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| << | < | > | >> |IndicePARTE PRIMA: SEMBRAVA UNA BUONA IDEA 000 Introduzione 11 001 Riempire lo spazio: l'etere 17 002 Il flogisto: la materia del fuoco 19 003 La memoria dell'acqua 21 004 L'oro degli stolti: l'alchimia 23 005 L'Acarus Galvanicus: gli acari elettrici 26 006 L'Od: la forza immanente 28 007 Il messia meccanico 31 008 L'ectoplasma: una sporca faccenda 33 009 I raggi N 35 010 La radionica 38 011 Il lysenkoismo: i pericoli della scienza di stato 40 012 L'affare del rospo ostetrico 42 013 L'Orgone: l'impulso cosmico della vita 44 014 Nell'alto dei cieli 47 015 Fenomeni di voce elettronica 50 016 Il giorno in cui la terra rimase immobile 52 017 Il pianeta canaglia 54 018 Harmonic 33: la griglia internazionale 56 019 Le scimmie di mare 58 020 L'effetto Marte 60 021 La sensitività delle piante 62 022 Pensa a un'immagine 65 PARTE SECONDA: STRABILIANTI INVENZIONI E IRRUENTI INVENTORI 023 Antica elettricità 71 024 Il moto perpetuo: corsi e ricorsi storici 73 025 James Graham: il celestiale fabbricante di letti 76 026 Nikola Tesla e l'energia universale 78 027 Scoppiare di salute 82 028 Il motore-truffa di Keely 84 029 Il raggio della morte 86 030 La prima rete di telefonia mobile? 88 031 La scienza imprigionata 91 032 Il mago dell'acqua 93 033 L'E-Meter 95 034 La macchina Hieronymous 98 035 Il Beam-Ray oscillante del dottor Rife 100 036 La TV che viaggia nel tempo 103 037 Chiacchere a letto: il cerebrophone 105 038 Il Neurophone 108 039 L'elettrogravità: i dischi volanti umani 110 040 I corpi di luce: le immagini dei Kirlian 112 041 La macchina Poltergeist 114 042 La fusione fredda 117 043 Lo starlite 120 044 Il terrore del rumore estremo 122 045 L'invisibilità: i vestiti nuovi dell'imperatore 124 046 L'Angel Light 127 PARTE TERZA: MERAVIGLIE DELLA NATURA 047 Alfred Wegener: la geologia alla deriva 133 048 Gli animali indovini 135 049 A tutto gas 138 050 Viaggi interiori 140 051 Scavando scavando... 143 052 Rospi in trappola 145 053 Rock Sound 147 054 La iarda magnetica 149 055 Lo senti quel ronzio? 152 056 La frequenza della paura 154 057 Cattivi odori 156 058 La nebbia 158 059 Le luci lunari 160 060 Gli architetti di Marte 163 061 Stregati dalla luna 165 062 Rocce che scottano 167 063 Il rumore delle meteore 169 064 Porcherie spaziali 171 065 Strane pioggie 173 066 Spazio, ultima frontiera 175 067 La ceraunografia 177 068 Le aurore oceaniche 179 PARTE QUARTA: LA CONDIZIONE UMANA 069 Dove sei? 185 070 Qui si parla marziano 187 071 I (quasi) morti viventi 189 072 I portatori di stigmate 191 073 Il controllo della mente 194 074 La pressione dei propri simili 196 075 L'effetto dello sperimentatore 198 076 L'obbedienza 200 077 Vita in scatola 202 078 La cognizione del dolore 204 079 I Frankenstein originali 207 080 I nostri amici elettrizzati 209 081 Attenti alla scarica 211 082 L'erototossina 213 083 Perché dormiamo? 216 084 Il DNA spazzatura 218 085 Qui é il DNA che parla! 220 086 L'ultimo trip di Tusko 222 087 Nel blu dipinto di blu 224 089 Il paradiso dei ratti 226 PARTE QUINTA: EUREKA! 089 Maledizione! 231 090 L'arte della rabdomanzia 234 091 Micce umane 236 092 Attrazioni pericolose 238 093 Da mente a mente 240 094 Gli spettatori a distanza 242 095 Sparizioni 244 096 In sintonia con il pensiero globale 249 097 Il peso dell'anima 251 098 Esperimenti col tempo 253 099 L'uomo del futuro 256 100 La psicocinesi retroattiva: possiamo cambiare il passato? 258 101 Dannata scienza 260 L'autore 265 |
| << | < | > | >> |Pagina 11PRIMA E DOPO LA SCIENZA
Quelle qui presentate sono storie di scienza che fu, scienza che avrebbe
potuto essere, scienza che non avrebbe mai dovuto essere e scienza che potrebbe
ancora essere. Anche se questo libro è più una miscellanea che un saggio
esaustivo sull'argomento, dovrebbe fornire un utile punto di partenza per
un'ulteriore esplorazione dei territori più selvaggi in cui la scienza si può
inoltrare.
