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| << | < | > | >> |Indice7 Introduzione CHE COS'È IL DDA? 11 Vivere con un bambino affetto da DDA 20 I sintomi 40 Scuola, casa e amici 47 Crescere con il DDA 58 Le cause del DDA 65 Prognosi: prevedere il futuro LA DIAGNOSI 75 L'avvio della procedura diagnostica 92 La formulazione della diagnosi COME AFFRONTARE IL DDA 107 L'educazione al DDA 118 Il counseling 126 Come aiutare un bambino dai 2 ai 12 anni 135 Come aiutare un adolescente 144 Favorire l'autocontrollo e le relazioni con gli altri 152 I farmaci APPENDICE 175 Gestire una classe con un bambino affetto da DDA |
| << | < | > | >> |Pagina 7IntroduzioneNegli ultimi vent'anni, il disturbo da deficit di attenzione (DDA), con o senza iperattività, da patologia sconosciuta è diventato un protagonista di primo piano in campo psicopatologico. Nei primi anni Ottanta, chi di noi era o genitore di bambini affetti da DDA o professionista della salute mentale, non ne poteva più di sentir parlare del DDA. Sembrava, però, che nessun altro avesse mai sentito parlare del problema anche se, allora come adesso, il DDA era ed è il disturbo psichico più frequente nei bambini.
Oggi tutto questo è cambiato. Negli Stati Uniti, grazie al grande
sviluppo dei gruppi di sostegno e alla grande attenzione che i
media gli hanno riservato, il disturbo da deficit di attenzione è
finito sulla bocca di tutti. Sono ben pochi ormai coloro che non
hanno sentito parlare del DDA. E praticamente tutti hanno un'opinione (o più) in
proposito.
Senza dubbio questa improvvisa espansione della conoscenza in
materia ha rappresentato un fenomeno in gran parte positivo e
un sempre maggior numero di bambini affetti da DDA beneficia
di diagnosi e di cure appropriate. Sempre più insegnanti vengono
preparati in modo da essere in grado di comprendere e gestire il
disturbo da deficit di attenzione, il che apporta ovviamente non
pochi vantaggi ai bambini che ne sono affetti, ai loro compagni
di classe e agli stessi insegnanti. Oggigiorno sono sempre di meno
i genitori che si sentono in colpa perché convinti di avere in qualche modo
provocato il DDA con un'educazione impropria dei loro figli, e sono sempre di
meno i papà e le mamme che si accusano a vicenda: «Chi di noi due ha rovinato
questo bambino?» Ulteriori benefici sono derivati dalla consapevolezza che la
maggior parte dei bambini affetti da DDA non supera, crescendo, i sintomi
caratteristici del disturbo, consapevolezza che ha condotto alla diagnosi e alla
cura efficace di molti adolescenti e adulti affetti da DDA.
Tuttavia l'aumento di consapevolezza dell'opinione pubblica nei confronti del
DDA ha avuto anche un risvolto negativo. Molte persone temono ora che il
disturbo possa venire sovradiagnosticato, sebbene dati recenti smentiscano
questo rischio. Altri sostengono che il DDA viene usato troppo facilmente come
pretesto per giustificare ogni genere di comportamento negativo e dannoso, dal
disturbare in classe alle attività criminali.
Nel campo della ricerca sul DDA, negli ultimi anni si sono registrati promettenti sviluppi. Ci stiamo rendendo conto che molti bambini e adolescenti affetti da deficit di attenzione, o forse persino la maggior parte di loro, non sono del tipo 'assolutamente puro', in quanto spesso soffrono anche di altre psicopatologie quali ansia, disturbi dell'umore, disturbi di apprendimento o abuso di sostanze stupefacenti. Le ricerche consentite dai progressi della neuroradiologia stanno indicando possibili differenze nella struttura di certe parti del cervello dei soggetti affetti da DDA.
Per quanto riguarda l'ereditarietà, i ricercatori si avvalgono degli
strumenti offerti dalla genetica e dalla biologia per studiare cromosomi e geni
allo scopo di trovare eventuali fattori ascrivibili al problema. Oggi, infine,
si comprendono meglio gli effetti dei farmaci stimolanti sulla trasmissione
della dopamina e, cosa sorprendente, si stanno studiando nuovi farmaci che,
secondo alcuni autori, un giorno potrebbero far sembrare quelli attuali
autentici 'ferrivecchi'.
