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| << | < | > | >> |IndicePreludio 7 1. La biblioteca è tua, la biblioteca è per te 11 2. In biblioteca si legge 22 3. In biblioteca si apprende, a tutte le età 33 4. In biblioteca si formano le opinioni 45 5. In biblioteca nessuno è straniero 58 Intermezzo 70 6. La biblioteca è social 76 7. La biblioteca è digital 88 8. La biblioteca risponde 99 9. Biblioteca è libertà 111 10. Biblioteca è memoria 124 Finale 137 Ringraziamenti 141 |
| << | < | > | >> |Pagina 7PRELUDIOCara lettrice, caro lettore, quello che stai per leggere non è un saggio di biblioteconomia né un libro per addetti ai lavori. È un racconto a più voci o, meglio, una rappresentazione della biblioteca pubblica dove i protagonisti sono le persone che la frequentano, uomini e donne residenti in un comune immaginario simile ai molti che costellano la provincia italiana. Uno di loro potresti essere tu, o qualcuno che ti è vicino. È un divertimento in dieci movimenti, un intermezzo e un finale nel quale caratteri e situazioni si alternano, dialogano e a volte si sovrappongono a modellare un piccolo affresco corale, per provare a spiegare con parole semplici cosa fa, o dovrebbe fare, una buona biblioteca di base e come la sua frequentazione possa aiutare a vivere meglio. Potresti chiederti per quale motivo ci si affanni a perorare la causa delle biblioteche, visto che in molti profetizzano la fine del libro e l'avvento di un'epoca in cui le forme e i modi della lettura cambieranno profondamente. La biblioteca è legata in maniera indissolubile alla civiltà della parola scritta e questi cambiamenti la mettono profondamente in discussione, nei presupposti e nelle finalità. Non ho la pretesa di svelarti che cosa prepari il futuro e se le biblioteche sapranno trovare ragioni per sopravvivere. Nessuno oggi è in grado di farlo, credo. Ho soltanto provato a mettere in fila, uno dietro l'altro, alcuni motivi che rendono ancora attuale - e utile - frequentarle, per offrire punti di vista alternativi agli stereotipi prevalenti, che rendono difficile nel nostro paese pensare ad essa come a un servizio di utilità sociale. Questo breve decalogo vuole essere uno stimolo ad avvicinarti alla biblioteca anche se non sei un lettore accanito o se la scuola l'hai finita da un pezzo, anche se non ami farti prestare i libri o se pensi che le biblioteche siano importanti ma a te non servano. Potresti anche chiederti che cosa intendo quando parlo di "buona biblioteca di base". La lettura dei dieci racconti e dell'intermezzo che ho collocato a metà del libro ti darà molti elementi per fartene direttamente un'idea. La domanda tuttavia non è mal posta, perché in Italia non c'è accordo nemmeno sulle definizioni. Nel nostro paese una biblioteca di base - che i bibliotecari definiscono "di pubblica lettura" - è un servizio organizzato da un ente pubblico (generalmente un ente locale, quasi sempre un comune) e rivolto a tutti i residenti, che offre una serie di opportunità legate alla lettura, allo studio, all'informazione e al tempo libero. Sfortunatamente, non esistendo leggi o norme di indirizzo che fissino standard accettati ovunque, la realtà sul campo è assai differenziata, al punto che sotto la medesima etichetta (biblioteca di pubblica lettura, appunto, o se preferisci biblioteca civica) possiamo trovare strutture dotate di sede adeguata, gestite da professionisti e addirittura con attrezzature d'avanguardia e piccole raccolte librarie provenienti da chissà dove e collocate alla bell'e meglio in una stanzetta adiacente al municipio, magari gestite solo da volontari. È per questo che ho sottolineato il concetto di bontà, che poi significa adeguatezza: una buona biblioteca non è tale soltanto perché ha dotazioni materiali adeguate, ma perché sa interpretare le necessità dei cittadini e attrezzarsi per fornire le risposte più efficaci. Prima che di risorse, è