Sia che consideriamo la storia della scienza come un grandioso processo teleologico o come una sorta di rete complessa e retroattiva di informazioni, tutti i visionari, i sognatori, i pionieri e i ciarlatani descritti in queste pagine sono ancora una parte essenziale della storia, anche se fino a ora sono stati in gran parte dimenticati o ignorati. La storia, come ci insegnano, viene scritta dai vincitori, e ciò è vero tanto nella scienza quanto in guerra. Nikola Tesla è forse il caso più noto al riguardo: è un uomo che un secolo fa rimodellò la tecnologia conferendole la forma in cui la utilizziamo in gran parte ancor oggi, eppure viene ancora troppo spesso escluso dai libri di storia. Tesla viene considerato un argomento spinoso per via delle sue idee più audaci, come quelle riguardo al trasferimento di energia a distanza; eppure anche Isaac Newton dedicò in egual misura il suo tempo alle sue teorie della gravitazione e allo studio dell'occultismo. Quando l'establishment della scienza serra i ranghi su personaggi quali Alfred Wegener, che fu ossessionato fino alla morte da coloro che si opponevano alla sua teoria della deriva dei continenti, o su Martin Fleischmann e Stanley Pons, che per primi osservarono la fusione fredda in laboratorio, non è la metodologia o la ragione a guidare tali sforzi, ma la paura e l'istinto di autoconservazione del branco. A torto o a ragione, pionieri come questi ci ricordano che la scienza non è un monumento monolitico e autonomo innalzato al progresso dell'umanità, ma è invece strettamente interconnesso al tessuto della nostra cultura, altrettanto suscettibile a manie, mode e falsità quanto qualsiasi altro aspetto del lavoro umano. Così come il filosofo naturalista e lo scienziato gentiluomo sono stati sostituiti dal consiglio di amministrazione e dall'ente finanziatore, anche la scienza ha perso gran parte del suo potere ispiratore. Ma ha ancora bisogno dei suoi sognatori. Le stramberie dei nostri contemporanei come John Hutchison o Troy Hurtubise potrebbero far ridere sotto i baffi gli scienziati professionisti nei loro impeccabili camici da laboratorio, ma si tratta di persone che hanno seguito i propri sogni, senza curarsi di quanto fossero assurdi, e hanno tentato di farli diventare realtà; persone il cui lavoro – intrappolato in un qualche territorio a metà tra l'arte sperimentale, la magia e lo spirito originario dell'invenzione – regala ancora moti di stupore in un mondo che è affamato di meraviglie. Gli strumenti antigravitazionali o i raggi dell'invisibilità di questi cani sciolti potrebbero non funzionare oggi ma da qualche parte, prima o poi, le storie come le loro ispireranno future generazioni di scienziati che, a loro volta, trasformeranno i sogni in realtà. E questo futuro, io spero, ha qui documentato il proprio passato. Mark Pilkington | << | < | > | >> |Pagina 171 RIEMPIRE LO SPAZIO: L'ETERE"Che cosa c'è nei luoghi privi di materia?" - Isaac Newton, 1706. La natura ha orrore del vuoto, e anche noi. Questo spiega perché, da quando il genere umano ha iniziato a pensare all'universo che lo circonda, ha sempre cercato di riempirne il vuoto. Nel IV secolo a.C., Aristotele propose "etere" come nome per il quinto elemento, o quintessenza, postulato dal suo maestro Platone. L'etere costituiva i mondi delle sfere celestiali esterne che si riteneva circondassero la nostra. A metà del XVII secolo, il filosofo e matematico Cartesio usava la stessa parola per descrivere l'elemento costituente dello spazio. I vortici generatisi in questo etere, così credeva, erano responsabili dell'accumulo di particelle che formavano la materia e che, in ultima istanza, davano forma a tutti gli oggetti solidi, dai ciottoli ai pianeti. Un secolo dopo, il mondo abbracciò un gran numero di teorie vaghe, ma tra loro collegate, riguardo alla sottile materia che manteneva al loro posto le stelle e i pianeti. Molti astronomi del XVIII secolo