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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione all'edizione italiana 7 Introduzione 11 Il fallito Musikdirektor Un diario di tredici giorni 15 Schumann direttore d'orchestra, maestro del coro e concertatore 16 Il Promemoria di Wilhelm Wortmann 19 Testimoni coevi insospettabili mossero le stesse critiche di Wortmann 26 A Düsseldorf non avevano ancora conosciuto Schumann come direttore 31 Un San Valentino cominciato in armonia — ma la sera... 35 Il tinnitus aurium che si trasforma in delirio alcolico 42 I primi indizi di delirio alcolico in Schumann 46 Diario di Ruppert Becker 51 Ci mancano particolari per il primo dei tredici giorni 56 Niente di nuovo anche nel secondo dei tredici giorni 60 Terzo e quarto dei tredici giorni: durante la notte Robert mette per iscritto il tema delle Geistervariationen 60 Nel quinto dei tredici giorni, il delirio alcolico di Schumann si traduce in una fase di sonno conclusivo (sonno terminale) 64 Nel sesto dei tredici giorni, vediamo Schumann tornare alla sua scrivania 66 Un giorno davvero tranquillo, il settimo dei tredici. Ma le errate valutazioni dei medici aggravano le conseguenze 68 L'ottavo dei tredici giorni è ricco di eventi, ma per altri motivi 75 Il nono dei tredici giorni trascorre tranquillo per Robert, non però per Clara 83 Decimo dei tredici giorni. Ruppert Becker va a passeggio con Robert per un'ora e lo trova in perfette condizioni 86 Undicesimo dei tredici giorni. Nessuna novità in casa Schumann 87 Dodicesimo dei tredici giorni. Robert è ancora in uno stato di fragilità emozionale. Ma la reazione di Clara è di panico 88 Tredicesimo giorno — Separazione di mensa e talamo — Il tuffo nel gelido Reno è soltanto leggenda? 96 Ai giornali però qualcosa era arrivato 110 Mercoledì delle ceneri, 1° marzo 1854 112 Giovedì 2 marzo 1854 114 Endenich dà subito parere favorevole 115 Sabato 4 marzo 1854 — Ricovero a Endenich 117 Robert Schumann era alcolizzato? 119 Disturbi somatici e psicologici di Robert Schumann durante gli anni di Düsseldorf 141 Ancora una volta: la più forte e ultima affezione uditiva 142 Nota sul tinnitus aurium 147 Schumann e Hiller. La visita di Hiller a Düsseldorf nel giorno dei morti 162 Il Festival musicale della Bassa Renania del 1853 a Düsseldorf 172 Gioie estive 183 Cosa succede quando una persona ha dovuto rinunciare a una posizione di vertice 221 Il viaggio in Olanda, una cura psicologica 224 "E cosa fa di mestiere?" 233 Ritorno a Düsseldorf e terza affezione uditiva di Schumann 236 Figliolanza, amore e sessualità 252 L'ottava gravidanza 268 È stato davvero Brahms il padre di Felix Schumann? 277 Le composizioni di Schumann a Düsseldorf 280 Considerazioni conclusive 285 Note 293 |
| << | < | > | >> |Pagina 11La vita di Robert Schumann è oggi fatta oggetto di interesse per lo più a partire dalla fine, la tragica conclusione dei suoi ultimi anni in una clinica psichiatrica. Come siano andate effettivamente le cose a Endenich, e come si spiega che Schumann vi sia finito, ha dato tuttavia luogo a poche indagini. Schumann era un genio romantico, ancora oggi considerato il sommo talento musicale del Romanticismo. E il Romanticismo, perlomeno a partire dalle veglie notturne di Bonaventura, Nachtwachen von Bonaventura di Ernst A.F. Klingemann (1777-1831), ha idealizzato il manicomio e i pazzi. La fine di Schumann quale pazzo tra altri pazzi è sembrata purtroppo congruente e non particolarmente degna di compassione. Infatti, il mondo di allora ha riservato la propria partecipazione sopra tutto alla moglie Clara. La quale è rimasta per la posterità, e fino a oggi, la "moglie duramente provata". Del marito Robert Schumann e delle sue prove non meno dure, nessuno invece