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E se i miei fossero stati vivi,
non avrei smaniato come gli altri
in cerca di libertà? anche in
questo caso, non me la sentivo di
rispondere affermativamente. Quello
che volevano i mieri amici mi
sembrava l'opposto puro della
libertà, un tuffo masochistico
verso una mobilità sociale
capovolta. E quanto mi irritava la
prevedibilità dei miei coetanei,
specialmente di Toby e di Joe, che
consideravano la mia situazione
domestica come una sorta di
autentico paradiso: il covo
maleodorante del nostro lurido
appartamento con la sua atmosfera
lassista tipo prendiamocela-comoda-
chi-ce-lo-fa-fare; mia sorella,
bellissima, fumatrice incallita,
una sosia di Jean Harlowe, una
delle delle prime rappresentanti
della sua generazione ad adottare
la minigonna; il dramma maturo di
quel suo matrimonio travolgente e
impetuoso, e il sadico Harper, quel
feticista bardato di cuoio, dagli
avambracci anabolizzanti e coperti
di tatuaggi rossi e neri
raffiguranti galletti impettiti; e
il fatto che non ci fosse nessuno a
seccarmi per il disordine della mia
stanza, o per quel che mettevo
addosso, o per come mangiavo, o
dove andavo o se studiavo o per i
miei progetti futuri o per la mia
salute mentale e dentale. Che cosa
potevo desiderare di piú? ...
L'unica cosa che mi sento di dire
in difesa di quel me stesso
ragazzino è che per quanto non me
ne rendessi ben conto al tempo, i
miei genitori dovevano mancarmi
terribilmente. Ero costretto a
costruirmi delle difese. Una era la
retorica e un'altra era il mio
coltivato disprezzo per le attività
dei miei amici. Se potevano vagare
liberi, era per la sicurezza di cui
godevano; io invece, di quei
focolari che loro disertavano, ne
avevo bisogno.
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Che differenza da Bernard e
June. Partirono insieme
abbracciando l'ideale comunista e
finirono col separarsi. Ma ciò che
non venne mai meno fu la loro
capacità, la loro voglia di
credere. Bernard era un entomologo
di talento e per tutta la vita
rimase fedele alle limitate
soddisfazioni e certezze che offre
la scienza; rimpiazzò l'idea
comunista con trent'anni di
militanza devota a innumerevoli
cause di riforme sociali e
politiche. June trovò Dio nel 1946
in seguito a un incontro con il
Maligno che le si manifestò sotto
forma di due cani neri (Bernard
trovava la ricostruzione
dell'avvenimento quasi troppo
imbarazzante per riuscire a
discuterne).
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Pagina 36
- Non ho finito. C'è
dell'altro. Mi sentivo turbata da
questi pensieri, ma ero anche
felice al dolmen. Non desideravo
che restare seduta in silenzio a
guardare le montagne diventare
sempre più viola e a respirare
l'aria pura di quella sera
bellissima sapendo che Bernard era
lí con me e faceva lo stesso e si
sentiva allo stesso modo. Ed ecco
un altro problema. Non c'era pace
in noi, non c'era silenzio. Ci
scaldavamo tanto pensando alla
falsità riformista dei democratici,
alle condizioni di miseria delle
grandi città, a gente che neanche
conoscevamo, gente che in quel
momento non avremmo potuto aiutare
in nessun modo. Le nostre esistenze
si erano raccolte intorno a questo
attimo sublime: un luogo sacro che
vantava cinquemila anni di storia,
il nostro amore reciproco, la luce,
l'immenso spazio che ci si apriva
dinanzi. Eppure noi non sapevamo
coglierne l'essenza, non sapevamo
tenercela dentro. Non eravamo
capaci di vivere liberi il nostro
presente. E insistevamo nel voler
liberare gli altri, volevamo
pensare alla loro infelicità,
usavamo la loro miseria per
mascherare la nostra. Che si
fondava sull'incapacità di
accettare le cose semplici e belle
che la vita ci offriva ed esserne
soddisfatti. La politica, quella
fatta di ideali, si occupa solo del
futuro. Ho impiegato il resto della
mia vita per scoprire che nel
momento in cui si entra
completamente nel proprio presente,
vi si scoprono spazi infiniti,
tempo infinito, chiamalo Dio se ti
pare...
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Pagina 39
Il respiro di June aveva
assunto il ritmo di un breve
ansimare, l'albero di rughe sulla
fronte si era fatto piú brullo,
meno complesso, come se l'inverno
ne avesse spogliato i rami. La
tazza vuota copriva in parte la
foro. Che cambiamento! Ero ancora
abbastanza giovane da esserne
stupefatto. Eccola là in cornice,
una pelle senza ombra di segno, la
bella testina rotonda appoggiata al
braccio del suo innamorato. Li
avevo conosciuti solo piú avanti
negli anni ma provavo nostalgia per
quel tempo remoto e fuggevole in
cui Bernard e June erano stati
insieme e si erano amati senza
complicazioni. Prima della caduta.
Anche questo contribuiva ad
attribuire innocenza alla foto: il
non sapere per quanto tempo
sarebbero stati schiavi e
insofferenti l'uno dell'altra.
