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| << | < | > | >> |IndiceVII Prefazione di Luigi Goglia X Abbreviazioni 1. La società 1 1. La comunità italiana Origini; Le capitolazioni; La massoneria; I censimenti; Sangue per la patria; Iniziative post belliche; Le Associazioni comunitarie; Festeggiamenti e visite; Le città degli italiani 21 2. Gli ebrei italiani in Egitto La comunità ebraica; Il collegio rabbinico di Rodi; I rapporti con la comunità italiana; La crisi del 1933; Complicazioni palestinesi; Le leggi razziali 42 3. Solidarietà e assistenza Solidarietà per la madrepatria; Le Società di beneficenza; La Sottoscrizione unica; L'assistenza sanitaria alla fine degli anni trenta; La politica in ospedale 71 4. Il lavoro L'emigrazione; Gli italiani e la nascita dei sindacati; La legge egiziana del 1923; La crisi del ruolo degli italiani; La disoccupazione 2. L'economia 115 1. La Camera di Commercio e le ditte italiane La Camera di Commercio per l'Egitto e il Sudan; La Camera di Commercio del Cairo; Nascita di due Camere di Commercio; Le ditte italiane 134 2. Le banche La nascita delle due banche italiane; Il personale delle banche italiane; Rivalità tra le due banche italiane; La crisi finale 153 3. Il commercio e le fiere Guerra e dopoguerra; Il commercio italo egiziano; Le Fiere 175 4. L'industria Forniture; Appalti; Assuan 3. La vita culturale 215 1. La scuola Le scuole e gli alunni; Le scuole straniere; Diserzioni e "rastrellamento"; La visita dei reali; I risultati del "rastrellamento"; La fine delle Capitolazioni e le leggi razziali 236 2. La cultura L'Università; Conferenze, congressi e mostre; Libri e librerie; Bilancio; L'Istituto di Cultura 260 3. Gli spettacoli Le Società culturali; L'opera; I concerti; La prosa; Il cinema 282 4. La stampa "Il Roma"; Crisi della stampa italiana; "Il Giornale d'Oriente"; Gli altri giornali; Rapporti con la stamoa egiziana 4. La politica 321 1. La fascistizzazione della colonia Il Fascio del Cairo; Il Fascio di Alessandria; I Fasci del Canale: Suez, Porto Said, Ismailia 357 2. L'antifascismo Indagini; Gli elenchi dei "sovversivi" 372 3. La quinta colonna La crisi italo-etiopica; Bilancio del conflitto etiopico; All'ombra degli accordi italo-inglesi; La vigilia della guerra 398 4. La guerra L'inizio della guerra; L'entrata in guerra dell'Italia; Internamento e rimpatrio; Progetti e illusioni; Verso la sconfitta 443 Epilogo Notizie dall'Egitto; Il movimento antifascista; Bambini e ragazzi; Il sequestro; La missione De Astis; L'accordo di Parigi 477 Allegati 490 Indice dei nomi |
| << | < | > | >> |Pagina 11. La società1.1 La comunità italiana 1.1.1 Origini La presenza di una comunità italiana in Egitto si può far risalire al periodo delle repubbliche marinare, che per prime riuscirono a ottenere dei trattati di capitolazione dal Sultano. Anche dopo la conquista ottomana e il declino del Mediterraneo come centro del commercio mondiale, i rapporti tra gli stati italiani e il Levante non cessarono e la lingua italiana rimase fino alla fine del Settecento la lingua franca per il commercio e la diplomazia. Si può parlare di una vera e propria colonia italiana solo a partire dal XIX secolo, quando molti italiani arrivarono in Egitto attratti dal programma modernizzatore di Mohammed Ali. Seguì una seconda ondata composta principalmente di rifugiati politici, che lasciarono l'Italia dopo il fallimento dei primi moti rivoluzionari per l'indipendenza. Questo secondo gruppo diede alla comunità un carattere settario con chiare affiliazioni alla Massoneria. Dopo l'unificazione dell'Italia, le necessità economiche divennero la motivazione principale per l'emigrazione in Egitto. Professionisti, commercianti, artigiani, operai, erano attratti dal rapido sviluppo dell'economia egiziana, caratterizzata dalla costruzione di infrastrutture, prima fra tutte il taglio dell'istmo di Suez, al quale si devono aggiungere dighe e canali per l'irrigazione, porti, strade, ferrovie e la ristrutturazione delle città. La crescita numerica della colonia italiana fu tuttavia accompagnata dal suo declino qualitativo. Nel 1905 il console al Cairo, Giuseppe Salvago Raggi, scriveva: Una metà degli italiani d'Egitto è costituita da operai, piccoli impiegati di banche, di amministrazioni private e garzoni di botteghe ecc. Un quarto circa sono italiani soltanto di nome, giacché nati in Egitto da famiglie originarie di qui, divenute suddite italiane per sottrarsi alle vessazioni alle quali erano esposti in questo paese gli israeliti, sessanta o settanta anni or sono. Fra questi non pochi sono ricchi e alcuni ricchissimi. Una quarta parte degli italiani d'Egitto sono commercianti, impresari di costruzioni, avvocati, ingegneri ecc.; essi guadagnano assai e fra i primi specialmente se ne potrebbero indicare alcuni che hanno fatto una cospicua fortuna. L'aumento della comunità quindi non ne incrementava la qualità e tra i nuovi arrivati, assieme a gente attiva, capace e generalmente apprezzata trovansi gruppi più numerosi di quanto sarebbe desiderabile, che vegetano nell'ozio grazie a qualche soccorso che giunge loro dai privati o dalla società di beneficenza, altri che sfruttando la prostituzione riescono a vivere comodamente ed infine alcuni vagabondi che passano la loro vita fra la prigione, dove soggiornano una parte dell'anno, l'ospedale ed i quartieri più poveri dove trovano modo di farsi mantenere da qualcuno.