parla. È opinione generale che tosse sifilitico; sicché, tale il sottinteso, è stato causa del suo male e ha condannato la moglie all'infelicità. I fatti concreti e l'esperienza interiore di Schumann non appaiono altrettanto significativi e non sono diventati materia di indagine. È parso sufficiente vedersi confermati nelle proprie convinzioni. Negli ultimi anni numerose, ulteriori testimonianze si sono però aggiunte a quelle già note, cosa che ha reso possibile riformulare tutte le domande. Il presente libro tenta appunto di dare risposte alle domande in questione. Non è forse un caso che il suo autore sia non soltanto un melomane, ma anche di professione psichiatra, psicoterapeuta e neurologo, e molte risposte ne sono rese solo così possibili. Di conseguenza, nei capitoli successivi mi rifarò di continuo alle mie cognizioni e alle mie esperienze di clinico psichiatrico, nella speranza che ciò valga ad allontanare i velami che dissimulano agli occhi del pubblico la malattia psichica. Altrettanto se non più necessarie, ai fini della comprensione di molti eventi, sono esperienze nel campo della psicoterapia e della psicosomatica. A tutt'oggi, infatti, si è preferito interpretare certe reazioni psichiche e somatiche di Schumann quali altrettanti prodromi della sua follia. Ce ne occuperemo nel corso del libro. Una iniziale premessa è però necessaria. La vita di Robert Schumann subì un totale capovolgimento in quei tredici giorni. Tredici, non uno di più: quelli che vanno dall'ultimo contatto sessuale tra i coniugi Schumann al giorno in cui Clara e i figli lo abbandonarono in fretta e furia, per non rivederlo mai più. Da quel momento trascorsero altri tre giorni, fino al trasferimento forzoso di Schumann al ricovero dei pazzi di Endenich. Gli eventi che precedettero i "tredici giorni" furono tuttavia punteggiati da sviluppi, eventi e problemi che sussistevano già da tempo, in parte addirittura da decenni. Né altrimenti sarebbero andate le cose con un altro essere umano: e questo perché nel nostro modo di sentire, pensare e reagire, portiamo il bagaglio dell'intera nostra vita precedente. Se l'esistenza di un individuo qualunque non ha molta importanza per il divenire della nostra civiltà, e ha tutt'al più incidenza sui figli e discendenti, nel caso di un genio è diverso. Per questo, sarà necessario rifarsi a più riprese ai precedenti eventi ed esperienze della vita di Schumann. È oltretutto sperabile che questo ci dia modo di approfondire la nostra comprensione dell'opera di Schumann. E non è appunto questo lo scopo di ogni storia del caso? L'indagine sulle vicende esistenziali sul palcoscenico esteriore e interiore di un genio potrebbe tutt'al più soddisfare curiosità più o meno lecite circa la vita privata altrui, se al tempo stesso non fosse anche in grado di condurre a una più approfondita comprensione dell'opera. È inoltre da sperare che in futuro la nostra partecipazione non si limiti a fare di Schumann l'argomento di quella deplorazione accompagnata da un'alzata di spalle che di norma viene riservata a un alienato, lo si definisca malato di mente o affetto da disturbi psichici. Se si comprende meglio l'arco esistenziale di Schumann, la nostra partecipazione può andare anche ad altri strati del nostro io. Quanto a questi "tredici giorni", se finora pochi sono i fatti concreti, numerose sono invece le divaganti narrazioni in merito, spesso di molti decenni successivi. Che si combinano a plasmare il mito di Schumann. Interpretazioni che possono non essere tutte pure invenzioni, ma avere un nocciolo di verità, tuttavia a mano a mano addobbato al punto da rendere irriconoscibile la realtà. Ben diversamente stanno le cose con le persone presenti a un evento. Se accade che un testimone oculare