invocavano spesso l'etere per spiegare le variazioni e irregolarità nei movimenti del corpi celesti, o il modo in cui la luce viaggiava attraverso lo spazio. Isaac Newton riteneva che la sua concezione dell'etere – che descrisse come forte, sottile ed elastico, pur ammettendo di non sapere che cosa fosse in realtà – fosse responsabile di ciò che noi ora riconosciamo ufficialmente come gravità ed elettromagnetismo, oltre che dei nostri stessi movimenti e delle sensazioni fisiche. Newton, sempre portato verso un certo misticismo, si chiedeva se questo etere non fosse una forza vivente – in pratica, uno spirito – anche se sapeva che non avrebbe mai potuto dimostrarlo. Il concetto di etere era ancora vivo e reale nel XIX secolo. Dopo l'unificazione dei fenomeni dell'elettricità e del magnetismo a opera di James Clerk Maxwell, si scoprì che la luce era semplicemente un'altra gamma di frequenze nello spettro elettromagnetico. Era tuttavia ancora necessario capire quale fosse il mezzo attraverso il quale viaggiavano le "ondulazioni" di Maxwell, poiché il vuoto era fuori discussione. Per ovviare a tale lacuna, venne quindi proposto l'"Etere Luminifero". Per gran parte dei ricercatori, tuttavia, l'etere svanì in seguito all'esperimento "Michelson-Morley" del 1887, durante il quale si cercò, invano, di registrare il "vento dell'etere" come effetto misurabile del movimento della Terra attraverso lo stesso etere. Con grande disappunto degli sperimentatori, il fallimento fu considerato la riprova del fatto che l'etere non era mai esistito. Successivamente, le più sofisticate teorie della fisica subatomica e del continuum spazio-temporale di Einstein hanno relegato l'etere nell'ambito del misticismo e della pseudoscienza. Ma il suo spirito continua a vivere nella materia oscura, una moderna manifestazione di questa idea così antica. | << | < | > | >> |Pagina 192 IL FLOGISTO: LA MATERIA DEL FUOCOPer quasi un secolo, si è ritenuto che i materiali infiammabili bruciassero perché contenevano una sostanza incolore, inodore, insapore e priva di peso chiamata "flogisto" (dal greco phlogistos, infiammabile): la materia del fuoco. La teoria fu sviluppata in Germania alla fine del XVII secolo da due professori universitari, Johan Joachim Becher prima e Georg Ernst Stahl poi. Quest'ultimo illustrò la sua idea nel volume "Theoria medica vera" (1708). Ampliando le teorie del celebre chimico e fisico svizzero cinquecentesco Paracelso, Becher suggeriva che i metalli e i minerali fossero degli aggregati che, se bruciati, rilasciavano nell'aria la terra pinguis (cioè terra grassa, infiammabile). Questo permetteva di far emergere la vera forma del metallo, la calx, composta di terra lapida (terra pietrosa, che conferiva al metallo la sua massa) e la terra mercurialis (terra mercuriale, che gli conferiva peso e colore). Nel 1700 Stahl ampliò la teoria di Becher, sostituendo la terra pinguis con il flogisto. Il flogisto veniva rilasciato nell'aria dalla combustione di materia infiammabile e dalla respirazione degli organismi viventi. Questi processi formavano l'"aria flogisticata", che veniva poi assorbita dalle piante. La carbonella, che rilasciava un residuo scarso con la combustione, era considerata quasi come il flogisto puro e si riteneva che, se bruciata con il calx di un metallo, Io avrebbe riportato al suo stato di composto conosciuto. Secondo questa teoria, il ferro arrugginito rilasciava lentamente il suo flogisto nell'aria e in questo modo ritornava al suo stato essenziale originario. Tra i sostenitori del flogisto c'era lo scienziato e teologo Joseph Priestley, inventore dell'acqua gassata e scopritore di numerosi gas fondamentali. Descrisse uno di questi come "un'aria cinque o sei volte migliore dell'aria comune"; infatti, una candela posta all'interno di tale aria bruciava in maniera estremamente più intensa e un topo che la respirava viveva due volte più a lungo di quanto non facesse