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| << | < | > | >> |Pagina 11eco prova trasmissione numero uno la cronaca per radioamatori di una mostra delle atrocità uscita dalle ombre fuori dal fascio di luce dei riflettori joyce jobson a halifax venerdì dodici luglio millenovecentosettantaquattro c'è più vita al cimitero la pioggia dà il tempo per un salto al royal oak un'altra birra poi pesce per cena con donald uno strappo fino a casa le chiacchiere il fish & chips che chiude fuori dall'ombra il buio lui avanza un metro e sessanta decisamente bello capelli un po' ondulati basettoni scuri non farebbe paura a nessuno e poi con accento yorkshire brutto tempo che fa ci sta fregando ancora quindi capisco capisco che sarò nei guai tagli profondi sopra gli occhi e ferite alla testa doppia frattura del cranio di lei causata da un martello o un piede di porco e per un istante l'anima vivente si ritrova qui fra i morti sospesi che presto moriranno vattene da questo reparto rianimazione giusto nell'eventualità che lei avesse due piccoli tagli in fondo alla schiena tra i quindici e i venti centimetri ciascuno provocati da una lama affilata dopo averle alzato il vestito prima di farli e poi averlo rimesso a posto dov'è finito kojak ora si chiede donald possibile che tu sia uscito di casa correndo lungo i giardini attorno alla fila di case e aspettato tua moglie al buio possibile mai donald sei tu che uscito dall'ombra avanzi e aggredisci tua moglie e dici col tuo accento yorkshire dici brutto tempo che fa ci sta fregando ancora eri davvero tu donald i vostri diverbi li avete avuti tu e joyce lo sapevamo tutti e poi sei tornato indietro di corsa passando ancora per i giardini e sei tornato a sederti a guardare kojak eri tu non il macellaio con accento yorkshire dice brutto tempo che fa ci sta fregando ancora e lei capisce che sta per finire nei guai tagli profondi sopra gli occhi e ferite alla testa doppia frattura del cranio causata da un martello o un piede di porco e per un istante l'anima vivente si ritrova qui fra i morti sospesi che presto moriranno vattene dai silenzi nei negozi dai graffiti sui muri e sulle porte dai letti macchiati di sperma dai giorni di ferie dai giorni di vacanza dai giorni in ospedale dai lunghi giorni in casa col tempo che ci sta fregando ancora e ancora e ancora dai giornali e dalle telefonate dai mal di testa e dalle pastiglie dai medici e dalla polizia ecco che cosa ha fatto lo squartatore a mia moglie l'uomo invisibile che le ha lasciato sul vestito peli di cane che non le ha smagliato le calze che non le ha segnato i talloni bianchi ma lei è ancora seduta in casa e si deprime la vita non ha senso e strilla con accento yorkshire e urla brutto tempo che fa ci sta fregando ancora e mi ricovereranno sicuro e lo faranno la nostra vita sessuale distrutta le mie figlie mi hanno convinta a uscire di casa e comprare qualche vestito ma l'ho fatto solo per fargli piacere e loro ridevano perché non me li mettevo mai per andare da qualche parte e una volta mi divertivo molto a cucinare e a pulire la casa ma adesso lo faccio solo per non stare seduta a pensare allo squartatore anima vivente che si ritrova qui fra i morti sospesi che presto moriranno vattene dicono non riuscivo più ad avvicinarmi a un uomo e neanche a guardarlo senza sentirmi un po' strana con accento yorkshire lo dicono tutti che il brutto tempo ci sta fregando ancora e so che suona orribile ma a volte guardavo mio marito seduto col brutto tempo che lo fregava ancora e ancora e ancora la mia anima vivente qui fra i morti sospesi che presto moriranno devo andare via da qui da quello che mi ha fatto lo squartatore brutto tempo che fa ci sta fregando ancora la telefonata il silenzio prima che lui dica con accento yorkshire ti ho mancata una volta ma la prossima ti becco il brutto tempo ti sta fregando ancora ti ho mancata una volta ma non la prossima prova di | << | < | > | >> |Pagina 14Uno sparo... Sono sveglio, sudato e impaurito. Giù da basso squilla il telefono, prima dell'alba, prima della sveglia. I led del quadrante dicono 5:00, nella testa ho ancora omicidio e menzogne, guerra nucleare: Il Nord dopo la bomba, le macchine uniche sopravvissute. Scendo dal letto e vado di sotto a rispondere. Torno di sopra e mi siedo al freddo sul bordo del letto, Joan finge di dormire ancora. Alla radio Yoko Ono dice: - Non è affatto finita un'era. Gli anni ottanta saranno lo stesso bellissimi, e John ci credeva. Dopo qualche minuto dico: - Devo andare a Whitby. - Allora era lui? - domanda, sempre girata dall'altra parte. - Sì - dico, e penso...
