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| << | < | > | >> |IndiceV Dedica VII Introduzione-provocazione Lavoratori di tutto il mondo, ridete 5 Ebrei 27 Democrazia 31 Vladimir Il'jc Ul'janov, detto Lenin 55 Alcolismo 61 Comunismo 75 Iosif Vissarionovic Dzugasvili, detto Stalin 99 Aleksej Grigor'evic Stachanov 103 Nekul'turnyj 105 Antisemitismo 123 Nikita Sergeevic Chruscėv 131 Economia 135 Collettivizzazione 139 Kommunalka 141 Leonid Il'jc Breznev 155 Confini 157 Kgb 165 Jurij V'ladimirovic Andropov 167 Dizinformacija 183 Konstantin Ustinovic Cernenko 185 Le grandi conquiste 195 Boris Nikolaevic El'cin 199 Il Paradiso sovietico 205 La caduta 209 Appendice storica |
| << | < | > | >> |Pagina IV| << | < | > | >> |Pagina VIIIntroduzione-provocazioneQuesto libro vuole raccontare l'epopea dell'Urss con lo sguardo parziale ma urticante della storiella ebraica e della storiella satirica nata nell'Urss. Un tipo di storiella spietata e autodelatoria, nata in quella temperie e creata da testimoni dell'epoca, sia semplici cittadini sovietici, sia iscritti al Partito comunista, sia forse esponenti della nomenklatura. Sono un uomo di sinistra, la mia formazione ha fra le altre una robusta radice marxista, l'ho ripercorsa piú volte e anche oggi la ripercorro criticamente, ma non la rinnego. Io, ancorché «comunista», se considero la mia storia personale dal punto di vista retrospettivo, a differenza di tanti anticomunisti odierni da salotto televisivo, sarei stato inesorabilmente una vittima dello stalinismo. Ragion per cui mi sono sforzato di scrivere questo libro con il massimo di onestà intellettuale della quale sono capace. La traccia storica che è posta alla fine del volume è puramente indicativa e svolge la funzione di collocare le storielle nel loro contesto per apprezzarne appieno lo spirito. Se il lettore fosse stimolato a qualche considerazione leggendo parte dei fatti storici riferiti, non si pensi legittimato a trarre giudizi definitivi, ma utilizzi lo stimolo per misurarsi con le opere della storiografia rigorosa che sono ampiamente disponibili. Il libro offrirà verosimilmente motivo di godimento a coloro che coltivano la furente passione dell'anticomunismo. Non me ne dolgo: offrire momenti di ilarità agli avversari è segno di moralità. Ma l'eventuale lettore che percorra il libro con quest'ottica non si faccia illusioni. Chi scrive è solo coerente, non anticomunista, e pensa che il sistema uscito vincitore dalla sfida epocale, il capitalismo, si sia macchiato di crimini altrettanto orrendi e anche piú gravi di quelli commessi da Stalin e da altri tiranni «comunisti», con l'aggravante che continua impunemente ad autoproclamarsi innocente. Ovviamente, chi per sorte geografica, temporale o di ceto non ha sofferto a causa dei crimini capitalisti, crede alla favola dell'innocenza di quel sistema. Ma non c'è bisogno di guardare lontano per ricredersi. Il nazifascismo e i suoi orrori, per esempio, sono un prodotto depravato di una società capitalista che lo ha allevato, cullato e portato al potere. Solo che fra i due sistemi c'è una definitiva e inoppugnabile differenza. Mentre milioni di comunisti hanno dato le loro vite in nome degli ideali della libertà, dell'uguaglianza, del riscatto degli umili sfruttati, dei popoli oppressi e della fratellanza universale, nessun nazifascista lo ha mai fatto, ma ha al contrario eseguito o sostenuto solo misfatti efferati. | << | < | > | >> |Pagina XVIIIContropassato prossimo.Il revisionismo anticomunista, molto in voga soprattutto nel nostro Paese, è una delle pratiche di pensiero piú squallide che circolino nella nostra poco edificante epoca. Questo demi-penser prende a calci un cadavere putrefatto con rabbioso accanimento perché l'obiettivo dei suoi calci non è il sistema del socialismo reale oramai decomposto. Quel sistema appartiene alla Storia e, con l'eccezione di pochi nostalgici dalla memoria sclerotizzata, nessuno si sognerebbe di farlo rivivere, men che meno coloro che militano nei partiti i quali spavaldamente inalberano nel nome la dicitura «comunista». Il vero obiettivo degli anticomunisti necrofili è un altro, ovvero