Copertina
Autore Amélie Nothomb
Titolo Igiene dell'assassino
EdizioneVoland, Roma, 2003 [1997], Amazzoni 1 , pag. 122, cop.fle., dim. 145x205x9 mm , Isbn 978-88-88700-15-1
OriginaleHygiène de l'assassin
EdizioneAlbin Michel, Paris, 1992
CuratoreBiancamaria Bruno
LettoreFlo Bertelli, 2004
Classe narrativa francese
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Pagina 7

Quando fu di dominio pubblico che l'immane scrittore Prétextat Tach sarebbe morto due mesi dopo, i giornalisti di tutto il mondo sollecitarono interviste private con l'ottuagenario. Il vegliardo godeva, certo, di un prestigio considerevole; fu comunque grande lo stupore di veder accorrere al capezzale del romanziere francofono rappresentanti di quotidiani del calibro (ci siamo permessi di tradurre) della "Voce di Nanchino" e del "Bangladesh Observer". Così, due mesi prima della morte, il signor Tach poté farsi un'idea dell'ampiezza della propria fama.

Il suo segretario si incaricò di effettuare una selezione drastica delle proposte: eliminò tutti i giornali in lingue straniere perché il moribondo parlava solo francese e non si fidava di nessun interprete; scartò i reporter di colore perché con l'età lo scrittore si era messo a fare discorsi razzisti, che discordavano con le sue convinzioni profonde - gli specialisti tachiani, imbarazzati, vedevano in questo l'espressione di un desiderio senile di scandalizzare; infine il segretario scoraggiò garbatamente le richieste di reti televisive, di riviste femminili, di giornali giudicati troppo politici, e soprattutto delle riviste mediche che avrebbero voluto sapere in che modo il grand'uomo si fosse preso un cancro tanto raro.

Non senza legittimo orgoglio il signor Tach si seppe colpito dalla temibile sindrome di Elzenveiverplatz, chiamata più volgarmente 'cancro delle cartilagini', che lo studioso eponimo aveva scoperto nel XIX secolo alla Cayenna in una dozzina di ergastolani reclusi per violenza sessuale con annesso omicidio, e che da allora non si era mai più ripresentata. Accolse questa diagnosi come una nobilitazione insperata: con il suo fisico di obeso imberbe che aveva tutto dell'eunuco tranne la voce, temeva di morire di un'insulsa malattia cardiovascolare. Redigendo il proprio epitaffio, non dimenticò di citare il nome sublime del medico teutone grazie al quale sarebbe trapassato in bellezza.

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Pagina 13

- Allora perché le ripugna parlare dei suoi romanzi?

- Perché parlare di un romanzo non ha senso.

- Però è affascinante sentire uno scrittore parlare della sua creazione, dire come, perché e contro che cosa scrive.

- Se uno scrittore riesce a essere affascinante a questo riguardo, ci sono solo due possibilità: o ripete ad alta voce quello che ha scritto nel suo libro, e allora è un pappagallo; o spiega cose interessanti di cui non ha parlato nel suo libro, nel qual caso il detto libro è un fallimento perché non basta a se stesso.

- Comunque sia, molti grandi scrittori sono riusciti a parlare dei loro libri evitando queste difficoltà.

- Lei si contraddice: due minuti fa mi raccontava che rutti i grandi scrittori hanno un grande pudore quando si tratta dei loro scritti.

- Si può parlare di un'opera conservandone il segreto.

- Ah sì? Lei ha già provato?

- No, ma non sono uno scrittore, io.

- In nome di che cosa mi dice queste stupidaggini, allora?

- Lei non è il primo scrittore che intervisto.

- Per caso lei oserebbe paragonarmi agli scribacchini che intervista normalmente?

- Non sono scribacchini!

- Se riescono a parlare della loro opera con aria affascinante e pudica, fuor di dubbio che sono scribacchini. Come vuole che uno scrittore sia pudico? È il mestiere più impudico del mondo: attraverso lo stile, le idee, la storia, le ricerche, gli scrittori parlano sempre di se stessi, e con le parole. Anche i pittori e i musicisti parlano di se stessi, ma con un linguaggio molto meno crudo del nostro. No, giovanotto, gli scrittori sono osceni; se non lo fossero, sarebbero ragionieri, conducenti di tram, centralinisti, sarebbero rispettabili.

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Pagina 23

- A questo proposito, signor Tach, ho voglia di farle la domanda che tutti i giornalisti vorrebbero farle ma che nessuno osa.

- Quanto peso?