racconti storie "fiorite" su un altro o su un fatto, di cui è davvero al corrente, accade perché persegue un preciso interesse. I veri testimoni sono sempre parte in causa nell'evento, e quelli rimasti ai margini vogliono anzitutto avere un briciolo di celebrità. Sicché, volentieri gonfiano i fatti, e a lungo andare finiscono per crederli veri. Non dobbiamo mai dimenticarlo. | << | < | > | >> |Pagina 42IL TINNITUS AURIUM CHE SI TRASFORMA IN DELIRIO ALCOLICOQuel giorno l'affezione uditiva, il tinnitus aurium, si era trasformato in delirio alcolico. È una cognizione nuova di cui a tutt'oggi non si trova traccia nella letteratura su Schumann, ma che, come si vedrà, è obbligatoria. Sono anzitutto debitore al lettore di un chiarimento circa il termine delirio. È una parola antica, e nel caso specifico usata in un'accezione antica. Deriva dal latino lira, il solco tracciato sul campo, e delirare vuol dire in pratica "deviare dal solco". Il significato dell'antico termine medico è reperibile in un libro di medicina in lingua tedesca di Theodor Zwingern, risalente al 1686. Delirare — Con questo termine vengono designati coloro i quali nel corso di malattie infiammatorie smarriscono la ragione e dicono o fanno concretamente cose folli di ogni genere. Un delirio alcolico è una psicosi di breve durata accompagnata da molteplici allucinazioni che interessano tutti i sensi, vale a dire udito, vista, olfatto, gusto, tatto, eccetera. La causa ne è sempre un uso eccessivo di alcol, e d'altra parte è l'unica vera alterazione mentale della quale si possa dire che non ha mai una durata superiore agli undici giorni. Non mancano però assai spesso uno stadio propedeutico e una fase iniziale senza vere e proprie manifestazioni deliranti. Superata la crisi, il paziente avrà comunque un periodo di recupero di un paio di giorni, a volte di più lunga durata. Del delirio alcolico di Schumann dobbiamo occuparci più ampiamente per due ragioni. La prima è che a tutt'oggi le ricerche sul compositore hanno del tutto ignorato o trascurato il delirio, sebbene la realtà fattuale fosse in larga misura perfettamente leggibile in testimonianze rese già di pubblico dominio. Un altro, e più semplice, motivo consiste in ciò, che la maggioranza dei medici odierni non conoscono un delirio del genere per esperienza diretta. Negli anni di apprendistato, i giovani sanitari hanno infatti ancora oggi rarissime occasioni di familiarizzarsi con il quadro clinico di un delirio alcolico. Nei miei primi anni di attività psichiatrica, io ho avuto invece sott'occhio ancora molti deliri alcolici, e ho potuto farmi un'idea delle terapie disponibili all'epoca di Schumann. Non essendo ancora disponibile un farmaco di sicura efficacia, non restava che affidarsi alle circostanze specifiche. Nonostante tutti i tentativi e gli sforzi, capitava regolarmente che durante il delirio alcolico un paziente su cinque morisse. E se accadeva che il medico che aveva lottato fino all'estremo per la vita di un delirante del genere dovesse constatare che questo gli moriva per così dire sotto le mani, l'evento pesava, eccome, sulla sua coscienza deontologica. E incideva largamente anche sulla mia. Se ci si fosse resi conto che sarebbe bastato mantenere in vita ancora per un paio di giorni il paziente, questi sarebbe stato salvo e fuori pericolo. Verso la metà degli anni sessanta del ventesimo secolo è stato tuttavia scoperto un farmaco, la emineurina e, una volta appreso l'adeguato impiego della molecola, i casi di decesso non si sono più verificati. Anzi, se a essa si ricorre precocemente, non si ha più lo sviluppo di un "pieno" delirio. È per questo motivo che i giovani medici non sono più in grado di farsi in merito quell'esperienza che invece io possiedo.
