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Pagina 19
[ infanzia ]
Non so dove si sono spezzati i
fili che mi collegano all'infanzia.
Come tutti, o quasi tutti, ho avuto
un padre e una madre, un vasino, un
lettino, un sonaglietto, e piú
tardi una bicicletta che, a quanto
pare, non inforcavo mai senza
cacciare urla di terrore al solo
pensiero che intendessero alzare o
perfino togliere le due piccole
ruote laterali che mi davano
stabilità. Come tutti, ho
dimenticato ogni cosa dei miei
primi anni d'esistenza.
La mia infanzia fa parte di
quelle cose di cui so di non sapere
granché. Pure, è dietro di me, è
il terreno sul quale sono
cresciuto, fa parte di me quale che
sia la mia tenacia nell'affermare
che non mi appartiene piú. Per
molto tempo ho tentato di stornare
o mascherare queste evidenze,
chiudendomi nello status innocuo
dell'orfano, dell'ingenerato, del
figlio di nessuno. Ma l'infanzia
non è nostalgia, né terrore, né
paradiso perduto, né vello d'oro,
forse orizzonte, punto di partenza,
coordinate a partire dalle quali
gli assi della mia vita potranno
trovare il loro senso.
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Pagina 52
[ indicibile ]
Io non so se non ho niente da
dire, so che non dico niente; non
so se quello che avrei da dire non
viene detto perché è l'indicibile
(l'indicibile non si rintana nella
scrittura ma è quello che, molto
prima, l'ha scatenata); so che
quello che dico è bianco, è
neutro, è segno una volta per
tutte di un annientamento.
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Pagina 83
[ ricordi ]
I ricordi ormai esistono, fugaci
o tenaci, futili o grevi, ma niente
li addensa. Sono come quella
scrittura slegata, composta di
lettere isolate incapaci di
saldarsi fra loro per formare una
parola che fu la mia fino all'età
di diciassette o diciotto anni,
oppure come quei disegni
dissociati, scompaginati, i cui
elementi sparsi non riuscivano
quasi mai a collegarsi l'un
l'altro, e con cui, all'epoca di W,
diciamo tra gli undici e i quindici
anni, ricoprii interi quaderni:
figure che niente univa al terreno
sul quale avrebbero dovuto
poggiare, navi con le vele non
legate agli alberi, né gli alberi
legati allo scafo, macchine di
guerra, ordigni di morte, aerei e
veicoli dai meccanismi improbabili,
gli ugelli disinseriti, i cavi
interrotti, le ruote che giravano a
vuoto; le ali degli aerei si
staccavano dalla fusoliera, le
gambe degli atleti erano staccate
dal tronco, le braccia separate dal
torso, le mani non garantivano
presa.
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