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| << | < | > | >> |Indice11 PREFAZIONE 16 CAPITOLO 1 CENTO PARADOSSI D'AUTORE 26 CAPITOLO 2 PARADOSSI FAIDATE 27 Il "progresso-regresso" 28 Il metodo Vialatte 28 Nonostante... 30 La reciprocità paradossale 30 "Neanch'io" 32 "Anch'io" 32 "Diversamente qualcosa" 33 Piove, governo ladro! 35 La partecipazione allargata 35 Comma 22 37 Uno e trino 38 Invece... pure! 4O Esortazioni contraddittorie 41 CAPITOLO 3 E' SEMPRE STATO COSI' 41 I fagottari di Trastevere 42 Il caso QWERTY 43 Dipende dalla padella 44 Buio in sala: ingresso continuato 46 CAPITOLO 4 SULLE ORME DEL CALABRONE 48 Quando l'esperienza è una trappola 49 Gli esperti "prigionieri del passato" 51 La trappola del "problema di cultura" 53 Due verità lapalissiane 54 CAPITOLO 5 COMMENTO SOTTO DETTATURA, DESINENZE PROIBITE ED ALTRE AMENITA' DELLA CENSURA 57 "Tonalità di maschia energia" 58 La fantasia del traduttore 59 Più realisti del re 60 Meglio soli che nudi 60 Reni francesi, occhi italiani 61 Censura alla rovescia 64 CAPITOLO 6 BENVENUTI A MONGHIDORO! 65 Gita domenicale: tutti d'accordo! O no? 67 Dire l'opposto di quel che si pensa 69 "Tengo famiglia!" 70 Chi tace acconsente. O no? 71 Il monologo di Amleto 72 Il paradosso di Monghidoro: se lo conosci, lo eviti 75 CAPITOLO 7 A TUTTO CAMPO 75 Io, mai 75 Spegnete la TV! 76 Dì che ti mando io 77 Cosa c'è dietro? 80 Il diritto al biberon 81 Il prudente signor X 82 Anche il marito è incinto 83 Vietato ai maggiori di 130 anni 84 Sono solo barzellette? 85 Lettera di una madre 87 Al cinema 92 CAPITOLO 8 COSI' E' SE VI PARE 93 Cinque minuti per risparmiare cinque euro 94 Meno si vince, più si è contenti 95 Perdita o guadagno? 96 Cinema e montaggio: la sequenza temporale 97 Porta a porta, via col vento 97 Percezione e geografia: non allineate 98 "Assaggiare le immagini" 99 Si chiama Jennifer, quindi è la più bella 101 CAPITOLO 9 LA QUADRATURA DEL CERCHIO 103 L'importanza delle domande 105 Dieci enigmi 108 Svelato l'arcano |
| << | < | > | >> |Pagina 11PREFAZIONE"Ha una sola qualità: è modesto. E se ne vanta!": è una battuta di Alfred Capus. Come definirla? Nonsenso? Controsenso? Paradosso? Nonsenso, controsenso, paradosso, bizzarria, assurdità, stranezza, incoerenza, contraddizione, stravaganza... queste parole non hanno lo stesso identico significato: basta consultare il vocabolario. Tutte però riguardano qualcosa che sembra in contrasto con la logica e il senso comune. In quanto sinonimi, quindi, userò questi termini in modo intercambiabile.
D'altronde, questo libro non riguarda l'aspetto semantico. Quel che vorrei
mettere in luce è la personalità
eclettica, multiforme dei nonsensi, controsensi, paradossi, eccetera. La loro
capacità di svelarci una verità o,
meglio, un'altra verità, di dare sapore al vivere quotidiano che, altrimenti,
sembrerebbe molto più grigio.
Non sempre è il caso, quindi, di vivere queste (spesso
presunte) assurdità come nemici, come elementi sovversivi che attaccano le basi
della nostra cultura e del nostro ordine precostituito.