questione di mentalità, di disposizione alla buona gestione, di conoscenza del contesto in cui si opera, di professionalità. Condizioni che per realizzarsi richiedono investimenti, presenza di personale competente e un forte sostegno diffuso, che sinora in Italia non si è mai registrato. Come tutti, anch'io ho un sogno nel cassetto: se dopo averti condotto per mano in questo viaggio avrai la curiosità di varcare la soglia della tua biblioteca comunale, avrò raggiunto il mio obiettivo; se ti convincerai che è importante difendere il patrimonio che essa rappresenta (un patrimonio di libri ma anche di persone e di relazioni), allora avremo guadagnato un nuovo sostenitore alla sua causa e il merito, naturalmente, andrà ascritto solamente alla tua intelligenza. Infine, una sola avvertenza. Ho peccato di presunzione scendendo su un terreno - quello della narrazione - per me del tutto nuovo, pensando che potesse essere più efficace per il fine che mi sono posto. La sfida si è rivelata impervia e il risultato risente delle molte difficoltà incontrate. Spero che la forza degli argomenti che ho portato a favore delle nostre biblioteche sia un buon antidoto al peso della mia prosa. Ed ora, buona lettura... anzi, buon ascolto! | << | < | > | >> |Pagina 42Vuoi saperne di più?Nel 1866 lo storico Pasquale Villari in un famoso pamphlet dal titolo Di chi è la colpa? denunciava dalle pagine del "Politecnico" lo stato in cui versavano le popolazioni itatiane dell'epoca, analfabete per il 70%. Oggi; dopo un secolo e mezzo, alcune ricerche confermano che una quota analoga di connazionali, malgrado l'istruzione di massa abbia determinato un innegabile aumento dei livelli medi di istruzione formale, possa essere classificata come "analfabeta funzionale": si tratta di persone incapaci di comprendere fino in fondo il significato di un semplice testo, di scrivere una breve frase o di compilare un modulo, ovvero di svolgere alcune normali attività quotidiane. Questo fenomeno si verifica perché in età adulta le competenze acquisite a scuola, se non esercitate, regrediscono considerevolmente. Siamo di fronte a una situazione che ha ricadute enormi sulla situazione generale del paese, costretto a pagare un tributo altissimo e ormai non più sostenibile - in termini di competitività economica e disgregazione sociale al permanere di grandi sacche di arretratezza culturale. La situazione rende problematico procedere nella direzione di uno sviluppo fondato sulla conoscenza, sulla creatività, sulla centralità dell'innovazione nella società digitale, come indicato dalla Commissione Europea con la strategia Europa 2020. L'innalzamento delle competenze individuali nel campo della ricerca di informazioni, della loro applicazione e trasformazione in abilità e conoscenza spendibile in ogni ambito della vita associata dovrebbe costituire una priorità per il nostro paese, a cui le biblioteche possono dare un contributo essenziale attraverso specifici programmi di alfabetizzazione. Questa attività, che va sotto il nome di information literacy, consiste principalmente nel trasferire competenze per agevolare l'individuazione, il recupero, la valutazione e l'utilizzo critico dell'informazione e fare il miglior uso possibile delle moderne tecnologie. Si tratta di una capacità indispensabile per vivere nel XXI secolo, che deve essere esercitata lungo tutto l'arco della vita, ben oltre il termine dell'apprendimento scolastico. Essere information literate significa essere in grado di muoversi consapevolmente in risposta a problemi diversi facendo un uso appropriato di documenti e informazioni reperite in maniera non casuale. La biblioteca pubblica, sostenendo l'educazione individuale, l'autoistruzione e l'istruzione formale a tutti i livelli, anche attraverso forme di collaborazione con la scuola e con gli altri istituti della formazione, favorisce questo processo per garantire a ogni cittadino condizioni favorevoli per l'aggiornamento continuo delle competenze. Una delle attività più importanti da questo punto di vista è rappresentata dalle risorse messe a sua disposizione (tecnologie comprese), attraverso programmi di istruzione mirati a cura di bibliotecari esperti nel campo dell'informazione. | << | < | > | >> |Pagina 585. IN BIBLIOTECA NESSUNO È STRANIERO
