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| << | < | > | >> |IndicePrefazione VII Ringraziamenti XIV Notazione XVII Prologo 1 1 Le radici della scienza 7 1.1 La ricerca delle forze che modellano il mondo 7 1.2 Verità matematica 9 1.3 Il mondo matematico di Platone è «reale»? 12 1.4 Tre mondi e tre profondi misteri 17 1.5 Il Buono, il Vero, il Bello 22 2 Un antico teorema e una questione moderna 25 2.1 Il teorema di Pitagora 25 2.2 I postulati di Euclide 28 2,3 Dimostrazione del teorema di Pitagora per mezzo della similitudine di aree 31 2.4 Geometria iperbolica: quadro conforme 33 2.5 Altre rappresentazioni della geometria iperbolica 37 2.6 Aspetti storici della geometria iperbolica 42 2.7 Relazione con lo spazio fisico 46 3 Tipi di numero nel mondo fisico 51 3.1 Una catastrofe pitagorica? 51 3.2 Il sistema dei numeri reali 54 3.3 Numeri reali nel mondo fisico 59 3.4 I numeri naturali hanno bisogno del mondo fisico? 63 3.5 I numeri discreti nel mondo fisico 65 4 I magici numeri complessi 71 4.1 Il magico numero «i» 71 4.2 La risoluzione di equazioni con l'impiego dei numeri complessi 74 4.3 La convergenza di serie di potenze 76 4.4 Il piano complesso di Caspar Wessel 81 4.5 Come costruire l'insieme di Mandelbrot 83 5 La geometria di logaritmi, potenze e radici 86 5.1 La geometria dell'algebra complessa 86 5.2 L'idea di logaritmo complesso 90 5.3 Molteplicità di valori, logaritmi naturali 92 5.4 Potenze complesse 96 5.5 Alcune relazioni con la moderna fisica delle particelle 100 6 Il calcolo infinitesimale nel campo reale 103 6.1 Che cosa fa una funzione perbene? 103 6.2 Pendenze di funzioni 105 6.3 Derivate di ordine superiore - Funzioni di classe C∞ 107 6.4 La nozione «euleriana» di funzione? 112 6.5 Le regole di derivazione 114 6.6 L'integrazione 116 7 Calcolo infinitesimale con numeri complessi 122 7.1 Liscezza complessa, funzioni olomorfe 122 7.2 Integrazione lungo il contorno 123 7.3 Serie di potenze dalla liscezza complessa 127 7.4 La continuazione analitica 129 8 Superfici di Riemann e applicazioni complesse 135 8.1 L'idea di superficie di Riemann 135 8.2 Applicazioni conformi 139 8.3 La sfera di Riemann 142 8.4 Il genere di una superficie di Riemann compatta 145 8.5 Il teorema di Riemann sulle applicazioni 148 9 Sviluppo in serie di Fourier e iperfunzioni 153 9.1 Serie di Fourier 153 9.2 Funzioni su un cerchio 157 9.3 La suddivisione delle frequenze sulla sfera di Riemann 161 9.4 La trasformazione di Fourier 164 9.5 Suddivisione delle frequenze dalla trasformata di Fourier 166 9.6 Quale genere di funzione è appropriato? 169 9.7 Iperfunzioni 172 10 Superfici 179 10.1 Dimensioni complesse e dimensioni reali 179 10.2 Liscezza, derivate parziali 181 10.3 Campi vettoriali e l-forme 185 10.4 Componenti, prodotti scalari 190 10.5 Le equazioni di Cauchy-Riemann 193 11 Numeri ipercomplessi 198 11.1 L'algebra dei quaternioni 198 11.2 Qual è il ruolo fisico dei quaternioni? 200 11.3 Geometria dei quaternioni 203 11.4 Come combinare le rotazioni 206 11.5 Algebre di Clifford 208 11.6 Algebre di Grassmann 211 12 Varietà di n dimensioni 217 12.1 Perché studiare varietà di dimensioni maggiori? 217 12.2 Varietà e carte 221 12.3 Scalari, vettori e covettori 223 12.4 Prodotti di Grassmann 227 12.5 Integrali di forme 229 12.6 Il differenziale esterno 231 12.7 Elemento di volume; convenzione per le somme 237 12.8 Tensori: indici astratti e notazione diagrammatica 239 12.9 Varietà complesse 243 13 Gruppi di simmetria 247 13.1 Gruppi di trasformazioni 247 13.2 Sottogruppi e gruppi semplici 251 13.3 Trasformazioni lineari e matrici 254 13.4 Determinanti e tracce 260 13.5 Autovalori e autovettori 263 13.6 Teoria della rappresentazione e algebre di Lie 266 13.7 Rappresentazioni tensoriali; riducibilità 270 13.8 Gruppi ortogonali 275 13.9 Gruppi unitari 281 13.10 Gruppi simplettici 286 14 Calcolo infinitesimale sulle varietà 292 14.1 Differenziazione su una varietà? 292 14.2 Trasporto parallelo 294 14.3 Derivata covariante 298 14.4 Curvatura e torsione 301 14.5 Geodetiche, parallelogrammi e curvatura 303 14.6 Derivata di Lie 309 14.7 Ciò che una metrica può fare per voi 317 14.8 Varietà simplettiche 321 15 Fibrati e connessioni di gauge 325 15.1 Alcune motivazioni fisiche per i fibrati 325 15.2 L'idea matematica di fibrato 328 15.3 Sezioni di fibrati 331 15.4 Il fibrato di Clifford 334 15.5 Fibrati vettoriali complessi, fibrati (co)tangenti 338 15.6 Spazi proiettivi 341 15.7 Non banalità in una connessione di fibrato 345 15.8 La curvatura del fibrato 349 16 La scala dell'infinito 357 16.1 Campi finiti 357 16.2 Una geometria finita o infinita per la fisica? 359 16.3 Infiniti di differente grandezza 364 16.4 Il procedimento diagonale di Cantor 367 16.5 Enigmi nei fondamenti della matematica 371 16.6 Macchine di Turing e teorema di Gödel 374 16.7 Grandezze di infinito in fisica 378 17 Lo spaziotempo 383 17.1 Lo spaziotempo della fisica aristotelica 383 17.2 Spaziotempo per la relatività galileiana 385 17.3 La dinamica newtoniana in termini di spaziotempo 388 17.4 Il principio d'equivalenza 390 17.5 Lo «spaziotempo newtoniano» di Cartan 394 17.6 La costanza della velocità finita della luce 399 17.7 Coni luce 401 17.8 L'abbandono del tempo assoluto 404 17.9 Lo spaziotempo della relatività generale di Einstein 408 18 La geometria di Minkowski 412 18.1 Il 4-spazio euclideo e quello di Minkowski 412 18.2 I gruppi di simmetria dello spazio di Minkowski 415 18.3 Ortogonalità lorentziana; il «paradosso dell'orologio» 417 18.4 Geometria iperbolica nello spazio di Minkowski 422 18.5 La sfera celeste come sfera di Riemann 428 18.6 Energia, quantità di moto e momento angolare in meccanica newtoniana 431 18.7 Energia, quantità di moto e momento angolare in meccanica relativistica 434 19 I campi classici di Maxwell ed Einstein 440 19.1 L'evoluzione dalla dinamica newtoniana 440 19.2 La teoria elettromagnetica di Maxwell 442 19.3 Leggi di conservazione e di flusso nella teoria di Maxwell 446 19.4 Il campo di Maxwell come curvatura di gauge 449 19.5 Il tensore energia-quantità di moto 455 19.6 L'equazione di campo di Einstein 459 19.7 Ulteriori questioni: costante cosmologica; tensore di Weyl 462 19.8 L'energia del campo gravitazionale 464 20 Lagrangiane e hamiltoniane 471 20.1 Il magico formalismo lagrangiano 471 20.2 Il più simmetrico formalismo hamiltoniano 475 20.3 Piccole oscillazioni 478 20.4 La dinamica hamiltoniana come geometria simplettica 483 20.5 Il trattamento lagrangiano dei campi 486 20.6 Come le lagrangiane guidano la teoria moderna 489 21 La particella quantistica 493 21.1 Variabili non commutanti 493 21.2 Hamiltoniane quantistiche 496 21.3 L'equazione di Schrödinger 498 21.4 Le basi sperimentali della teoria quantistica 500 21.5 L'interpretazione del dualismo onda-particella 505 21.6 Che cos'è la «realtà» quantistica? 