Spesso incontriamo la parola paradosso preceduta dall'aggettivo "apparente". Il concetto di paradosso, infatti, può contenere una certa dose di soggettività. Allorché si presenta qualcosa come paradossale, resta spesso una punta di dubbio: si tratta veramente di un paradosso? Mah! Difficile rispondere: i paradossi hanno mille sfaccettature, sono percepibili in un'infinità di modi e oggetto di svariati punti di vista, possono provocare una molteplicità di reazioni. Le parole di alcuni illustri autori, ci aiutano forse a scoprire alcune fra le tante anime dei paradossi: a) "Tutte le grandi verità nascono come bestemmie" George Bernard Shaw. b) "La verità nasce come paradosso e muore come ovvietà" Arthur Schopenhauer. c) "Le assurdità di ieri sono le attualità di oggi e saranno le banalità di domani" Ennio Flaiano. d) "Il contrario di una verità profonda può essere un'altra verità profonda" Niels Bohr. e) "Perdonate i miei paradossi. Bisogna farne quando si riflette. Ed io preferisco essere un uomo di paradossi, che un uomo di pregiudizi" Jean-Jacques Rousseau. f) "I paradossi di oggi sono i pregiudizi di domani" Marcel Proust.
g) "Il romanziere deve mostrare il mondo così
com'è: un enigma e un paradosso"
Milan Kundera.
Una prima domanda: qual è il contrario di paradosso? Paradigma? C'è da dubitarne, visto che si assiste ad un incessante valzer in cui paradigmi e paradossi si scambiano il ruolo. Ciò che ieri era un'assurdità oggi è divenuto un paradigma, anzi un'ovvietà, come si può rilevare dalle parole di Shaw (a), Schopenhauer (b) e Flaiano (c). Non solo, il vecchio paradigma può mantenere il suo ruolo anche all'arrivo di un nuovo paradigma (ex paradosso) che lo contraddice: è questa la tesi indicata dal fisico Niels Bohr (d). Probabilmente non è tanto il paradigma che va contrapposto al paradosso, quanto il pregiudizio secondo l'antitesi esposta da Rousseau (e). Quando infatti il paradosso di oggi cambierà pelle, assumerà le vesti di un pregiudizio, come ha rilevato Proust (f).
Neppure la realtà quotidiana è contrapponibile al paradosso, dal momento
che, come si deduce dalle parole di Milan Kundera
(g), i paradossi sono parte integrante del nostro mondo.
Di fronte a qualcosa che sembra paradossale, torniamo
alla domanda di poco fa: si tratta veramente di un paradosso? Proviamo a
riflettere su tre esempi:
"Vi ho scritto questa lettera piuttosto lunga perché non avevo tempo di farla più corta": così si scusava Blaise Pascal. L'apparente controsenso di queste parole rileva, in realtà, l'impegno necessario per essere sintetici, un impegno che richiede, oltre ad adeguate capacità, anche un certo impiego di tempo per riletture, modifiche, limature e tagli. Del resto, Karl Kraus , ha osservato che "quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma". "Siate ottimisti: aspettatevi il peggio" è un'affermazione creata col metodo "esortazioni contraddittorie" (vedi capitolo 2). Contraddizione in termini? Non necessariamente. Si può, infatti, aver fiducia nel futuro e nel contempo essere pronti all'eventualità che qualcosa andrà storto, per non trovarsi impreparati al sorgere di possibili difficoltà. "Un primo test dell'intelligenza è la capacità di tenere due opposte idee nella mente continuando a far funzionare la mente stessa", ha scritto Francis Scott Fitzgerald.
"Gli anni '60? Se te li ricordi, allora non c'eri",
dice Mel Gibson nel film "Due nel mirino" (1990). Sarà
strano, ma oggi sembra possibile ricordare un passato
che non si è vissuto. E, magari, ricordarlo con nostalgia. Infatti, come ha
osservato
Giuseppe Pontiggia:
"uno degli aspetti più strani di questo periodo è che il
passato non viene rimpianto dai vecchi che lo ricordano, ma dai giovani che non
l'hanno vissuto". D'altronde, secondo
Michel Houellebecq,
"si può avere la nostalgia di un'epoca che non si è conosciuta; basta
essere dotati di un televisore".