il corpo vivo e pulsante delle conquiste sociali ed etico-politiche ottenute anche e soprattutto grazie alle lotte e ai sacrifici dei comunisti: sono i diritti del lavoro, i diritti delle minoranze, l'emancipazione degli umili e degli oppressi, la difesa degli sfruttati, la solidarietà ai popoli schiacciati da ogni forma di colonialismo e imperialismo. Gli anticomunisti dell'ultima ora vogliono riportare indietro le lancette dell'orologio della storia sociale, vogliono di nuovo fare tabula rasa per sgombrare il campo al capitalismo da rapina, all'iperliberismo piú selvaggio. Per conseguire il loro lugubre scopo, gli ideologi dell'anticomunismo postumo hanno la necessità vitale di affermare una visione manichea e metastorica del mondo, il cui schema è immobile e definitivo: il comunismo è il regno del male assoluto in ogni sua forma ed espressione, e quel male è il male in sé per definizione. Esso è nato nel male, per fare il male e solo per questo unico fine. Il liberismo, e in particolare la sua forma statunitense, è invece il regno del bene e il bene è la sua unica natura. Uno storico dotato di buon senso che si disponga a considerare la storia del comunismo in generale e quella della rivoluzione bolscevica e dell'Unione Sovietica in particolare con onestà intellettuale e spirito critico, sa che la realtà delle cose è altra, molto piú complessa e contraddittoria. Il male, prima che la rivoluzione scoppiasse, per le masse popolari contadine e operaie della Santa madre Russia era incarnato dall'autocrazia zarista. Lo zar Nicola II Romanov non era solo un imbelle fanatico preda di monaci ciarlatani, era anche un sanguinario, un assassino di innocenti. Uno studio ben documentato intitolato Ultimo zar, primo olocausto sostiene che Nicola II fu responsabile, insieme ai suoi ministri, della morte di un milione e mezzo-due milioni di ebrei procurata attraverso massacri sistematici, deportazioni forzate e vessazioni della piú sadica crudeltà, nel periodo che va fra gli ultimi anni dell'Ottocento e il 1916. La Rivoluzione del febbraio aveva portato alla guida delle Russie il menscevico Aleksandr Fédorovié Kerenskij, che commise l'errore cruciale di proseguire una guerra ingiusta e disastrosa, un inutile macello di povera gente. Quella guerra l'avevano voluta lo zar, l'aristocrazia militarista e la grande borghesia - come nel resto dei Paesi belligeranti - con la sola differenza nella composizione dell'establishment di potere. Nei Paesi piú avanzati economicamente la grande borghesia industriale imperialista aveva svolto il ruolo principale. La Grande guerra è di fatto il primo sterminio di massa del Novecento, anche se tartufescamente non viene considerata tale. | << | < | > | >> |Pagina XXIIINeanche l'Urss fu l'impero del male: fu una federazione di repubbliche che visse nel periodo staliniano sotto il tallone di un totalitarismo perfetto con drammatiche fasi di «terrore». In epoca breneviana fu governata da un totalitarismo di conservazione con un poderoso apparato repressivo, ma esente dall'uso sistematico del terrore e dalla liquidazione fisica di avversari e oppositori, e che conobbe tre periodi di generosa e audace sperimentazione di una società ispirata ai principi teorici del socialismo: il periodo rivoluzionario, il periodo chruscėviano e l'epoca gorbacėviana, che segna il tramonto definitivo del «Sol dell'avvenire». La società socialista nella democrazia, nella libertà e nella prosperità è di là da venire, ma non abbiamo ragione di essere arroganti: la storia non è finita e noi di quella storia abbiamo vissuto solo un episodio.La mia ultima avvertenza termina qui. Adesso il lettore può ridere e patire con le folgoranti storielle e i meravigliosi aneddoti, lealmente. | << | < | > | >> |Pagina 10L'ebreo Izrail'skij viene convocato in una sede del Pcus per verificare la sua lealtà di cittadino sovietico.Il segretario del partito gli rivolge alcune domande. - Izrail'skij, che rapporto avete con il potere sovietico? - Con potere sovietico ce l'ho lo stesso rapporto ke con il mia moglie. - E cosa volete dire? Che rapporto avete con vostra moglie, compagno Izrail'skij?
