indicare gli strumenti e le funzioni che ci sembrano funzionare e quelle che invece non ci convincono appieno, sia nei capitoli dedicati ai singoli moduli di OpenOffice.org sia in apposite sezioni. Il nostro intento è contribuire a sviluppare una consapevolezza maggiore negli utenti meno esperti. Sarebbe semplice dire che basta un clic, espressione ormai valida, all'apparenza, per qualsiasi applicazione. Ma non è sempre così semplice. Per questo motivo, cerchiamo anche, dove possibile, di suggerire soluzioni e scorciatoie per evitare i problemi più frequenti.
La nostra idea insomma non è quella di chi accetta in maniera acritica
uno strumento perché sembra migliore, senza riconoscere i problemi.
Una svolta necessaria Ma ci si potrebbe chiedere per quale motivo passare da altri applicativi a OpenOffice.org. Crediamo di poter dire che ci sono ottime ragioni. Alcune di queste le prendiamo dalle riflessioni e dai ragionamenti fatti da chi ha già operato questa migrazione, anche in grande scala. In primo luogo possiamo dire che a nessuno conviene dipendere da un unico produttore di software. Questo concetto vale un po' per tutti: il giorno in cui il nostro fornitore decidesse di aumentare in maniera esagerata i prezzi, noi non potremo che adeguarci, dato che attuare una migrazione in emergenza non sarebbe possibile. Se poi per caso un'azienda produttrice di software proprietario dovesse avere qualche problema e chiudere una linea di produzione, o peggio fallire, ci troveremmo nella condizione di rischiare di perdere il materiale del nostro lavoro a causa del mancato aggiornamento, che è sempre necessario. Questo discorso vale soprattutto in ambito professionale, ma riguarda anche le amministrazioni pubbliche. E per questo che molte di queste ultime stanno studiando strategie di migrazione ad OpenOffice.org. Si potrebbe obiettare che passare da un monopolio all'altro è una contraddizione. È vero, ma in questo caso ci viene in aiuto la struttura culturale del software OpenOffice.org: si tratta infatti di una tecnologia aperta (cioè il codice sorgente è disponibile per chiunque lo desideri). Inoltre il formato dei file di OpenOffice.org è basato sul linguaggio XML, il più aperto, modificabile, adattabile che la tecnologia abbia prodotto negli ultimi decenni. Il formato di OpenOffice.org si chiama OpenDocument e si tratta di un formato aperto creato da un consorzio di cui fanno parte un numero rilevante di grandi aziende del software e dell'hardware. Se aziende del calibro di IBM, Sun, Novell, Corel e Red Hat hanno deciso di investire risorse in questo formato, significa che vedono in esso una delle possibili soluzioni al grande problema di oggi: la compatibilità dei formati e lo scambio delle informazioni. Oggi il formato OpenDocument non è utilizzato solo in OpenOffice 2.0 ma anche in StarOffice, KOffice, AbiWord e Workplace Managed Client 2.6 di IBM. Detto questo, non possiamo non dire che cambiare le proprie abitudini non è mai facile. Bisogna tenere conto infatti di questioni di carattere psicologico, ma anche economico. E qui accenniamo a una delle questioni più dibattute in questi anni: quanto costa migrare? OpenOffice.org 2.0 viene distribuito in maniera gratuita senza limiti del numero di copie. Quindi possiamo risparmiare tutti i costi di cessione della licenza d'uso dei software proprietari, che possono ammontare a qualche centinaia di euro per ogni installazione, contando anche gli aggiornamenti necessari. Per fare una battuta, come abbiamo letto in una discussione accesa in un forum su Internet: per queste cifre pretendo che il word processor mi legga nel pensiero e stenda da solo la lettera al mio posto. A parte questa considerazione, divertente ma che contiene anche una grande verità, possiamo ricordare che in caso di migrazione comunque si dovrà provvedere adeguatamente all'aggiornamento degli utenti. Su questi argomenti torneremo in maniera più ampia nel corso del volume, soprattutto nei capitoli conclusivi.
Vogliamo però ricordare un fatto importante: il software chiuso è il
bersaglio preferito di chi fabbrica virus, anche perché costituisce il veicolo
ideale per la sua propagazione, magari nella forma delle macro inviate
per posta elettronica. Il software aperto invece è paradossalmente più
difficile da attaccare. A dirlo sono i numeri dei virus individuati fino a
oggi. Inoltre in caso di attacco di virus o software simili, la sterminata
popolazione degli sviluppatori volontari sparsi per i cinque continenti
rappresenta il più efficace dei rimedi: in poche ore possiamo disporre di
patch e aggiornamenti.