E qui mi fermo con le riflessioni sull'"apparentemente paradossale". Mi fermo perché, l'intenzione di questo libro è, prima di tutto, quella di offrire relax/intrattenimento. Il ché, sia chiaro, non esclude la possibilità di riflessione. Al contrario. Volendo, infatti, il lettore può soffermarsi su alcune delle centinaia di frasi e situazioni presentate come paradossi per riflettere alla ricerca di un possibile "senso dietro il controsenso". Il ricorso ai paradossi può rendere meno grigie le nostre giornate. "Ricorso ai paradossi" può essere la citazione degli aforismi paradossali di molti autori. Oppure, possiamo provare a creare noi stessi dei paradossi seguendo le strade esposte nel capitolo 2. Certo, quando si ricorre ai paradossi è bene tenere presente che rovesciare un modo di pensare ben radicato può essere recepito come un oltraggio al senso comune. Ma sarebbe bene anche chiarire cosa s'intende per senso comune, un concetto che si presta a varie interpretazioni. Secondo Albert Einstein , il senso comune è costituito da "una serie di equivoci e fraintendimenti assimilati fino all'età di 18 anni". Buona lettura! | << | < | > | >> |Pagina 46CAPITOLO 4
SULLE ORME DEL CALABRONE
TUTTI SANNO CHE UNA COSA E' IMPOSSIBILE DA REALIZZARE, FINCHE' NON ARRIVA UNO SPROVVEDUTO CHE NON LO SA E LA INVENTA. ALBERT EINSTEIN Sulle orme del calabrone? Ma il calabrone, in quanto volatile, normalmente non lascia orme. Il paradosso però è un altro. Secondo le leggi dell'aerodinamica, il calabrone è troppo pesante rispetto all'ampiezza delle sue ali per poter volare. Ma lui non lo sa. E vola lo stesso. Θ questa la situazione nota come il "paradosso del calabrone". Un paradosso ricco di riscontri storici. "Tecnicamente la televisione è fattibile, ma non potrà mai competere seriamente con la radio: richiede un'attenzione esclusiva e la gente non ha abbastanza tempo per gli svaghi". Così disse, nel 1926, Lee DeForest, pioniere delle trasmissioni radiofoniche in Usa. Il seguito della storia è noto: come il calabrone non sa di non poter volare, così la gente, ignara di "non avere abbastanza tempo per gli svaghi", da alcuni decenni è solita trascorrere impunemente alcune ore al giorno davanti alla TV "Il popolo francese è incapace di compiere un regicidio': dichiarò Luigi XVI, re di Francia, nel 1789. Malauguratamente per il re, i francesi non erano informati di questa loro "incapacità" e Luigi XVI fu ghigliottinato il 21 gennaio 1793. Nel 1856, Dionysius Lardner, Professore all'University College di Londra dichiarò che "i viaggi in treno ad alta velocità non sono possibili in quanto i passeggeri sarebbero impossibilitati a respirare e morirebbero quindi d'asfissia". Come il calabrone non sa di non poter volare, così i passeggeri non hanno mai saputo di non poter respirare ad alta velocità. Ignari di ciò continuano a tirare il fiato anche quando il treno va molto forte.
Non solo agli animali (calabrone) e agli umani, ma
anche agli oggetti può capitare d'ignorare certe leggi
della scienza. Una legge fisica formulata addirittura da
Aristotele
sosteneva che gli oggetti cadevano con
una velocità proporzionale al loro peso. Nel sedicesimo secolo
Galileo Galilei
salì sulla torre di Pisa e fece cadere due palle da
cannone, una più pesante dell'altra. Le due palle, non conoscendo la teoria di
Aristotele, toccarono terra nello stesso istante.