- Del mia moglie un po' ce l'ho paura, un po' ce l'ho rispetto, un po',
qvando esagera, la sgrido, un po' la amo. Ma soprattutto, desidero altra moglie!
- Gurevic, - dice severo il commissario del partito al compagno ebreo. - Si può sapere perché diavolo non vi siete presentato all'ultima riunione?
- Ultima?! Non sapevo ke sarebbe stata ultima, altrimenti ci venivo di
corsa!
Alla televisione intervistano il compagno Rabinovic e gli domandano: - Dite, compagno Rabinovic. Voi siete membro del partito?
- No, - risponde Rabinovic, - io sono suo cervello !
Il responsabile della sezione Stampa e propaganda del Partito comunista bolscevico cui appartiene Rabinovic lo incarica di svolgere un'azione di agit-prop durante la campagna elettorale. - Compagno, dovete andare di porta in porta e fare propaganda per il partito.
Rabinovic comincia il suo lavoro di agit-prop e va di casa in casa. Bussa
piano piano alle porte degli appartamenti, e quando gli aprono dice sommesso: -
Mi hanno pregato riferirvi ke potere sovietico è migliore di mondo... Scusatemi.
Rabinovic arriva alla sezione del Partito comunista bolscevico vicino a casa sua. La commissione lo attende per confermare la sua iscrizione. Dopo una breve riunione a porte chiuse, Rabinovic esce mogio mogio e torna a casa. Vedendolo cosí, la moglie gli chiede: - Nu?... Alora?... Come è andata con comisione? - Non mi hanno preso. - E perké? - Vedi, prima, qvando sono arivato, tuto sembrava andare bene. Poi uno di loro mi kiede: «Compagno Rabinovic, ma voi in 1919 non suonavate violino a Guljaj Pole? A matrimonio di qvelo cane anarkico Machno, nemico del bolsceviki?» E io rispondo: «Sí, ho suonato violino a qvelo matrimonio». - Imbecille! - dice la moglie. - Non potevi dirlo ke non avevi suonato? - Cretina! - risponde Rabinovic. - Anke tuti qveli di comisione di partito suonavano con me a qvelo matrimonio! | << | < | > | >> |Pagina 15Breznev si trova di fronte al problema di tutti gli ebrei che vogliono emigrare. Molti di loro, infatti, sono preziosi per lo Stato sovietico.Cosí si rivolge a Jurij Vladimirovic Andropov, capo del Kgb, per avere informazioni piú precise. - Compagno Jurij Vladimirovic, quanti ebrei abbiamo nel Paese? - Uhmm... Un paio di milioni, direi, - risponde Andropov. - E se apriamo le frontiere agli ebrei e permettiamo l'emigrazione, quanti compagni pensate che se ne andranno?
- Direi... cinque o sei milioni...