Dove si racconta della biblioteca come ponte fra culture
«Mi chiamo Kharima e vengo dal Marocco. Vorrei raccontarvi la mia storia». Iniziava così l'appuntamento settimanale organizzato in biblioteca per favorire l'integrazione fra vecchi e nuovi italiani. Ogni giovedì sera una babele di etnie si dava convegno nella saletta al primo piano. Asiatici, africani, slavi e sudamericani sedevano fianco a fianco, seggiola a seggiola con gli indigeni del luogo, italiani da generazioni che avevano iniziato a frequentare gli appuntamenti dapprima con cautela, poi con sempre maggiore curiosità e partecipazione. Non erano mancate anche le discussioni. La lista di opposizione "Padroni a casa nostra" aveva presentato una mozione in consiglio comunale sostenendo che la biblioteca era la casa dell'identità locale e che non si doveva rischiare di contaminarla aprendo le porte indiscriminatamente ad altre culture. Avevano scritto proprio così, indiscriminatamente, svelando senza pudore che la loro idea di cultura si fondava sulla discriminazione. Chissà se ci avevano mai pensato. Il testo era a dire il vero un po' confuso. Ad esempio, non era chiaro se l'allarme contaminazione riguardasse l'identità locale o la biblioteca. Ma poiché la biblioteca si alimenta di contaminazioni continue, è un servizio meticcio per natura, si era supposto che il timore fosse rivolto alla prima. Per queste anime semplici, mosse da una presunzione di superiorità che, a guardarli, aveva qualcosa di patetico, il certificato di nascita era una sorta di pedigree sufficiente a concedere (o a negare) un diritto, in barba al principio di universalità della cultura che è il latte materno di cui la biblioteca si nutre. Avevano anche affisso manifesti con lo slogan "la biblioteca agli italiani", come se qualcuno avesse mai pensato di tenerli fuori e non si cercasse invece di blandirli, catturarli e persino buttarli dentro a forza, se mai fosse servito a conquistare alla causa della cultura qualche esemplare in più di questo popolo refrattario ai libri più dell'argilla al fuoco. Il fatto era che si sentivano forti di certi provvedimenti di legge che imponevano di segnalare all'autorità tutti i clandestini, cioè i migranti senza permesso di soggiorno, che avevano l'ardire - o la necessità, come è normale - di rivolgersi a un servizio pubblico, ospedale o biblioteca che fosse. La questione era stata portata all'attenzione della giunta comunale dove a maggioranza era passata una delibera che affermava, parafrasando il Manifesto Unesco per la biblioteca pubblica, che i servizi erano forniti senza pregiudizio derivante da razza, religione o nazionalità. La biblioteca era strumento di attuazione del principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini e il sindaco aveva garantito che avrebbe continuato a segnalare buone letture, non persone. La disobbedienza civile, aveva affermato in un discorso pubblico, serve a contrastare leggi incivili, che dovrebbero far arrossire di vergogna figli e nipoti di un popolo migrante come il nostro. Il fatto, più unico che raro, aveva fatto molto clamore e aveva decretato il successo degli incontri, diventati in un baleno appuntamenti molto seguiti. | << | < | > | >> |Pagina 887. LA BIBLIOTECA È DIGITAL
Dove si mostra come la biblioteca sia aperta ai linguaggi della
contemporaneità