nell'aria ordinaria ("Esperimenti e osservazioni sulle diverse specie di aria", vol. II, 1775). Dato che le cose bruciavano così bene in questo nuovo tipo di sostanza, Priestley la chiamò "aria deflogisticata" e ne informò il chimico francese Antoine Lavoisier. Lavoisier portò l'aria deflogisticata di Priestley in laboratorio. Qui elaborò alcune considerazioni personali che presentò all'Accademia francese delle Scienze il 5 settembre 1775. Quello fu il giorno in cui il flogisto morì. "L'aria deflogisticata del signor Priestley è [...] il vero corpo combustibile", disse Lavoisier, [...] "nello spiegare il fenomeno della combustione, non è più necessario supporre che esista un'immensa quantità di fuoco all'interno di tutti i corpi, da noi chiamata combustibile". Lavoisier avrebbe poi ribattezzato l'aria deflogisticata di Priestley "aria pura" e, in seguito, "ossigeno". | << | < | > | >> |Pagina 213 LA MEMORIA DELL'ACQUADopo essersi formato come medico generico a Vienna e aver esercitato la professione nella città mineraria sassone di Hettstedt, Samuel Hahnemann divenne sempre più disilluso dall'atteggiamento della classe medica, che egli riteneva approssimativa e pericolosa nella cura dei pazienti. Nel 1790 tradusse in tedesco l'opera "Materia Medica" del distinto medico generico scozzese William Cullen di cui tuttavia mise in discussione l'azione curativa della corteccia dell'albero della china peruviano (dalla quale sarebbe stato isolato il chinino 28 anni dopo) nei casi di febbre. Decise quindi di compiere alcuni esperimenti su se stesso. Dopo numerosi tentativi, nei quali si autoindusse febbre e palpitazioni, Hahnemann ideò la teoria secondo cui i sintomi esteriori di una malattia erano un riflesso della "desintonizzazione" della vis vitalis – la forza vitale che si riteneva differenziasse la materia organica dall'inorganica – e gli effetti di una sostanza su un organismo sano rivelavano quali sintomi quella stessa sostanza era in grado di curare in un organismo non sano. Partendo dal principio Similia Similibus Curentur, "i simili siano curati dai simili", Hahnemann iniziò sistematicamente a sperimentare su se stesso e su membri della propria famiglia, annotando gli effetti, numerose sostanze diverse sui loro corpi sani. Nel 1805, pubblicò un elenco dei sintomi indotti da medicine diverse – il primo del suo genere – e sviluppò le sue idee in un sistema pratico di cura, che egli chiamò "omeopatia". Anche se lo stesso Hahnemann divenne bersaglio di una serie di attacchi ragguardevoli da parte di professionisti in campo medico, l'omeopatia crebbe in popolarità presso i pazienti europei. Il momento del trionfo del suo metodo arrivò nel 1813, quando Hahnemann curò con successo molti pazienti a Lipsia, durante un'epidemia di tifo che colpì l'intero paese. I principi centrali dell'omeopatia — che il simile cura il simile e che più una soluzione è diluita, più potente diventerà — sono cambiati poco dai tempi di Hahnemann. Questa pratica ha raggiunto la sua massima notorietà nel 1988, quando Nature pubblicò uno studio dell'immunologo francese Jacques Benveniste. In questa ricerca, egli osservava che i globuli bianchi dimostravano ancora una reazione allergica all'acqua in cui erano stati diluiti allergeni in minuscole dosi omeopatiche. La conclusione di Benveniste, che l'acqua in qualche modo conservasse una "memoria" delle molecole che un tempo conteneva, scatenò una bufera di polemiche. Una successiva indagine di un'équipe nominata da Nature tentò di screditare tali conclusioni, criticando l'ambiente di lavoro del laboratorio di Benveniste e la sua analisi statistica; l'équipe, tuttavia, non riuscì a trovare alcuna prova di frode. L'argomento rimane profondamente controverso. Ricercatori degli opposti schieramenti dichiarano puntualmente di aver replicato con successo alle scoperte di Benveniste, o di aver interamente dimostrato l'invalidità dell'omeopatia. Un'inchiesta