Piccola guida di OpenOffice.org 2.0 che funziona Per far capire meglio lo spirito del testo, vogliamo chiarire innanzitutto che pur essendo unitario, è stato pensato in tre parti. Una prima parte va dal Capitolo 1 al Capitolo 5, ed è rivolta soprattutto all'utente alle prime armi. Non solo il cosiddetto utente entry level, in linguaggio informatico, ma anche chi usa altri strumenti di questo tipo e ha sentito parlare di questo software senza mai averlo usato. È per questo che ci addentriamo anche nel merito di formati ed estensioni, di sigle cioè con cui si deve entrare in confidenza. A questo utente genericamente interessato presentiamo anche le novità principali della versione 2.0. Infine affrontiamo alcuni problemi tecnologici e psicologici che l'uso di un software nuovo comporta. Dal Capitolo 6 al 12, invece, presentiamo i diversi moduli (che si chiamano Writer, Calc, Impress, Base, Draw e Formula). È questa la parte più tradizionale del volume, con procedure passo a passo, esempi, consigli. In questa fase ipotizziamo il possesso di alcune competenze di base: come le operazioni più semplici di un word processor (dalla tecnica del copia e incolla in avanti). Sappiamo anche, però, che alcuni moduli saranno assolute novità, come quello per la grafica, Draw, o l'editor di formule matematiche, Formula. Per non parlare del nuovo strumento per la manipolazione di database, chiamato OpenOffice.org Base. Negli ultimi capitoli (dal 13 al 18) diamo, infine, alcune informazioni di contorno, che però ci sembrano utili. Innanzitutto per quale motivo si debba abbandonare la vecchia strada per la nuova. E poi che differenze esistono tra i software aperti e quelli chiusi. Non mancheranno poi informazioni di servizio: come ottenere OpenOffice.org e i software accessori, come installarlo e così via. In particolar modo l'intero capitolo 17 sarà dedicato all'illusrazione passo passo della procedura di installazione in ambiente Windows e Linux. | << | < | > | >> |Pagina 47Capitolo 5
I principali problemi
Il software aperto di OpenOffice.org 2.0 può essere usato come degno sostituto di qualsiasi applicativo proprietario. Ne siamo convinti da un punto di vista culturale, ma anche pratico: la produttività d'ufficio può passare benissimo attraverso l'uso di questa suite.
Tuttavia, non vogliamo nascondere i problemi che si possono incontrare
nell'uso di OpenOffice.org 2.0: se ne possono individuare diversi, ma
nessuno tale da pregiudicare il suo utilizzo. Ne vogliamo parlare per almeno due
buone ragioni: da una parte riaffermiamo la massima lealtà nei confronti di chi
legge, dall'altra proviamo ad anticipare alcune questioni e a risolvere i
relativi problemi.
Diversi ordini di problema
Prima di tutto è importante distinguere i diversi ordini o tipologie di
problemi. Infatti, si possono indicare i limiti di carattere tecnologico, per
capire che cosa sia possibile fare o meno con OpenOffice.org 2.0. E
soprattutto chiarirsi se le potenzialità del programma soddisfano le esigenze
proprie dell'utente. Però, non si può non ricordare il problema più grande: oggi
usare OpenOffice.org 2.0 significa quasi sempre migrare da altri applicativi
(per esempio Microsoft Office, ma non solo) verso questa suite.
Limiti di carattere psicologico In un mondo ideale ogni utente dovrebbe accingersi al mercato dei software in maniera paritetica nei confronti dei vari attori e senza alcun pregiudizio: prima ne proverebbe uno, poi un altro e infine, dopo aver soppesato pro e contro dei due, farebbe la sua scelta. Il software scelto, non sarebbe necessariamente il migliore, ma quello più capace e idoneo a rispondere alle sue esigenze e aspettative.
Questo, purtroppo, succede solo nel mondo ideale: in quello reale, la
situazione è molto diversa. Ogni utente arriva a utilizzare un sistema
operativo, un applicativo o un altro in seguito a una serie di scelte sulle
quali ha poco controllo e pochissima possibilità di intervenire.
Cambiare è difficile Se per anni si è usata una certa tecnologia con caratteristiche precise (icone, colori o espressioni lessicali), dover cambiare è davvero difficile. L'impressione per l'utente è quella di non trovare più le funzionalità utilizzate in precedenza. È una questione psicologica, certo, ma qualcuno potrebbe legittimamente chiedersi perché cambiare e complicarsi così la vita. Cercheremo più avanti di spiegare alcune buone ragioni per farlo (si veda il Capitolo 14): possiamo già anticipare però che non esiste quasi nulla di quello che oggi si fa con altri software che non si possa fare anche con OpenOffice.org.