Questo libro, scritto dal punto di vista di una persona che è sia il padre di un bambino affetto da DDA sia uno psicologo clinico che lavora con bambini affetti da DDA, spiegherà, con un linguaggio semplice, lo stato attuale delle cure per questo disturbo e aggiornerà sugli importanti cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. | << | < | > | >> |Pagina 11Vivere con un bambino affetto da DDAIl disturbo da deficit di attenzione altera radicalmente la vita familiare. Le famiglie con uno o più bambini affetti da DDA presentano, nella loro vita di tutti i giorni, negative e fondamentali differenze rispetto alle famiglie che non hanno questo problema. Ci sono maggiori tensioni e più discussioni. La rivalità tra fratelli è violenta e incessante. Il rumore è costante. La cena può non essere serena e mangiare fuori risulta pressoché impossibile. Invece di essere spensierate e divertenti, le vacanze divengono esperienze infelici in cui sembra che non si faccia altro che passare da una prigione (l'automobile) a un'altra (la camera d'albergo). I rapporti coniugali si incrinano, i genitori si scoraggiano e spesso si deprimono; i fratelli si sentono a disagio, trascurati, trattati ingiustamente.
Questo non è un modo giusto di crescere per nessun bambino. Non è neanche un
modo giusto di vivere per nessuna famiglia, ma purtroppo ci sono migliaia di
famiglie con bambini affetti da DDA che vivono ogni giorno proprio in questo
modo. Tutti i componenti della famiglia ne risultano coinvolti. Spesso la gente
dimentica che la prima persona a essere duramente colpita dall'arrivo in
famiglia di un bambino affetto da DDA non è il bambino, troppo piccolo per
sapere che cosa sta succedendo. Di solito non lo è neppure il padre.
Papà è fuori a lavorare con persone sane, o almeno si spera. La prima
persona a rimanere gravemente colpita è la madre.
La mamma «Dottor Eriksen, mi deve aiutare con mio figlio. Ha solo quattro anni, ma è stato già espulso da due asili. E non è finita: dicono che è troppo aggressivo con gli altri bambini. Li spintona e qualche volta li picchia. Dicono che Jeff è rumoroso e che vuole fare sempre le cose a modo suo. Non segue le regole. Detesto doverlo dire, ma hanno ragione. Si comporta nello stesso modo anche a casa. Tortura continuamente la sorellina. A volte è davvero cattivo! Quando bisogna farlo andare a letto si scatena la terza guerra mondiale. «Fa storie per ogni cosa, davvero per ogni singola cosa. Non accetta che gli si dica di no. Quando vuole una cosa, la vuole subito! È normale? Non può essere normale. Che cosa sto facendo di sbagliato?
«Jeffrey è sempre stato molto garbato, ma è anche stato sempre un
bambino difficile. Dormiva e mangiava in modo irregolare. Non sembrava mai
contento né felice. È ancora garbato. Voglio dire, il suo modo di fare è
ingannevole perché in realtà è un bambino terribile. Non smette mai di muoversi.
Non smette mai di fare rumore.
«Che cosa ho fatto di sbagliato? Penso che forse non l'ho tenuto bene in braccio o qualcosa del genere. Penso di essere stata troppo nervosa dopo il parto, al ritorno a casa dall'ospedale. Senza dubbio è quello che pensa mia madre. E probabilmente anche mio marito. Voglio dire, è stato il mio primo figlio, con tutto quello che ne consegue, ma non credo davvero di essere stata una cattiva madre. Non sono stupida. Non sono una persona cattiva, ma ci dev'essere per forza qualcosa che sto sbagliando. Tutto questo semplicemente non va. Mio marito non ha con lui i problemi che ho io. Nessuno dei suoi cugini è così, almeno per quanto ne so. Ho avuto una buona gravidanza e, onestamente, non vedevo l'ora di avere questo bambino. Ma non avrei mai immaginato che potesse essere così.
«Non possiamo andare avanti in questo modo. Ecco perché sono venuta da lei.
Ci sta facendo impazzire.»