Per rendere del tutto accettabile l'idea che nel caso
di Robert Schumann si trattò dello sviluppo di un
delirio alcolico "pieno" nelle pagine successive riporterò citazioni tratte da
quelle che sono a tutt'oggi
le descrizioni migliori e più particolareggiate delle
manifestazioni associate al delirio alcolico. Ne è autore lo psichiatra
berlinese Karl Bonhoeffer, padre
dell'assai più noto teologo Dietrich Bonhoeffer che i
nazisti hanno assassinato nell'aprile del 1945. Lo psichiatra Bonhoeffer ha
potuto raccogliere esperienze assai numerose grazie a una particolare
circostanza. Per qualche tempo, infatti, è stato responsabile del
reparto psichiatrico del carcere di Breslavia, attività
che si è aggiunta al suo lavoro di clinico universitario. Al loro ingresso in
carcere, ai detenuti dal primo
giorno non venivano somministrate sostanze alcoliche di nessun genere, cosa che
comportava, l'etilismo essendo all'epoca largamente diffuso, numerosi casi
di delirio alcolico. Bonhoeffer ha raccolto in un libro,
pubblicato nel 1901, le osservazioni di questo stato
patologico di cui ha avuto modo di fare esperienza in
due contesti clinici contemporaneamente. Dal libro in
questione sono tratte le citazioni inserite qui di seguito ove necessario.
I PRIMI INDIZI DI DELIRIO ALCOLICO IN SCHUMANN I primi segni si erano manifestati già un paio di giorni prima. Sabato 11 febbraio 1854, Robert aveva vergato questa concisa annotazione: Triste notte (disturbi uditivi e mal di testa). Con Dietrich in biblioteca. Clara ha aggiunto qualcosa d'altro, ma non dobbiamo dimenticare che l'ha fatto a qualche settimana di distanza: La notte di sabato 11 febbraio, Robert ha avuto una violenta affezione uditiva che è durata l'intera notte, e così intensa da impedirgli di chiudere occhio. Udiva sempre la stessa nota alla quale si aggiungeva a volte un altro intervallo. Situazione che è rimasta immutata per l'intera giornata.
"Le allucinazioni uditive del delirante sono da
un lato elementari... Squilli, fischi, spari, scrosci,
musica e canti... e simili" (Bonhoeffer, p. 10).
Non si hanno dunque più soltanto forti e dolorose affezioni uditive. Strano a dirsi, un tinnitus aurium non impedisce il sonno durante il quale l'acufeno sparisce, ma riprende immediatamente non appena ci si svegli, anche solo per pochi istanti, nel corso della notte. Non accade dunque che non si possa dormire a causa del tinnitus. Il quale è però sempre un suono fastidioso, vale a dire una nota sgradevole, senza che ci sia una seconda nota corrispondente alla prima e, tra l'una e l'altra, un intervallo, di terza, di quarta, di quinta e via dicendo. Clara evidentemente non aveva a disposizione un altro termine al di fuori di affezione uditiva. Quanto al disturbo del sonno, non doveva essere stato totale, come invece afferma Clara, se durante la giornata Robert è stato in grado di recarsi in biblioteca. Dove è probabile che abbia sfogliato libri o li abbia presi in prestito per ricavarne altri fiori per il suo Dichtergarten. L'annotazione di Robert per domenica 12 febbraio 1854 consiste di due brevi frasi. Prima frase: Ancora peggio, ma anche magnifico. Da un lato è dunque intervenuto un aumento, e d'altra parte Robert ode o esperisce piacevoli sonorità o addirittura armonie. La seconda frase è di difficile spiegazione. Eccola: La volontà [sic!] si rivela "una solida fortezza".