507 21.7 La natura «olistica» di una funzione d'onda 511 21.8 I misteriosi «salti quantici» 516 21.9 La distribuzione di probabilità in una funzione d'onda 517 21.10 Stati di posizione 520 21.11 Descrizione dello spazio del momento 521 22 Algebra, geometria e spin quantistici 527 22.1 Le procedure quantistiche U e R 527 22.2 La linearità di U e i suoi problemi a causa di R 530 22.3 Struttura unitaria, spazio di Hilbert, notazione di Dirac 533 22.4 Evoluzione unitaria: Schrödinger e Heisenberg 535 22.5 «Osservabili» quantistiche 538 22.6 Misurazioni SI/NO; proiettori 542 22.7 Misurazioni nulle; elicità 544 22.8 Spin e spinori 549 22.9 La sfera di Riemann dei sistemi a due stati 553 22.10 Spin maggiori: descrizione di Majorana 559 22.11 Armoniche sferiche 562 22.12 Momento angolare quantistico relativistico 566 22.13 Il generale oggetto quantistico isolato 570 23 Il mondo quantistico entangled 578 23.1 La meccanica quantistica di sistemi di molte particelle578 23.2 L'enormità dello spazio degli stati di molte particelle580 23.3 Entanglement quantistico; disuguaglianze di Bell 583 23.4 Esperimenti EPR di tipo Bohm 586 23.5 L'esempio EPR di Hardy: quasi senza probabilità 590 23.6 I due misteri dell'entanglement quantistico 592 23.7 Bosoni e fermioni 594 23.8 Gli stati quantici di bosoni e fermioni 597 23.9 Teletrasporto quantistico 599 23.10 Quanglement 603 24 L'elettrone di Dirac e le antiparticelle 609 24.1 Il conflitto tra la teoria quantistica e la relatività 609 24.2 Perché le antiparticelle implicano i campi quantistici?610 24.3 Positività dell'energia in meccanica quantistica 612 24.4 Le difficoltà con la formula relativistica dell'energia614 24.5 La non invarianza di ∂/∂t 616 24.6 La radice quadrata di Clifford-Dirac dell'operatore d'onda 618 24.7 L'equazione di Dirac 620 24.8 Il cammino di Dirac verso il positrone 622 25 Il modello standard della fisica delle particelle 627 25.1 Le origini della moderna fisica delle particelle 627 25.2 La rappresentazione zig-zag dell'elettrone 628 25.3 Interazioni elettrodeboli; asimmetria speculare 632 25.4 Coniugazione di carica, parità e inversione temporale 638 25.5 Il gruppo di simmetria elettrodebole 640 25.6 Particelle con interazione forte 645 25.7 I «quark colorati» 648 25.8 Al di là del modello standard? 651 26 La teoria quantistica dei campi 655 26.1 La posizione fondamentale della QFT nella moderna teoria 655 26.2 Operatori di creazione e distruzione 657 26.3 Algebre infinito-dimensionali 660 26.4 Le antiparticelle nella QFT 662 26.5 Vuoti alternativi 664 26.6 Interazioni: lagrangiane e integrali sui cammini 665 26.7 Integrali divergenti sui cammini: la risposta di Feynman 670 26.8 La costruzione dei diagrammi di Feynman; la matrice S 672 26.9 La rinormalizzazione 675 26.10 I diagrammi di Feynman a partire dalle lagrangiane 680 26.11 I diagrammi di Feynman e la scelta del vuoto 681 27 Il Big Bang e il suo retaggio termodinamico 686 27.1 La simmetria temporale nell'evoluzione dinamica 686 27.2 Ingredienti submicroscopici 688 27.3 L'entropia 690 27.4 La forza del concetto d'entropia 692 27.5 Derivazione della seconda legge — o no? 696 27.6 L'intero universo è un «sistema isolato»? 699 27.7 Il ruolo del Big Bang 702 27.8 I buchi neri 707 27.9 Orizzonti degli eventi e singolarità spaziotemporali 712 27.10 L'entropia dei buchi neri 714 27.11 Cosmologia 717 27.12 I diagrammi conformi 723 27.13 Il nostro straordinariamente speciale Big Bang 726 28 Teorie speculative sull'universo primordiale 735 28.1 La rottura spontanea di simmetria nell'universo primordiale 735 28.2 Difetti topologici cosmici 739 28.3 Problemi per la rottura di simmetria nell'universo primordiale 743 28.4 La cosmologia inflazionaria 746 28.5 Le motivazioni per l'inflazione sono valide? 753 28.6 Il principio antropico 757 28.7 La natura speciale del Big Bang: una soluzione antropica? 762 28.8 L'ipotesi della curvatura di Weyl 765 28.9 La proposta «senza frontiera» di Hartle-Hawking 769 28.10 Parametri cosmologici: stato delle osservazioni? 772 29 Il paradosso della misura 782 29.1 Le ontologie convenzionali della meccanica quantistica 782 29.2 Ontologie non convenzionali per la teoria quantistica 785 29.3 La matrice densità 791 29.4 Matrici densità per spin 1/2 : la sfera di Bloch 793 29.5 La matrice densità in situazioni EPR 797 29.6 Filosofia FAPP della decoerenza ambientale 802 29.7 Il gatto di Schrödinger con l'ontologia di «Copenaghen»804 29.8 Altre ontologie convenzionali possono risolvere il «paradosso del gatto»? 806 29.9 Quali ontologie non convenzionali possono essere d'aiuto? 810 30 Il ruolo della gravità nella riduzione dello stato quantico 816 30.1 L'odierna teoria quantistica è destinata a rimanere? 816 30.2 Indizi dall'asimmetria temporale cosmologica 817 30.3 Asimmetria temporale nella riduzione dello stato quantico 820 30.4 La temperatura di Hawking dei buchi neri 823 30.5 La temperatura dei buchi neri dalla periodicità complessa 827 30.6 Vettori di Killing, flusso d'energia - e viaggio nel tempo! 833 30.7 Deflusso d'energia da orbite a energia negativa 836 30.8 Esplosioni di Hawking 838 30.9 Una prospettiva più radicale 842 30.10 Il blocco di Schrödinger 846 30.11 Il conflitto fondamentale con i principi di Einstein 850 30.12 Stati di Schrödinger-Newton preferiti? 854 30.13 FELIX e proposte collegate 856 30.14 Origine delle fluttuazioni nell'universo primordiale 861 31 Supersimmetria, sopradimensionalità e stringhe 869 31.1 Parametri non spiegati 869 31.2 La supersimmetria 873 31.3 L'algebra e la geometria della supersimmetria 877 31.4 Spaziotempo di dimensionalità più alta 880 31.5 L'originaria teoria adronica delle stringhe 884 31.6 Verso una teoria delle stringhe del mondo 887 31.7 Motivazioni di stringa per dimensioni extra dello spaziotempo 890 31.8 La teoria delle stringhe come gravità quantistica? 892 31.9 La dinamica delle stringhe 895 31.10 Perché non vediamo le dimensioni spaziali extra? 897 31.11 Dobbiamo accettare l'argomento di stabilità quantistica? 902 31.12 Instabilità classica delle dimensioni extra 905 31.13 La teoria delle stringhe è una QFT finita? 908 31.14 I magici spazi di Calabi-Yau; la M-teoria 910 31.15 Stringhe ed entropia dei buchi neri 916 31.16 Il «principio olografico» 920 31.17 Il punto di vista delle D-brane 923 31.18 Qual è lo stato fisico della teoria delle stringhe? 926 32 Il cammino più rigoroso di Einstein; le variabili di loop 934 32.1 La gravità quantistica canonica 934 32.2 L'input chirale alle variabili di Ashtekar 935 32.3 La forma delle variabili di Ashtekar 938 32.4 Variabili di loop 941 32.5 La matematica di nodi e collegamenti 944 32.6 Reti di spin 947 32.7 Qual è lo status della gravità quantistica di loop 952 33 Prospettive più radicali; teoria dei twistor 958 33.1 Teorie in cui la geometria ha elementi discreti 958 33.2 I twistor come raggi luminosi 962 33.3 Gruppo conforme; spazio compattificato di Minkowski 968 33.4 I twistor come spinori di dimensione più elevata 972 33.5 Geometria fondamentale e coordinate dei twistor 974 33.6 Geometria dei twistor come particelle non massive con spin 978 33.7 La teoria quantistica dei twistor 982 33.8 Descrizione twistoriale dei campi non massivi 985 33.9 Coomologia twistoriale di fasci 987 33.10 Twistor e suddivisione in frequenze positive e negative 993 33.11 Il gravitone non lineare 995 33.12 Twistor e relatività generale 1000 33.13 Verso una teoria twistoriale della fisica delle particelle 1001 33.14 Qual è il futuro della teoria dei twistor? 