|
|
| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 6 Come affrontare lo svezzamento 9 Svezzare, ovvero 'perdere un vizio' 9 Prima di cominciare 10 Le tappe dello svezzamento: gli alimenti dalla A alla Z 17 Il brodo e le tisane 17 La carne 18 I cereali 19 I formaggi 19 La frutta 20 Il gelato 22 I grassi 22 Il latte vaccino e lo yogurt 25 I legumi 25 Il pesce 26 Il sale 26 L'uovo 26 Le verdure 26 Zucchero, dolciumi, cioccolato e bevande gassate 30 Il 'calendario dello svezzamento' 33 Se in famiglia ci sono allergie 33 Piatti con verdure, formaggi, uova e legumi 37 A 4-5 mesi 37 A 5-6 mesi 38 A 7-8 mesi 40 A 9-10 mesi 42 A 11-12 mesi 44 Dopo il primo anno 47 Piatti con carne e pesce 55 A 5-6 mesi 55 A 7-8 mesi 56 A 9-10 mesi 59 A 11-12 mesi 60 Dopo il primo anno 61 Contorni di verdure 69 Dopo il primo anno 69 Merende e prime colazioni 79 A 7-8 mesi 79 A 9-10 mesi 79 A 11-12 mesi 80 Dopo il primo anno 84 Dopo i 18 mesi 91 Le proposte RED sull'argomento 94 |
| << | < | > | >> |Pagina 6IntroduzioneFin dal primo anno di vita è importante che il bambino instauri con il cibo un rapporto sereno ed equilibrato. Attingendo a un patrimonio di anni di esperienza dell'autore nel campo della psicologia e dell'alimentazione, questo libro propone una serie di informazioni e consigli pratici per rispettare i gusti di ogni bambino, insegnandogli, nello stesso tempo, il piacere della buona tavola. La prima parte del volume ('Come affrontare lo svezzamento') introduce l'argomento fornendo anche alcuni suggerimenti per creare le condizioni migliori dal punto di vista psicologico e per risolvere eventuali problemi. Il capitolo che segue ('Le tappe dello svezzamento: gli alimenti dalla A alla Z') aiuta la mamma a nutrire il piccolo garantendogli le sostanze essenziali nel pieno rispetto dei suoi tempi di crescita ('Il calendario dello svezzamento'). L'ultima parte del volume presenta una gamma straordinaria di gustose ricette concepite per stuzzicare la curiosità e l'appetito del bambino. Suddivise in 4 capitoli ('Piatti con verdure, formaggi, uova e legumi'; 'Piatti con carne e pesce'; 'Contorni di verdure'; 'Merende e prime colazioni'), queste preparazioni sono studiate per fornire un pasto equilibrato e ricco di elementi nutritivi vitali e genuini e, fatto di non poca rilevanza, sono semplici da realizzare. | << | < | > | >> |Pagina 9Come affrontare lo svezzamento
Dimenticare la mamma: così i nativi nordamericani definiscono lo
svezzamento, il momento in cui il bambino
passa dal latte agli alimenti solidi. Il concetto
è simile a quello espresso, in modo meno
poetico e più sbrigativo, dal verbo francese
sevrer,
che significa 'svezzare', ma anche 'recidere'. Gli inglesi dicono invece
to wean,
che ha il significato di 'abituare alla novità', mentre per i cinesi lo
svezzamento è soltanto
duan nai,
'togliere il latte'.
SVEZZARE, OVVERO 'PERDERE UN VIZIO' E in italiano? Forse non ci abbiamo mai pensato, ma la parola 'svezzamento' significa letteralmente 'perdere un vizio'. Per secoli, quando le carestie decimavano milioni di persone, il latte materno era spesso per il neonato l'unica speranza di sussistenza e veniva dato per un periodo di tempo più lungo possibile. Il problema di 'non viziare' i bambini era molto sentito: prolungare quest'abitudine avrebbe reso più difficile il passaggio ai cibi 'da grande'. Negli anni Trenta del XX secolo le donne cominciarono a lavorare in gran numero e si fece strada la tendenza ad anticipare sempre più lo svezzamento, che negli anni Sessanta portò a considerare normale staccare il bimbo dal seno al secondo-terzo mese.
Con l'avvento degli omogeneizzati, dei forni a
microonde e del fast food, si pensò che la
monotona offerta di latte non fosse più adeguata ai ritmi accelerati della vita
moderna. I pediatri d'avanguardia sostenevano che
prima si svezzava il bambino, più lo si abituava a essere indipendente e lo si
avviava a uno sviluppo rapido e armonioso.
Non prima dei 4-5 mesi Oggi si è tornati a una visione meno frettolosa e più equilibrata. L'opinione dei pediatri è che lo svezzamento non vada mai iniziato prima del quarto-quinto mese. L'esempio ci viene dalla natura. Tutti i piccoli dei mammiferi sono nutriti dal latte della madre fino a che hanno raddoppiato il loro peso. Vitellini, agnelli, cani e gatti raggiungono questa tappa molto in fretta, e diventano autonomi in poche settimane.
