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| << | < | > | >> |Pagina 5La felicità coniugale Una ventina d'anni fa la mia amica Simonetta, parlando del suo imminente matrimonio, mi rivelò una ricetta per la felicità coniugale. Disse: "La prima cosa è non stirare. Bisogna riuscire a limitare il tempo che si dedica ai lavori di casa così da non perdere la freschezza dei sentimenti, il piacere di coltivare degli interessi, insomma, il gusto di vivere". L'idea mi colpì per la libertà mentale che rivelava e offriva. A quei tempi vivevo ancora con la famiglia, dove mia madre stirava alla perfezione, come molte italiane, non solo le camicie e gli abiti, ma anche le mutande e addirittura gli stracci per la polvere. Io ero, e purtroppo sono tuttora, molto meno abile di lei nella stiratura. Nei periodi trascorsi lontano dalla famiglia stiravo meno e peggio di mia madre, ma fino alla conversazione con Simonetta l'avevo visto come una mia carenza, non una bandiera. Poco dopo la rivelazione di Simonetta un'altra amica sposata da poco, Ines, vedendomi stendere un lenzuolo ad asciugare al sole, evidentemente male, mi suggerì: "Se tiri bene la stoffa e non lasci grinze, quando lo raccoglierai sarà come stirato! Sai quanto tempo si risparmia...". Da questi due consigli conclusi che lo stile d'azione che si sceglie per la stiratura, oltre a riflettere il generale stile di vita di una persona, influisce in modo non trascurabile sul suo destino. Nel bilancio di una vita, le ore dedicate o non dedicate a stirare le lenzuola fanno una differenza di rilievo. Questi pensieri mi aiutarono a scegliere con attenzione il mio modo di sbrigare i lavori di casa, invece di lasciare che si configurasse da sé. Recentemente, incontrando Simonetta, mi venne da osservare che proprio lei, cui devo l'idea rivoluzionaria di non stirare, ha sempre la camicia senza grinze. Le chiesi una spiegazione e lei sciolse candidamente l'apparente contraddizione: "Mi aiuta mia mamma". | << | < | > | >> |Pagina 22[...] L'industria del pulito ha indotto la gente ad abbandonare strumenti e tecniche di pulizia semplici e funzionali per adottare quelli da loro venduti.Un esempio è costituito dagli stracci. Una famiglia comune produce più stracci di quelli che sono necessari alla pulizia della casa. Infatti un tempo gli stracci eccedenti venivano venduti allo stracciaio. Mi stupisce quindi che qualcuno possa aver bisogno di comperare cenci per pulire. Eppure il supermercato vicino a casa mia dedica agli stracci due metri di scaffalatura. I più divertenti sono quelli "magici", "miracolosi", insomma, fatati, che puliscono da soli, come nelle fiabe. Chi ha fede li comprerà e per loro faranno miracoli davvero. Io invece compero solo la pelle di daino, il panno di plastica ruvida per strofinare le pentole e i canovacci per lavare il pavimento, sdegnando i panni di vario tipo per spolverare e le ignobili spugne sintetiche per lavare i piatti. È molto più bello usare, con minor spesa e maggior soddisfazione, i resti di una camicia molto amata, un pezzo di un asciugamano liso per i piatti, un golf bucato per i pavimenti di legno e così via. Perché si spendono tanti soldi per stracci inutili? Questo comportamento si spiega in parte con la spinta al conformismo, con la paura di essere esclusi o trattati male se si è troppo diversi dagli altri; inoltre, perlomeno nella società italiana, con un gran desiderio di dimenticare il passato contadino, la povertà dei nonni, di cui gli stracci domestici e l'igiene non troppo scrupolosa sono simboli. Ma cancellare la cultura tradizionale è un delitto, in quanto butta via le conoscenze e le pratiche di una civiltà millenaria. Chi non vuole sapere niente di come lavava i panni sua nonna perde un'armonia con la propria storia che potrebbe farlo stare bene. Non sto invitando a fare il bucato in cortile nel mastello come faceva la mia di nonna, ma ad avere rispetto per il lavoro dei nostri vecchi, a conoscerlo, a ricordarlo senza vergognarsene e a prendere il buono che ha da dare. Parlando di mia nonna mi viene in mente un suo detto in milanese: "ogni lavada una strasciada", cioè: ogni lavaggio implica un logorio. Questa è una verità che la pubblicità dei detersivi cerca di far dimenticare, pur non potendola negare. Un detersivo deve per forza avere un potere abrasivo per "aggredire" lo sporco, "attaccare" le macchie, ma al contempo deve essere "delicato" sui tessuti e sulle mani di chi lava. Come conciliare violenza e tenerezza? E ciò che devono fare i creativi delle agenzie di pubblicità nel formulare i messaggi sui detersivi. Ne ha parlato Roland Barthes già nel 1957, quando il fenomeno del dilagare dei detersivi con l'aiuto della pubblicità era appena nato. La gente aveva allora fondati scrupoli sull'opportunità di tanto pulire; infatti, osserva Barthes, c'era voluto un "Congresso Mondiale della Detergenza" (Parigi, settembre 1954) per convincere i dubbiosi che i prodotti detergenti non facessero male alla pelle. | << | < | > | >> |Pagina 49Parentesi: divisione degli spaziMolti conflitti familiari e qualche divorzio potrebbero essere evitati se fossero chiari e condivisi i criteri d'uso del territorio della casa. Se una coppia usa la casa come spazio indifferenziato, ci sarà l'ordinato che soffre per il disordine del partner; quella che cerca il quotidiano dell'altro ieri e si dispera perché il marito gliel'ha buttato via; quello che non trova più la bolletta telefonica, che lei ha usato