Il papà La strada si snoda all'infinito per l'ondulata campagna. Des moines dista ancora 135 km e Jim non crede che la sua sanità mentale possa durare così a lungo. Sul sedile posteriore, i bambini si stanno eccitando, pronti per un'altra zuffa. Mark, che ha quattro anni ed è sempre stato un bambino difficile, per la milionesima volta nel corso del viaggio sta iniziando a provocare sua sorella Mary. Dieci minuti prima, Jim ha quasi perso il controllo dell'auto mentre si allungava all'indietro nel tentativo di dare un ceffone a suo figlio. Incomincia la fin troppo prevedibile zuffa. Mary urla e piange; sembra che ci sia una macchia di sangue sulla sua guancia. Questo è troppo! Jim accosta bruscamente sul ciglio della strada. Sua moglie, spaventata, gli rimprovera urlando la sua imprudenza. Ma a lui non importa: in quel momento vuole soltanto dare una lezione a quel dannato bambino. Jim salta fuori dall'auto e spalanca furibondo la portiera posteriore. Mark ora se ne sta buono, terrorizzato dallo sguardo folle di suo padre. La mamma sta gridando: «Jim, per l'amor del cielo, non farlo, per favore!»
Il bambino viene tirato fuori dalla macchina con violenza, picchia la
testa sulla portiera e incomincia a piangere. Automobili e camion sfrecciano
accanto. Jim trascina il piccolo mostro giù per la collina erbosa sculacciandolo
più forte che può, gridando a squarciagola quanto sia stanco del suo
comportamento e di come la cosa stia per finire una volta per tutte. Dietro di
loro si sente lo stridio di una macchina che si blocca all'improvviso. Ne salta
fuori un uomo che si mette a gridare indignato: «Cosa diavolo pensi di fare a
quel bambino!» È arrivato il Buon Samaritano. Jim dice al nuovo arrivato dove
può mettersi le sue buone intenzioni. Quando risale in auto, vede
che la mamma e Mary stanno singhiozzando.
I fratelli «Il mio fratellino più piccolo, Jeffrey, mi fa arrabbiare al punto che potrei mettermi a gridare. Non sta mai zitto e, se non dice o grida qualcosa, fa rumore in qualche altro modo. Per la metà del tempo fa impazzire i miei genitori, che però non sanno cosa fare con lui. Di solito Jeffrey ottiene quello che vuole perché li tormenta fino a fargli fare qualsiasi cosa voglia. Io non faccio così perché mi dispiace, soprattutto per mia madre, però non e giusto. «Jeffrey fruga continuamente tra le mie cose. Io lo dico ai miei genitori, ma loro non fanno nulla. Voglio chiudere a chiave la porta della mia camera. Perché non posso avere uno stupido lucchetto e tenermi la chiave? Mamma e papà possono avere una chiave in più, se vogliono. Anche questo non è giusto. «Qualche volta Jeffrey è divertente, ma non molto spesso. Ha più energia di tutti noi messi insieme. Ma se inviti a casa un amico, lui non ti lascia in pace. Una volta mia madre ci ha detto: 'Perché non lo lasciate giocare con voi?' Ero pronto a ucciderla per aver proposto una cosa del genere. Sta scherzando? Perciò evito di invitare spesso i miei amici a casa nostra. Jeffrey si comporta in modo così stupido che il fatto che sia mio fratello mi mette in imbarazzo.
«Vorrei poter partire per una vacanza molto lunga con la mia mamma e il mio
papà, senza Jeffrey. Sarebbe così divertente! In realtà, la sera vorrei
trascorrere un po' di tempo con i miei genitori. Ma quello è il momento di fare
i compiti: tre ore filate di guerra civile. Io mi metto i tappi nelle orecchie,
me ne sto zitto e faccio i miei compiti. Perché lui non può fare lo stesso?
Mamma ha cercato di dirmi che Jeffrey ha un problema chiamato disturbo da
deficit di attenzione o qualcosa del genere. Perché cerca sempre di
giustificarlo? Ve lo dico io qual è il suo problema: è pigro ed è un
ragazzaccio! Qualche volta ci sto male per il fatto che mio fratello non mi
piace per niente.»
Al ristorante Bob e Sally entrano nervosamente nel ristorante con Janie, una bambina di quattro anni. Janie è carina, curiosa, loquace e la giovane cameriera, simpatica e premurosa, la trova incantevole. I genitori incominciano a rilassarsi un po' e pensano: «Forse stavolta le cose andranno bene». In ogni caso ordinano, come al solito, qualcosa che si possa preparare molto in fretta. Janie vuole l'hot dog, ma il ristorante ha soltanto quello formato gigante. Sally sa che sua figlia non può mangiarlo tutto, quindi le suggerisce di prendere l'hamburger. Janie esplode, urla: «Hot dog!», per sei volte e a squarciagola. Quindi strappa la sua tovaglietta dal tavolo rovesciando la bottiglia dell'acqua e facendo cadere le posate per terra con gran fracasso (gli altri clienti li osservano con quegli sguardi critici così familiari ai genitori di Janie. Questi sguardi dicono: «Che cosa vi prende?», «Perché non riuscite a controllare questa bambina?» E: «Perché non ve ne andate a mangiare da qualche altra parte?»