Nel bambino invece lo sviluppo è più lento, e
prima che il piccolo raddoppi il suo peso trascorrono, salvo eccezioni, da 4 a 5
mesi. Un ritmo di crescita velocissimo: alla nascita, il
neonato pesa circa 3 kg; dopo un anno raggiunge i 10 kg; in 12 mesi triplica la
propria massa corporea. In nessun altro periodo della
sua vita, nemmeno durante gli anni dell'adolescenza, aumenterà di peso con tale
rapidità.
Durante questo primo anno si sviluppano gli
organi più importanti: cuore, fegato, intestino,
cervello. Ma c'è di più: lo svezzamento è la
sua prima grande tappa di crescita e di autonomia. Se la vivrà in modo sereno,
senza sentirsi forzato nel distacco o soffocato dalle attenzioni, se sentirà che
siamo disponibili a rispettare i suoi ritmi e le sue preferenze, avrà
le basi per affrontare altrettanto serenamente
anche tutti gli altri momenti importanti della
sua vita. E sarà un'occasione di crescita anche
per noi, perché capiremo che, proprio come
dicono i nativi americani, amarlo vuol dire anche permettergli di 'dimenticare
la mamma' e fare da solo.
PRIMA DI COMINCIARE Ci sono alcuni accorgimenti che è bene tenere presente quando ci si accinge a svezzare un bambino. Aspettate che il bambino si senta pronto Il latte, e in genere gli alimenti liquidi, hanno per il bambino il valore di un prolungamento del corpo materno, una cosa buona che mette dentro di sé e che gli procura un piacere intenso. Le cose cambiano con i primi cibi solidi. Il piccolo non può appropriarsene succhiando: si crea così una separazione tra il piacere di ingerire il cibo e il piacere della suzione. È per questo che molti bambini di fronte al cibo offerto con il cucchiaino strillano, o chiudono la bocca.
L'importante è non insistere: evitate di usare
il cucchiaino quando il bambino è affamato e
l'unico suo desiderio è di bere il suo latte. Meglio iniziare proponendogli a
fine pasto un cucchiaino di frutta grattugiata e lasciargli fare
le sue esperienze in tutta calma. In fondo, fino
al quinto-sesto mese il latte, materno o artificiale, è più che adeguato. Se in
seguito il rifiuto dovesse continuare, si può adottare il
trucco di offrirgli la pappa con il biberon allargando un po' il foro della
tettarella.
Introducete un alimento nuovo alla volta
Con lo svezzamento, il bambino inizia il suo
viaggio di esplorazione verso nuovi sapori,
ma anche nuovi colori, profumi, suoni (lo
scricchiolio della crosta del pane, il gorgoglio
del frullato, il crocchiare della foglia di lattuga...). Non spaventatelo dunque
con una valanga di novità. Lo svezzamento è un processo lento e graduale, che
deve durare almeno fino al compimento del primo anno di
vita. Proponete al piccolo un cibo nuovo alla
volta: così facendo, offrirete il modo a lui di
prendere confidenza con la novità e a voi di
capire quali sono le sue preferenze.
Rispettate i suoi gusti «Mangia, che è buono!» Così diciamo al bambino, offrendogli un cibo che invece a lui non piace; in questo modo il piccolo può andare in confusione. Per lui la mamma rappresenta la verità universale: come mai, allora, non gli piace una cosa che per lei è buona? Comunque sia, finirà per fare torto a qualcuno: o a se stesso, negando i propri gusti, o alla mamma, negando la validità del suo giudizio. Abituare il bambino ad assaggiare tutto per poter decidere se gli piace o meno un determinato cibo è un ottimo principio educativo, ma non si ottiene lo scopo presentandolo come un dovere. Piuttosto, cercate di sollecitare la curiosità del bambino proponendogli il cibo nuovo come una scoperta, un arricchimento, un viaggio di esplorazione in un pianeta sconosciuto, lasciandolo poi libero di esprimere un rifiuto. Se dopo l'assaggio il piccolo decide che non gli piace, non si deve esigere che lo mangi comunque. Non insistete e, con estrema naturalezza, levategli il piatto. Anche noi adulti abbiamo i nostri tabù e, alcune volte, vi sono ragioni fisiologiche che li giustificano. «Nessun alimento è indispensabile. Se il bambino non mangia la carne, può sostituirla con altri cibi ricchi di proteine, per esempio, uova e formaggi, così come se non vuole la verdura può benissimo ricavare le vitamine e i minerali dalla frutta: quel che importa è proporgli alimenti sani che mangia volentieri», spiega il pediatra Roberto Albani. Potete sempre provare, dopo qualche tempo, a riproporgli, in modo calmo e sereno, i cibi rifiutati in un primo momento: può darsi che la seconda volta li trovi di suo gusto. | << | < | |