Sono le tre del mattino. Fa un freddo terribile. Bussano alla porta dell'ebreo Sapiro. - Ki è? - Il postino, - risponde una voce. Sapiro apre uno spiraglio e vede una dozzina di agenti del Kgb con gli impermeabili neri e l'aria truce che lo guardano durissimi. - Sapiro, dite: qual è il Paese piú grande e piú bello del mondo? Sapiro risponde sicuro: - Nostra grande patria sovietica. - Bene! E qual è il sistema politico piú progressista e che fa vivere meglio gli esseri umani? - Ma il socialismo, s'intende, compagni! - E dite, Sapiro: qual è il Paese nel quale gli uomini vivono piú liberi? - Ma nostra meravigliosa Unione Sovietica. - risponde Sapiro. - Giusto, Sapiro, - dicono all'unisono gli agenti del Kgb. - Allora spiegateci perché avete fatto richiesta di emigrare in Israele.
- Be', per uno solo picola ragione. Mi hanno deto ke lí
postini non svegliano citadini a le tre di notte...
All'ufficio emigrazione chiedono a Rabinovic: - Rabinovic, dite: voi che ci tenete tanto a emigrare, cosa fareste se aprissimo all'improvviso le frontiere? - Io? Mi arrampikerei su albero. - Cosa?! Perché vi arrampichereste su un albero? - Per evitare esere calpestato... | << | < | > | >> |Pagina 24Stalin è morto da due anni. La situazione economica è ancora drammatica.L'ebreo Mojseevic entra in un negozio di alimentari, vede che non c'è niente e impreca: - In qvesto Paese non ce l'è niente, ni pane, ni polenta, ni latte, ni fagioli, niente! Due agenti del Kbg gli si avvicinano e gli intimano di seguirli. Una volta alla Lubjanka lo ammoniscono: - Attento a voi, compagno ebreo. State facendo propaganda disfattista, se continuate vi mandiamo al Gulag. Siete fortunato... qualche anno fa sareste finito fucilato.
L'ebreo Mojseevic torna a casa e dice alla moglie: - Grazie a Dio, Sarah,
qvi di noi va cosí male che qveli di Kgb non ce l'hanno neanke il palottole...
Karl Marx torna sulla Terra, a Mosca, e fa domanda per essere ammesso all'Accademia delle scienze. Il burocrate responsabile gli nega l'ammissione con queste motivazioni: 1. vostro nonno ha fondato una grande società capitalistica; 2. fino al 1842 avete avuto posizioni politiche non marxiste; 3. vi siete sposato con un'aristocratica; 4. i vostri genitori vi hanno battezzato per nascondere la vostra origine ebraica. | << | < | > | >> |Pagina 50Un ebreo lascia l'Unione Sovietica per emigrare in Israele. Dopo tanta fatica, dopo tanti travagli e sofferenze, finalmente ce l'ha fatta: ha ottenuto il permesso.Quando arriva alla dogana, gli trovano un grande ritratto di Lenin incorniciato. Il doganiere gli domanda: - Che roba sarebbe questa? - Ehi! Un po' di rispetto, compagno! Ke cosa vuole dire «ke roba è»? Qvesto è compagno Lenin, liberatore di tuti i popoli, leader di comunismo mondiale! Lo fanno passare. Arriva alla dogana israeliana, e anche lí un rude funzionario gli fa aprire le valigie dove trova il ritratto incorniciato di Lenin. Gli domanda: - Chi è costui?
E l'ebreo: - Cosa vuole dire ki è costui? Dovreste kiedere ke cosa è. Non lo
vedete? Č un cornice di oro.
L'ebreo Jankele Salomonovic Gurevic spedisce un telegramma al Cremlino. «Compagno Lenin, vi prego, aiutate povero ibreo disperato». Il giorno seguente lo convocano alla sede del Kgb. - Cittadino Gurevic, - gli dice il poliziotto canaglia, severo e inquisitorio. - Non sapete forse che il compagno Vladimir Il'jè Lenin è morto?
