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| << | < | > | >> |Pagina 2Un po' di storiaCuba. Pare che l'avventura sia cominciata proprio da qui. C'è sempre di mezzo Cristoforo Colombo, con le sue caravelle. A sentire la viva voce degli isolani (con il benestare degli storiografi), la storia dell'America è partita proprio da questa isola. Fin dal 1511, quando le prime frotte di spagnoli giunsero con il proprio carico di piombo e nutrite riserve di forza-lavoro africana, l'importanza dell'isola assunse un ruolo geografico di preminenza. Tutto passava per Cuba (come in un grande ufficio postale) per essere smistato nelle altre colonie sia del Nordamerica sia delle Indie occidentali. Con il tempo, poi, visto che spesso la gestione delle colonie comportava qualche difficoltà (ammutinamenti, rivolte, e anche vere e proprie rivoluzioni), da chiave geografica l'isola si trasformò progressivamente in un crocevia di fondamentale importanza strategica. Specialmente per gli Stati del Nord e le loro progressive ingerenze negli "affari" di un comodo e impoverito Sudamerica. | << | < | > | >> |Pagina 6La santeríaMa torniamo a Cuba. Il rituale della santería, diffuzo specialmente nella capitale e nella città di Matanzas, rimane strettamente legato all'etnia Yoruba, cui i cubani assegnano il nome di Lucumì (amici), e alle sue percussioni. La tradizione della santería, una vera e propria religione afroamericana praticata oggigiorno anche dai bianchi, ha avuto modo di diffondersi nel tempo soprattutto attraverso l'istituzione dei cosiddetti cabildos, dapprima comunità religiose e luoghi di culto, poi, dopo l'abolizione della schiavitù (1886), vere e proprie Società guidate da presidenti e presidentesse utili a conservare i tratti culturali di ciascuna etnia; infine, nelle case-tempio. Nel rituale della santería, i santi della cosmogonia Yoruba vengono invocati secondo un ordine ben preciso (oru), ciascuno secondo il ritmo specifico che lo contraddistingue. Ciascuna divinità è inoltre caratterizzata anche da uno specifico colore, che viene indossato dai suoi 'iniziati'. Man mano che il tempo passa il ritmo si fa sempre più incalzante, fino a quando l'invocazione non si traduce nella possessione dell'iniziato (o degli iniziati) che, in questo modo, si dice venga 'cavalcato' dalla divinità. Lo stato di trance può avere anche una durata considerevole e prevede soprattutto fremiti e convulsioni. Oppure gioia, sorriso ed euforia. La divinità, proprio come un genitore, può giungere, infatti, per sgridare o proteggere il proprio figlio. I movimenti del posseduto inoltre rivelano le specifiche caratteristiche del santo che lo possiede. | << | < | > | >> |Pagina 12Il contenuto del CDI nostri ascolti si aprono con due preziosi documenti sonori di eccezionale interesse storico e musicale: due registrazioni effettuate sul campo circa cinquant'anni fa. Nel canto Elegguà (traccia 1), tipico della costa orientale dell'isola (Santiago de Cuba), l'incontro tra universo Yoruba e cattolicesimo ha avuto modo di essere permeato anche dalle dottrine, sviluppate alla fine del XIX secolo, dello spiritismo. Anche nelle divinazioni occidentali, infatti, abbiamo a che fare con un medium (o intermediario) di uno spirito evocato per mezzo di un 'colpo'. Alla vaghezza ritmica del 'colpo' generico europeo, la pratica afroamericana sostituisce la precisione di un determinato ciclo ritmico. Il canto, in spagnolo, dipinge ratteristiche della deità di Elegguà: è lui l'inizio e la fine di tutte le cose, il guardiano delle porte delle tenebre e della luce, il divino complementare dell'anima scura di Eshu così come, nel pantheon mediterraneo, Apollo lo è di Dioniso.
Il canto e il ritmo successivo sono dedicati
alla divinità Yoruba di Shangó (traccia 2).
È la signora incontrastata dei fulmini e del
tuono. A questa divinità sono consacrati i tamburi
batá
e in particolare il
santero,
per richiamare la sua attenzione, utilizza il suono di una
maraca.
Nella registrazione, effettuata e Placeta
Norte, accanto alle percussioni
batá
è documentato l'utilizzo del tamburo cilindrico
bembé
tipico di questa regione.
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