Tutti ottengono quello che vogliono.
Guido, solo, da Alderley Edge su per le Moors, solo in mezzo agli autoarticolati che arrancano lungo la M62, il clima rigido e grigio, il paesaggio deserto tranne che per i pali del telegrafo. Alle sette la radio dà la notizia al resto del mondo: - Lo Squartatore dello Yorkshire ha rivendicato la sua tredicesima vittima, mentre la polizia conferma che Laureen Bell, vent'anni, è stata uccisa dall'uomo responsabile di... Spengo la radio, e penso... Omicidio e menzogne, menzogne e omicidio... Guerra:
È giovedì 11 dicembre 1980.
Arrivo a Whitby alle undici e parcheggio sul vialetto della grande casa nuova, accanto a tre macchine di lusso. Spruzzi di mare come spilli di ghiaccio, gabbiani gelati che volteggiano in cielo, vento che sibila attraverso mille conchiglie vuote. Suono il campanello. Mi apre una donna alta, di mezz'età. - Peter Hunter - dico. - Venga. Entro. - Vuole darmi il cappotto? - Grazie. - Di qua - dice, accompagnandomi per il corridoio verso il retro. Bussa a una porta, la apre e mi fa cenno di entrare. Tre uomini siedono in silenzio sul divano e sulle poltrone, colorito grigio e occhi rossi. Philip Evans si alza: - Peter. Com'è andato il viaggio? - Non male. - Cosa vuole da bere? - domanda sua moglie dalla porta. - Un caffè andrebbe bene. - Purtroppo ho solo quello istantaneo. - Lo preferisco - dico. - Sempre diplomatico - ride Evans. - Voi siete a posto così? Gli altri due uomini annuiscono e lei esce chiudendo la porta. - Facciamo subito le presentazioni, così possiamo procedere - sorride Philip Evans, ispettore regionale della polizia dello Yorkshire e del Nordest. - Signori - dice - questo è Peter Hunter, vicecapo per la contea di Manchester. Peter, ti presento Sir John Reed, ispettore capo. - Ci siamo già incontrati - dico, stringendogli la mano. - Molto tempo fa - dice Sir John, tornando a sedersi sul divano. - Ma certo - annuisce Philip Evans. - E questo è Michael Warren, degli Interni. - Piacere di conoscerla - dico, stringendo la mano all'uomo sottile. Evans mi indica una grande poltrona con braccioli enormi: - Siediti, Pete. Sentiamo bussare leggermente, poi entra la signora Evans con un vassoio che posa sul tavolino in mezzo a noi. - Qui ci sono latte e zucchero, si serva pure - dice. - Grazie. C'è una pausa, solo il vento e la signora Evans che parla a un cane mentre si ritira in cucina. Philip Evans dice: - Abbiamo un piccolo problema. Smetto di mescolare il caffè e alzo gli occhi. - Come vi ho già riferito al telefono, c'è stato un altro omicidio. Un'infermiera di vent'anni, fuori dalla sua abitazione. Di nuovo a Leeds. Annuisco: - L'hanno detto alla radio. - Neanche un giorno di tregua - sospira Evans. - Be', comunque sia, quando è troppo è troppo. Michael Warren si allunga in avanti e appoggia un registratore portatile accanto al vassoio di plastica sul tavolino. - Quando è troppo è troppo - ripete, premendo il tasto PLAY. Una lunga pausa, il fruscio del nastro, e poi: - Sono Jack. Vedo che non ce la fate ancora a prendermi. Per te ho il massimo rispetto, George, ma Dio! Non sei neanche un passo più vicino a beccarmi di quanto lo fossi quattro anni fa quando ho cominciato. Mi sembra di capire che i tuoi ragazzi sono una delusione, George. Non valgono molto, vero? - L'unica volta che