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| << | < | > | >> |Pagina 7Cosmetico, l'uomo si lisciò i capelli con il palmo della mano. Doveva essere impeccabile perché l'incontro con la sua vittima avvenisse a regola d'arte.Quando la voce della speaker annunciò che l'aereo sarebbe partito con un forte ritardo a causa di problemi tecnici, Jérome Angust aveva già i nervi a fior di pelle. "Ci mancava anche questà" pensò. Odiava gli aeroporti e lo esasperava la prospettiva di restare in quella sala d'attesa per un tempo indefinito. Tirò fuori un libro dalla borsa e sprofondò rabbiosamente nella lettura. - Buongiorno - gli disse qualcuno in tono cerimonioso. Sollevò appena la testa e ricambiò il buongiorno con meccanica gentilezza. L'uomo gli si sedette accanto. - Sono esasperanti questi ritardi, vero? - Sì - borbottò lui. - Se almeno si sapesse quanto c'è da aspettare, uno si organizzerebbe. Jéròme Angust annuì. - È bello il suo libro? - domandò lo sconosciuto. "È il colmo" pensò Jéròme "ci voleva pure un seccatore che venisse ad attaccare bottone." - Hm, hm - rispose, con l'aria di dire: "Mi lasci in pace." - Lei è fortunato. Io sono incapace di leggere in un luogo pubblico. "Per questo va a scocciare quelli che ne sono capaci" sospirò tra sé Angust. - Odio gli aeroporti, - continuò l'uomo. ("Anche io, sempre di più" pensò Jéròme.) - Gli ingenui credono di trovarvi i viaggiatori. Che errore romantico! Lo sa che razza di gente s'incontra? - Gli importuni? - ringhiò quello continuando a simulare la lettura. - No, - disse l'altro senza cogliere l'allusione. Dirigenti in viaggio d'affari. Il viaggio d'affari è a tal punto la negazione del viaggio che non dovrebbe più chiamarsi così. Si dovrebbe dire 'spostamento di commerciante'. Non lo trova più corretto? - Io sono in viaggio d'affari - articolò Angust, pensando che lo sconosciuto si sarebbe scusato per la gaffe. - Inutile precisarlo. Si vede. "E villano, per giunta" tuonò Jérome tra sé. Poiché le regole della buona educazione erano state infrante, decise che aveva anche lui il diritto di farne a meno. - Forse non ci siamo capiti: non ho nessuna voglia di parlare con lei. - Perché? - domandò lo sconosciuto con naturalezza. - Perché sto leggendo. - No. - Prego? - Lei non legge. Forse pensa di leggere. La lettura e un'altra cosa. - Beh, senta, non ho nessuna intenzione di ascoltare le sue profonde riflessioni sulla lettura. Lei mi dà ai nervi. Anche se non leggessi, non avrei voglia di parlarle. - Si vede subito quando uno legge. Chi legge, chi legge veramente, è altrove. Lei invece sta qua. - Sapesse quanto mi dispiace! Soprattutto dopo il suo arrivo. - La vita è piena di piccoli contrattempi che la rendono sgradevole. Più che i problemi metafisici, sono le contrarietà senza significato a rivelare l'assurdità dell'esistenza. - Senta, la sua filosofia da quattro soldi se la può mettere... - Non sia sconveniente, per favore. - È lei che è sconveniente! - Texel. Textor Texel. - E questo cosa vorrebbe dire? - Deve riconoscere che è molto più facile fare conversazione con una persona di cui si conosce il nome. - Ma se ho appena finito di dirle che non voglio fare conversazione con lei! - Perché una simile aggressività, signor Jérome Angust? - Come fa a sapere il mio nome? - È scritto sull'etichetta della sua borsa da viaggio. C'è anche il suo indirizzo. Angust sospirò: - Bene. Che cosa vuole? - Niente. Parlare. - Ho un vero orrore della gente che vuole parlare. - Desolato. Difficilmente me lo potrà impedire: non è vietato. L'importunato si alzò e andò a sedersi cinquanta metri più in là. Fatica sprecata: l'importuno lo seguì e si piazzò vicino a lui. Jéròme si mosse di nuovo) per andare a occupare un posto vuoto tra due persone, credendosi così al sicuro. Ma questo non sembrò minimamente scomporre la sua scorta che gli si sedette di fronte e ritornò all'attacco. - Ha qualche noia professionale? - Ha intenzione di parlarmi davanti a tutti? - Qual è il problema? Angust si alzò ancora e andò a riprendere il suo posto iniziale: se proprio doveva farsi umiliare da un seccatore, meglio fare a meno del pubblico. - Ha qualche noia professionale? - ripeté Texel. - Inutile farmi domande. Non le risponderò. - Perché? - Non posso impedirle di parlare, visto che non è vietato. Lei non può costringermi a rispondere, visto che non è obbligatorio. - Eppure mi ha appena risposto. - Per meglio astenermene dopo. - Allora le parlerò di me. - Ne ero sicuro.
- Come le ho già detto, mi chiamo Texel. Textor Texel.
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