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| << | < | > | >> |IndiceParte prima. Forme di governo e concetti politici (1815-1848) 5 1. I modelli politici funzionanti (1815) Il modello illuministico prussiano Il modello parlamentare inglese Il modello democratico americano 16 2. L'utopia come rifiuto dei modelli esistenti: Owen, Fourier e Saint-Simon 24 3. Stato e società civile: Hegel 28 4. Libertà e costituzione: Constant 32 5. Uguaglianza e giustizia: Buonarroti 35 6. Popolo e nazione: Mazzini 39 7. Società e democrazia: Tocqueville 45 8. Lavoro e associazione: i cartisti 51 Sezione antologica Parte seconda. Le dottrine politiche dominanti (1848-1870) 61 1. La dottrina dello Stato: Bluntschli 65 2. Il cesarismo: Comte 69 3. E bberalismo: J. Stuart Mill 73 4. La democrazia associativa: Renouvier 79 5. Il socialismo: Proudhon 86 6. Il comunismo: Marx 93 Sezione antologica Parte terza. Potere politico e progetti governativi (1870-1905) 109 l. Lo stato autoritario: Treitschke 113 2. Il governo comunale: Bakunin 117 3. Le scienze sociali: Spencer 122 4. Il progetto misto liberaldemocratico: Green 125 5. Il progetto misto socialdemocratico: Bernstein 130 6. Il piano rivoluzionario: Kautsky 135 7. Il potere della classe politica: Mosca 141 Sezione antologica Parte quarta. Dai tipi di società alle società di partito (1905-1945) 155 l. La società nazionale: Corradini 159 2. La società liberale: Jellinek 163 3. La società del proletariato: Lenin 168 4. Sistema di partiti e sistema di partito: Michels 173 5. Il partito unico comunista e la sua dottrina: Stalin 177 6. Il partito unico fascista e la sua dottrina: Mussolini 182 7. Il partito unico nazista e la sua dottrina: Hitler 189 8. L'opposizione europea alla monocrazia partitica 196 9. L'opposizíone italiana al partito unico La proposta liberale La proposta social-liberale La proposta socialista La proposta comunista La proposta cristiano-popolare 209 Sezione antologica Parte quinta. Bipolarismo e modelli politici (1945-1989) 229 l. Americanismo e sovietismo 235 2. Democrazie parlamentari dell'Europa occidentale La forma di governo inglese La forma di governo francese 241 3. Modello sovietico e governi monocratici L'opposizione religiosa polacca L'opposizione nazionale ungherese 248 4. Per una vera democrazia popolare L'esistenzialismo e il marxismo francese La scuola tedesca di Francoforte Il gramscismo italiano 256 5. Prospettive di democrazia liberale Il federalismo europeo 263 Indice dei nomi |
| << | < | > | >> |Pagina 2484. Per una vera democrazia popolareLe critiche ai governi parlamentari nell'Europa occidentale durante la seconda metà del Novecento non sono venute da parte di scrittori fascisti, ma da intellettuali impregnati di presupposti dottrinali marxisti. L'opposizíone all'organizzazione economica «capitalista» si prefiggeva di appoggiare le forze popolari della società, suggerendo nuovi ordinamenti sociali. Scoppiata la guerra fredda tra URSS e USA, il governo di Mosca cercò di coordinare l'opposizione ideologica dei diversi partiti di sinistra europei contro «i governi alleati dell'imperialismo americano»; tuttavia è opportuno distinguere la politica sovietica dalle correnti progressiste occidentali, le quali criticavano le democrazie borghesi dell'Europa occidentale in nome della classe operaia. Inoltre i marxisti dei paesi occidentali non ruppero con le tematiche tradizionali idealistiche e positivistiche; in questo modo arricchirono di spunti e di problemi il proprio marxismo. In polemica con il sovietismo burocratizzato e statico, comunisti e socialisti europei in nome di una vera democrazia popolare proposero alternative politiche, per cui bisogna distinguere tra pensiero politico sovietico e pensiero politico socialcomunista occidentale. Le critiche occidentali alla società borghese diedero vita a importanti orientamenti culturali, come l'esistenzialismo francese, la scuola tedesca di Francoforte e il gramscismo italiano. | << | < | > | >> |Pagina 2565. Prospettive di democrazia liberaleNell'Europa