Senza dire nulla, Bob afferra bruscamente Janie e se ne va verso la
macchina. Sally se ne sta lì seduta, senza più appetito, a cercare di decidere
se annullare o no l'ordinazione.
La «simpatica bambina con la testa fra le nuvole» «Signora Collins, Sarah sta andando bene all'incirca come l'anno scorso. È così cara! Non causa il minimo problema, sa, ed è così dolce. Solo, però, che per gran parte del tempo non è presente. È come se si trovasse fra le nuvole. Qualche volta facciamo un progetto di classe e lei semplicemente non è con noi. Guarda fuori dalla finestra o giocherella con qualcosa. E io non voglio metterla in imbarazzo facendole una domanda perché penso che non sarebbe davvero in grado di rispondere. Io credo che sia un po' lenta nell'apprendere. Penso che sia soltanto immatura. Ci prova, anche se non posso dire che ce la metta davvero tutta. Sembra mettercela tutta per brevi istanti, ma poi è come se partisse di nuovo per la tangente e, come sa, gran parte del suo lavoro non viene mai portato a termine. «Cerco di non essere troppo dura con lei. Voglio dire, non si può non amare questa bambina. Non è sfacciata né polemica. Cerca sempre di fare ciò che le dico, anche se ha la tendenza a voler chiacchierare un po' troppo con le sue amiche. Ma questo è normale. «Non è per niente com'era Jeffrey quando l'avevo in classe con me. Non voglio offendere nessuno ma, come sono certa che lei sappia, Jeff era un bambino molto più difficile. Talvolta penso che avremmo dovuto sottoporre il fratello maggiore a una valutazione più attenta. Ma non Sarah. Lei è proprio una bambina deliziosa. «Mi aspetto che faccia dei progressi. Ha solo bisogno di un po' di tempo per maturare.» | << | < | > | >> |Pagina 22Il DSM-IV fornisce due elenchi, ognuno dei quali riporta 9 sintomi. Il primo elenco comprende le manifestazioni di disattenzione; il secondo quelle di iperattività e impulsività.1. Il soggetto non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione. 2. Ha difficoltà a sostenere l'attenzione nel gioco o nel lavoro. 3. Non ascolta quando gli si parla direttamente. 4. Non riesce a portare a termine i compiti scolastici, i lavori domestici o altri compiti che gli vengono assegnati. 5. Ha difficoltà a organizzare le sue attività. 6. Evita compiti che richiedano uno sforzo mentale prolungato. 7. Tende a perdere le cose necessarie per le attività quotidiane. 8. È facilmente distratto da stimoli esterni.
9. È sbadato nelle attività quotidiane.
1. Il soggetto si agita o si dimena quando sta seduto. 2. Si alza quando dovrebbe rimanere seduto. 3. Corre di qua e di là o si muove con irrequietezza in situazioni in cui simili comportamenti non sono appropriati. 4. Ha difficoltà a giocare in silenzio. 5. Agisce come se fosse 'guidato da un motorino'.
6. Parla troppo
1. Il soggetto risponde sconsideratamente prima che sia stata completata la domanda. 2. Ha difficoltà ad aspettare il proprio turno.