stavano per prendermi è stato qualche mese fa a Chapeltown, quando mi hanno interrotto. Ed era uno sbirro in uniforme, non uno in borghese. - A marzo ti ho avvertito che avrei colpito di nuovo. Scusami se non l'ho fatto a Bradford. Te l'avevo promesso, ma non sono riuscito ad arrivarci. Non so bene dove colpirò ancora, ma sarà sicuramente entro quest'anno, magari a settembre o a ottobre, o anche prima se mi capita l'occasione. Non so bene dove, forse Manchester, è un posto che mi piace, là ce ne sono tante che sculettano per le strade. Non imparano mai vero George? Ci giurerei che tu le hai anche avvertite, ma loro non ascoltano. Tredici secondi di fruscio, poi: - Ho detto che l'avrei beccata a Preston e l'ho fatto, vero o no, George? Brutta troia. Ci ho sborrato sopra, a quella. - Al ritmo che sto tenendo, fra poco entrerò nel libro dei primati. Mi sembra che ormai siamo a undici, no? Be, mi sa che continuerò per un bel pezzo. Ancora non mi ci vedo in galera. Anche se riesci ad avvicinarti, credo che prima mi tiro un colpo. Be' mi ha fatto piacere chiacchierare con te George. Cordialmente, Jack lo Squartatore. - Inutile che cerchiate impronte digitali. Ormai dovresti saperlo che non lascio tracce. Ci vediamo presto. Ciao ciao. - Spero che ti piaccia la musichetta alla fine. Ah ah. Reed si allunga in avanti e spegne il registratore proprio mentre inizia Thank You for Being a Friend. | << | < | > | >> |Pagina 88Headingley...Ormai sono passate quattro notti, tutto è ancora morto... Morto per l'eternità. Parcheggio davanti al Kentucky Fried Chicken, anche stavolta col muso verso la strada principale, poi entro. Ancora, sono l'unico cliente. Ordino lo stesso pollo e patatine fritte, la stessa tazza di caffè, e aspetto sotto le stesse lampade fluorescenti ancora dieci minuti mentre lo stesso personale asiatico prepara l'ordinazione, e fisso la luce riflessa nel caffè. Mi porto il cibo in macchina e siedo in un'altra notte, il finestrino abbassato, mangiando la stessa carne biancastra e fibrosa, osservando la strada... Nessuno. Mando giù il caffè freddo. Scendo dalla macchina e attraverso la strada fino alla fermata dell'autobus. Sono le 9.53, il numero 13 sta arrivando da Headingley Lane... Come un orologio svizzero. E ancora, non si ferma. Attraverso ancora e giro a destra verso Alma Road. Alma Road, con il nastro giallo della polizia e una macchina scura in attesa. Ancora procedo per la strada alberata e buia, attraversando per evitare il nastro, oltre gli agenti seduti nell'autopattuglia. E in fondo alla strada, all'altezza della scuola, mi fermo ancora davanti alla cancellata e mi volto a guardare Alma Road... Alma Road, di nuovo... La strada qualsiasi del quartiere qualsiasi dove un uomo ha usato un martello e un coltello contro la figlia di un altro uomo, la sorella di un altro uomo, la fidanzata di un altro uomo... La strada qualsiasi del quartiere qualsiasi dove un uomo ha usato un martello e un coltello contro Laureen Bell, una ragazza qualsiasi, e le ha sfondato il cranio e ha pugnalato questa ragazza qualsiasi cinquantasette volte all'addome, al basso ventre, e una volta in un occhio...
E in questa strada qualsiasi di un quartiere qualsiasi di questo mondo
qualsiasi, io ascolto il silenzio e la canzone che canta:
Questo mondo qualsiasi...
