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| << | < | > | >> |IndiceVII Premessa all’edizione italiana di Elena dell’Agnese XV Introduzione di Doreen Massey e Pat Jess Capitolo 1 Migrazioni, globalizzazione e luogo (Russel King) 3 1.1 Introduzione 6 1.2 Le migrazioni nella storia 18 1.3 Le migrazioni di manodopera nel dopoguerra 23 1.4 Le migrazioni oggi 28 1.5 La migrazione: un legame con il luogo 32 1.6 Conclusione Capitolo 2 Pensare il luogo (Doreen Massey) 33 2.1 La questione del luogo 42 2.2 Spazio e luogo: il globale nel locale 50 2.3 Altre riflessioni sulla questione 56 2.4 L’interdipendenza dei luoghi 62 2.5 Quale specie di luogo per il futuro? Capitolo 3 Luogo e identità: un senso del luogo (Gillian Rose) 65 3.1 Introduzione 67 3.2 Come possiamo collegare luogo e identità? 77 3.3 Significati del senso del luogo 86 3.4 Studio di un caso: l’"englishness" e l’idillio rurale 94 3.5 Conclusioni: luogo, resistenza e politiche di identità Capitolo 4 Luoghi contestati (Pat Jess e Doreen Massey) 97 4.1 Introduzione 100 4.2 Cambiamenti nella valle: rivendicazioni sulla «natura» del luogo 105 4.3 I diritti alla terra in Honduras: rapporti di potere e spazio sociale 119 4.4 Elveden. Luogo, cultura e conflitto 128 4.5 Europa. Confini, etnicità ed esclusione 140 4.6 Punti conclusivì Capitolo 5 Culture nuove in cambio di culture vecchie (Stuart Hall) 145 5.1 Introduzione 155 5.2 Rappresentare la nazione 161 5.3 Globalizzazione e diversità culturale 172 5.4 Il "ritorno alle radici" 180 5.5 Dalle «radici» alle rotte Capitolo 6 Luoghi e culture in un mondo diseguale (Doreen Massey e Pat Jess) 187 6.1 Introduzione 189 6.2 Relazioni spazio-luogo 199 6.3 Rapporti globali-locali 203 6.4 Luogo, potere, identità 212 6.5 Conclusione 215 Bibliografia 223 Indice dei nomi e dei luoghi |
| << | < | > | >> |Pagina XVQuella odierna è un’epoca in cui la globalizzazione pone una seria sfida al significato di luogo e a quello di «cultura». Pur accettando il fatto che la globalizzazione è disuguale, irregolare e incoerente, non si può negare che negli ultimi anni essa abbia avuto un ritmo più accelerato e un impatto più profondo. Contatti, gerarchie di comando, collegamenti personali, rapporti di potere e dominio sociale si estendono sempre più sulla superficie del pianeta. E in mezzo a questa interconnessione globale vengono ristrutturati i luoghi e le culture; da un lato vengono disarticolate coerenze precedenti, antichi concetti di luogo sono interrotti da nuovi rapporti con un mondo più lontano; dall’altro vengono vantate nuove rivendicazioni sul carattere - per solito esclusivo - dei luoghi e su chi appartiene a tali luoghi. Nel Baltico, nell’Asia centrale, in quella che era la Jugoslavia, sorgono nuovi nazionalismi. Le relazioni economiche vengono riorganizzate in blocchi commerciali - nuovi spazi con maggior libertà di movimento (per alcuni) all’interno, ma con controlli più stretti tutto intorno. Mentre le trattative in base all’Accordo Generale su Tariffe e Commercio aprono i confini degli stati di tutto il mondo ai traffici e agli investimenti, alle comunicazioni e ai flussi di informazioni, e quindi all’intensificarsi dello scambio culturale, i paesi del primo mondo discutono sulle possibilità di elevare ulteriormente le barriere al movimento internazionale dei popoli. | << | < | > | >> |Pagina 174Possiamo chiamare questa strategia revival etnico o «risveglio dell’etnicità» - descrivendola come il tentativo di ristabilire definizioni forti, chiuse, di ciò che costituisce una cultura. Cosa sorprendente, questa risposta alla globalizzazione si può trovare, ora, sia tra i popoli «colonizzati», sia fra i «colonizzatori», sia nel «centro» che alla «periferia», sia in quelle che sono ritenute di solito le società tradizionali, che in quelle moderne. Invero, essa ha fatto un ritorno violento e in certo modo inaspettato sulla scena del mondo di questi ultimi anni. Taglia attraverso i soliti allineamenti politici di «sinistra» e «destra», e a volte divide uno dall’altro i membri della stessa comunita culturale.Possiamo vedere una prova di questa tendenza nel risveglio del nazionalismo che appare in forme risorgenti nell’Europa centrale ed orientale e nell’ex Unione Sovietica. Ma lo si puo vedere anche nella reazione della «Piccola Inghilterra» in Gran Bretagna nel timore di perdere la sovranità a favore della «Europa»: ed è molto evidente nella crescita del razzismo e nella rinascita dei movimenti razzisti e neofascisti attraverso la Nuova Europa, incentrati sulla minaccia dei migranti provenienti in Europa dall’Africa, dal Medio Oriente, dai Caraibi, dall’Asia, o sul timore che l’Europa venga invasa da «migranti economici» in cerca di una vita migliore, o sul problema dei rifugiati. Negli ultimi anni sono apparse forme di razzismo culturale, non soltanto nelle cosiddette parti «arretrate» dell’Europa orientale, ma proprio nel centro dell’Europa «moderna» - in Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Italia. Si può certamente trovare una definizione altrettanto esclusiva della «cultura» - questa volta incentrata sulla religione piuttosto che sulla «razza» o l’«etnicità» - nelle versioni del fondamentalismo islamico che hanno acquistato terreno negli ultimi anni in Iran, Egitto ed Algeria, oltre che nel successo del movimento fondamentalista indù in India. Ma il «fondamentalismo» non si limita al cosiddetto «terzo mondo». Ne possiamo vedere una versione rispettabile (benché forse non così strettamente legata alla religione) che comincia ad attirare il sostegno tra quei gruppi, sia negli Stati Uniti, che in Gran Bretagna, che vogliono far arretrare il «multiculturalismo» nell’istruzione o ritornare a definizioni molto più tradizionali ed esclusiviste della «essenza inglese». | << | < | > | >> |Pagina 2126.5 Conclusione[...]
In questo contesto, il modo in cui pensiamo a luogo e
cultura ed ai rapporti tra i due è di centrale importanza.
Le supposizioni che facciamo circa le identità ed i
significati di luoghi e culture e sui rapporti tra i due
avranno, implicitamente o esplicitamente, un significato
fondamentale nelle discussioni che ci attendono. In questo
volume abbiamo cercato di rivolgerci a tutte e tre
le questioni. Se mai ebbe un valore pensare alle culture
come poste unicamente in luoghi specifici da cui trassero le
loro radici, questa opinione oggi è certamente aperta alla
discussione. E se mai vi fu una ragionevole
generalizzazione per pensare ai luoghi come prodotti
culturalmente coerenti, anche questa opinione oggi non è più
sostenibile. Il rapporto tra luogo e cultura, e la maniera
in cui li concettualizziamo entrambi in rapporto alla
geografia, deve essere ripensato, e noi qui abbiamo cercato
di proporre alcuni modi in cui questo può essere tentato.
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