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| << | < | > | >> |Pagina 5DALL'UFFICIO STAMPA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO AL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARENei primi anni del fascismo il controllo della stampa italiana avveniva attraverso l'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, un organismo che Mussolini, nel 1923, aveva accentrato presso di sé in considerazione della sua importanza ai fini politici. Tra il 1923 e il 1928 il fascismo, con una serie di provvedimenti legislativi, soppresse la libertà di stampa in Italia. Successivamente, nel 1934, un decreto legge trasformò l'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio in un Sottosegretariato per la Stampa e la Propaganda che, articolato su tre Direzioni Generali, assunse le competenze riguardanti: Stampa italiana; Stampa estera; Propaganda. Con R.D.L. 24.6.1935 il Sottosegretariato fu elevato a Ministero per la Stampa e la Propaganda. Nel 1937, infine, la denominazione di Ministero per la Stampa fu modificata in quella di Ministero della Cultura Popolare: era nato così quello che venne subito definito Minculpop. | << | < | > | >> |Pagina 7LE NOTE DI SERVIZIOIl Ministero della Cultura Popolare comunicava le sue disposizioni alla stampa con le note di servizio definite, tra gli "addetti ai lavori", veline. Le veline, il cui contenuto era strettamente riservato, venivano inviate, più volte al giorno, ai direttori dei giornali dal Ministero della Cultura Popolare con precise direttive sullo spazio da dedicare alle notizie e alle fotografie da pubblicare. In questo modo il Ministero della Cultura Popolare esercitava un'azione di controllo e di censura su tutto il tessuto socioeconomico del Paese. Si stava realizzando quello che era stato auspicato da Mussolini che il 10 ottobre 1928, parlando ai Direttori dei giornali italiani, aveva detto: «Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un Regime; è libero perché, nell'ambito delle leggi del Regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione ...». | << | < | > | >> |Pagina 9DISPOSIZIONI ALLA STAMPARiportiamo una selezione di veline che furono trasmesse ai giornali, negli anni compresi tra il 1935 e il 1943, prima dal Ministero per la Stampa e la Propaganda e, infine, dal Ministero della Cultura Popolare. Attraverso il controllo dei quotidiani, operato dal fascismo in modo massiccio e quasi petulante per mezzo delle veline (trasmesse nell'arco dell'intera giornata, comprese le domeniche), veniva svolta un'azione censoria su tutto il tessuto socio-economico del Paese.
Il contenuto delle disposizioni spazia, infatti, dal mito del
Duce, alla politica del fascismo, alla lingua, allo sport, alle
leggi razziali, alla moda, alla cronaca nera, al cinema e al teatro, fino a
trattare temi minori come, per esempio, la piccola pubblicità.
1935
* Non pubblicare fotografie di Carnera a terra. [28.6.1935]
1936 * Non riprodurre il disegno reclamistico della fabbrica Moretti di Milano che riproduce donna in divisa coloniale. [11.5.1936)
* Non interessarsi mai di nessuna cosa che riguardi Einstein. [26.12.1936]
1937 * Occuparsi attivamente e con insistenza del Karkadek (una pianta coltivata in Libia e da cui potrebbe ricavarsi un sostituto del tè). [22.1.1937)
* Rivedere le corrispondenze dalla Sicilia, perché non si
deve pubblicare che il Duce ha ballato. [14.8.1937]
1938 * Notare come il Duce non fosse affatto stanco dopo quattro ore di trebbiatura. [4.7.1938] * La "Stefani" da Forlì con le parole del Duce va messa in palchetto, con grande evidenza; titolo su otto colonne e soltanto sulla prima frase: «Noi tireremo dritto sulla questione della razza». Non citare nel titolo la seconda frase: «Non abbiamo imitato nessuno». Nessun commento. [30.7.1938] * Non fare assolutamente cenno, nella cronaca odierna, del balletto cui ha partecipato il Duce a Belluno. [24.9.1938]
* Occuparsi nuovamente del film Luciano Serra pilota, che
è già in programmazione nell'annuale della "marcia su
Roma". [19.10.1938]
1939 * Non pubblicare fotografie e disegni di donne raffigurate con la cosiddetta "vita di vespa". Disegni e fotografie debbono rappresentare donne floride e sane. [17.7.1939] * Non fare titoli interrogativi. [21.9.1939] * La noticina contro il "lei" va in prima pagina. [25.9.1939] * Non si deve dire "camions" ma autocarri. Vale anche per il singolare. [9.11.1939]
* Commentare simpaticamente il Foglio di Disposizioni del
Partito con il quale si realizza la piena unità politica e tecnica della stampa
fascista. Mettendo in rilievo l'accenno del
Popolo d'Italia e concludere manifestando l'orgoglio dei giornalisti italiani i
quali, indistintamente, sono sempre stati, sono e saranno agli ordini del
Partito. [28.11.1939]
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