Quest'intero, vuoto, dimenticato, mondo qualsiasi in guerra.
quella troia schifosa l'ho vista da qualche parte questa faccia sono sicuro trasmissione numero due il cadavere di joan richards quarantacinque anni scoperto in un palazzo abbandonato della zona industriale di manor street a leeds alle otto e cinque di oggi venerdì sei febbraio millenovecentosettantasei è noto che la donna in questione ha svolto di recente l'attività di prostituta nel quartiere di chapeltown a leeds al ritrovamento indossava un soprabito a scacchi blu verdi e rossi abito a righe orizzontali bianche e azzurre sandali bianchi con lacci borsetta di camoscio mutande nere calze marrone è noto che fra le sei e dieci e le dieci e trenta di sera di giovedì cinque febbraio millenovecentosettantasei era alla guida di un furgone bianco con una scala sul tetto in apparenza il movente è l'odio per le prostitute l'uomo che cerchiamo è il tipo che potrebbe uccidere ancora è possibile che sia sporco di sangue e indossi stivali pesanti dalla suola di gomma a battistrada o stivali da caccia numero di targa JRD sei sei sei K il veicolo è stato ritrovato in un parcheggio di proprietà del gaiety hotel di roundhay road leeds a circa ottocento metri dalla scena del delitto e chiunque abbia visto la donna o l'automezzo è invitato a comunicarlo a questo ufficio la deceduta ha subito gravi ferite al cranio consistenti in lacerazioni e varie fratture minori probabilmente provocate da un martello nonché cinquantadue ferite da taglio alla gola e al collo alla parte superiore del torace al basso ventre e alla schiena forse provocate da un utensile forse un cacciavite a stella con violenza quasi maniacale su una coscia abbiamo rilevato l'impronta di uno stivale pesante dalla suola di gomma o uno stivale da caccia sebbene non vi sia stato contatto di natura sessuale con la vagina il reggiseno è stato sollevato e vi sono numerosi indizi che portano a sospettare che il responsabile di questo crimine possa essere responsabile anche della morte di un'altra prostituta theresa campbell uccisa a leeds il sei giugno millenovecentosettantacinque quest'uomo è un assassino sadico nonché con tutta probabilità un maniaco sessuale è necessario prestare particolare attenzione a chiunque venga tratto in custodia e indossi stivali del tipo descritto e guidi un furgone commerciale contenente arnesi del tipo descritto occorre ricercare i condannati per aggressioni violente ai danni di prostitute e le lacrime che abbiamo versato nella neve nera si rapprendono e raggrumano e riempiono i vuoti intorno agli occhi signore straccia questi veli di dolore che ci gonfiano il cuore qui in un angolo d'inferno chiamato leeds l'ho vista fuori dal gaiety e l'ho fatta salire e l'ho portata nella terra derelitta al centro di questa perfida pianura questo è il luogo in cui ci siamo ritrovati parcheggiati lontano dalle luci l'odore di quel suo profumo da due soldi mi dava la nausea e allora ho dovuto portarla fuori e costringerla a reggere una torcia elettrica mentre alzavo il cofano della macchina per ispezionare il motore poi ho fatto due passi indietro e le ho dato due colpi in testa col martello poi l'ho trascinata nell'ombra e le ho alzato il maglione e il reggiseno per scoprirla poi l'ho pugnalata cinquantadue volte ai seni nel collo nella schiena e al basso ventre con un cacciavite a stella poi ho raccolto un pezzo di legno e gliel'ho infilato fra le gambe per far vedere a tutti quanto era schifosa alla guida di un furgone bianco con una scala sul tetto in apparenza il movente è l'odio per le prostitute l'uomo che cerchiamo potrebbe uccidere ancora è possibile che sia sporco di sangue e indossi stivali pesanti dalla suola di gomma a battistrada sono andato da mia suocera con un senso di appagamento e soddisfazione e il giorno dopo era il compleanno di mia madre così sono stato attento a mandarle gli auguri i fiocchi di neve danzano alla radio trasmissione | << | < | > | >> |Pagina 164Un fiammifero acceso, bruciato... Il nero Jack. Un fiammifero acceso, bruciato... Come il nero Jack, via... Vedo attraverso gli occhi di lui: Inverno, rovina... Il nero Jack... Inverno, rovina... Come il nero Jack, via... Vedo attraverso gli occhi di lui: 1980...
Via, via, via.