June, dello spaventoso
impoverimento spirituale di Bernard
e della sua «fondamentale mancanza
di serietà», della sua cieca
razionalità e del suo insistere con
arroganza, «a dispetto delle
innumerevoli prove contrarie», che
l'applicazione sociale della
tecnologia avrebbe salvato il
genere umano dalla sofferenza e
dalla possibilità di fare del male;
e Bernard, del tradimento di June
nei confronti del suo impegno
sociale, del suo «fatalismo
auto-protettivo» e della sua
«sconfinata credulità». Quanto
aveva patito assistendo alla
crescita inarretsabile delle
certezze di June: unicorni, spiriti
dei boschi, angeli, medium, la
possibilità di guarire se stessi,
l'inconscio collettivo, il «Cristo
dentro di noi».
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Pagina 46
- Quando mi dissero quanto ero
malata e venni a chiudermi qua
dentro per sempre, la solitudine mi
sembrava il mio piú grosso
fallimento. Un errore enorme.
Costruirsi una vita bella, che
senso ha se si è soli? Quando
ripenso a quegli anni in Francia a
volte mi pare di sentire una
ventata gelida in faccia. Bernard
mi crede una scema fanatica di
occultismo e io penso che sia un
burocrate con gli occhi da pesce
lesso, pronto a consegnarci tutti
quanti in cambio di un angolo del
paradiso terrestre ideato dai
materialisti: cosí recita la
commedia, il copione familiare. La
verità è che ci amiamo, non abbiamo
mai smesso, per noi è
un'ossessione. Solo che abbiamo
fallito in un punto. Non siamo
riusciti a vivere. Non abbiamo
saputo mettere da parte l'amore, ma
nemmeno piegarci al suo potere. È
un problema abbastanza semplice da
definire, ma non abbiamo mai voluto
definirlo. Non ci siamo mai detti:
senti, siamo fatti cosí, perciò,
come pensiamo di procedere? No, è
stato un groviglio senza fine:
liti, compromessi sui figli, caos
quotidiano e allontanamento
progressivo, fino alla scelta di
vivere in due paesi diversi. Per
trovare la pace, ho messo tutto a
tacere. Se conservo del rancore è
perché non posso perdonare me
stessa. Se anche imparassi a
sollevarmi di mezzo metro da terra,
niente potrebbe mai ripagarmi del
fatto di non essere riuscita a
parlare e a vivere con Bernard.
Ogni volta che me la prendo per
l'ennesima catastrofe sociale che
leggo sui giornali, sono costretta
a ripetermi: ma come faccio a
pensare che possono andare
d'accordo milioni di estranei con
interessi contrastanti, quando io
non ce l'ho fatta a fondare la piú
semplice delle unioni con il padre
dei mie figli, l'uomo che ho amato
e sposato?
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Pagina 83
... Se è vero che, in nome
dell'unità del Partito, si tendeva
a ignorare o a riformulare certi
episodi un po' imbarazzanti, che
importanza poteva avere a paragone
del torrente di fandonie prodotto
da quella che noi chiamavamo la
macchina di propaganda
capitalistica? Perciò bisognava
procedere lavorando in buona fede,
mentre tutto intorno la marea si
alzava, incalzando. June e io
abbracciamo la causa con ritardo e
ci ritrovammo con l'acqua alle
caviglie sin dal principio. Le
notizie che non volevamo sentire
stavano già filtrando da varie
parti. I processi fasulli e le
purghe degli anni trenta, la
collettivizzazione forzata, le
deportazioni in massa, i campi di
concentramento, la censura, le
bugie, le persecuzioni, i
genocidi... Alla fine, le
contraddizioni diventano troppe e
si cede. Ma è già sempre troppo
tardi. Io l'ho fatto nel '56; c'ero
andato vicino nel '53, ma avrei
dovuto decidermi già nel '48. E
invece, si vuole resistere, ci si
aggrappa. Si pensa, l'idea è buona,
è solo la gente al governo che non
va, ma quella non può durare in
eterno. Del resto, come si fa a
sprecare tanto buon lavoro. Ci si
ripete che le difficoltà erano da
mettere in conto e che la pratica
non ha ancora raggiunto la qualità
della teoria, perché per tutto ci
vuole tempo. Ci si inganna con la
storia che sono tutte calunnie da
clima di guerra fredda. E del
resto, come si fa a pensare di
essere tanto in errore, come è
possibile che tanta gente
coraggiosa, leale e intelligente si
stia sbagliando?
Se non avessi avuto
un;educazione scientifica, credo
che avrei potuto tener duro anche
piú a lungo. Lavorando in
laboratorio si impara quanto sia
facile far coincidere i risultati
di un esperimento con la teoria.
Non è neppure questione di
disonestà. Fa parte della nostra
natura: il desiderio è talmente
forte da confondere la nostra
percezione del reale. Se la
programmazione è rigorosa, il
rischio vien meno, ma in questo
caso, avevamo da tempo perso il
controllo. Utopia e realtà mi
stavano dilaniando. L'Ungheria è
stata l'ultima goccia, il crollo
definitivo.
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