occidentale, in questa seconda metà del Novecento, molte e profonde sono state le riflessioni sulla libertà, sull'uguaglianza, sulla giustizia, vivaci sono state le discussioni sulla società e sulla cittadinanza, ma è possibile affermare che il tema dominante è stato il tema della democrazia. È difficile trovare uno studioso europeo di filosofia politica o di scienza politica che non abbia affrontato il tema della democrazia: la democrazia «vera» contrapposta alla democrazia «falsa»; la democrazia «partecipativa» messa a confronto con la democrazia «rappresentativa»; la democrazia «superiore» preferita alla democrazia «decadente». Maurice Duverger ha pubblicato nel 1961 il saggio La sesta Repubblica e il regime presidenziale, ma i titoli dei capitoli sono: La démocratie du XXe siècle, Les formes de la démocratie d'Occident, La démocratie directe en France. Gli studi sui partiti politici sono stati numerosi, ma hanno sempre avuto come sottofondo la democrazia; le proposte di riforme elettorali sono state avanzate in nome della democrazia; le considerazioni critiche sul funzionamento dei parlamenti hanno avuto come finalità il rispetto della democrazia. Da un'angolatura democratica sono stati riletti e riproposti Rousseau e Tocqueville, Marx e John Stuart Mill. I lunghi dibattiti sull'unificazione europea hanno coinvolto sempre la democrazia; al momento delle decisioni da prendere in sede comunitaria c'è stato sempre, da parte di uno Stato o da parte di un partito, il richiamo solenne alla democrazia. Le minoranze etniche e le realtà regionali hanno sostenuto le proprie autonomie in nome della democrazia. La difesa dei diritti umani è stata presentata come difesa dei diritti democratici del cittadino.
Persino i compromessi politici raggiunti in sede
nazionale ed internazionale sono passati come atti di
tolleranza democratica. Alcune proposte politiche, che
contemperano la realtà sociale con la richiesta individuale,
meritano particolare attenzione all'inizio di questo nuovo
secolo; in esse è sottintesa una realtà politica poliarchica
non solo di istituzioni, ma anche di élites in competizione.
Nelle società industriali contemporanee maturano due forme di governo: la democrazia liberale e il totalitarismo; questi due regimi politici hanno un diverso tipo di reclutamento delle élite, e sono governati in modo diverso. In tre lavori tradotti in italiano dal titolo La società industriale, La lotta di classe, La teoria dei regimi politici, Raymond Aron ha sottolineato che tratto caratteristico di ogni società è la struttura della élite, sia come sistema di reclutamento, sia come relazione tra i gruppi che esercitano il potere. Nell'ordinamento monocratico a partito unico le diverse forme di potere sono monopolizzate da una élite unitaria, laddove nell'ordinamento poliarchico esiste una molteplicità di gruppi sociali ed una pluralità di categorie dirigenti, tra loro in competizione. Nei governi democratici liberali i gruppi di potere si differenziano e si contrappongono, ma sono sempre disponibili al dialogo e alla concertazione. Nei governi industriali dispotici manca la pluralità politica, manca l'antagonismo sociale, perché a causa della struttura monocratica gli uomini del partito unico sono classe politica, dirigenti d'azienda, gestori dell'economia nazionale e funzionari statali.
Dino Cofrancesco nel capitolo dedicato ad Aron del
volume
Il pensiero politico europeo, 1945-1989,
ha sottolineato che nella
Teoria dei regimi politici
egli attribuisce un ruolo centrale al partito politico,
perché il partito ha un'importanza fondamentale nella scelta
dei governanti; risulta così decisiva l'unicità o la
pluralità dei partiti, infatti da questa alternativa «deriva
la caratteristica dei regimi politici contemporanei»
contrapposti in regimi pluralistíci e in regimi a
partito monopolistico. Tutta la concezione pluralistica di
Aron poggia su una definizione ampia della libertà ed è
animata da una profonda avversione verso «le tirannie
moderne».
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