Giovedì 18 dicembre 1980. Ospedale Stanley Royd, Wakefield. Sono seduto in macchina nel parcheggio, la schiena in fiamme... In fiamme, che aspetto Hook, che accendo fiammiferi... Un sottofondo di arie pop, canzoni del Nord... Che ascolto i notiziari: Sciopero dei dipendenti pubblici, sciopero del personale di volo, sciopero dello Squartatore, Maggie, Maggie, Maggie... Via, via, via. Non una parola su Douglas e sua figlia... Non una parola sulla guerra... L'omicidio e le menzogne, le menzogne e l'omicidio. Bianco e nero, il cielo e la neve... Bianco e nero, le fotografie e i notiziari. Un colpo leggero al finestrino... - Buongiorno - sillaba Hook dall'altra parte del vetro. Scendo dalla macchina... Si gela... L'aria grigia, gli alberi neri... I nidi ancora vuoti. - Bel posticino - dice Hook, una borsa nera da medico in una mano. - Delizioso - sorrido e gli faccio strada verso la scala dell'ingresso... Di nuovo, quel tanfo caldo, malsano, dolciastro, di escrementi. La donna in bianco riaggancia il telefono nero e dice: - Desiderate? I nostri tesserini bene in vista, Hook dice: - Siamo qui per parlare con Jack Whitehead. Annuisce. Dico: - C'è Leonard? Lei scuote la testa: - Se n'è andato. - Se n'è andato? - Si è dimesso. - Così all'improvviso? Era qui martedì. - Ha chiamato ieri e ha detto che ne aveva abbastanza. - Ci serve l'indirizzo - dice Hook. - E il cognome - dico io. Lei guarda da me a Hook e ritorno... - Marsh - si acciglia. - So che abita dalle parti di Netherton, l'indirizzo lo devo cercare. - Se non le è di disturbo - sorride Hook. Una pausa... - Ci può accompagnare di sopra? - domando. Lei scuote la testa: - Devo chiamare il signor Papps, il responsabile. Vi accompagnerà lui. Alza la cornetta e chiede del signor Papps. - Sarà da voi fra cinque minuti - dice la donna in bianco. Attendiamo, in piedi fra i mobili, osservando pelli sottili e ossa trascinarsi tutt'intorno, li osserviamo che si fermano, in piedi, e che ci osservano osservarli, in attesa. - Sarà da voi fra cinque minuti - ripete la donna in bianco. Distolgo lo sguardo e leggo le scritte incise sulla parte inferiore della parete, quella verde: Qui casa maledetta. - Tu cosa ne pensi? - domanda Hook. - Di che? - Di quest'uomo, Leonard Marsh. - Non lo so - mi stringo nelle spalle. - Difficile pensare a lui come a un uomo. Era sui vent'anni, non di più. Credevo che fosse un volontario o qualcosa del genere. Non mi ero reso conto che facesse parte del personale. - Aveva accesso a Whitehead? - Già. - Signori? Distogliamo gli occhi dalla parete verde e panna. - Signor Papps? - dice Hook. L'ometto tondo in blazer blu dai bottoni dorati annuisce: - Mi dispiace di avervi fatto aspettare. - Nessun problema - dice Hook. - Questo è Peter Hunter, vicecapo della polizia della contea di Manchester, e io sono l'ispettore capo Roger Hook, anch'io di Manchester. Il signor Papps continua ad annuire stringendoci la mano: - Sì, al telefono sono stati un po' vaghi. Non saprei davvero come potervi... Gli dico: - Purtroppo, a questo stadio delle cose, è difficile non essere vaghi. Per cui temo che dovrà avere un po' di pazienza con noi. Sta ancora annuendo: - Lei era alla televisione l'altro giorno, vero? - Sì - dico. - Sono passato qui martedì. Credo di aver parlato con lei al telefono. - Con il mio assistente - dice il signor Papps. - Allora si tratta dello Squartatore dello Yorkshire? - No - dice Roger Hook. - Non di quello. Io dico: - Ho parlato con un vostro paziente, Jack Whitehead. Il signor Papps, che annuisce ancora e pensa troppo: mette insieme due più due. - Volevamo solo chiarire un paio di cose che ha detto il signor Whitehead