1003 34 Dove si trova la strada verso la realtà? 1010 34.1 Le grandi teorie della fisica del ventesimo secolo — e al di là? 1010 34.2 La fisica fondamentale guidata dalla matematica 1014 34.3 Il ruolo della moda nella teoria fisica 1017 34.4 Una teoria erronea può essere sperimentalmente falsificata? 1020 34.5 Da dove possiamo aspettarci la prossima rivoluzione fisica? 1024 34.6 Che cos'è la realtà? 1027 34.7 I ruoli dell'attività mentale nella teoria fisica 1030 34.8 La nostra lunga strada matematica verso la realtà 1033 34.9 Bellezza e miracoli 1038 34.10 La risposta a domande profonde suscita domande ancora più profonde 1043 Epilogo 1048 Bibliografia 1051 Indice dei nomi 1085 |
| << | < | > | >> |Pagina VIILo scopo di questo libro è trasmettere al lettore la capacità di apprezzare uno dei più importanti ed eccitanti viaggi di scoperta che l'umanità abbia mai intrapreso: la ricerca dei principi fondamentali che reggono il comportamento del nostro universo. È un viaggio che dura da circa tre millenni e mezzo, e quindi non dobbiamo stupirci se alla fine sono stati raggiunti alcuni sostanziali progressi. Ma questo viaggio si è dimostrato estremamente difficile e, nella maggior parte dei casi, si è arrivati a una reale comprensione della Natura soltanto lentamente. Questa difficoltà intrinseca ci ha condotto verso molte direzioni sbagliate: dobbiamo quindi imparare a essere cauti. Il ventesimo secolo ci ha tuttavia offerto nuove e straordinarie intuizioni — alcune così imponenti da spingere molti scienziati a pensare che potremmo essere vicini a una comprensione fondamentale di tutti i principi di base della fisica. Nella mia esposizione delle attuali teorie fondamentali, cercherò di presentare un punto di vista più moderato. Non tutte le mie opinioni possono essere accettate dagli «ottimisti»; ciò nonostante sarei molto sorpreso se in futuro non ci fossero ulteriori cambiamenti di direzione che riuscissero a superare in grandezza quelli che ci ha offerto il secolo appena concluso. Il lettore scoprirà che in questo libro non sono rifuggito dal presentare formule matematiche, nonostante i numerosi ammonimenti riguardo alla notevole riduzione del numero di lettori che ciò avrebbe implicato. Ho riflettuto seriamente su tale questione e sono arrivato alla conclusione che ciò che devo dire non può essere ragionevolmente comunicato senza un certo impiego di notazioni matematiche e senza esplorare autentici concetti matematici. La nostra comprensione dei principi che sono alla base del comportamento del mondo fisico dipende veramente da un certo apprezzamento della matematica. Alcuni potrebbero considerare ciò motivo di disperazione, poiché si sono convinti di non possedere alcuna capacità matematica, neppure la più elementare. Come potrebbero comprendere la ricerca in corso alla frontiera avanzata della fisica, se non possono neppure padroneggiare la manipolazione delle frazioni? Mi rendo conto di questa difficoltà. Sono comunque ottimista riguardo alla trasmissione di comprensione. Forse sono un inguaribile ottimista, ma mi chiedo se questi potenziali lettori che non sono in grado di manipolare frazioni — o quelli che affermano di non sapere manipolare frazioni — non ingannino se stessi, almeno in parte, e se molti di loro non possiedano effettivamente una capacità potenziale che ignorano di avere. Vi sono senza dubbio alcuni che, messi di fronte a una riga di simboli matematici, per quanto possano essere semplici, riescono a vedere soltanto il volto severo di un genitore o di un insegnante che cercava d'instillare in loro un'apparente competenza pappagallesca — un dovere, soltanto un dovere —, senza che alcuna traccia della magia o della bellezza del soggetto potesse sopravvivere. Per alcuni, forse, è troppo tardi; ma, come ho già detto, sono un ottimista e credo che vi siano ancora molti, persino tra quelli che non potrebbero mai padroneggiare le frazioni, che hanno la capacità di afferrare qualche vaga percezione di un mondo meraviglioso che io reputo debba essere per loro veramente accessibile. [...] Mi ricordo che a scuola, quando avevo più o meno undici anni, fui preso alla sprovvista quando l'insegnante chiese alla classe che cosa fosse effettivamente una frazione (come, per esempio, 3/8)! La classe propose vari suggerimenti che riguardavano la divisione di torte in pezzi e cose simili, ma furono tutti respinti dall'insegnante per un giusto motivo: si riferivano soltanto a situazioni fisiche poco precise, cui doveva essere applicata la nozione matematica precisa di frazione. Non ci dicevano cosa fosse effettivamente quella chiara nozione matematica. Seguirono altri suggerimenti, tipo che 3/8 è «qualcosa con un tre in alto e un otto in basso e una linea in mezzo» e fui decisamente sorpreso scoprendo che l'insegnante sembrava prendere sul serio queste proposte! Non ricordo precisamente come fu risolta alla fine la questione, ma con il senno di poi, acquistato molto più tardi grazie ai miei studi universitari di matematica, posso supporre che l'insegnante stesse facendo un coraggioso tentativo di presentarci la definizione di frazione in termini dell'onnipresente nozione matematica di classe d'equivalenza. Cos'è questa nozione? Come può essere applicata a una frazione e dirci che cosa è effettivamente una frazione? Partiamo dal suggerimento «qualcosa con un tre in alto e un otto in basso». Ciò ci propone fondamentalmente che una frazione è specificata da una coppia ordinata di numeri interi, in questo caso i numeri 3 e 8. Ma evidentemente non possiamo considerare che una frazione sia una simile coppia ordinata, perché la frazione 6/16, per esempio, è lo stesso numero della frazione 3/8, mentre la coppia (6, 16) non è certamente uguale alla coppia (3, 8). Questo è proprio il problema della semplificazione. Possiamo scrivere infatti 6/16 come 3 x 2/8 x 2 e poi cancellare il 2 da sopra e da sotto ottenendo 3/8. Perché possiamo fare ciò e in tal modo «eguagliare» in un certo senso la coppia (6, 16) alla coppia (3, 8)? La risposta del matematico - che può sembrare decisamente una «scappatoia» – è che la cancellazione è inclusa proprio nella definizione di frazione: una coppia di numeri interi (a x n, b x n) è destinata a rappresentare la stessa frazione della coppia (a, b) ogni volta che n è un numero intero diverso da zero (si tenga presente che anche b non può essere zero).