- No, cosa mangia. Si sa che il mangiare occupa un posto enorme nella sua vita. La gastronomia e la sua naturale conseguenza, la digestione, sono al centro di alcuni suoi romanzi recenti, come Apologetica della dispepsia, opera che mi sembra essere un compendio delle sue preoccupazioni metafisiche.

- È esatto. Ritengo che la metafisica sia la modalità d'espressione privilegiata del metabolismo. Nello stesso ordine di idee, poiché il metabolismo si divide in anabolismo e catabolismo, ho scisso la metafisica in anafisica e catafisica. Non bisogna vedervi una tensione dualista ma le due fasi obbligate e, quel che è più fastidioso, simultanee di un processo di pensiero votato alla trivialità.

- Non bisogna vederci anche un'allusione a Jarry e alla patafisica?

- No, giovanotto. Sono uno scrittore serio, io - rispose il vegliardo in tono glaciale, prima di ingurgitare un altro po' di alexander.

- Allora, signor Tach, se vuole, potrebbe accennare alle tappe digestive di una sua giornata tipo?

Ci fu un silenzio solenne, durante il quale il romanziere sembrò riflettere. Poi cominciò a parlare, molto grave, come se rivelasse un dogma segreto.

- La mattina, mi sveglio verso le otto. Prima di tutto, vado in bagno a vuotare la vescica e l'intestino. Vuole i dettagli?

- No, credo che basti così.

- Tanto meglio, perché è una tappa certo indispensabile nel processo digestivo, ma assolutamente disgustosa, mi creda.

- Le credo sulla parola.

- Felici coloro che credono senza aver visto. Dopo essermi intalcato, vado a vestirmi.

- Porta sempre questa vestaglia da casa?

- Sì, salvo quando esco per le commissioni.

- La sua infermità non ostacola queste operazioni?

- Ho avuto il tempo di abituarmici. Poi mi dirigo verso la cucina e preparo la colazione. Prima, quando passavo le giornate a scrivere, non cucinavo, mangiavo cibi semplici, come la trippa fredda...

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Pagina 39

- Lei ama i soldi?

- Sì. Li trovo incantevoli. Non li ho mai considerati utili ma mi piace molto guardarli. Una moneta da cinque franchi è graziosa come una margheritina.

- Questo paragone non mi sarebbe mai venuto in mente.

- Normale. Non è premio Nobel per la letteratura, lei.

- In fondo, quel Nobel non smentisce la sua teoria? Non presuppone che almeno la giuria del Nobel l'abbia letta?

- Nulla di meno sicuro. Ma mi creda: anche nel caso che i giurati mi abbiano letto, questo non cambia nulla alla mia teoria. C'è gente così sofisticata da leggere senza leggere. Come uomini-rana, attraversano i libri senza prendere una goccia d'acqua.

- Sì, ne ha parlato in un'intervista precedente.

- Sono i lettori-rana. Costituiscono la stragrande maggioranza dei lettori umani, e tuttavia ne ho scoperto l'esistenza molto tardi. Sono così ingenuo. Pensavo che tutti leggessero come me; io leggo come mangio: questo non significa solo che ne ho bisogno. Significa soprattutto che entra nelle mie componenti e che le modifica. Non si è gli stessi che si mangi sanguinaccio o caviale; allo stesso modo non si è gli stessi se si è appena letto Kant (Dio ne scampi) o Queneau. In realtà, quando dico 'si', dovrei dire 'io e qualche altro', perché la maggior parte della gente emerge da Proust o da Simenon in uno stato identico, senza aver perduto una briciola di ciò che erano e senza aver acquisito una briciola in più. Hanno letto, ecco tutto: nel migliore dei casi, sanno 'di che cosa parla'. Non pensi che esagero. Quante volte ho domandato a persone intelligenti: 'Questo libro vi ha cambiato?' E mi hanno guardato, gli occhi sgranati, con l'aria di dire: 'Perché avrebbe dovuto cambiarmi?'

- Mi permetta di stupirmi, signor Tach: lei ha parlato da difensore dei libri 'a messaggio', cosa che non le assomiglia.

- Lei non è particolarmente sveglio, eh? Crede dunque che siano i libri 'a messaggio' a poter cambiare un individuo? Invece sono quelli che lo cambiano di meno. No, i libri che segnano e che trasformano sono gli altri, i libri di desiderio, di piacere, i libri di genio e soprattutro i libri di bellezza. Guardi, prendiamo un grande libro di bellezza: Viaggio al termine della notte. Come non essere un altro dopo averlo letto? Ebbene, la maggioranza dei lettori superano quel tour de force senza difficoltà. Dopo ti dicono: 'Ah sì, Céline è formidabile' e poi tornano ai fatti loro. È evidente, Céline è un caso estremo, ma potrei citarne altri. Non si è mai gli stessi dopo aver letto un libro, anche se è modesto come un Léo Malet: ti cambia, Léo Malet. Non si guardano più come prima le ragazze con l'impermeabile, quando si è letto Léo Malet. È molto importante! Modificare lo sguardo: è questa, la nostra opera più grande.