Nel XIX secolo molti italiani contribuirono alla crescita dell'Egitto
moderno lavorando nei ministeri e nei tribunali, nella Commissione del Debito
pubblico e presso la Casa reale. All'inizio questo contributo arrivava
da singoli individui come Carlo Rossetti e Bernardino Drovetti, rispettivamente
consoli di Austria e di Francia, che divennero due dei più stretti
consiglieri di Mohammed Ali. Allo stesso tempo molti ufficiali italiani,
insieme ai loro commilitoni francesi, rimasti disoccupati alla fine delle
campagne napoleoniche, parteciparono alla creazione dell'esercito e della
marina egiziana. In Egitto gli italiani contribuirono all'istituzione del
catasto, del servizio postale e del servizio statistico. Il primo ufficio
postale di Alessandria fu aperto da Carlo Meratti e restò in mani italiane fino
al 1865 sotto la direzione di Giacomo Muzzi, il quale rimase direttore della
Posta egiziana dopo la nazionalizzazione fino al 1876. Nel 1847 Luigi Negrelli,
un ingegnere italiano suddito austriaco, preparò il progetto che dieci anni
dopo fu adottato per la costruzione del Canale di Suez. Il Khedive Ismail
affidò ad Antonio Scialoja l'incarico di riorganizzare le finanze egiziane,
compito che egli svolse tra il gennaio 1876 e il marzo dell'anno successivo.
1.1.2 Le capitolazioni La presenza e la prosperità della comunità italiana, come quella di tutte le altre comunità straniere presenti in Egitto, era facilitata dal regime capitolare. I primi a ottenere le capitolazioni erano stati i pisani nel 1173; ad essi seguirono i genovesi e i veneziani (1453-54), i fiorentini (1488), i francesi e i catalani (1507 e 1517). A partire dal 1535 l'impero ottomano, dopo la concessione delle capitolazioni a Francesco I di Francia da parte di Solimano il Magnifico, concluse trattati con la maggior parte degli stati cristiani (Inghilterra, Olanda, Austria, Russia, Prussia, Spagna, Piemonte, ecc.) fino al più completo di tutti, quello stipulato con i francesi nel 1740. Le capitolazioni erano un privilegio riconosciuto agli stranieri nei paesi non cristiani e traevano origine da un lato dai vantaggi reciproci che derivavano dalle relazioni civili o commerciali e dall'altro dalla necessità di appianare le difficoltà che provenivano dalle profonde differenze di religione, leggi e costumi. Caratteristiche principali delle capitolazioni erano: l'inviolabilità del domicilio, con la sola restrizione dei casi di assoluta necessità nei quali era permesso alle autorità di penetrarvi con l'assistenza dei consoli o dei loro delegati. Il diritto degli stranieri di non essere giudicati in materia civile, commerciale e penale da giudici ottomani, ma dai propri giudici consolari che applicavano la legge nazionale. La proibizione di esigere tasse dagli stranieri. Questi privilegi comportavano una diversità di giurisdizione che ostacolava il progresso dell'Egitto e furono in parte attenuati da una riforma, frutto di lunghe trattative diplomatiche, che portò nel 1876 all'istituzione dei Tribunali Misti ai quali furono affidate le competenze in materia civile e commerciale. Fu solo nel 1936, quando l'Egitto ottenne la piena indipendenza, che la Gran Bretagna riconobbe l'incompatibilità delle capitolazioni con il nuovo status del paese e ciò portò l'anno successivo alla Conferenza di Montreux che ne decretò l'abolizione. L'accordo, che entrò in vigore il 15 ottobre 1937, prevedeva tuttavia un periodo transitorio di dodici anni durante il quale le capitolazioni sopravvivevano in forma attenuata per permettere agli stranieri di passare senza scosse al nuovo regime di piena sovranità giudiziaria egiziana. I Tribunali Misti avrebbero continuato a funzionare fino all'ottobre 1949 mentre i tribunali consolari perdevano da subito ogni loro funzione in materia commerciale, civile e penale ma conservavano per il periodo transitorio la competenza in materia di statuto personale dei loro cittadini.
Finché restarono in vigore le capitolazioni costituirono un notevole
vantaggio per tutte le comunità straniere soprattutto dal punto di vista
economico e fiscale ma erano anche uno strumento per controllare i membri della
comunità che potevano essere espulsi, quando danneggiavano il
buon nome dello stato di appartenenza, quando erano sgraditi dal punto
di vista politico e quando potevano essere sottratti alla giurisdizione
egiziana.
Per quanto riguarda l'Italia un esempio è costituto da quanto
accadde a Giuseppe Pizzuto, tipografo e segretario generale della Camera
del Lavoro del Cairo, che fu espulso dall'Egitto nel 1919.
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