Copertina
Autore Amélie Nothomb
Titolo Cosmetica del nemico
EdizioneVoland, Roma, 2003, Amazzoni 20 , pag. 102, dim. 145x205x8 mm , Isbn 978-88-88700-00-7
OriginaleCosmétique de l'ennemi
EdizioneAlbin Michel, Paris, 2001
TraduttoreBiancamaria Bruno
LettoreAngela Razzini, 2003
Classe narrativa francese , gialli
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Pagina 7

Cosmetico, l'uomo si lisciò i capelli con il palmo della mano. Doveva essere impeccabile perché l'incontro con la sua vittima avvenisse a regola d'arte.


Quando la voce della speaker annunciò che l'aereo sarebbe partito con un forte ritardo a causa di problemi tecnici, Jérome Angust aveva già i nervi a fior di pelle.

"Ci mancava anche questà" pensò.

Odiava gli aeroporti e lo esasperava la prospettiva di restare in quella sala d'attesa per un tempo indefinito.

Tirò fuori un libro dalla borsa e sprofondò rabbiosamente nella lettura.

- Buongiorno - gli disse qualcuno in tono cerimonioso.

Sollevò appena la testa e ricambiò il buongiorno con meccanica gentilezza.

L'uomo gli si sedette accanto.

- Sono esasperanti questi ritardi, vero? -

Sì - borbottò lui.

- Se almeno si sapesse quanto c'è da aspettare, uno si organizzerebbe.

Jéròme Angust annuì.

- È bello il suo libro? - domandò lo sconosciuto.

"È il colmo" pensò Jéròme "ci voleva pure un seccatore che venisse ad attaccare bottone."

- Hm, hm - rispose, con l'aria di dire: "Mi lasci in pace."

- Lei è fortunato. Io sono incapace di leggere in un luogo pubblico.

"Per questo va a scocciare quelli che ne sono capaci" sospirò tra sé Angust.

- Odio gli aeroporti, - continuò l'uomo. ("Anche io, sempre di più" pensò Jéròme.) - Gli ingenui credono di trovarvi i viaggiatori. Che errore romantico! Lo sa che razza di gente s'incontra?

- Gli importuni? - ringhiò quello continuando a simulare la lettura.

- No, - disse l'altro senza cogliere l'allusione. Dirigenti in viaggio d'affari. Il viaggio d'affari è a tal punto la negazione del viaggio che non dovrebbe più chiamarsi così. Si dovrebbe dire 'spostamento di commerciante'. Non lo trova più corretto?

- Io sono in viaggio d'affari - articolò Angust, pensando che lo sconosciuto si sarebbe scusato per la gaffe.

- Inutile precisarlo. Si vede.

"E villano, per giunta" tuonò Jérome tra sé.

Poiché le regole della buona educazione erano state infrante, decise che aveva anche lui il diritto di farne a meno.

- Forse non ci siamo capiti: non ho nessuna voglia di parlare con lei.

- Perché? - domandò lo sconosciuto con naturalezza.

- Perché sto leggendo.

- No.

- Prego?

- Lei non legge. Forse pensa di leggere. La lettura e un'altra cosa.

- Beh, senta, non ho nessuna intenzione di ascoltare le sue profonde riflessioni sulla lettura. Lei mi dà ai nervi. Anche se non leggessi, non avrei voglia di parlarle.

- Si vede subito quando uno legge. Chi legge, chi legge veramente, è altrove. Lei invece sta qua.

- Sapesse quanto mi dispiace! Soprattutto dopo il suo arrivo.

- La vita è piena di piccoli contrattempi che la rendono sgradevole. Più che i problemi metafisici, sono le contrarietà senza significato a rivelare l'assurdità dell'esistenza.

- Senta, la sua filosofia da quattro soldi se la può mettere...

- Non sia sconveniente, per favore.

- È lei che è sconveniente!

- Texel. Textor Texel.

- E questo cosa vorrebbe dire?

- Deve riconoscere che è molto più facile fare conversazione con una persona di cui si conosce il nome.

- Ma se ho appena finito di dirle che non voglio fare conversazione con lei!

- Perché una simile aggressività, signor Jérome Angust?

- Come fa a sapere il mio nome?

- È scritto sull'etichetta della sua borsa da viaggio. C'è anche il suo indirizzo.

Angust sospirò:

- Bene. Che cosa vuole?

- Niente. Parlare.

- Ho un vero orrore della gente che vuole parlare.

- Desolato. Difficilmente me lo potrà impedire: non è vietato.

L'importunato si alzò e andò a sedersi cinquanta metri più in là. Fatica sprecata: l'importuno lo seguì e si piazzò vicino a lui. Jéròme si mosse di nuovo) per andare a occupare un posto vuoto tra due persone, credendosi così al sicuro. Ma questo non sembrò minimamente scomporre la sua scorta che gli si sedette di fronte e ritornò all'attacco.

- Ha qualche noia professionale?

- Ha intenzione di parlarmi davanti a tutti?

- Qual è il problema?

Angust si alzò ancora e andò a riprendere il suo posto iniziale: se proprio doveva farsi umiliare da un seccatore, meglio fare a meno del pubblico.

- Ha qualche noia professionale? - ripeté Texel.

- Inutile farmi domande. Non le risponderò.

- Perché?

- Non posso impedirle di parlare, visto che non è vietato. Lei non può costringermi a rispondere, visto che non è obbligatorio.

- Eppure mi ha appena risposto.

- Per meglio astenermene dopo.

- Allora le parlerò di me.

- Ne ero sicuro.

- Come le ho già detto, mi chiamo Texel. Textor Texel.

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