Ma persino questo non ci dice cos'è una frazione; ci dice soltanto qualcosa
sul modo con cui rappresentiamo le frazioni. Che cosa è allora una frazione? In
base alla nozione matematica di «classe d'equivalenza», la frazione 3/8, per
esempio, è semplicemente la collezione infinita di tutte le coppie
dove ciascuna coppia può essere ottenuta da ciascuna delle altre coppie nella lista mediante una ripetuta applicazione della regola di cancellazione. Abbiamo bisogno anche di definizioni che ci dicano come addizionare, sottrarre e moltiplicare tali collezioni infinite di coppie di numeri interi, in modo tale che valgano le ordinarie regole dell'algebra, e inoltre ci permettano d'identificare gli stessi numeri interi con casi particolari di frazioni. Questa definizione realizza tutto ciò di cui abbiamo matematicamente bisogno per le frazioni (come il fatto che è un numero che aggiunto a se stesso dà il numero 1, eccetera) e la stessa operazione di cancellazione è, come abbiamo visto, inclusa nella definizione. Tuttavia, tutto ciò sembra molto formale e possiamo davvero chiederci se descriva efficacemente la nozione intuitiva di ciò che è una frazione. Anche se questo onnipresente procedimento di classe d'equivalenza, di cui l'applicazione di prima è soltanto un esempio particolare, è uno strumento molto potente nel campo della matematica pura per stabilire coerenza ed esistenza matematica, può fornirci entità dall'aspetto molto pesante. Per esempio, ci trasmette con difficoltà la nozione intuitiva di che cos'è 3/8! Non mi meraviglia che l'amica di mia madre fosse confusa. Nelle mie descrizioni di nozioni matematiche cercherò di evitare, per quanto posso, il genere di pedanteria matematica che ci porta a definire una frazione come una «classe infinita di coppie», sebbene tali concetti siano importanti nel campo del rigore e della precisione matematica. In queste mie descrizioni cercherò soprattutto di trasmettere l'idea – e la bellezza e la magia – inerente a molte e importanti nozioni matematiche. L'idea di una frazione come 3/8 si basa semplicemente sul fatto che essa è una specie d'entità che ha la proprietà di dare 3, quando è sommata a se stessa 8 volte. La magia risiede nel fatto che l'idea di frazione funziona effettivamente, nonostante non abbiamo realmente esperienza diretta di cose che nel mondo fisico sono esattamente quantificate da frazioni – le fette di torta portano solo ad approssimazioni. (Ciò è molto diverso dal caso dei numeri naturali, come 1, 2, 3, che quantificano con precisione numerose entità appartenenti alla nostra esperienza diretta.) Un modo per comprendere che le frazioni hanno davvero un senso coerente è impiegare questa «definizione» in termini di collezioni infinite di coppie di numeri interi, come abbiamo indicato in pre- cedenza. Ma ciò non significa che 3/8 sia effettivamente una collezione del genere. È meglio pensare che 3/8 sia un'entità con una sua esistenza (platonica) e che la collezione infinita di coppie sia soltanto un nostro modo di scendere a patti con la coerenza di questo tipo d'identità. Familiarizzando con essa, cominciamo a credere di potere facilmente comprendere una nozione come 3/8 come qualcosa che ha davvero una sua esistenza e che l'idea di «collezione infinita di coppié» sia soltanto un accorgimento pedante — un accorgimento che rapidamente scompare dalla nostra immaginazione una volta che l'abbiamo compreso. Gran parte della matematica è così fatta. La matematica per un matematico (almeno per la maggior parte, per quanto ne so) non è soltanto un'attività culturale che noi stessi abbiamo creato, ma ha una sua vita e gran parte di essa si trova in stupefacente armonia con l'universo fisico. Non possiamo comprendere profondamente le leggi che reggono il mondo fisico senza entrare nel mondo della matematica. In particolare, la precedente nozione di classe d'equivalenza è pertinente non soltanto a molta matematica importante (ma ambigua), ma anche a molta fisica importante (e ambigua), come la teoria della relatività generale di Einstein e i principi delle «teorie di gauge» che descrivono le forze naturali secondo la moderna fisica delle particelle. Nel campo della fisica moderna non si può evitare di affrontare le sottigliezze di una grande quantità di matematica sofisticata. È per questo motivo che ho dedicato i primi 16 capitoli di questo libro a una descrizione di idee matematiche. Quali consigli posso dare al lettore affinché possa cavarsela? Questo libro può essere letto a quattro livelli. Forse siete lettori che si preoccupano semplicemente ogni volta che compare una formula matematica (e alcuni di questi lettori possono avere difficoltà ad accettare le frazioni). Se è così, credo che possiate guadagnare molto da questo libro, semplicemente saltando tutte le formule e leggendo soltanto le parole. Quando ero adolescente, facevo anch'io la stessa cosa con le riviste di scacchi che erano disseminate in casa. Gli scacchi occupavano gran parte della vita dei miei fratelli e dei miei genitori, ma personalmente m'interessavano pochissimo, tranne per il fatto che mi piaceva leggere gli exploit di quegli eccezionali e spesso bizzarri personaggi che si dedicavano a questo gioco. Traevo qualche beneficio dalla lettura della brillantezza delle mosse che spesso facevano, anche se non le comprendevo e non m'impegnavo a seguirle sulla scacchiera. Tuttavia, la ritenevo un'attività divertente e illuminante che poteva attrarre la mia attenzione. Spero, allo stesso modo, che le descrizioni matematiche qui presentate possano interessare un po' anche ai lettori che non amano per niente la matematica, se avranno il coraggio o la curiosità di seguirmi in questo viaggio d'investigazione delle idee matematiche e fisiche che sembrano stare alla base del nostro universo fisico. Non abbiate timore di tralasciare le equazioni (spesso lo faccio anch'io) e tralasciate anche, se lo desiderate, interi capitoli o parti di capitolo quando cominciano a essere un po' troppo pesanti! Vi sono moltissime difficoltà e moltissimi tecnicismi nella materia, quindi passate ad altro che può essere più di vostro gradimento. Potete semplicemente scegliere di immergervi e dare un'occhiata. La mia speranza è che i numerosi riferimenti incrociati possano illuminare a sufficienza nozioni sconosciute, in modo che sia possibile rintracciare i concetti e le notazioni occorrenti, ritornando per chiarimenti a sezioni in precedenza tralasciate. A un secondo livello, siete forse lettori pronti a esaminare formule matematiche, ogni volta che una di esse è presentata, ma non avete la tendenza (e forse neppure il tempo) a verificare per vostro conto le affermazioni che farò. Le conferme di molte di queste affermazioni costituiscono le soluzioni degli esercizi che ho disseminato nelle parti matematiche del libro. Se, d'altra parte, siete lettori che desiderano veramente acquistare dimestichezza con queste varie (importanti) nozioni matematiche, ma non avete molta familiarità con le idee che descrivo, spero che l'elaborazione di questi esercizi vi possa fornire un significativo aiuto nel raggiungimento di queste capacità. Spesso in matematica la riflessione personale può offrire una comprensione più profonda sulle cose rispetto a quella offerta da una semplice lettura. (Se avete bisogno delle soluzioni degli esercizi, controllate il sito web www.roadsolutions.ox.ac.uk). Infine, forse siete già esperti, nel qual caso non dovreste avere alcuna difficoltà con la matematica (che vi sarà molto familiare) e può darsi che non desidererete perdere tempo con gli esercizi. Potrete tuttavia ottenere qualcosa dai miei punti di vista, che probabilmente sono diversi (e talvolta molto diversi) da quelli consueti su un certo numero di temi. Potreste essere interessati a conoscere le mie opinioni riguardo a un certo numero di teorie moderne (per esempio la supersimmetria, la cosmologia