- Non crede che, coscientemente o meno, tutti abbiano modificaro lo sguardo, dopo aver finito un libro?

- Oh no! Solo la crema dei lettori ne è capace. Gli altri continuano a vedere le cose con la loro piattezza originaria. Non solo, stiamo parlando di lettori, che è già una razza molro rara. La maggior parte della gente non legge. A questo proposito, c'è una citazione eccellente, di un intellettuale di cui ho dimenticaro il nome: 'In fondo, la gente non legge; o, se legge, non comprende; o, se comprende, dimentica'. Ecco mirabilmente riassunta la situazione, non trova?

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Pagina 57

- Chi è? Che cavolo vuole?

- È il 18, signor Tach, ed è il giorno che mi è stato assegnato per vederla.

- I suoi colleghi non le hanno detto che...

- Non li ho visti. Non ho nessun rapporto con loro.

- Un punto a suo favore. Ma avrebbero dovuto avvertirla.

- Il suo segretario, Gravelin, mi ha fatto ascoltare i nastri, ieri sera. Sono perfettamente al corrente di tutto.

- Lei sa che cosa penso di voi ed è venuta lo stesso?

- Sì.

- Bene, brava. È temerario da parte sua. Ora se ne può anche andare.

-No.

- C'è riuscita, nella sua bell'impresa. Che altro vuole? Vuole che le firmi un attestato?

- No, signor Tach, ho una gran voglia di parlare con lei.

- Senta, è molto divertente, ma la mia pazienza ha un limite. La pagliacciata è finita: alzi le tende.

- Non se ne parla. Sono stata autorizzata da Gravelin come tutti gli altri giornalisti. Quindi resto.

- Quel Gravelin è un traditore. Gli avevo detto chiaro e tondo di mandare a quel paese le riviste femminili.

- Non lavoro per una rivista femminile.

- Come? La stampa maschile assume le femmine, adesso?

- Non è una novità, signor Tach.

- Cavolo! Promette bene! Si comincia con l'assumere le femmine e si finisce con i negri, gli arabi, gli iracheni!

- È un premio Nobel che dice cose così ispirate?

- Premio Nobel per la letteratura, mica premio Nobel per la pace, grazie a Dio.

- Grazie a Dio, sì!

- La signora fa la spiritosa?

- Signorina.

- Signorina? Ah, non mi stupisce, brutta com'è. E appiccicosa, pure! Gli uomini hanno ragione a non volerla sposare.

- È in ritardo di qualche guerra, signor Tach. Oggi una donna può aver voglia di restare nubile.

- Ma senti un po'! Dica piuttosto che non trova nessuno che se la scopi.

- Questo, caro signore, è affar mio.

- Ah certo, è la sua vita privata, è veeero?

- Esattamente. Se la diverte raccontare a tutti che è vergine, è un suo diritto. Gli altri non sono obbligati a imitarla.

- Chi è lei per giudicarmi, razza di piccola rompiscatole insolente, di racchiona ammosciacazzi?

- Signor Tach, le do due minuti, orologio alla mano, per scusarsi di ciò che ha detto. Se, scaduti i due minuti, non mi avrà presentato le sue scuse, me ne andrò e la lascerò a scocciarsi nel suo immondo appartamento.

Lo spazio di un istante, l'obeso sembrò soffocare.

- Impertinente! Inutile guardare l'orologio: può restare qui anche due anni, tanto non mi scuserò mai. È lei che deve scusarsi. E poi, chi le dice che ci tenga alla sua presenza? Da quando è entrata, le ho detto di sgombrare il campo almeno due volte. Per cui, non aspetti la fine dei due minuti, è una perdita di tempo. La porta è quella! La porta è quella, mi sente?

Lei sembrava non sentire. Continuò a guardare l'orologio, l'aria impenetrabile. Cosa c'è di più corto di due minuti? E però due minuti possono sembrare interminabili, quando vengono misurati con rigore in un silenzio di tomba. L'indignazione del vegliardo ebbe il tempo di trasformarsi in stupore.

- Bene, i due minuti sono passati. Addio, signor Tach, lieta di averla conosciuta.

Si alzò e si diresse verso la porta.

- Non se ne vada. Le ordino di restare.

- Non mi deve dire niente?

- Si sieda.

- È troppo tardi per le scuse, signor Tach. Il tempo è scaduto.

- Resti, porco giuda!

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