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| << | < | > | >> |Pagina 5 [ inizio libro ]Quando si spostarono a sud della Grant County, Boyd era un bambino e la nuova contea chiamata Hidalgo aveva solo qualche anno piú di lui. Nella terra che avevano lasciato erano sepolte le ossa di una sorella e della nonna materna. La nuova contea era fertile e selvaggia. Si poteva cavalcare fino al Messico senza mai incontrare una staccionata. Portava Boyd davanti a sé sull'arcione e gli diceva i nomi di tutto ciò che vedevano, terra e alberi e uccelli e animali, in spagnolo e in inglese. Nella casa nuova dormivano in una stanza accanto alla cucina e la notte a volte stava sveglio e al buio ascoltava il respiro del fratello addormentato e gli sussurrava i progetti che aveva per entrambi e la vita che avrebbero fatto.Una notte di quel primo inverno si svegliò udendo il latrato dei lupi nelle basse colline a ovest e sapeva che con la nuova neve sarebbero scesi in pianura a cacciare le antilopi al chiaro di luna. Prese dalla sponda del letto i pantaloni e il giaccone di pelle foderato di lana scozzese e gli stivali da sotto il letto e andò in cucina, dove si vestí al buio, al debole tepore della stufa; sollevò gli stivali alla luce della finestra per capire quale fosse il destro e quale il sinistro, li infdò, si alzò, andò alla porta della cucina e uscí, richiudendosi la porta alle spalle. Quando passò accanto al fienile i cavalli si lamentarono appena nell'aria fredda. La neve scricchiolava sotto gli stivali e il respiro si condensava nella luce bluastra. Un'ora dopo era rannicchiato sulla neve del letto asciutto del torrente dove sapeva che erano passati i lupi: c'erano le loro impronte sulla sabbia e sulla neve. | << | < | > | >> |Pagina 246L'uomo gli indicò la strada per arrivare ai vestiti. Quando fu rivestito si rídiresse verso la strada e i due si sedettero sul ponte a fumare. Il sole sulla schiena gli dava una sensazione di piacere. L'uomo disse che non c'era abbastanza acqua nel fiume per annegare e il cieco annuí. Disse che comunque non si era mai completamente soli.Il vecchio domandò se ci fosse una chiesa vicino. L'altro gli disse che non c'erano chiese. Che non c'era niente da nessuna parte. Il cieco disse che aveva sentito una campana e l'uomo rispose che aveva uno zio cieco e anche lui sentiva troppo spesso cose che non c'erano. Il cieco scosse la spalle. Disse che era diventato cieco da poco tempo. L'uomo gli domandò perché pensasse che il rintocco delle campane dovesse necessariamente provenire da una chiesa, ma il cieco si limitò ad alzare nuovamente le spalle e a fumare. Domandò che altro suono sarebbe potuto venire da una chiesa. L'uomo gli domandò perché desiderasse morire, ma il cieco disse che non era importante. L'uomo allora domandò se fosse perché non ci vedeva e l'altro disse che era una ragione tra le tante. Fumarono. Alla fine il cieco gli espose la sua congettura circa il fatto che secondo lui i ciechi avevano comunque già abbandonato il mondo. Disse di essersi ridotto a una voce che parlava in un'oscurità incommensurabde con i motivi della vita. Disse che il mondo e tutto ciò che esso conteneva era diventato per lui un semplice mormorio. Un sospetto. Alzò le spalle. Disse che non voleva essere cieco. Che aveva vissuto píú a lungo di quanto non gli fosse stato dato di vivere. L'uomo lo ascoltò. Rimasero seduti in silenzio. Il cieco udí il lieve sfrigolio della sigaretta dell'altro che si spegneva nell'acqua sotto di lui. Alla fine l'uomo disse che era un peccato perdere il coraggio e che comunque il mondo restava cosí come era sempre stato. Quello era innegabile. Il cieco non rispose, e l'uomo lo invitò a toccarlo, ma il cieco si rifiutò. Con permiso, disse l'uomo. Prese la mano del cieco e pose le dita sulle sue labbra e lí le dita del cieco si fermarono, come per ingiungergli di tacere. Toca, disse l'uomo. Il cieco non voleva. Allora questi riprese la mano del cieco e la mosse sul viso. Toca, disse. Si el mundo es ilusión la perdida del mundo es ilusión también. Il cieco rimase fermo con la mano