inflazionaria, la natura del Big Bang, i buchi neri, la teoria delle stringhe o M-teoria, le variabili di loop nella gravità quantistica, la teoria dei twistor, persino gli stessi fondamenti della teoria quantistica). In molti di questi temi, senza dubbio troverete diversi punti sui quali non sarete d'accordo con me. Ma le controversie hanno un ruolo importante nello sviluppo della scienza: non ho quindi alcun rammarico nel presentare, come farò, opinioni che possono essere ritenute parzialmente in disaccordo con alcune delle tendenze dominanti della moderna fisica teorica. L'argomento principale di questo libro è davvero la relazione tra matematica e fisica e il modo con cui l'interazione tra queste due discipline influenza gli stimoli che stanno alla base delle nostre ricerche per una migliore teoria dell'universo. In molti sviluppi moderni, un ingrediente essenziale di questi stimoli è costituito dalla valutazione di bellezza, profondità e sofisticazione matematica. Tali influenze matematiche possono essere d'importanza vitale, come nel caso di alcuni dei più significativi successi della fisica del ventesimo secolo: l'equazione di Dirac per l'elettrone, lo schema generale della meccanica quantistica, la relatività generale di Einstein. Ma in tutti questi casi le considerazioni fisiche – in ultima analisi quelle osservazionali – hanno fornito i criteri predominanti per la loro accettazione. In molte delle idee moderne per un progresso fondamentale della nostra comprensione delle leggi dell'universo, adeguati criteri fisici – cioè dati sperimentali o persino la possibilità di investigazioni sperimentali — non sono disponibili e possiamo chiederci se i desiderata matematici disponibili sono sufficienti per riuscire a valutare le probabilità di successo per queste idee. È un problema molto delicato e cercherò di sollevare questioni che credo non siano mai state discusse a sufficienza altrove. Anche se, in alcune sezioni, presenterò opinioni che possono essere considerate discutibili, mi sono preoccupato di mostrare al lettore quando mi prendo effettivamente questa libertà. Questo libro può quindi essere davvero impiegato come un'autentica guida alle idee basilari (e alle meraviglie) della fisica moderna. E considerando la comprensibilità del contenuto e il fatto che siamo ormai entrati nei primi anni del terzo millennio, il testo è appropriato per l'uso didattico come introduzione alla fisica moderna. | << | < | > | >> |Pagina 17Quindi, l'esistenza matematica è diversa non solo dall'esistenza fisica ma anche da un'esistenza assegnata dalle nostre percezioni mentali. Vi è tuttavia una profonda e misteriosa connessione con ciascuna delle altre due forme d'esistenza: quella fisica e quella mentale. In fig. 1.3 ho schematicamente indicato tutte e tre queste forme d'esistenza – quella fisica, quella mentale e quella matematica platonica – come entità appartenenti a tre «mondi» separati, qui rappresentati da sfere. Sono anche indicate le misteriose connessioni tra questi mondi, e devo dire che nel tracciare questo diagramma ho imposto al lettore alcune delle mie credenze, o dei miei pregiudizi, riguardo a questi misteri. Si può osservare, riguardo al primo di questi misteri — che collega il mondo matematico platonico con quello fisico —, che io accetto che soltanto una piccola parte del mondo matematico sia importante per il funzionamento del mondo fisico. È certo che oggigiorno la maggior parte delle attività dei matematici puri non abbia alcuna ovvia connessione con la fisica, e neppure con qualsiasi altra scienza (vedi §34.9), sebbene spesso possiamo essere sorpresi da inaspettate e importanti applicazioni. Analogamente, a proposito del secondo mistero, per mezzo del quale le facoltà mentali vengono in associazione con certe strutture fisiche (più specificamente, con cervelli umani sani e vigili), non insisto sul fatto che la maggior parte di tali strutture fisiche necessiti di persuadere l'intelligenza. Mentre il cervello di un gatto può davvero evocare qualità mentali, non richiedo che la stessa cosa valga per una roccia. Per il terzo mistero, infine, considero evidente che solo una piccola frazione della nostra attività mentale riguardi necessariamente verità matematiche assolute! (Più probabilmente ci occupiamo dei molteplici piaceri, irritazioni, preoccupazioni, eccitazioni e cose simili che riempiono le nostre vite quotidiane.) Questi tre fatti sono rappresentati dalle scarse dimensioni della base della connessione di ciascun mondo con il successivo, quando i mondi nel diagramma sono presi in senso orario. È, tuttavia, nell'inclusione della totalità di ciascun mondo nell'ambito della sua connessione con il mondo precedente che rivelo i miei pregiudizi. In questo modo, secondo la fig. 1.3, l'intero mondo fisico sembra essere come governato da leggi matematiche. Vedremo nei capitoli successivi come vi siano forti, sia pure incomplete, prove a supporto di questa tesi. Secondo questo punto di vista, tutte le cose nell'universo fisico sono davvero governate, in modo dettagliato e preciso, da principi matematici — forse da equazioni, come quelle di cui verremo a conoscenza nei capitoli successivi, o forse da alcune future nozioni matematiche fondamentalmente diverse da quelle che oggi etichettiamo con il termine «equazioni». Se questo è vero, allora perfino le nostre azioni fisiche sarebbero interamente soggette a un tale controllo matematico finale, dove questo «controllo» potrebbe ancora consentire un certo comportamento casuale governato da rigorosi principi probabilistici. Molti si sentono a disagio con asserzioni di questo genere, e devo confessare che io stesso provo questa sensazione. Tuttavia sono pregiudizialmente favorevole a questa natura generale, poiché non si vede come possa essere tracciato un confine che separi le azioni fisiche sotto controllo matematico da quelle che potrebbero esserne al di fuori. A mio parere, il disagio mio e di molti lettori su tale questione deriva in parte da una nozione molto ristretta di ciò che il «controllo matematico» potrebbe comportare. Questo libro si propone tra l'altro di accennare e rivelare al lettore qualcosa della straordinaria ricchezza, potenza e bellezza che può scaturire una volta che sono state scoperte le giuste nozioni matematiche. [...] Di alcuni dei problemi che riguardano questo terzo mistero ci occuperemo nel prossimo capitolo (e più esplicitamente in §§16.5,6) in relazione alla nozione di dimostrazione matematica. La spinta principale di questo libro ha a che fare però con il primo di questi misteri: la notevole relazione tra la matematica e il reale comportamento del mondo fisico. Non si può apprezzare adeguatamente lo straordinario potere della scienza moderna senza qualche conoscenza di queste idee matematiche. Molti lettori, senza dubbio, si scoraggeranno alla prospettiva di dover venire a patti con la matematica per apprezzare la scienza; tuttavia, sono ottimista sul fatto che non troveranno il diavolo così brutto come temono. Spero inoltre di poter persuadere il lettore che, a dispetto delle sue precedenti esperienze, la matematica può essere divertente! Non mi occuperò specificamente qui del secondo dei misteri raffigurati nelle figg. 1.3 e 1.4, vale a dire il problema di come le facoltà mentali — più in particolare la consapevolezza cosciente — siano connesse ad appropriate strutture fisiche (anche se sfiorerò questo profondo problema in §34.7). L'esplorazione dell'universo fisico e delle leggi matematiche a esso associate ci terrà già abbastanza occupati; per di più, i problemi riguardanti le facoltà mentali sono profondamente controversi e ci distrarrebbero dallo scopo di questo libro. Forse però un commento non sarebbe fuori luogo. A mio parere, esiste una scarsa probabilità di arrivare a una profonda comprensione della natura della mente senza ampliare prima la conoscenza