del 2005, pubblicata nell'autorevole rivista medica The Lancet, si concentrò su 100 sperimentazioni omeopatiche, da cui emerse che i risultati non erano migliori di quelli ottenuti con i placebo. È stato suggerito che i miglioramenti riscontrati in pazienti curati con l'omeopatia derivino largamente dalla modalità con la quale viene prescritta la terapia — il tempo e l'attenzione dedicati dall'omeopata al paziente — piuttosto che dalle misteriose pilloline bianche prescritte come medicine. Ma un miglioramento è sempre un miglioramento, in qualunque modo esso si verifichi, e malgrado i ripetuti tentativi di minare le sue teorie, oggi la bicentenaria arte medica di Hahnemann rappresenta lo 0,5% del mercato farmaceutico mondiale. | << | < | > | >> |Pagina 234 L'ORO DEGLI STOLTI: L'ALCHIMIA25 maggio 1782: al culmine di un mese di sensazionali esperimenti, 15 prestigiosi osservatori, tra cui parecchi lord e membri della Royal Society, osservavano con grande interesse il chimico ventiquattrenne James Price mentre mescolava il mercurio a una minuscola quantità di una misteriosa polvere rossa. Le sostanze vennero riscaldate in un crogiolo per parecchi minuti, poi furono lasciate raffreddare. Al loro posto apparve un metallo giallastro, che in seguito un fabbro di Oxford identificò come una qualità pregiata di oro. In generale, si può affermare che esistono due scuole nello studio dell'alchimia dell'Europa occidentale. L'approccio più pragmatico vede gli alchimisti del XVI e XVII secolo come dei protochimici, predecessori del genere di professionisti cui si era unito James Price in qualità di membro della Royal Society. L'altra scuola di pensiero vede gli alchimisti in una prospettiva più mistica, e le loro descrizioni degli esperimenti fisici come un'allegoria di un processo di trasformazione spirituale. Una tale distinzione avrebbe significato ben poco per molti dei primi alchimisti, per i quali lo spirito e la materia erano intrinsecamente connessi; tuttavia, all'epoca dell'esperimento di Price, tale pratica aveva unicamente uno scopo: trasformare i metalli vili in oro. La notizia della trasformazione effettuata da Price si diffuse rapidamente e provocò un grande scalpore; un campione del suo oro ricevette persino l'approvazione personale di re Giorgio III. L'Università di Oxford lo insignì di un dottorato ed egli scrisse personalmente resoconti dei suoi esperimenti per i giornali. All'interno della Royal Society, però, non tutto andava bene: molti membri importanti, non ultimo dei quali il presidente, Joseph Banks, erano altamente scettici riguardo ai risultati raggiunti da Price, ma le loro richieste rivolte al chimico affinché rivelasse i suoi metodi e la composizione della miracolosa polvere rossa caddero nel vuoto. Man mano che crebbe la pressione su di lui, Price si ammorbidì e accettò di fornire una dimostrazione definitiva. All'inizio dell'agosto 1783, con una reputazione sul punto di venire rovinata, Price invitò tre membri della Royal Society a casa sua. I resoconti di ciò che accadde in seguito sono discordanti, ma sicuramente a un certo punto Price ingurgitò un bicchiere di acqua di lauroceraso altamente velenosa (che aveva egli stesso distillato) e nel giro di poche ore, o forse addirittura di minuti, morì. Price era semplicemente un impostore che temeva di essere scoperto? Soffriva di delirio dovuto ad avvelenamento da mercurio? O, forse, come ha suggerito l'alchimista e storico Guy Ogilvy, la polvere misteriosa gli è stata passata da un altro adepto alchimista, e per questo motivo Price non poteva rivelare i suoi segreti non conoscendoli in realtà neppure lui? La risposta, e forse il segreto dell'alchimia, morì con James Price, proprio mentre nasceva una nuova era per la scienza. | << | < | > | >> |Pagina 10537 CHIACCHIERE A LETTO: IL CEREBROPHONE"I libri vengono letti mentre si dorme. Gran parte dello studio viene realizzata quando si dorme. Alcune