Facebook, NetChat, martedì pomeriggio. Ale_97: «Ciao Fra, ci 6?» Fra: «Yep» Ale_97: «Indovina da dove sto chattando? Dalla biblio. Hanno messo 3 iPad a disposizione del pubblico. Me l'ha detto ieri mio fratello, ke studia qui con i suoi compagni» Fra: «Fico. Ma te li prestano oltre a farli usare li?» Ale_97: «X ora no, è soltanto x farli provare a ki ancora nn li ha. Xò prestano i lettori di e-book» Entra in chat Rossana. Ross: «Ehi, gallinacci, ci sono ank'io. Guardate ke gli e-book poi ve li dovete anke leggere :-)» Fra: «Ciao Ross. Beh, se è x qsto anke se li cariki sull'iPad. Xò puoi sempre farteli leggere dal dispositivo, usando la sintesi vocale» Ale_97: «Gli e-book reader sono roba da vecchi. Mio padre ne ha 1 ma lo usa x leggere cose un po' astruse. Con l'iPad nn c'è paragone, puoi fare un sacco di altre cose» Ross: «Raga, xkè nn la fate finita? Oggi basta avere uno smartphone x scaricare tt ql ke vuoi, ke ci vai a fare in biblio se nn ti ci mandano i prof?» Ale_97: «Bella lì, io lo smartphone nn ce l'ho e l'iPad nemmeno xkè i miei genitori nn vogliono comprarmeli. Meno male c'è la biblio, altrimenti mi davi il tuo?» Ross: «Seeeee, sogna! Lo dicevo io ke la biblio è roba per sfigati. Ma nn le avevano già kiuse tutte?» Fra: «Fosse x te, sicuro! X me quelle ke nn hanno nulla da offrire potrebbero kiuderle anke subito e kissenefrega. La nostra no. Lo sai ke ora hanno Eragon, Harry P., Twilight e altri libri in formato elettronico ke si possono leggere sui lettori in prestito?» Ross: «Va be' ma devi andarci apposta. Vuoi mettere la comodità? Ora sono in chat dalla mia stanza ma nel frattempo sto scaricando un film, sono su Twitter e sto ascoltando i Gem Boys. Chi me lo fa fare di arrivare fin lì...?» Ale_97: «Guarda ke anke da qui puoi fare di tutto e di +: ci sono libri, film, fumetti...» Fra: «Certo, una montagna di carta ammuffita ke nn serve + a nessuno» Ross: «Se hanno un caminetto possiamo provare a vedere se le idee producono energia alternativa ;-)» Ale_97: «Fra un po' mi raggiungono Tommy, Andrea, Alby e Mirco. Lo sai ke non resistono al fascino del booktrailer...» Ross: «Book...che?!?» Ale_97: «Ah-aaaah, allora esistono due tipi di sfigati, quelli ke nn hanno le cose e quelli ke nn le sanno. Un booktrailer è la presentazione di un libro fatta in video, come per i film. Su internet ce ne sono a centinaia. Ross, a furia di smanettare sui tuoi gingilli ti sei distratta? ;-O» Fra: «Guarda www.booktrailer.eu e sogna!» Dopo un po' sulle bacheche di Ale_97 e Fra arriva il "mi piace" postato da Rossana. Ross: «Ale, nn avevo mai visto questi spot fatti x i libri, sono bellissimi. Xò io in biblio nn ci vengo lo stesso, nn mi serve» Ale_97: «Facciamo una scommessa: vieni domani, poi ne riparliamo. 10 euro ke ti sorprenderà» Ross: «Va bene, se proprio ci tieni... allora rivediamo domani. Ma non illuderti.... ho la testa dura» Fra: «È fatta, ci vediamo in biblio. Faccio girare la notizia su FB» | << | < | > | >> |Pagina 135Vuoi saperne di più?La biblioteca pubblica ha una responsabilità specifica nel raccogliere e rendere disponibile l'informazione locale: Essa opera anche come memoria del passato conservanco e garantendo l'accesso alle testirnhnianze della cultura, della storia e delle tradizioni locali e al materiale che riguarda la storia della comunità e legli individui. La sezione di documentazione locale generalmente accoglie i materiali che riguardano il comune in cui si trova la biblioteca, il territorio circostante che abbia caratteri di omogeneità con quello comunale e l'ambito regionale e provinciale.
Nel primo caso la biblioteca persegue il massimo approfondimento
possibile, poiché la conservazione delle testimonianze dipende dalla capacità di
raccoglierle e conservarle direttamente;
il recupero della documentazione può prevedere
accordi con chi la produce e politiche attive di
raccolta; la conservazione dovrebbe avere durata illimitata. Fra i materiali
inclusi nella sezione: le pubblicazioni locali (libri, riviste, giornali), le
tesi di laurea, la cosiddetta "letteratura grigia" [...]
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