sul viso dell'uomo. Poi cominciò a muoverla. Un volto senza un'età ben determinata. Scuro o chiaro. Toccò il naso sottile. I capelli dritti e ruvidi. Toccò gli occhi di quell'uomo sotto le palpebre chiuse e sottili. Al di fuori del loro respiro, non c'era altro suono in quel mattino nel deserto dell'altopiano. Sentí gli occhi muoversi sotto le sue dita. Movimenti quasi impercettibili e rapidi, come quelli di un piccolo ventre. Ritirò la mano. Disse che non era in grado di farsi un'idea. Es una cara, disse. Pues que? L'altro rimase in silenzio. Come se pensasse alle possibili risposte. Domandò al cieco se poteva piangere. Il cieco rispose che chiunque può piangere, ma che quello che l'altro voleva sapere era se lui poteva piangere con le lacrime che scendevano dalle orbite in cui un tempo c'erano stati gli occhi, ma come era possibile? Non lo sapeva. Tirò un'ultima boccata dalla sigaretta e la fece cadere nel fiume. Disse nuovamente che il mondo nel quale si era fatto strada era molto diverso da quello che crede la gente, e che anzi è ben poco un mondo. Disse che chiudere gli occhi non significava niente. Niente di piú di quanto il sonno dicesse a proposito della morte. Disse che non era questione di illusione o meno. Parlò dell'ampio barrial secco sul fiume, del fiume, della strada, delle montagne piú in là e del cielo blu sopra di esse come di stratagemmi per tenere a bada il mondo, il mondo vero e senza età. Disse che la luce del mondo era solamente negli occhi degli uomini perché il mondo in sé si muoveva nel buio eterno e il buio era la sua vera natura e vera condizione e che in questa oscurità girava con perfetta coesione in tutte le sue parti ma che non c'era nulla da vedere. Disse che nel suo profondo il mondo era sensibile, segreto e buio al di là di ogni immaginazione umana e che la sua natura non risiedeva in ciò che si vedeva o non si vedeva. Disse che poteva guardare il sole dall'alto in basso e a che cosa sarebbe servito? | << | < | > | >> |Pagina 356Lo zingaro gettò il mozzicone della sigaretta nel fuoco e incrociò gli stivali, li afferrò con le mani e li tirò verso di sé, si sedette sporgendosi in avanti a osservare le fiamme. Billy gli domandò se fosse mai stato ritrovato l'aereo e questi rispose di no, perché effettivamente non c'era niente da trovare. Billy allora gli chiese perché fossero ritornati a Madera e l'uomo valutò bene la domanda. Alla fine disse che non credeva di aver incontrato per caso quell'uomo e che quell'uomo lo avesse incaricato di andare nelle montagne, né era il caso ad aver mandato le piogge e inondato il Papigochic. Rimasero seduti. L'addetto al coperchio lo sollevò per una terza volta, rimestò, poi tolse la pentola dal fuoco e l'appoggiò a terra a raffreddare. Billy osservò i visi solenni intorno al fuoco. Le ossa sotto la pelle color oliva. Giramondo. Si accovacciarono piano piano in quel cerchio nel bosco, al tempo stesso controllati e spontanei. Non avevano alcun rapporto con nulla, forse neppure con lo spazio che occupavano. Le loro esperienze di vita li avevano condotti alle stesse convinzioni dei loro padri. Anche solo questo è una forma di proprietà. Billy li osservò e disse che allora l'aereo che ora stavano trasportando a nord lungo la strada era un altro aeroplano.Tutti quegli occhi scuri si spostarono verso il capo del piccolo clan. Rimase immobile a lungo. C'era una grande calma. Sulla strada uno dei buoi incominciò a pisciare facendo un gran fracasso. Alla fine lo zingaro piegò la bocca e disse che il fato poteva era intervenuto per sue buone ragioni. Disse che il fato poteva entrare negli affari degli uomini allo scopo di contrastarli o ridurli al nulla, ma dire che il fato poteva negare la verità e sostenere il falso sembrava un modo contraddittorio di concepire le cose. Sostenere che nel mondo vi sia una volontà opposta alla propria era una cosa. Sostenere che nel mondo vi sia una volontà che contraddice la verità è ben diverso, perché in questo modo ogni cosa diventa insignificante. Billy gli domandò poi se ritenesse che l'aeroplano falso fosse stato spazzato