persone hanno ottenuto la padronanza di 10 lingue, che hanno imparato durante la loro vita notturna" (Modern Electronics, giugno 1911). Hugo Gernsback, fondatore della prima rivista di fantascienza, Amazing Stories, immaginò l'"Hypnobioscope", un dispositivo ideato per imparare durante il sonno, per la sua popolare rubrica di "scientifiction": "Ralph 124C 41+: A Romance of the Year 2660" (Ralph 124C 41+: un racconto fantastico dell'anno 2660), pubblicata a puntate su una rivista. Il congegno leggeva le informazioni prese dal cervello di un'altra persona (usando quella che oggi sembrerebbe una macchina per l'elettroencefalografia) e le trasmetteva direttamente in quello di un soggetto dormiente. Una versione in volume di Ralph apparve nel 1925, e due anni dopo era già stato commercializzato lo "Psico-phone": gli utenti registravano un messaggio su un cilindro di cera e poi, usando un timer, lo programmavano in modo che venisse continuamente ripetuto mentre dormivano. Non si sa se lo Psico-phone fosse stato direttamente ispirato dalI'"hypnobioscope", ma fu la cosa più vicina al modello concepito da Gernsback che la tecnologia permise di realizzare. Negli anni Quaranta e all'inizio degli anni Cinquanta, i ricercatori dimostrarono che l'uso di frasi ripetitive durante il sonno poteva alterare il comportamento umano. Gli esperimenti, chiamati (forse ironicamente) di ipnopedia dal nome del processo descritto ne "Il mondo nuovo" di Aldous Huxley (1932), intendevano aiutare i soggetti dormienti a imparare le lingue e a interrompere cattive abitudini. "L'università di domani sarà sul comodino", prometteva la pubblicità del 1948 della Linguaphone Company per il suo Cerebrophone: "un metodo rivoluzionario per imparare una lingua straniera mentre dormite". Il dispositivo, in pratica un fonografo connesso a un timer e a una cassa acustica sotto il cuscino, non prese mai davvero piede presso il pubblico, ma avrebbe avuto un ruolo in uno dei capitoli più sinistri della storia americana. Nel 1953 il dottor Donald Ewen Cameron, psichiatra canadese, iniziò a usare il Cerebrophone, ribattezzato il Dormaphone, nell'ambito di una tecnica che chiamò guida psichica. Dopo una massiccia terapia all'elettroshock, durante la quale venivano cancellati i ricordi "indesiderati", gli esausti pazienti di Cameron cadevano in un sonno profondo, a volte per parecchi giorni, mentre venivano fatti loro ascoltare ripetutamente dei messaggi con il Dormaphone. Cameron, tristemente noto per il suo approccio freddo e spesso immorale verso i pazienti, divenne un personaggio chiave nel programma di ricerca MK-ULTRA della Cia sul lavaggio del cervello e il controllo della mente, in cui la guida psichica veniva usata per "riprogrammare" un gran numero di soggetti. Alcuni in seguito fecero causa a Cameron per negligenza professionale. L'apprendimento nel sonno rimane uno strumento popolare anche ai nostri giorni, con una scelta di programmi che vanno dallo studio delle lingue al miglioramento delle abilità psichiche. I moderni sostenitori fanno riferimento a numerosi studi scientifici per testimoniare l'efficacia della procedura ma il lavoro di Cameron, che riecheggia la distopica visione di Huxley piuttosto che il luminoso futuro di Gernsback, è comprensibilmente e sistematicamente ignorato. | << | < | > | >> |Pagina 20779 I FRANKENSTEIN ORIGINALINel gennaio 1803, il corpo dell'omicida George Forster venne tirato giù dal patibolo della prigione di Newgate e condotto al Royal College of Surgeons. Qui, di fronte a un pubblico ipnotizzato di medici e semplici curiosi, Giovanni Aldini, nipote del celebre pioniere dell'elettricità Luigi Galvani, si preparò a restituire il corpo alla vita. Perlomeno, questo è ciò che alcuni degli spettatori erano convinti di vedere. Quando Aldini applicò al volto di Forster le aste di collegamento connesse a una grande batteria, "la mascella iniziò a tremare, i muscoli vicini