E l'ebreo, stizzito: - Vedete come siete voi? Metete su
tuti i muri del città tuti i manifesti «Lenin vive! Lenin è vivo!», ma quando
si tratta di aiutare Gurevic, alora Lenin è morto!
- Nonnina, nonnina, - chiede un bambino alla nonna, - Lenin era buono? - Era buono, era buono, nipotino mio, - risponde la nonna. - E Stalin, nonnina? Era cattivo? - Cattivo, cattivo, - risponde la nonna al nipotino. - Nonna, e Chruscėv com'è, buono o cattivo? - Sii paziente, nipotino mio. Quando muore lo sapremo. | << | < | > | >> |Pagina 61ComunismoLa parola «comunismo» evoca immagini e idee contrapposte a seconda delle opinioni e dei pregiudizi di chi se ne serve. L'idea a cui essa si associa è innegabilmente quella della piú grande utopia mai concepita da mente umana. Nessun altro progetto utopico, senza promanare da istanze trascendenti di carattere religioso o spirituale, ha mai acceso la passione di milioni di donne e uomini sul nostro pianeta. Il comunismo non nasce nella forma alla quale oggi universalmente facciamo riferimento: esso si è presentato in diverse formulazioni nel corso del tempo, ma è solo con Karl Marx che assume il carattere di programma politico reale, di dottrina economica «scientifica», di scienza sociale e filosofica, di prassi rivoluzionaria e alla fine di sistema di governo e forma di Stato. Karl Marx, scienziato sociale, economista e pensatore fra i piú grandi che abbiano mai calcato la Terra, con la lungimiranza, la vastità e la potenza del suo impianto concettuale ha conferito al progetto comunista una forza travolgente. Marx è stato anche profeta, ma molto piú di quanto lo sia stato per propria scelta e volontà. E la percezione che di lui hanno avuto centinaia di milioni di uomini che ne ha fatto il profeta del comunismo. Per questa ragione, le teorie di Marx sono state travisate e pietrificate in forme idolatrico-ideologiche e sottoposte a un tragico processo di pervertimento per utilizzarle a fini di potere. L'Unione Sovietica, nel bene e nel male, è stato il primo e unico Paese comunista della Storia, o per lo meno si è proclamato tale e come tale è stato percepito lungo piú di un trentennio. In quel periodo è stato per la stragrande maggioranza dei comunisti del mondo la patria dei Soviet e dei lavoratori, il «paradiso». Ma dalla morte di Stalin in avanti, dopo la denuncia dei suoi crimini fatta da Chrusèėv al XX congresso del Pcus, l'immagine del comunismo si è progressivamente deteriorata fino a diventare per i piú sinonimo di tirannia, totalitarismo, repressione, Gulag, privazione della libertà, assenza di democrazia e persino assassinio di massa. Il crollo dell'Urss e dei cosiddetti socialismi reali fa apparire la pratica del comunismo come un fatto del passato e di un passato da dimenticare. Le domande lasciate aperte da quella disfatta sono tuttavia aperte. Le piú interessanti sono queste: si è mai realmente vista una società comunista? Č possibile edificare un mondo basato su quell'ideale? L'umanità può aspirare legittimamente all'uguaglianza fra gli uomini, alla giustizia sociale, alla pace, all'universalismo solidale, alla diffusione della coscienza critica, alla libertà dallo sfruttamento e dall'alienazione, oppure deve accettare di essere ridotta a un servo del consumo e della produzione ingozzato di gadget tecnologici e inebetito dall'ipertrofia dei media? O ancora... è possibile concepire una terza via intermedia fra le due estreme sopra indicate? Per chi non rinuncia a pensare le risposte rimangono aperte quanto le domande. Mentre gli anti-comunisti sembrano terrorizzati e continuano a vedere orde di comunisti in agguato non appena la pur minima e ragionevole istanza sociale di pace o di uguaglianza nella dignità e nel diritto viene espressa, molti uomini guardano all'ideale del comunismo come a qualcosa di vivo, non lo considerano opposto alla libertà e alla democrazia, ma a esse consustanziale. Questi esseri umani non hanno dimenticato quale straordinaria mobilitazione per le grandi battaglie di libertà, di riscatto degli umili, di lotte per i diritti e per la solidarietà con gli sfruttati hanno saputo esprimere i comunisti sia al di qua che al di là dei sistemi totalitari, in cui pure il comunismo ha infangato il proprio senso e le proprie promesse. Queste persone ritengono che nei tempi lunghi del farsi del futuro, della partita fra capitalismo e comunismo si sia giocato solo il primo tempo. | << | < | > | >> |Pagina 66Karl Marx risorge e viene inviato nell'Unione Sovietica.Gli mostrano le fabbriche, gli ospedali, le città, i villaggi, e finalmente, dopo avergli fatto visitare l'intero Paese, lo autorizzano a fare un discorso alla televisione. Il Politbjuro teme che possa dichiarare qualcosa che loro non approverebbero, ma Marx li rassicura: si limiterà a dire una sola frase.