come segnalibro in un giornale. All'inizio di una convivenza si verificano spesso situazioni simili a questa. Il mio amico Carlo con cui ho discusso l'argomento mi ha offerto un'originale spiegazione: anche l'uomo e la donna appartengono al regno animale e hanno i loro istinti, non meno del leone o dell'elefante. L'uomo tende a provvedere al benessere della famiglia con denaro e protezione, mentre la donna aspira al controllo del territorio. Attraverso i rapporti sessuali colonizza e domina, in qualche modo, il compagno e in casa cerca di fare lo stesso. Vorrà avere lei l'ultima parola sul colore del divano, su come vestire il bambino e quando pulire i vetri. Potete contraddirla, ma non potete evitare di fare i conti con questo istinto. Se questo schema si applica in parte anche a voi, non preoccupatevi, c'è un rimedio: per quanto piccola possa essere una casa, se vi abita più di una persona è sempre possibile isolare in essa un territorio privato dove una sola persona è sovrana. Può essere costituito semplicemente da una scatola in cui tenere le proprie carte, ma può anche essere uno scaffale della libreria, oppure un tavolo, una stanza, un appartamento intero, a poterselo permettere. Nella casa tradizionale della nobiltà russa, a conferma di questa esigenza, esistevano una "metà femminile" e una "metà maschile", poste in genere su due piani diversi della costruzione. Ciascun coniuge era sovrano nella sua "parte" e infatti gli arredi e i colori risentivano del tono virile o femminile del proprietario. Senza arrivare a tanto, suggerisco ai conviventi di individuare degli spazi di territorio personale all'interno della casa. Così se perdi una carta o non trovi un calzino non puoi incolpare l'altro. Sulle parti comuni invece non c'è altro da fare che trovare un accordo, per faticoso che possa essere. È più facile trovarlo sul campo che a tavolino, aggiustando man mano il contratto così che ciascuna delle parti ne esca abbastanza soddisfatta. Magari però il mio lettore vive solo ed è unico sovrano della sua casa. Non è obbligato a perfezionarsi ogni giorno nell'arte del venirsi incontro. In compenso tutte le incombenze e le grane sono sue. | << | < | > | >> |Pagina 76Per sport Secondo me, se ci fosse un centro che facesse pagare fior di quattrini per organizzare la gente in squadre di pulizia, promettendo fitness del corpo e benessere dell'anima, molti farebbero la fila per iscriversi. E le promesse verrebbero anche mantenute. Pulendo si fa ginnastica dolce, se non si esagera con i pesi e i tempi, e, se la casa che si pulisce è la propria, si fa anche pulizia interiore, perché si rinnova l'organizzazione della vita. A dimostrazione del fatto che pulire può essere divertente guardate i bambini, che vogliono sempre aiutare in casa, giocare con acqua e stracci. Come mai crescendo molti perdono questo gusto? Alcuni perché risulta loro faticoso, oppure dispendioso in termini di tempo. Altri, ne sono sicura, per una convenzione sociale. Si ritiene che pulire sia un lavoro umile, e allora per essere su nella scala sociale bisogna astenersene. Avere un aiuto domestico è uno status symbol. Ma attenzione a non confondere simbolo e realtà. Ad esempio, nell'Inghilterra del Medioevo era uno status symbol essere analfabeti, come dire: sono così ricco che potrò sempre pagarmi un segretario che legga e scriva per me. Oggi vige una simbologia invertita: non saper leggere e scrivere è segno di povertà ed essere istruiti di ricchezza.
Come si è invertita di segno nel tempo la relazione simbolica
denaro-cultura, così potrebbe avvenire con la pulizia. Oppure, senza
trasformarsi proprio nel suo opposto, il simbolo si potrebbe semplicemente
attenuare, così da lasciare a chi ne ha voglia, che sia paria o pascià, la
libertà di scopare quanto gli pare e piace.
Per arte Trovo che l'arte sia essenzialmente inutile, essendo una produzione che, anche quando ha uno scopo, va ben al di là di questo. Eppure è perseguita e apprezzata perché dà un piacere profondo prima a chi la produce e poi a chi entra in sintonia con l'opera. Opera d'arte per me è un quadro o un romanzo, certo, ma può anche essere una marmellata o un giro di walzer, se fatti con l'intento giusto. Anche stendere una camicia o lavare i piatti può essere una forma d'arte. E allora, altro che 15 ore! Come un poeta può impiegare anni a comporre un poema per il puro piacere di farlo, così si può dedicare un'ora a una camicia da inamidare o impegnarsi mezza giornata per conservare senza macchie la patina del tempo su un parquet, che una levigatrice tirerebbe via in un quarto d'ora facendo apparire il pavimento come nuovo. Se fino ad ora ti ho mostrato come risparmiare tempo e energie, adesso ti incito nella direzione opposta, verso il piacere senza freni dell'arte. Se hai solo 15 ore alla settimana per pulire la casa, non puoi pretendere di stirare le lenzuola, che comunque saranno stropicciate cinque minuti dopo che sei andato a letto. Però, se ti piace la sensazione del lenzuolo liscio e fresco e stirare non ti pesa, perché no? L'importante è che non sia un obbligo ma un'arte e che il tuo piacere predomini sulla fatica.
Tenere bene una casa può dare grandi soddisfazioni e se c'è qualche attività
che ti piace, qualche pulizia a cui tieni, praticala senza guardare in faccia a
nessuno. Non preoccuparti di apparire antiquata, ossessiva, ribelle, goffa... La
padrona, o il padrone, di casa sei tu.
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