delle basi stesse della realtà fisica. Come risulterà chiaro dalle discussioni che saranno presentate nei capitoli successivi, io credo che siano necessarie grandi rivoluzioni nelle nostre conoscenze fisiche. Finché queste rivoluzioni non avverranno è soltanto molto ottimistico, secondo me, aspettarsi che molti reali progressi possano essere fatti nella comprensione della reale natura dei processi mentali. | << | < | > | >> |Pagina 507Facciamo un passo indietro da questi argomenti dettagliati e chiediamoci: cosa tenta di dirci tutto questo sulla «realtà»? Le variabili dinamiche sono «cose reali»? Gli stati sono «reali»? O dovremmo dire di aver raggiunto la realtà soltanto quando siamo arrivati alle grandezze apparentemente «classiche» che hanno origine come autovalori delle variabili dinamiche (o di altri operatori)? In effetti, i fisici quantistici tendono a non essere molto chiari su questo argomento. La maggior parte è visibilmente a disagio nell'affrontare la questione della «realtà». Possono proclamare di assumere la cosidetta posizione «positivistica» e rifiutarsi di affrontare il problema riguardo al significato di «realtà», ritenendolo un problema «non scientifico». Possono affermare che tutto quello che dobbiamo chiedere al nostro formalismo sia dare risposte alle appropriate domande che possiamo porre a un sistema, e che queste risposte siano in accordo con i fatti sperimentali. Se dobbiamo credere che qualcosa nel formalismo quantistico sia «effettivamente» reale, per un sistema quantistico, penso che questo qualcosa debba essere la funzione d'onda (o il vettore di stato) che descrive la realtà quantistica. (Affronterò alcune altre possibilità più avanti, nel capitolo 29; vedi anche la fine di §22.4.) A mio parere la questione della «realtà» deve essere affrontata in meccanica quantistica – specialmente se si assume l'atteggiamento (come sembra facciano molti fisici) in base al quale il formalismo quantistico deve essere applicato a tutta la fisica – perché se non vi è alcuna realtà quantistica, allora non vi può essere assolutamente alcuna realtà a nessun livello (poiché tutti i livelli sono livelli quantistici, secondo questa prospettiva). Secondo me non ha alcun senso negare del tutto la realtà in questo modo. Abbiamo bisogno di un concetto di realtà fisica, anche se soltanto provvisorio o approssimato, perché senza di esso il nostro universo oggettivo, e quindi tutta la scienza, semplicemente evapora davanti al nostro sguardo contemplativo! Chiarito questo, che cosa possiamo dire del vettore di stato? Qual è la difficoltà nell'assumere che esso rappresenti la realtà? Qual è il motivo per cui i fisici spesso mostrano un'estrema riluttanza ad assumere questa posizione filosofica? Per comprendere tali difficoltà, dobbiamo guardare con maggiore attenzione alla natura delle funzioni d'onda e alle loro interpretazioni fisiche. | << | < | > | >> |Pagina 511Vi è qualcosa che dovrebbe essere evidenziato. Si potrebbe immaginare che sullo schermo compaia di tanto in tanto un piccolo puntino, quando l'intensità locale dell'onda raggiunge qualche valore critico, o piuttosto che vi sia una certa probabilità, che aumenta all'aumentare dell'intensità dell'onda, che un piccolo puntino compaia sullo schermo. Bel tentativo! Ma, per come ho formulato l'esperimento delle due fenditure (nella sua forma idealizzata), ciò non funziona. Perché, se fosse soltanto una questione di singole probabilità in singoli posti, ci dovremmo attendere che a volte due puntini appaiano sullo schermo, in punti molto distanti tra loro dove l'intensità è apprezzabile, con quell'unica funzione d'onda che descrive l'emissione di una singola particella dalla sorgente. La difficoltà è resa più evidente se immaginiamo che le nostre particelle siano particelle cariche, come gli elettroni. Infatti, se l'emissione dalla sorgente di un singolo elettrone potesse portare al risultato che una coppia di elettroni arrivi sullo schermo, anche se soltanto molto occasionalmente, avremmo una violazione della legge di conservazione della carica. La stessa cosa sarebbe vera per qualsiasi altro «numero quantico» conservato della particella, come la conservazione dei barioni (§25.6), per esempio, se dovessimo impiegare neutroni. Un simile comportamento non conservativo sarebbe in flagrante contraddizione con un grandissimo numero di prove sperimentali. Tuttavia, elettroni e neutroni esibiscono davvero il genere di autointerferenza che compare nell'esperimento delle due fenditure che ho appena descritto! Così non siamo proprio approdati a nulla per comprendere il dualismo onda/particella, obietterà senz'altro qualche lettore arrabbiato, con impazienza giustamente crescente! Dobbiamo avere un altro po' di pazienza, per favore, perché non abbiamo finito con l'interpretazione delle funzioni d'onda. Dobbiamo pensare che l'intera onda descriva (o «sia») solo una singola particella. Anche se determina, in un senso definito, la probabilità che un puntino compaia nei vari punti dello schermo, questa probabilità si riferisce proprio a quell'unica particella. Questa interpretazione non funziona se pensiamo alla funzione d'onda in modo locale, come fornitrice di una indipendente probabilità di formazione di un puntino in ciascuna separata posizione dello schermo. Dobbiamo pensare che una funzione d'onda sia un tutto. Se essa causa la comparsa di un puntino in un posto, ha fatto il suo lavoro, e questo atto visibile di creazione le impedisce di causare la comparsa di un altro puntino in qualunque altro posto. Sotto questo importante aspetto, le funzioni d'onda sono completamente dissimili dalle onde della fisica classica. Non si può pensare che le differenti parti dell'onda siano come disturbi locali, ciascuno dei quali si comporta in modo indipendente da quello che avviene in una regione remota. Le funzioni d'onda hanno un carattere fortemente non locale; in questo senso sono entità completamente olistiche. | << | < | > | >> |Pagina 627CAPITOLO 25
IL MODELLO STANDARD DELLA FISICA DELLE PARTICELLE
L'equazione di Dirac per l'elettrone rappresentò per diversi motivi un punto di svolta per la fisica. Nel 1928, quando Dirac propose la sua equazione, le sole particelle conosciute erano gli elettroni, i protoni e i fotoni. Le equazioni libere di Maxwell descrivono il fotone, come era stato previsto da Einstein nel 1905, dopo i primi sviluppi di Einstein, Bose e altri, finché nel 1927 Jordan e Pauli fornirono uno schema matematico globale per descrivere fotoni liberi secondo una teoria quantizzata del campo libero di Maxwell. Sembrava, inoltre, che il protone, così come l'elettrone, fosse descritto piuttosto bene dall'equazione di Dirac. L'interazione elettromagnetica che descrive il modo con cui elettroni e protoni sono influenzati dai fotoni era trattata, in modo eccellente, dalla prescrizione di Dirac, vale a dire dall'idea di gauge (fondamentalmente introdotta da Weyl nel 1918; vedi §19.4), e un primo passo verso la formulazione di una teoria completa di elettroni (o protoni) interagenti con fotoni (vale a dire l'elettrodinamica quantistica) era già stato fatto dallo stesso Dirac nel 1927. Perciò sembrava che tutti gli strumenti fondamentali, per la descrizione di tutte le particelle note della Natura e delle loro più manifeste interazioni, fossero più o meno a disposizione. La maggior parte dei fisici di allora, tuttavia, non era così sciocca da pensare che ciò avrebbe in breve portato a una «teoria del tutto». Infatti, sapevano che senza ulteriori progressi non sarebbero potute essere accolte né le forze necessarie per tenere assieme il nucleo (che adesso chiamiamo forze forti) né i meccanismi responsabili del decadimento radioattivo (ora chiamati forze deboli). Se protoni ed elettroni di Dirac, interagenti soltanto per via elettromagnetica, fossero i soli costituenti degli atomi, i loro nuclei inclusi, allora tutti i