Ed ecco che la meravigliosa faccia barbuta di Karl Marx appare in
televisione. Si schiarisce la voce, e pronuncia la sua frase: - Lavoratori di
tutti i Paesi, vi domando perdono!
Un uomo torna a casa dal lavoro e trova la moglie a letto con uno sconosciuto.
Furioso, si mette a gridare: - Razza di buona a nulla! Guarda come
butti via il tuo tempo, mentre nel negozio qui all'angolo sono rimaste tre uova
e gli ultimi due barattoli di cetrioli sotto sale!
Una commissione del partito va a ispezionare un manicomio. Ad accoglierla c'è un coro dei ricoverati che cantano una canzone tratta da un film molto popolare, che dice: «Ah, com'è bello, com'è buono vivere nella patria sovietica!» La commissione nota che fra tutti quegli uomini ce n'è uno che sta in silenzio. Allora gli domandano: - E voi, compagno, perché non cantate ?
- Sono infermiere, compagno, non pazzo!
Mosca, anno 2010. Un bambino chiede al nonno: - Nonno, che cos'è una fila? - Vedi, piú di vent'anni fa non c'era abbastanza carne nei negozi. Cosí la gente formava delle lunghe file davanti alle botteghe sperando di riuscire a ottenerne un po' se fosse stata messa in vendita. Ecco cos'era una fila, hai capito?
- Sí, nonno, ma... che cos'è la carne?
Giochi olimpici. Un lanciatore di martello sovietico batte un record straordinario: tutti i giornalisti vogliono intervistarlo, e la prima domanda è: - Come siete riuscito a lanciare il martello cosi lontano? - Avrei potuto fare di meglio. Il doppio della distanza, se insieme al martello ci fosse stata anche una falce... | << | < | > | >> |Pagina 68A Mosca, un tizio parcheggia la sua auto nella Piazza Rossa.Un poliziotto gli corre incontro urlando: - Ma siete pazzo? Qui è dove c'è il governo!
E l'automobilista: - Nessun problema. Ho un ottimo antifurto...
Sei paradossi dello Stato socialista. Nessuno lavora, ma il piano è sempre compiuto. Il piano è sempre compiuto, ma gli scaffali dei negozi sono vuoti. Gli scaffali dei negozi sono vuoti, ma nessuno muore di fame. Nessuno muore di fame, ma ciascuno è infelice. Ciascuno è infelice, ma nessuno si lamenta.
Nessuno si lamenta, ma le prigioni sono piene.
