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| << | < | > | >> |Indice11 Per una storia della fotografia a Milano (1839-1899). Le ragioni di un progetto SILVIA PAOLI 16 Incisione e fotografia: le vedute di Milano nelle edizioni Artaria presso la Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli GIOVANNA MORI 19 La fotografia delle origini a Milano e il caso dell'Accademia di Brera ROBERTO CASSANELLI 29 Un «tempo avido del vero» e incline al cambiamento: immagini di Milano nelle fotografie dell'Ottocento ORNELLA SELVAFOLTA 41 L'ambiente scientifico milanese «inquadra» la fotografia: aspetti teorici, esperienze e riflessioni tra le pagine dei periodici specializzati MARINA GNOCCHI 53 Tra fotografia ed editoria: dalla sperimentazione alla consapevolezza tecnica nella trattatistica fotografica a Milano tra il 1839 e il 1878 GIACOMO MAGISTRELLI 65 I procedimenti fotografici su carta e su vetro tra il 1840 e il 1860 MARCO ANTONETTO 73 Corpus delle illustrazioni 169 Le fotografie Apparati 272 I fotografi 307 Bibliografia dei saggi e delle biografie 319 Bibliografia delle schede |
| << | < | > | >> |Pagina 7Il Civico Archivio Fotografico di Milano, fondato nel 1933 al Castello Sforzesco, conserva una delle più importanti raccolte di fotografia storica presenti in Italia, comprensiva di circa ottocentomila fotografie datate dal 1839 ai giorni nostri. Oggetto di catalogazione scientifica e di valorizzazione da più di dieci anni, le fotografie dell'Archivio riservano una parte fondamentale a Milano e al suo sviluppo urbanistico e architettonico. Attraverso le immagini del prezioso fondo Lamberto Vitali, della Raccolta Luca Beltrami, o dei diversi doni, susseguitisi negli anni, come quelli di Alfonso Orombelli o di Osvaldo Lissoni, è possibile oggi ricostruire, tra le tante piste di ricerca e di studio, la storia della città di Milano attraverso il «lungo» Ottocento. Una storia che si intreccia, attraverso lo studio rigoroso dei materiali fotografici e il confronto con le fonti archivistiche, con la pubblicistica e i trattati dell'epoca, alla storia della fotografia a Milano, che oggi può ricevere piena luce attraverso i risultati delle ricerche presentati in mostra e nel catalogo che l'accompagna. Più di duecento fotografie schedate e di novanta fotografi censiti, attivi a Milano tra il 1839 e il 1899, offrono un quadro vasto e articolato della diffusione e affermazione della fotografia, soprattutto professionale, nel capoluogo lombardo. Una storia rimasta in ombra e assorbita spesso da una troppo facile inclinazione al ricordo sentimentale del tempo che fu, teso a relegare la fotografia ai margini della cultura figurativa e a ridurla a mero apparato illustrativo. La presente ricerca ha lo scopo di rovesciare il punto di vista, proponendo all'attenzione di chi legge l'«oggetto» fotografia in tutta la sua pregnanza di significati, non riconducibili alla mera documentazione né tantomeno all'individuazione esclusiva di presunti valori estetici. La fotografia sta in un «altrove», a metà tra documento e opera, senza nulla escludere dell'uno o dell'altra, ma senza nemmeno poter essere soltanto l'uno o l'altra. Diversi i temi affrontati: dal confronto con l'incisione, attraverso le serie Artaria, appartenenti alla Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli, che qui dialogano con le più tarde fotografie all'albumina, caratterizzate dal medesimo impianto prospettico, alle vedute urbane dei grandi fotografi professionisti, come Alessandro Duroni, Luigi Sacchi, Icilio Calzolari, Pompeo Pozzi, Giulio Rossi, Hippolyte Deroche e Francesco Heyland, solo per citarne alcuni. In catalogo, i saggi offrono un ampio spettro di approfondimenti, dal rapporto dei fotografi con l'Accademia di Brera, o con le altre Istituzioni cittadine, tra cui quelle scientifiche, al rapporto tra fotografia e architettura e tra fotografia e sviluppo urbano. Ulteriori elementi d'indagine sono poi offerti dallo spoglio delle riviste d'epoca, anche del settore scientifico, dal regesto dei trattati d'argomento fotografico pubblicati a Milano, per concludere con le sezioni dedicate alle fotografie e ai fotografi, che restituiscono la mappa della fotografia milanese del periodo. Un'affermazione rigorosa, quindi, del valore della ricerca storica nell'ambito della fotografia per poterne riconsiderare la centralità e l'importanza all'interno della cultura figurativa dell'Ottocento.CLAUDIO SALSI, Direttore delle Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche e Direttore del Settore Musei | << | < | > | >> |Pagina 11Per una storia della fotografia a Milano (1839-1899).Le ragioni di un progetto SILVIA PAOLI Poco più di trent'anni fa, nel 1979, si teneva a Firenze e poi a Venezia, la mostra, a cura di Marina Miraglia, Daniela Palazzoli e Italo Zannier, Fotografia italiana dell'Ottocento, parte di un più ampio progetto dal titolo Aspetti e immagini della cultura fotografica in Italia. Il progetto comprendeva anche la mostra «Fotografia pittorica 1889-1911», coordinata da Alberto