via da Dio al fine di mettere in evidenza la verità; lo zingaro rispose di no. Quando Billy osservò che gli era sembrato di capire che lo zingaro avesse detto che in ultima istanza era stato Dio a decidere su quegli aerei, questi rispose che credeva che fosse cosí ma non credeva che cosí facendo Dio avesse voluto mandare un messaggio specifico a qualcuno. Lo zingaro disse che non era superstizioso. Gli altri zingari ascoltarono attentamente, poi si voltarono verso Billy per vedere come avrebbe risposto. Billy disse che gli pareva che essi non ritenessero l'identítà dell'aereo di grande importanza, ma il gitano non fece altro che voltarsi e lo osservò con quei suoi occhi scuri e addolorati. Disse che effettivamente era un aspetto importante, anzi costituiva il cardine del problema. Da una certa prospettiva si poteva perfino azzardare l'ipotesi che il maggiore problema del mondo fosse il fatto che ciò che sopravviveva era sempre usato per misurare gli eventi passati. A ciò che rimane viene assegnata una falsa autorità, come se gli artefatti del passato fossero sopravvissuti nel tempo grazie a una loro volontà ben precisa. Eppure il testimone non può sopravvivere alla propria testimonianza. Nel mondo a venire, ciò che prevaleva non poteva mai parlare per ciò che era morto; poteva soltanto mettere in bell'evidenza la propria arroganza. L'arrogarsi di simboleggiare e di riassumere il mondo svanito, finendo per non fare né l'uno né l'altro. Disse che comunque il passato era poco piú che un sogno e il suo influsso sul mondo era ampiamente esagerato. Perché il mondo veniva rinnovato ogni giorno ed era solo l'attaccamento degli uomini alla sua svanita esteriorità che poteva fare del mondo un'ulteriore esteriorità. | << | < | > | >> |Pagina 369 [ fine libro ]Billy si svegliò nel bagliore del mezzogiorno e si levò a sedere tra le coperte che puzzavano di rancido. Mentre la osservava, l'ombra del legno non lavorato del telaio della finestra sul muro di fronte incominciò ad attenuarsi e ad affievolirsi. Come se una nuvola stesse coprendo il sole. Con un calcio sollevò le coperte, indossò stivali e cappello, si alzò e uscí. La strada era di color grigio pallido e la luce si stendeva fino all'orizzonte. Nei felceti sul ciglio della strada gli uccelli si erano svegliati e avevano incominciato a cinguettare e a svolazzare tutt'intorno, sulle strisce nere delle tarantole che avevano attraversato la strada nella notte come granchi dalle articolazioni bloccate, inarcandosi come marionette, misurando con il loro passo ottuplo le improvvise ombre snodate che loro stesse proiettavano sul terreno.Guardò la strada, verso la luce che si dissolveva. Banchi di nuvole scure a nord. Durante la notte aveva smesso di piovere e dal deserto spuntò un arcobaleno interrotto, formando un pallido arco simile a un neon; guardò di nuovo la strada che gli si apriva dinnanzi, sempre piú scura; la strada correva verso est ed era priva di sole e di alba e quando guardò nuovamente verso nord la luce si stava allontanando ancora piú rapidamente e quel mezzogiorno nel quale si era svegliato era diventato prima una penombra aliena e poi un'oscurità aliena; gli uccelli che volavano si erano di nuovo posati sul felceto al bordo della strada e avevano smesso di cinguettare.
Fece qualche passo. Dalle montagne soffiava un vento
freddo, che fendeva le pendici occidentali del continente,
dove la neve estiva sovrastava la linea degli alberi, e
attraversava le foreste di abeti e di pioppi e soffiava
sulla pianura desertica piú a valle. Aveva smesso di
piovere quella notte; Billy arrivò sulla strada e chiamò il
cane. Chiamò píú volte, fermo in quell'oscurità
inspiegabile. Non si sentivano rumori, tranne quello del
vento. Dopo un po' si sedette sulla strada. Si levò il
cappello e lo posò sull'asfalto davanti a sé, chinò la
testa, si strinse il viso tra le mani e pianse. Rimase lí a
lungo, poi il cielo a est incominciò a farsi grigio; poi si
levò il sole vero, quello fatto da Dio, ancora una volta,
per tutti, senza distinzioni.
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