3. Interrompe i discorsi degli altri o vi si intromette.
Ecco come si fa la diagnosi. Se il comportamento di un bambino (o di un adolescente) corrisponde a 6 o più punti di entrambi gli elenchi, la diagnosi è di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, sottotipo combinato. In questo caso si tratta di soggetti con cadute attentive ed esageratamente attivi. Questo tipo di DDA è quello che finora abbiamo definito DDA e iperattività. Se il comportamento di un bambino (o di un adolescente) corrisponde a 6 dei 9 punti dell'elenco 'Manifestazioni di disattenzione', ma non a 6 dei 9 criteri degli elenchi 'Manifestazioni di iperattività e impulsività', tale bambino può essere definito come affetto da disturbo di attenzione e iperattività, sottotipo prevalentemente disattento. Questi bambini non sono irrequieti né indisciplinati, ma hanno problemi a concentrarsi sui loro compiti, a sostenere l'attenzione e a portare a termine i giochi o i compiti iniziati. Questo tipo di DDA è quello che siamo soliti definire DDA senza iperattività. | << | < | > | >> |Pagina 112Luoghi comuni sul DDAUna volta si credeva che un giorno tutti i luoghi comuni sul DDA sarebbero caduti. Allora tutti i casi di DDA sarebbero stati diagnosticati e curati nel modo giusto. Effettivamente negli ultimi dieci anni si sono compiuti enormi progressi. Sono sempre più numerose le persone in grado di capire che cosa sia il DDA e sono sempre più numerosi i bambini e gli adolescenti con DDA che ricevono cure appropriate. Tuttavia, mentre la ricerca fornisce naturalmente informazioni importanti sulla diagnosi e sul trattamento del DDA, i media mirano soprattutto a fare notizia. Pertanto, è meglio che la vostra educazione al DDA si costruisca su altre fondamenta. Ecco di seguito alcuni luoghi comuni in cui potete facilmente imbattervi. * I bambini con DDA sono sempre iperattivi. * Il DDA è dovuto all'educazione inappropriata data dai genitori. * Il DDA scompare con la crescita. * Il DDA è provocato da una lesione cerebrale. * Il DDA è causato da una dieta sbagliata o da un'allergia. * Il DDA può essere diagnosticato solo da un medico generico o da un neurologo. * Il DDA non esiste, tutti i bambini sono agitati. * La parte essenziale della diagnosi del DDA consiste nel parlare con il bambino nello studio medico. * Il DDA può essere accertato dai test psicologici. * Il rapporto tra maschi con DDA e femmine con DDA è circa di 10 a 1.
* Gli insegnanti non dovrebbero essere tenuti a informarsi sul DDA,
visto che possono fare ben poco.
Luoghi comuni sui farmaci * I farmaci sono pericolosi e spesso provocano gravi effetti collaterali. * I farmaci per la cura del DDA danno assuefazione. * Gli stimolanti bloccano la crescita. * Il metilfenidato provoca danni cerebrali e la sindrome di Tourette.
* Il metilfenidato è l'unico farmaco efficace nella cura del DDA.
Terapie controverse Purtroppo, soprattutto nel campo della psicologia e della psichiatria, le asserzioni di efficacia di terapie e rimedi sono più numerose degli approcci legittimi. La proliferazione di tali asserzioni è dovuta in gran parte al fatto che nel campo della salute mentale gli 'effetti placebo' imperversano e innumerevoli persone sembrano 'stare meglio' semplicemente perché sono convinte di essere curate con un trattamento efficace. Di solito gli effetti placebo non durano molto a lungo e, nel disturbo da deficit di attenzione, oltre tutto, sono meno frequenti che in altre psicopatologie.
Stando agli studi svolti, per esempio nei disturbi d'ansia, gli effetti
placebo possono avere un'incidenza del 40-50%. Nel caso del DDA, invece, questi
effetti 'artificiali' di solito non hanno un'incidenza superiore al 10%.
Gli adulti costantemente frustrati dai bambini con DDA spesso sono pronti ad accodarsi al carrozzone di ogni nuova cura. E per un po' possono considerare utile una cura che, in realtà, non sta sortendo alcun effetto. I genitori che sono disposti a provare un nuovo tipo di dieta, per esempio, possono fare inavvertitamente anche altre cose, come offrire un maggior rinforzo positivo, queste sì in grado di aiutare il loro bambino a comportarsi meglio almeno per qualche tempo. Oppure, semplicemente in virtù del loro impegno e di tutti gli sforzi compiuti, i genitori possono avere l'impressione che il loro bambino stia migliorando quando, in realtà, il suo comportamento può non essere molto diverso da prima. Ma come si fa a sapere se quella particolare cura del DDA non sarà che una perdita di tempo? In generale è piuttosto difficile, tuttavia la letteratura scientifica riportera gli studi di controllo svolti in proposito e consiglierà le strategie che avranno superato la prova del tempo. Altri approcci rimarranno invece marginali o alla fine rientreranno nella categoria delle 'terapie controverse'.
In generale, è buona norma diffidare delle terapie presentate come
efficaci per una gamma di problemi troppo vasta e descritte in maniera troppo
vaga, minimizzandone gli effetti collaterali.
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