Prandi, e il convegno seminario, tenutosi a Modena, La fotografia come bene culturale, il cui Comitato scientifico era formato da Andrea Emiliani, Massimo Ferretti, Daniela Palazzoli, Italo Zannier. Dopo la presentazione di Helmut Gernsheim, il catalogo della mostra comprendeva, oltre ai saggi dei curatori, anche un testo di Giulio Bollati e due sezioni: Appunti sulla fotografia nell'Italia dell'Ottocento - una serie di schede sulle regioni italiane, prima vera e propria mappatura della situazione della fotografia italiana - e Fotografi, un repertorio dei fotografi italiani dell'Ottocento. La rosa dei curatori del progetto, e dei ricercatori - impossibile nominarli tutti - comprendeva molti di coloro che poi proseguirono l'attività di ricerca sul territorio per studiare le molteplici sfaccettature di una storia complessa, negletta e disconosciuta come quella della fotografia italiana. Da quelle prime indagini, da quelle prime schede, e da quella geografia di rapporti, nacquero successivi approfondimenti, ricerche, pubblicazioni e mostre, oltre a una nuova consapevolezza, che avrebbe anche portato - ma bisognava attendere ancora vent'anni -, nel 1999, a far sì che la fotografia fosse inserita tra i beni culturali oggetto di tutela da parte della legislazione italiana. La mostra del 1979 seguiva di un anno il repertorio dei fotografi italiani dell'Ottocento (1839-1880) pubblicato da Piero Becchetti, nel 1978, primo importante strumento per le ricerche storiche, ed era contemporanea alla pubblicazione dei volumi degli Annali della Storia d'Italia dedicati alla fotografia e curati da Carlo Bertelli e Giulio Bollati per Einaudi, fondamentali per il percorso storico delineato ma anche per le premesse metodologiche che, forse per la prima volta in una pubblicazione italiana, esplicitavano l'«altrove» della fotografia, non riconducibile meramente né a una concezione documentaria, come «frammento di irrefutabile realtà», né a una concezione estetico-figurativa legata all'individuazione esclusiva dell'«opera d'arte». Seguiva di lì a poco, nel 1981, la puntuale ricostruzione storica di Marina Miraglia, pubblicata, sempre da Einaudi, nella Storia dell'arte italiana. Attraverso il trait d'union costituito dall'evoluzione delle tecniche fotografiche, dal rapporto tra fotografia e pittura e dalla polarizzazione tra professionisti e «irregolari», Miraglia tracciava le linee fondamenetali dell'evoluzione della fotografia italiana nel corso del «lungo» Ottocento (dal 1839 al 1911). Anche da questo profilo storico si sarebbero aperte piste di ricerca e diramati gli studi sul territorio che, attraverso l'esame delle collezioni fotografiche e la ricerca sulle fonti scritte, avrebbero messo in luce temi e percorsi della storia della fotografia nelle diverse città italiane. Basti citare, fra tutti, lo studio, ancora di Miraglia, sulla fotografia a Torino, con ampio repertorio dei fotografi. Al di là dei pur precisi riferimenti che i contributi citati dedicavano ai fotografi milanesi, conosciuti attraverso quelle prime, e pionieristiche, indagini sulle fonti storiche, la situazione milanese restava, di fatto, in ombra. Forse perché nell'Ottocento la città non era compresa, se non per un breve passaggio, tra le mete del Grand Tour, Milano non emergeva dall'ampia produzione fotografica - oggi considerata nell'ambito degli studi - e che era circolata all'epoca tra i turisti e i viaggiatori colti, sovrastata dalle ben più conosciute fotografie di ambito romano, veneziano e del Regno delle Due Sicilie. Non va taciuta, per quanto riguarda gli studi, la gloriosa eccezione, dimenticata per molto tempo ma non da Bertelli e Bollati, che gli dedicavano i loro volumi del 1979 di Lamberto Vitali, che già nel 1957, all'XI Triennale di Milano, e poi nel 1959, con il capitolo dedicato alla fotografia italiana nella storia del Pollack, delineava un profilo storico anche della fotografia milanese, a partire dai suoi personali interessi di studioso e di collezionista. A partire dalla fine degli anni ottanta, alcuni articoli e saggi cominciavano a delineare un primo profilo della situazione milanese, fino ad arrivare alle due grandi monografie degli anni novanta dedicate, a breve distanza di tempo, al fotografo Luigi Sacchi. Il presente lavoro intende portare all'attenzione degli studi la situazione della fotografia a Milano a partire dal primo annuncio dell'invenzione di Daguerre dato dalla stampa locale fino alla fine del secolo, quando, nel 1899, si chiude a Milano l'esperienza del Circolo Fotografico Lombardo (fondato nel 1889) - punto di riferimento per la cultura fotografica milanese, e non solo, - a breve distanza dai sanguinosi moti cittadini del 1898. A partire da una rilettura dei precedenti contributi, tra cui quelli citati, si è proceduto ad ampliare la ricerca studiando, in prima istanza, le fotografie presenti nel Civico Archivio Fotografico di Milano, confrontate con quelle di altre collezioni civiche e pubbliche della città e con alcune collezioni italiane ed estere. | << | < | |