comuni nuclei (a eccezione del singolo protone che costituisce il nucleo dell'idrogeno) si disintegrerebbero istantaneamente, a causa della ripulsione elettrostatica tra le preponderanti cariche positive. Vi deve essere davvero un qualcosa di ignoto che conduca a una forte attrazione tra i costituenti del nucleo! Nel 1932, Chadwick scoprì il neutrone e, alla fine, ci si rese conto che il modello di nucleo formato da protoni ed elettroni, che era stato popolare fino ad allora, doveva essere sostituito da quello in cui sono presenti protoni e neutroni e in cui il nucleo è tenuto assieme da una forte interazione tra protone e neutrone. Questa forza non era però tutto ciò che mancava nelle conoscenze di allora. La radioattività dell'uranio era conosciuta fin dalle osservazioni di Henry Becquerel nel 1896 e si dimostrò che era il risultato di un'altra interazione – la forza debole – diversa sia da quella elettromagnetica sia da quella forte. Persino un neutrone, se lasciato per conto suo, si abbandonerebbe alla disintegrazione radioattiva, in un periodo di circa dieci minuti. Uno dei misteriosi prodotti della radioattività era l'elusivo neutrino, proposto come ipotesi esplorativa da Pauli attorno al 1929, ma non osservato direttamente fino al 1956. Lo studio della radioattività è stato quello che infine ha condotto i fisici a un'inconsueta notorietà e influenza verso la fine della Seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente seguente. La conoscenza della fisica delle particelle è progredita moltissimo rispetto alla situazione nel primo terzo del ventesimo secolo. Attualmente è a disposizione un quadro molto più completo, noto come modello standard della fisica delle particelle. Sembra che questo modello includa quasi tutto il comportamento osservato della vasta gamma di particelle che sono adesso conosciute. Al fotone, all'elettrone, al protone, al positrone e al neutrone si sono aggregati il muone, i vari neutrini, i pioni (previsti da Yukawa nel 1934), i kaoni, le lambda, i sigma e l'omega-meno, meravigliosamente profetizzato. L'antiprotone è stato direttamente osservato nel 1955 e l'antineutrone nel 1956. Vi sono nuove specie di entità, note come quark, gluoni, bosoni W e Z; vi sono vaste moltitudini di particelle la cui esistenza è così effimera che non sono mai osservate direttamente e a cui si fa riferimento solo come «risonanze». Il formalismo dell'attuale teoria esige anche entità transitorie, chiamate particelle «virtuali», e anche quantità note come «ghosts» (fantasmi), che sono persino più lontane da una possibile osservazione diretta. Vi è un numero sbalorditivo di particelle – non ancora osservate – che sono previste da certi modelli teorici, ma che non sono assolutamente conseguenze della struttura generale dell'accettata fisica delle particelle, e precisamente «bosoni X», «assioni», «fotini», «squark», «gluini», «monopoli magnetici», «dilatoni», eccetera. Vi è anche la misteriosa particella di Higgs – non ancora osservata finora – la cui esistenza, in una qualche forma (forse, non come particella singola), è essenziale per l'attuale fisica delle particelle, perché il relativo campo di Higgs è ritenuto responsabile della massa di tutte le particelle. | << | < | > | >> |Pagina 1033Spero che sia chiaro, dalla discussione nelle sezioni precedenti, che il nostro cammino verso la comprensione della natura del mondo reale è ancora molto distante dalla sua meta. Questa meta forse non sarà mai raggiunta, o forse infine emergerà qualche teoria definitiva che ci permetterà di comprendere, in linea di principio, ciò che chiamiamo «realtà». Se così sarà, la natura di questa teoria dovrà differire notevolmente da ciò che abbiamo visto finora nelle teorie fisiche. La più importante singola intuizione, emersa nel corso del nostro viaggio di più di due millenni e mezzo, è che vi è una profonda unità tra certe aree della matematica e il funzionamento del mondo fisico; questo è il «primo mistero» raffigurato in fig. 1.3 e fig. 34.1. Se la «strada verso la realtà» raggiungerà infine la sua meta, dovrebbe esserci una sottostante semplicità, molto profonda, in quel punto finale. Io non vedo ciò in alcuna delle proposte esistenti. Questa intuizione degli antichi greci in base alla quale è la matematica a evidenziare il funzionamento della realtà fisica ci ha servito straordinariamente bene, e io spero di avere chiarito che, nonostante la distanza dallo scopo che ci siamo prefissati, siamo arrivati a una comprensione davvero imponente delle operazioni dell'universo ai livelli più profondi di cui siamo a conoscenza. Certi concetti matematici spiccano per aver avuto un particolare successo nel passato. Tra questi vi sono il sistema dei numeri reali e le idee della geometria. All'inizio si trattò della geometria euclidea, introdotta dagli antichi greci, ma poi delle idee sviluppate da Lambert, Gauss, Lobachevski, Bolyai, Riemann, Beltrami e altri. In seguito Minkowski c'insegnò a unire il tempo con lo spazio, Einstein ci regalò la meravigliosa geometria dello spaziotempo curvo della relatività generale. Il calcolo integrale e differenziale di Archimede, Fermat, Newton, Leibniz, Euler, Cauchy, Cartan e molti altri, così come le idee a esso collegate delle equazioni differenziali, delle equazioni integrali e delle derivate variazionali, si è dimostrato assolutamente fondamentale per le teorie che descrivono con successo il funzionamento del mondo, poiché queste idee sono collegate con la geometria in modo molto importante. Sono state fondamentali anche le idee statistiche che ci permettono di trattare sistemi fisici grandi e complicati, costituiti da un numero enorme di singoli ingredienti, come ci hanno mostrato Maxwell, Boltzmann, Gibbs, Einstein e altri ancora. La matematica sta anche alla base della teoria quantistica, basta pensare alla teoria delle matrici di Heisenberg, agli spazi complessi di Hilbert, alle algebre di Clifford, alla teoria delle rappresentazioni, all'analisi funzionale infinito dimensionale, eccetera di Dirac, von Neumann e molti altri. Mi piacerebbe scegliere solo due aspetti particolari della matematica che sta alla base della nostra comprensione del funzionamento del mondo, discutendoli uno dopo l'altro poiché credo possano accennare a questioni di principio importanti ma non trattate ampiamente nella nostra teoria fisica. Il primo è il ruolo del sistema dei numeri complessi che scopriamo essere così fondamentale per le operazioni della meccanica quantistica — in contrasto con il sistema dei numeri reali che ha costituito il fondamento di tutte le precedenti teorie di successo. Il secondo è il ruolo della simmetria, che ha un'importanza fondamentale in pressoché tutte le teorie del ventesimo secolo, in particolare riguardo alla formulazione della teoria di gauge delle interazioni fisiche. Consideriamo dapprima i numeri complessi. È stato un tema ricorrente in questo libro il fatto che non solo vi è una speciale magia nella matematica di questi numeri, ma che sembra che la Natura stessa sfrutti questa magia nel tessere la trama dell'universo ai suoi livelli più profondi. Potremmo, tuttavia, discutere se questa sia realmente una vera caratteristica del nostro mondo, o se sia stata soltanto l'utilità matematica di questi numeri a condurre al loro uso estensivo nella teoria fisica. Molti fisici, credo, propenderebbero per questa seconda opinione, ma ricordo loro che vi è ancora qualcosa di misterioso – che richiede qualche spiegazione – nel perché sembra che il ruolo di questi numeri sia così universale nella struttura della meccanica quantistica, stando effettivamente alla base del fondamentale principio di sovrapposizione quantistica e, in modo alquanto diverso, dell'equazione di Schrödinger, della condizione di frequenza positiva e della «struttura complessa» infinito dimensionale (§26.3) che compare nella teoria quantistica dei