L'esperienza ci insegna, e molte ricerche scientifiche lo confermano, che
1'80% degli utenti usa circa il 20% delle funzioni di un software di office
automation. In questa osservazione non vogliamo fare emergere una
critica agli utenti. Semmai ai programmatori: forse anziché aggiungere
funzionalità, si potrebbe pensare a migliorare quelle esistenti. Per esempio,
dare la possibilità all'utente finale di formattare il testo in moltissimi
modi diversi è spesso una sciagura per impaginatori e grafici, o per chi
trasporta i testi su Internet.
La cattiva fama Il software free, libero, e open, a codice aperto, gode ancora di una cattiva fama. Per molti utenti, se un prodotto è gratuito, significa che non è all'altezza di quello che invece si paga e caramente, aggiungiamo. Il software libero, poi, viene spesso identificato come una fissazione da patiti dell'informatica, geeks, come si chiamano in America, o "smanettoni" nel gergo informatico nostrano: giovani brufolosi, non molto puliti, geniali nell'uso del loro computer ma inadatti a qualsiasi relazione sociale. Lo stereotipo (falso) dell'utente Linux o comunque di chi ha più confidenza con una macchina che con le persone. In effetti, questo elemento di valutazione gioca molto a sfavore di OpenOffice.org: perciò è ancora più apprezzabile lo sforzo di migliorare l'interfaccia grafica e le icone e su un altro versante il sito Web di supporto e riferimento (http://www.openoffice.org) nel passaggio dalle versioni 1.x alla 2.0.
In realtà, chi fino a ieri ha usato un qualsiasi altro strumento di office,
potrà usare con profitto OpenOffice.org 2.0.
Cambiare sì: ma quanto costa? Non abbiamo certo la pretesa di dire la nostra in maniera forte in un dibattito che ha visto scontrarsi i giganti mondiali del software e della comunicazione. Vale la pena però citare i passaggi fondamentali della querelle che ha visto contrapporsi Microsoft all'uso di GNU/Linux. L'azienda di Redmond, infatti, ha commissionato degli studi d'approfondimento sui costi del software: i risultati mostrano come il sistema GNU/Linux, la cui licenza è gratuita, in realtà comporti una spesa maggiore dei sistemi Windows, che hanno, come noto, una licenza a pagamento. L'iniziativa, di cui si può trovare ampia documentazione in Rete è nota con il titolo Get the Facts. Il ragionamento che ha portato a tali conclusioni mette sotto accusa i costi di manutenzione e amministrazione. I difensori del software libero hanno ribattuto mettendo in discussione la pretesa neutralità degli autori della ricerca ed esibendo dati differenti. Ora a noi non interessa valutare quale dei due sistemi costi di più. Diventa molto più interessante capire quanto costa migrare da una piattaforma all'altra. È evidente che se si trattasse di partire da zero (il famoso utente ideale che inizia in condizioni di partenza paritetiche) non ci sarebbero dubbi: si potrebbe utilizzare OpenOffice.org senza problemi. Poiché invece si va a incidere sulle abitudini delle persone, il discorso è ben diverso, perché il cambiamento può comportare una perdita di tempo e di produttività che va valutata con grande attenzione. Esiste poi un serio problema per chi gestisce aziende, soprattutto piccole: se si cercano esperti di Microsoft Office se ne trovano molti, se si cercano esperti di software alternativi, la scelta è molto minore. Le esperienze di maggior successo nella migrazione sono state quelle in cui aziende di grandi dimensioni o le pubbliche amministrazioni hanno imposto un cambiamento su vasta scala, accollandosi i costi di aggiornamento del personale. In questo senso, ha fatto scuola l'esperienza della municipalità di Vienna, che ha raccolto in un documento, facilmente rintracciabile su Internet, i costi e i benefici della migrazione.
Torneremo anche su questi argomenti, ma crediamo che non sia inutile
sottolineare ancora una volta come alla fine potrebbero essere fattori
esterni a consigliare la migrazione: le politiche sulla proprietà intellettuale
piuttosto che la questione della sicurezza. Il mondo degli utenti GNU/Linux e
del software libero vive serenamente senza nemmeno sapere che cosa siano i
virus. Ed è legittimo sospettare che anzi siano le politiche di
chiusura del software a rendere più difficile l'individuazione rapida delle
falle e la produzione di opportune
patch,
le pezze aggiuntive di software che vanno a colmare una lacuna o a risolvere un
problema.
