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| << | < | > | >> |IndicePREMESSA 7 INTRODUZIONE 9 IL FENOMENO MUSICALE Frammenti di musicologia della popular music 13 di Philip Tagg intervistato da Luca Nostro Figure che risuonano: silenzio ed armonia 27 nell'Harmonice Mundi di Keplero di Carlo Serra Il significato nello spazio musicale 57 di Luca Nostro «Dio ha ordinato ogni cosa con misura, 73 numero e peso» (Sapienza 11,20) di Guido Traversa Perché i ragni non ballano? 75 La musica dell’animale umano di Marco Mazzeo Heidegger e l'ascolto 87 di Elio Matassi IMPROVVISAZIONE, PERFORMANCE, COSTRUZIONE La combustione di un orchestra senza leggi 97 di Lavrence D. «Butch» Morris intervistato da Luca Nostro La pratica dell'improvvisazione 107 di Ramberto Ciammarughi Analisi della performance 117 di Nicholas Cook intervistato da Luca Nostro Istruzioni per comporre suoni con il legno 125 di Carlo Michelutti Diurno, Notturno 132 di Mino Trafeli I SUONI DELLA MENTE La Musica che attraversa la mente. 137 L'immaginazione musicale e la natura della coscienza di Laird Addis La preistoria acustica della poesia 151 di Brunella Antomarini Musica e stati modificati di coscienza 169 di Giovanni Pierini, Stefano Baratta, Paola degli Espositi, Irene Facchini Sound unbound. La ricerca filmico-musicale 187 di Harry Smith di Paola Igliori |
| << | < | > | >> |Pagina 35La posizione di Keplero, che conosceva bene e discute la teoria musicale di Vincenzo Galilei, studiata durante la difesa della madre nel processo per stregoneria istituito a Tubinga nel 1616, è ovviamente orientata verso una riflessione di tipo epistemologico, e la domanda teorica che si pone alla sua riflessione è molto semplice: perché dentro all'ottava possiamo individuare solo otto consonanze, ovvero l’unisono, ottava, quinta, quarta, terza maggiore e minore, sesta maggiore e minore? La questione ha notevole peso teorico: perché solo questi intervalli, ovvero di quali proprieta si fanno carico gli intervalli musicali, per poter essere isolati dalla continuità dello spazio musicale, diremmo noi, ed essere utilizzati come componenti costruttive ed articolatorie dello spazio dell’ottava stessa? O, più semplicemente, perché esiste solo un numero limitato di proporzioni che possano essere definite «belle», che generano buoni intervalli?Come per Zarlino, la risposta a questo problema deve passare attraverso una riflessione di tipo matematico. Mentre il teorico italiano elabora un modello che ha il suo nucleo nella nozione di numero, nella discretezza di una serie numerica, Keplero la ricerca nell’ambito del continuo geometrico. | << | < | > | >> |Pagina 57IL SIGNIFICATO NELLO SPAZIO MUSICALE
Luca Nostro
Questo articolo si occupa della possibilità di un testo, musicale principalmente ma anche verbale, di essere incontrovertibile (mi sembra che questo termine, che uso in senso esteso, sia il più vicino a descrivere il fatto che un enunciato musicale sia dotato di una logica eminentemente musicale che lo porta a non essere messo in discussione; comunque la cosa si chiarirà meglio in seguito). Intendo con testo, termine preso a prestito dalla linguistica più recente, un discorso (orale, scritto o musicale) tale da formare un’unità comunicativa dotata di senso. I protagonisti della mia argomentazione saranno la musica e l’ossimoro dire-mostrare per come è stato più volte e in diverse forme declinato da Wittgenstein a rappresentare il paradosso della corrispondenza tra linguaggio e mondo. Partendo dall’ipotesi che la musica sia un linguaggio dotato di significato, proporrò, a partire da considerazioni il più possibile interne alla musica, una particolare immagine del linguaggio musicale tale da scardinare il paradosso scettico sotteso all’ossimoro dire-mostrare. Semplificando brutalmente, il mio tentativo è quello di suggerire che in un enunciato musicale dire e mostrare coincidono o, in altre parole, che un enunciato musicale per quel tanto che mostra, e cioè la sua forma, non è tautologico, perché è in grado di dire la sua forma. Mostrerò quindi: da un lato come tale conduzione non vada nel senso di una soluzione del paradosso con il passaggio da una teoria della conoscenza logico-scientifica alla comprensione estetico-etica, come alcuni (ad esempio Distaso 1999) ritengono debba essere interpretata l’evoluzione del pensiero di Wittgenstein; e dall’altro come questa condusione, pur traendone origine, non si limiti solo alla sfera musicale ma possa essere estesa anche al linguaggio verbale e da questo alla gnoseologia. | << | < | > | >> |Pagina 169MUSICA E STATI MODIFICATI DI COSCIENZA
Giovanni Pierini, Stefano Baratta,
Paola Degli Espositi, Irene Facchini
1 INTRODUZIONE Per avvicinare l’uomo alla natura occorre unire canto musicale e danza, trovare il giusto accordo tra l'utilizzo dinamico del corpo ed equilibrio della mente. La crescita interiore offre la possibilità di un contatto profondo con le possibilità espressive del corpo, il grande mediatore fra il nostro Io e il Mondo. Danza e piacere sono legati e producono effetti ipnotici e stimolanti contrapposti, mediando anche il rilascio di endorfine che rendono resistenti alla fatica e al dolore. L’orecchio musicale si comporta diversamente da quello biologico nell’apprezzare o rifiutare i generi, perché la cultura indirizza in modo determinante i risultati e gli effetti dell’ascolto. Ad esempio, nonostante la progressione dei valori di altezza dei suoni non sia regolare, noi percepiamo il salire delle note nella scala come perfettamente intervallato, continuo. Ma quello di continuità (e il collegato di proporzionalità) sono concetti formatisi nell’ambito della cultura occidentale, mentre sono ben poco rappresentati in natura. Mentre per noi nelle società di massa la parola e il suono sono veicoli portanti della comunicazione/economia, in quelle antiche e tradizionali la parola è celebrazione religiosa e strumento di guarigione: la parola in musica era la scrittura dell’Universo. Il sistema musicale della tradizione procede quindi dal superiore all’inferiore, dall’alto al basso, dall’esterno all’interno.
La musica barocca introduce per la prima volta una
inversione di direzione dando voce ai sentimenti. Si
inaugura cosi una tradizione secondo la quale agli
intervalli melodici, costituiti da quantità variabili, i
toni e semitoni, vengono associati effetti diversi. Ad
esempio: al salto di ottava il senso di potenza, di dramma;
al salto di sesta, la voce del cuore, l’espressione
sentimentale; al salto di terza il carattere di continuità,
adatto a storie e filastrocche; gli intervalli di quarta e
di quinta suggeriscono cadenze.
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