campi. A questi fisici sembrano «naturali» i numeri reali e «misteriosi» i numeri complessi, ma, da un punto di vista puramente matematico, non vi è niente che sia più «naturale» per i numeri reali che per quelli complessi. In verità, in vista della natura alquanto magica dei numeri complessi, si potrebbe assumere il punto di vista opposto e reputare che essi siano innegabilmente più «naturali» o «dati da Dio» rispetto ai numeri reali. Secondo il mio particolare punto di vista, l'importanza dei numeri complessi – o, in modo più specifico, l'importanza dell'olomorfia (o dell'analiticità complessa) – nei fondamenti della fisica deve essere ritenuta una cosa «naturale», poiché il mistero si trova forse nell'opinione opposta. Perché strutture | << | < | > | >> |Pagina 1043Problemi come quelli descritti nelle precedenti sezioni sono lontani dall'essere risolti nell'ambito dell'attuale conoscenza fisica, ma possiamo sperare che una futura fisica nel ventunesimo secolo possa gettare luce su di essi. La razza umana può però essere giustamente orgogliosa se si volge a guardare ciò che è già stato realizzato fino alla fine del ventesimo secolo. Moltissimi problemi misteriosi — e addirittura terrificanti — per gli antichi sono stati risolti e alla luce di queste soluzioni è spesso possibile agire in modo positivo. Gran parte del terrore suscitato dalle malattie è ora svanito, non solo a causa delle moderne medicine (qui il metodo scientifico si è dimostrato inestimabile), ma anche perché possono essere usate diagnosi preventive con l'impiego della tecnologia moderna (raggi X, ultrasuoni, tomografia, eccetera), così come trattamenti sofisticati (radiazioni, laser, eccetera). Spesso questa tecnologia dipende da profonde conoscenze di fisica che non erano disponibili agli antichi. Lo stesso tipo di conoscenza ci ha dato molte altre cose, come l'idroelettricità, l'illuminazione elettrica, i materiali che servono da protezione contro gli elementi atmosferici, le telecomunicazioni come la televisione e la telefonia mobile, i computer, internet, le moderne forme di trasporto e numerosi altri aspetti della nostra vita. Molti di questi sviluppi dipendono certamente e direttamente dalla fisica in una forma o in un'altra. Inoltre, le regole fondamentali della chimica, per come la si conosce oggi, sono anch'esse fondamentalmente fisiche (in linea di principio, se non in pratica) — provenendo principalmente dalle regole della meccanica quantistica. La biologia è ancora molto distante dall'essere riconducibile a leggi fisiche, ma non abbiamo alcun motivo di credere che il comportamento biologico (a parte la coscienza) non sia, alla sua radice, semplicemente dipendente da azioni fisiche che ora fondamentalmente conosciamo. Di conseguenza, sembra che anche la biologia sia in ultima analisi controllata dalla matematica. Prendiamo in considerazione, per esempio, il modo miracoloso con cui un seme può svilupparsi in una pianta vivente, in cui la superba struttura di ciascuna pianta è simile in grande dettaglio a ciascuna delle altre che hanno origine dallo stesso tipo di seme. Vi è qui una fisica profonda alla base, poiché il DNA che controlla la crescita della pianta è una molecola, per la quale la persistenza e l'affidabilità della sua struttura dipendono crucialmente dalle regole della meccanica quantistica (come Schrödinger ha evidenziato nel 1967, nel suo piccolo ma autorevole libro What is Life?). La crescita della pianta, inoltre, è controllata dalle stesse forze fisiche che governano le singole particelle che la compongono. Quelle importanti sono soprattutto d'origine elettromagnetica, ma l'interazione nucleare forte è essenziale per determinare quali nuclei siano possibili e quindi quali atomi possano essere presenti. Anche la forza debole svolge un suo ruolo in fenomeni che osserviamo su grande scala ed è straordinario come, nonostante la sua debolezza (soltanto circa 10^-7 volte la forza forte e 10^-5 quella elettromagnetica), questa forza possa provocare alcuni degli eventi più drammatici sperimentati dal genere umano. È infatti la forza debole a essere responsabile, per mezzo del decadimento radioattivo all'interno della Terra, del riscaldamento del magma terrestre. Le eruzioni vulcaniche sono, in particolare, un suo retaggio. Vi è stato un periodo di pochi anni nella storia della Terra, a partire dal 535 d. C. circa, in cui in tutto il mondo vi furono carestie e una temperatura particolarmente fredda, a causa della copertura virtualmente completa di polvere dovuta a un'enorme esplosione vulcanica. Questo vulcano era probabilmente il Krakatoa, vicino a Giava, che sembra abbia avuto una violenta eruzione nel 535 e un'altra (ma non così violenta) in epoca moderna, nel 1883. Probabilmente persino più drammatica per i suoi civilizzati spettatori fu l'esplosione vulcanica che distrusse l'isola Tera (Santorini) nel 1628 a. C., che sarebbe stata facilmente visibile da Creta, a circa 150 chilometri a sud di essa. Spazzò via la comunità civilizzata di Tera e probabilmente fu responsabile del susseguente declino della pacifica e colta società di Cnosso di Creta, dove nel suo Grande Palazzo si diceva fosse posto il famoso labirinto di Dedalo. È stato sostenuto in modo convincente che la distruzione di Tera può essere stata all'origine del mito di Atlantide. Possiamo forse trarre qualche motivo di conforto dal fatto che alcuni dei cataclismi del passato possono anche aver generato lo sviluppo di nuovi progressi che altrimenti non sarebbero potuti avvenire. (Il più drammatico di questi cataclismi è stato il completo sterminio dei dinosauri che ha permesso lo sviluppo dei mammiferi e infine quello degli esseri umani – anche se sembra che questo sia stato dovuto alla collisione con un meteorite più che a un evento vulcanico.) Lo straordinario sviluppo della cultura nell'antica Grecia nel millennio dopo la distruzione di Tera deve forse qualcosa a quel catastrofico evento vulcanico? È forse perfino più sorprendente che le più violente esplosioni viste nell'universo siano causate dalla forza più debole di tutte le altre – se è corretto chiamarla forza – vale a dire la forza gravitazionale (soltanto circa 10^-40 volte la forza elettrica, in un atomo d'idrogeno, e circa 10^-38 volte l'intensità della forza debole), dove buchi neri alimentano le incredibilmente potenti sorgenti d'energia dei quasar. Nonostante la loro straordinaria potenza, la loro distanza da noi è però così grande che, visto dalla Terra, il quasar più luminoso, 3C273, ha una luminosità che è soltanto circa 10^-6 volte quella di Sirio, una stella a noi vicina. In effetti, quando esaminiamo il cielo in una notte chiara e tranquilla, anche se possiamo provare soggezione dinanzi all'immensità dell'universo, discerniamo soltanto una piccolissima frazione di esso. Gli oggetti più distanti visibili a occhio nudo (la galassia di Andromeda) sono soltanto a un piccolo 10^-3 della distanza fino a 3C273 e a circa 10^-4 volte la distanza fino al bordo dell'universo osservabile!
Le singolarità dello spaziotempo che si trovano nei noccioli dei buchi neri
sono tra gli oggetti noti (o presunti) dell'universo attorno a cui permane il
più profondo mistero — e che le nostre attuali teorie sono incapaci di
descrivere. Come abbiamo visto soprattutto in §§34.5, 7, 8 vi sono altri
problemi profondamente misteriosi di cui abbiamo scarsissime conoscenze. È molto
probabile che il ventunesimo secolo rivelerà intuizioni persino più meravigliose
di quelle con cui siamo stati benedetti nel ventesimo secolo. Ma affinché ciò
avvenga, avremo bisogno di idee nuove e potenti, che ci conducano in direzioni
significativamente diverse da quelle attualmente seguite.
Forse quello di cui abbiamo maggiormente bisogno è qualche sottile cambiamento
di prospettiva — qualcosa che noi tutti ci siamo lasciati sfuggire...
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