Elementi di tipo tecnologico Ma non si tratta solo di convincere gli utenti a fare una scelta di tipo filosofico. Si tratta anche di capire quali siano i limiti propri della tecnologia di OpenOffice.org 2.0. Uno degli elementi che ha sempre scoraggiato l'uso di OpenOffice.org era l'estrema lentezza, soprattutto all'avvio. In effetti si tratta di una suite pesante. Anche con macchine con hardware di ultima generazione, l'avvio è un po' troppo lento. Con il tempo però è davvero migliorata, e se continuerà su questa strada crediamo di poter dire che diventerà presto accettabile. Una delle grandi novità degli ultimi anni, poi, è stata l'alleanza con Sun Microsystems. Questo ha di certo dato alcune garanzie: per molti utenti sapere che dietro il progetto OpenOffice.org c'era anche un grande produttore di software ha significato una sicurezza in più. Qualcuno, però, si chiede se questo non sia un limite alla libertà e all'apertura del codice: per ora, non ci sono motivi per dubitarne. L'unico lato negativo è che il matrimonio ha avuto come conseguenza necessaria l'integrazione obbligatoria della tecnologia Java: non è più possibile utilizzare OpenOffice.org senza installare qualche versione di Java (che, naturalmente, è gratuita). E questo si avverte anche in termini di velocità dell'applicazione e di spazio occupato su disco. Rimangono poi alcuni "buchi neri" rispetto a specifiche applicazioni: per esempio, non siamo certi che gli utenti di Corel Draw possano essere soddisfatti dall'uso di OpenOffice.org 2.0 Draw.
Lo stesso discorso vale per Impress, modulo che vorrebbe essere il sostituto
di Microsoft PowerPoint: sappiamo per esperienza che gli utenti di
quest'ultimo continuano a preferirlo.
Sopravvivere in un mondo ostile Anche se siamo convinti che si possa usare OpenOffice.org come suite di riferimento per qualsiasi uso, domestico o professionale, non per questo non vediamo il problema di convivere in un ambiente in cui di solito si usano altri applicativi e altri formati. Se tutti gli utenti usassero OpenOffice.org è evidente che il problema non si porrebbe. D'altra parte si dovrà aspettare per capire se l'adozione di OpenDocument come formato standard da parte dell'Unione Europea avrà conseguenze reali. In questa sede, però, è importante capire che per sopravvivere in un mondo come quello dell'informatica, in continua, costante e velocissima evoluzione, è necessario rendersi autonomi dalle tecnologie. Questo significa essere capaci di passare da un sistema operativo a un altro, da un'applicazione a un'altra, senza vivere con ansia questi mutamenti. E lo diciamo per esperienza personale: dai primi anni Novanta segnati dall'utilizzo di macchine Apple (i bellissimi e piccolissimo MacIntosh Classic) siamo passati con il tempo al mondo di Windows, e successivamente di Linux. In un tempo così breve, abbiamo cambiato almeno quattro sistemi operativi: possiamo soltanto immaginare che cosa accadrà in futuro. Per adattarci, quindi, possiamo utilizzare alcune strategie di sopravvivenza. In primo luogo ricordiamo che con OpenOffice.org 2.0 possiamo aprire file in moltissimi formati, per esempio tutti quelli della suite Office di Microsoft. Questo consente agli utenti di ricevere file realizzati con quei software. È possibile dunque aprire, modificare e salvare file in formati esterni a OpenOffice.org. Naturalmente questa non può essere la soluzione definitiva ma è un indubitabile vantaggio competitivo. In secondo luogo possiamo stabilire di utilizzare un formato standard, adatto a tutti i sistemi. Per moltissimi testi possiamo limitarci al più semplice, leggero e universale che esista: il semplice testo o TXT. Di certo perderemmo le formattazioni, ma non le informazioni, e saremo sicuri che anche sotto attacco di virus difficilmente un semplice testo può essere distrutto (anche se in realtà esistono minacce anche per questo tipo di file). L'altro formato che si può usare per i testi è naturalmente RTF (Rich Text Format), un formato standard sulla cui stabilità non si hanno dubbi. Possiamo per esempio scambiare file RTF tra OpenOffice.org Writer e Microsoft Word.
Infine non dobbiamo dimenticare il formato PDF: con un semplice colpo di
clic gli utenti di OpenOffice.org possono salvare i propri documenti in un
formato che ormai leggono quasi tutti (basta procurarsi un reader, il software
per la lettura, gratuito) e quindi conservarne copia nei propri archivi.
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