QUANDO L'ESPERIENZA E' UNA TRAPPOLA Il paradosso del calabrone nasce spesso dalla trappola dell'esperienza. Proprio così: l'esperienza può diventare una trappola. Gli esempi prima citati, infatti, riguardano teorie o previsioni formulate da esperti. Intendiamoci: l'esperienza è utile. Ma è altrettanto utile riconoscerne i limiti. L'esperienza vissuta con un eccesso di presunzione può tradursi in un blocco mentale verso il nuovo, verso ciò che non trova riscontro nel passato a noi noto. "Solo quando dimentichiamo quello che abbiamo imparato, cominciamo a conoscere", ha detto il poeta e saggista Henry David Thoreau. Non dovremmo, insomma, limitarci ad agire come una "macchina che apprende". Una "macchina che apprende" è, secondo Nils J. Nilsson, "qualunque dispositivo le cui operazioni sono influenzate dalle esperienze passate". Non è detto che col passare degli anni l'esperienza si arricchisca. Secondo lo psicologo John Edwards occorre distinguere per un individuo che svolge una certa attività, poniamo, da 20 anni se si tratta di una persona che "può vantare effettivamente 20 anni d'esperienza o, semplicemente, un'esperienza di un anno ripetuta 20 volte". Secondo Edwards, se si continua a fare e vedere le cose sempre nello stesso modo, il passare degli anni produce solo un rafforzamento di un certo punto di vista. In altre parole: il passare degli anni può aumentare la nostra competenza solo con una continua apertura a nuove esperienze e a nuovi punti di vista.
"Ma cosa volete che interessi al pubblico di sentire parlare gli attori?":
così si espresse Henry Warner, presidente della Warner Bros, sul passaggio dal
film muto al sonoro. Tale opinione era dettata soprattutto dall'esperienza:
eravamo, infatti, nel 1927 e il cinema era nato
all'inizio del secolo. Quasi trent'anni d'esperienza
durante i quali il pubblico aveva gradito i film muti,
con dialoghi in sovrimpressione e musica suonata dal
pianista in sala, avevano portato alla "logica conclusione" che il cinema doveva
continuare ad essere così. Per chi voleva sentire la voce degli attori c'era il
teatro.
GLI ESPERTI "PRIGIONIERI DEL PASSATO* Il futuro visto come una pura ripetizione del presente (o del passato): è questa l'origine di molte previsioni di esperti, frutto di errori tanto clamorosi quanto paradossali. Christopher Cerf e Victor Navasky hanno raccolto migliaia di tali previsioni d'ogni tempo e d'ogni settore. Alcuni esempi: 1. "Le ricerche condotte negli ultimi cinque anni hanno dimostrato che la clonazione di un mammifero è impossibile, sia con le tecnologie attuali sia con quelle che potranno realisticamente essere disponibili in futuro". Michael A.Frohman, biologo della State University di New York. Fonte: The limits of genetic Engineering, Newsday 6/7/93. Nel febbraio 1997 viene resa nota la nascita in Gran Bretagna, mediante clonazione, della pecora Dolly. 2. "L'ipotesi di viaggi nello spazio è una totale assurdità". Richard van der Riet Wooley, Astronomo inglese. Fonte: Time, 16/1/1956. 3. "L'eliminazione del dolore in chirurgia è una chimera. Θ assurdo continuare le ricerche sulle possibilità di anestesia". Alfred Velpeau, chirurgo, professore alla Facoltà di Medicina di Parigi, 1839. 4. "Con l'avvento del telegrafo e del telefono si sono praticamente annullati gli spazi. Non sarà possibile, in futuro, inventare nuovi mezzi di comunicazione più evoluti di questi". The Atlantic Monthly, 1902. 5. "Il motivo per cui l'automobile ha raggiunto il massimo del suo sviluppo si deduce dal fatto che in questi ultimi anni non è stato introdotto alcun significativo miglioramento". Scientific American, 2 gennaio 1909.
6. "Propongo di abolire l'Ufficio Brevetti: tutto quello
che poteva essere inventato è già stato inventato".
Charles Duell, sovrintendente dell'U.S. Office of Patents, 1899.
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