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| << | < | > | >> |Indicel. LA VACANZA IN ARIZONA (dal racconto di Jimmy Op alla signora Winter in una sera di ottobre) L'incontro. Il persecutore 11 2. CONVERSAZIONE E LETTERE La tesi del criminologo. Il tempo cambia 51 3. ULTIME LETTERE La signora Winter si vergogna della sua amicizia. Jimmy in cielo 173 4. DISTANZE Messaggi segreti e lento ritorno della pace. La riabilitazione 227 |
| << | < | > | >> |Pagina 11Mi chiamo Winter. Stella Winter Grotz. Nata in Pennsylvania cinquantasei anni fa. Un mio amico, il professar Jimmy Op, della Università di H., di ritorno da un viaggio in Italia, verso la fine di ottobre si fermò a Realdina, il villaggio di frontiera dove abito, e il secondo giorno (il primo era trascorso piuttosto silenzioso) sedeva con me davanti al camino del salotto, al pianoterra della casa. Fuori pioveva in modo oppressivo, pioveva sul mio giardino e sulla Francia non distante. «Signora Winter,» mi chiese improvvisamente «ha mai visto un puma, cioè un leone americano?». Dissi di no. «Si chiama anche Felis concolor. Ha la testa piuttosto piccola, rispetto al corpo. Il corpo è come nudo, duro, giallo. Le zampe posteriori sono eccessivamente sviluppate, pesanti. Vive nell'America del Sud e nel Sud dell'America del Nord. È piuttosto temuto. Credo di averne veduto uno in Arizona. Viaggiavo col professar Decimo una trentina di anni fa». Trasalii sentendo questo nome. | << | < | > | >> |Pagina 75Si venne a parlare, dopo un po' - quasi con imbarazzo dapprima, poi con passione -, degli effetti dell'industria sull'attuale malessere psicologico dell'umanità. Secondo Edwin, i danni all'ambiente e la saturazione delle città erano il male minore. Il vero male stava nella sconfinata parità, o ansia di parità, fra tutti gli esseri, che ne era derivata. Odiava - mi permetto di riferirlo in quanto del tutto ignorante e indifferente verso queste distinzioni - la democrazia, e affermava che la sparizione del mistero (colpa, rimpianto, memoria e desiderio di espiazione della colpa) dalle società occidentali, o per meglio dire la sua arbitraria cancellazione, frutto di tanti orgogliosi -ismi, aveva creato disturbi profondi; e si doveva a ciò, più che a fattori economici o politici, il trionfo poco rassicurante delle ideologie: e tutto il ribollire e lo svanire delle idee, dei sistemi. Ribollire e svanire senza soluzione alcuna.Op, dopo essersi fatto dare del latte caldo per la sua aspirina, lo guardò un po' turbato, e disse tentando un sorriso: «Dunque per lei, caro amico, il mondo ha qualcosa di non chiaro, di "disperato", per esprimerci semplicemente?». «Direi di si. Ma davanti alle signore, non è bello parlare di ciò» rispose Edwin ridendo e guardando prima Flora, poi Corinna e me. | << | < | > | >> |Pagina 110SETTIMA LETTERADa Jimmy Op a Julio Decimo [H., il 18 maggio... ] Caro Signor julio, le devo delle scuse per non averle mai scritto finora, e di farlo adesso solo in seguito a una precisa raccomandazione di suo padre. E per chiederle se può interessarla mettersi in contatto con un nostro professore della Università di Y., specialista eminente della storia dei rapporti economici (o meglio della loro evoluzione dal Settecento in poi) fra gli States e ciò che diciamo ancora «vecchio mondo» (che forse è il mondo futuro). Qui, a H. come a Y., se lei venisse anche per un breve periodo, troverebbe tutto ciò che può appagare la sua curiosità e contribuire - almeno spero - alla sua formazione in questo campo dell'economia. Questa per me è materia un po' ostica, ma convengo di essere nato e avere vissuto una giovinezza felice, in un mondo che aveva già risolto tutti questi problemi. Risolti, ovviamente, in un pianeta felice - o all'apparenza tale -, dove altri paesi e popoli non avevano risolto nemmeno un grammo di queste terribili difficoltà. Difficoltà che tuttavia, in quei tempi, se posso usare un termine fisiologico, ancora dormivano. Comunque, di una cosa - a cui penso spesso - sono certo: che tali problemi (l'economico particolarmente) non possono risolversi senza tener presente il sacro, vorrei dire l' imponderabile, il senza spiegazione che è nella natura della vita, perfino - anzi soprattutto - dove essa è più umile e muta. Mi perdoni, caro signore, questa debolezza, queste allusioni, per l'affetto reverente che ho sempre portato alla sua famiglia, quale esponente del dolore di questo Secolo (aridità e colpa, denaro e inutile istruzione). Sono sincero, quasi all'italiana, vero?, ma più maledetto, perché la mia sincerità può darsi sfiori le colpe di una segretezza sempre armata di fronte alla più grande colpa. «E quale sarà questa più grande colpa?» lei si dirà, mi par di vederla, col suo bel sorriso...
Per ora sto zitto, anch'io segreto come un italiano; ma
molto, molto afflitto, perché incerto sulla verità del mio
animo...
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