e capire anche qualcosa di più sul suo conto - mento a metà. - C'è un posto dove possiamo parlare? - domanda Hook. - Per di qua - dice il signor Papps e ci precede in una grande stanza fredda con grandi finestre fredde, immersa in una grande ombra nera creata dai grandi alberi neri all'esterno. Ci sediamo rabbrividendo fra altri mobili di seconda mano. - Che cosa volete sapere? - domanda Papps. - Tutto - dice Hook. - Per cominciare, quando è arrivato il signor Whitehead? - Qui? Annuiamo. - Be', è qui dal settembre del '77. Io: - Ma prima era al Pinderfields, no? - Sì - dice Papps. - Credo che ci sia entrato a giugno. Hook: - Con un chiodo in testa? - Sì - dice Papps, abbassando la voce. - E ha fatto tutto da solo? - Sì. - Perché? In questa stanza buia e fredda il signor Papps suda, trafficando con i bottoni dorati del blazer blu: - Non sapete di sua moglie, la sua ex moglie? - No - dice Hook. Niente, io non dico niente... Il signor Papps, lui si asciuga la fronte e dice a Hook: - Nel gennaio 1975, un uomo di nome Michael Williams era convinto di essere posseduto da uno spirito maligno. Un sacerdote del luogo ha cercato di esorcizzarlo, ma qualcosa è andato storto e Williams ha finito per uccidere sua moglie e correre nudo per le strade di Ossett coperto del sangue di lei. La donna si chiamava Carol Williams. Era la ex moglie di Jack Whitehead. Williams l'ha uccisa piantandole un chiodo nella sommità del cranio. Ma peggio ancora, Whitehead era lì. Ha visto tutto. - Era lì? - Sì, signor Hook. Era lì. - Perché? - Non ne ho idea. - E Williams? - Credo che sia al manicomio criminale di Broadmoor, ma non ne sono certo. - Così nel 1977 Whitehead ha cercato di replicare su se stesso? - Sì. - Dove? - Nella sommità del cranio. - No, intendevo il posto. - Al Griffin Hotel di Leeds. Hook si rivolge a me: - È l'albergo dove state tutti voi, no? - Sì - annuisco. - Cazzo. Lo sapevi? - No - mento. Hook si rivolge di nuovo a Papps: - E così l'hanno portato al Pinderfields, e poi qui? - Sì. - Incredibile che sia sopravvissuto, non le pare? Penso a cavità e cervici, a crateri e crani, alle foto appese al muro. - In verità è il contrario - dice il signor Papps. - Nell'antichità un buco in testa era spesso la cura per un trauma o per la depressione. Ippocrate ne lodava le virtù benefiche. Io: - Trapanazione? Papps annuisce: - Esatto, trapanazione. Pare che interessasse anche a John Lennon. E come ho detto, nei tempi antichi era abbastanza diffusa. - Ma noi viviamo in tempi moderni - dice Hook. - E John Lennon è morto. - Sì - dice Papps. - In tempi moderni. Chiedo: - Be', lui che progressi ha fatto? - Lo ha visto, no? Non molti. Hook: - È pensabile che ne faccia? Papps scuote la testa: - Difficile dirlo. - Prende farmaci? - Sì. - Può farcene un elenco, con i nomi? Papps annuisce. Io: - Riceve visite? - Non molte. Dovrei verificare. - Può farlo? Papps annuisce di nuovo. Dico: - La signora all'ingresso ci ha riferito che Leonard Marsh vi ha lasciato. È così? - Sì - dice Papps. - Era lui responsabile del signor Whitehead? - Responsabile no. Ma senz'altro ci è stato di grande aiuto nel curarlo, e per molto tempo. Fin da quando è arrivato qui. - Whitehead? - Sì - dice Papps. - Perché se n'è andato? - Leonard? Non saprei, ha detto soltanto che ne aveva abbastanza. - Capisco. - È un lavoro difficile, signor Hunter. - Non ne dubito. Silenzio... Poi dico: - Chi è il suo medico curante? - Di Jack Whitehead? - Sì. - Io. - Lei è dottore, signor Papps? - Certo - sorride. - Non ve l'avevo detto? - No - dico, alzandomi, intirizzito.
Papps sospira: - Seguitemi signori.
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