Di prim'acchito se ne ricava che Robert dà prova
di forte volontà e che non vuole lasciarsi sopraffare,
in altre parole che ha intenzione di continuare una
vita normale. Luterano e nipote del pastore luterano
Johann Friedrich Schumann, ovviamente conosceva il
testo delle quattro strofe di un ben noto inno luterano,
anche se qui il richiamo è alla prima strofa o alle prime righe della strofa
stessa:
Una solida fortezza è il nostro Dio, Una buona corazza e arme; Egli ci libera da ogni ambascia, Che ci ha colpito. [Ed è] l'antico perfido Nemico Con tutta la sua perseveranza, Grande potenza e molta astuzia Sono il suo atroce arnese, E niente di simile è in terra. Il tinnitus, che tanto aveva tormentato Robert, si è dunque immediatamente, fin dall'inizio, trasformato in delirio. "In altri casi la patologia si manifesta senza una prolungata fase prodromica. Questo si verifica in particolare qualora il delirio si accompagni a una malattia acuta" (Bonhoeffer, p. 52). Il delirio alcolico, non ancora giunto a pieno sviluppo, persino in questa fase poteva essere bloccato. Soltanto a partire da una fase successiva, alla quale Robert sarebbe arrivato parecchi giorni dopo, sarebbe risultato impossibile mettervi improvvisamente fine, e sarebbe bastato attenderne la naturale conclusione. "Molto spesso il delirio non va al di là della fase iniziale, e dunque non si verificano alterazioni nella percezione del mondo esterno. In tal caso si parla di un delirio abortito" (Bonhoeffer, p. 52). Per lo più, passano parecchie settimane prima che si manifestino i prodromi di una condizione del genere, e si presentano in forma di sogni particolarmente intensi e realistici. Un sogno del genere Robert lo aveva avuto e descritto, sei giorni prima, nella lettera di ringraziamento a Joseph Joachim. Ho sognato di lei, caro Joachim; eravamo insieme da tre giorni — lei teneva tra le mani piumaggi dai quali sgorgava champagne — quanto prosaico! Ma anche quanto vero! Un sogno realistico che in maniera solo leggermente deformata ricorda il troppo alcol bevuto durante la visita a Joachim a Hannover, alla quale ha fatto cenno Robert nel suo diario di viaggio (bevuto molto, bevuto troppo). I piumaggi erano all'epoca accessori particolarmente amati, e ancora oggi capita di imbattersi in oggetti del genere, fatti di lunghe, leggere e belle piume. Immaginarsi che da esse possa sgorgare champagne, è forse un po' arduo, ma pur sempre possibile. Robert stesso ha notato il carattere realistico di questo sogno, e non ha mancato di commentarlo (quanto prosaico! Ma anche quanto vero!). Con ogni probabilità Clara ha esagerato nella sua annotazione sul giorno in questione, scritta a distanza di settimane ma senza che sia impropria e non corrisponda a quella di Robert. ... dice che la musica è così splendida, con strumenti dal suono di tale magnificenza, che sulla terra non si è mai udito niente di simile! Ma naturalmente ne è travolto e terrorizzato. Il medico dice che non può fare assolutamente nulla. Il medico cui si fa cenno è probabilmente il dottor Hasenclever, il quale infatti deve essersi attivato a più riprese nei giorni successivi. Vedremo più avanti se davvero non era in grado di fare alcunché. Comunque, lunedì 13 febbraio 1854 l'affezione uditiva non è peggiorata. Magnifici dolori. Non diversamente dal giorno precedente. Nel complesso, situazione migliorata anziché peggiorata. Oppure, Robert ha fatto appello alla propria volontà per poter continuare una vita normale. Le annotazioni sull'agenda di casa vengono continuate con cura. Il 13 febbraio viene inserita meticolosamente anche una spesa piccola come questa: Per lavaggio guanto spesi 12 Neugroschen, per carrozza 5 Neugroschen, per biglietti 1 tallero prussiano e 15 Neugroschen, per Porto 2 Neugroschen e 5 Pfennig, e Clara riceve i suoi 15 talleri di paga settimanale. Ed eccoci così al 14 febbraio 1854, e né Clara né Robert riescono a sentirlo come un giorno particolarmente preoccupante, tant'è che proprio quello stesso giorno si sono concessi la gioia dell'amore. Mancano però le annotazioni relative ai singoli eventi. Comunque, Robert la sera ha udito stupenda musica, e non era una affezione uditiva, bensì un'allucinazione.
Nelle sue annotazioni, tracciate a distanza di settimane, Clara non ne ha
parlato affatto. Evidentemente,
non ne ha conservato un ricordo di particolare significato. Ne ha invece scritto
qualcosa Ruppert Becker, musicista e amico della coppia.
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