In una prigione sovietica, due detenuti si scambiano le proprie esperienze. - Per cosa ti hanno arrestato? - chiede uno all'altro. - Era un crimine comune o politico? - Un crimine politico. Faccio l'idraulico, e un giorno mi hanno convocato al comitato del partito per aggiustare i tubi degli scarichi. Ho dato un'occhiata e ho detto: «Non serve sostituire solo i tubi, bisogna cambiare l'intero sistema...» Mi hanno dato sette anni... | << | < | > | >> |Pagina 157KgbIl Comitato per la sicurezza dello Stato (o Kgb, acronimo dal russo Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti), era la principale agenzia di sicurezza, Servizio segreto e Polizia segreta dell'Unione Sovietica. Nacque il 13 marzo del 1954, quando raccolse l'eredità dell'Nkvd (Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del, «Commissariato del popolo per gli Affari interni») di Lavrentij Pavlovic Berija, a sua volta derivato dalla Gpu (Gosudarstvennoe Politièeskoe Upravlenie, «Direzione politica di Stato»), a sua volta sorta dalle ceneri della Ceka, la Polizia politica di Dzerzinskij. Il Kgb fu protagonista assoluto della Guerra fredda, coinvolto nelle vicende politiche di Paesi occidentali e latino-americani grazie al sostegno dato a «elementi progressisti» tra cui figuravano la Rote Armee Fraktion in Germania, le Brigate rosse in Italia e l'Ira in Irlanda del Nord. Come tutti i Servizi segreti che si rispettino, anche il Kgb ha infiltrato agenti nei governi amici e nemici, nelle Forze armate e nelle organizzazioni pacifiste; ma grande enfasi è stata data alla raccolta di informazioni tramite quelle che furono definite «trappole al miele»: il Kgb faceva cioè agganciare il potenziale informatore da un'«anima gemella» che gli avrebbe carpito informazioni sfruttando la triste solitudine nel caso delle donne, e il richiamo del sesso nel caso degli uomini. In Germania gli agenti addestrati per questo scopo erano noti come Liebensbrigade, «Brigata dell'amore». Nell'Unione Sovietica il Kgb ha pesantemente controllato la vita dei cittadini, innescando meccanismi di terrore e persecuzione degli oppositori al regime. Nel suo stemma erano raffigurati una spada e uno scudo, a simboleggiare che il Kgb era la spada e lo scudo del partito, custode della lealtà fuori e dentro l'Urss. Luoghi storici legati all'organizzazione erano il palazzo della Lubjanka, la sede ufficiale, e il carcere di Lefortovo. Il 6 novembre 1991 il Kgb fu ufficialmente sciolto, per quanto il suo successore nell'organizzazione della sicurezza statale russa, il Federal'naja Sluzba Bezopasnosti (Fsb) ne sia funzionalmente l'equivalente. Nonostante il tanto tempo trascorso e i vari cambiamenti di nome (da Ceka a Gpu a Nkvd a Kgb a Fsb), i membri del Servizio segreto sono ancora oggi definiti cekisti, al punto che i funzionari dell'attuale Fsb continuano a percepire lo stipendio il 20 di ogni mese, «giorno dei cekisti», per commemorare la data di fondazione.
Senza Kbg sarebbe stata impossibile l'Urss. Con il Kgb
l'Urss è diventata impossibile. Il Kgb è la sintesi hegeliana
di Russia e Antirussia che sostiene il geniale zarismo capitalista della
rinascita russa.
Le storielle Un coniglio attraversa una strada correndo come una saetta. - Ma perché stai correndo come un pazzo? - gli domanda un orso. - Non lo sai, - dice il coniglio, - che stanno arrestando tutti i cammelli e li castrano? - E che te ne importa? - gli risponde l'orso. - Tu sei un coniglio, non un cammello!
- D'accordo, ma quelli prima ti acchiappano e ti tagliano le palle, poi ti
lasciano dimostrare che non sei un cammello !
Un giudice esce da un'aula di tribunale ridendo come un pazzo. Un collega gli chiede: - Ma cos'hai da ridere cosí tanto? - Ho sentito appena adesso una storiella fantastica! - Bello! Una storiella! Raccontala!
- Scherzi? Per quella storiella ho appena condannato uno a dieci anni
di Gulag!
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