si contorsero orribilmente e l'occhio sinistro si aprì davvero". Il picco dell'esibizione arrivò quando Aldini sondò con uno specillo il retto dell'omicida, facendo sì che il suo pugno serrato si alzasse bruscamente fendendo l'aria, come colto da un attacco di furia, le gambe iniziassero a scalciare e la schiena si inarcasse violentemente. Quello di Aldini era solo uno dei tanti esperimenti dello stesso tipo effettuati su cadaveri umani e animali. Lui e gli altri "galvanisti" portavano avanti la ricerca del defunto Galvani il quale, un decennio prima, aveva dimostrato gli effetti della corrente elettrica sul sistema nervoso delle rane. In linea con le idee "vitalistiche" della fine del XVIII secolo relative a una misteriosa "forza vitale", Galvani illustrò le sue scoperte proponendo l'esistenza dell"'elettricità animale": questo fluido elettrico, suggerì, veniva generato nel cervello, scorrendo attraverso i nervi e rifornendo i muscoli di energia. Aldini, sebbene credesse molto nel potenziale medico dell'elettricità – all'epoca veniva usata per curare le paralisi, i reumatismi, come purgante e per rianimare le persone annegate, tra le altre cose – ammise di non essere in grado di far ripartire un cuore senza vita. Altri furono meno modesti, e tra questi Carl August Weinhold, uno scienziato tedesco che dichiarò di aver riportato in vita animali morti. In una serie di esperimenti, Weinhold estrasse il midollo spinale di gattini decapitati e lo sostituì con batterie di zinco e argento, che generarono una scarica elettrica. Non solo i loro cuoricini iniziarono di nuovo a battere ma, secondo Weinhold, i gattini saltellarono per la stanza per parecchi minuti. Egli in seguito propose l'infibulazione genitale forzata per tutti i giovani uomini, idea che fu accolta con molto meno entusiasmo dei suoi saltellanti gattini-zombie. Le dimostrazioni di elettrificazione di Aldini, Weinhold e altri contribuirono molto alla nostra comprensione della fisiologia e dell'elettricità. Ma, forse, si conquistarono il diritto alla fama soprattutto per aver ispirato il "Frankenstein" di Mary Shelley (1818), il libro che consolidò per sempre la figura dello scienziato pazzo nell'immaginario popolare. | << | < | > | >> |Pagina 24294 GLI SPETTATORI A DISTANZANel settembre 1995, l'esercito statunitense rese pubblicamente noto e allo stesso tempo chiuse il "Progetto Stargate", un programma da 20 milioni di dollari avviato 23 anni prima che si occupava dello spionaggio psichico, o "visione a distanza" (Remote Viewing). Il progetto partì nel 1972, in seguito alla diffusione di rapporti che preoccuparono notevolmente la CIA e da cui risultava che l'Unione Sovietica stesse dedicando risorse sostanziali a quella che veniva chiamata "psicotronica": la ricerca su potenziali applicazioni militari di numerosi fenomeni di natura medianica e di pertinenza della cosiddetta scienza di confine. Allo scopo di colmare questo "vuoto strategico psichico" da guerra fredda, la CIA si propose di accertare quanto fosse davvero seria la minaccia psicotronica sovietica. Nel 1972 Langley contattò i parapsicologi Hal Puthoff e Russell Targ del rispettato Stanford Research Institute, chiedendo loro di vagliare fenomeni psichici ripetibili che potessero essere utili dal punto di vista militare. Lavorando con il dotato medium e artista Ingo Swann, Puthoff e Targ svilupparono quello che chiamarono "un canale percettivo attraverso distanze chilometriche", cioè l'abilità di vedere oggetti, persone ed eventi a distanza: "Remote Viewing", appunto. Il progetto iniziale – chiamato "Scanate", cioè "Scan by Co-ordinate" (esame approfondito per coordinate) – prevedeva che l'osservatore descrivesse quello che riusciva a vedere a coordinate specifiche fornite dalla CIA. Venne ritenuto sufficientemente soddisfacente, al punto da convincere il governo ad ampliare il progetto. Dopo essere passato per numerosi cambiamenti di nome – tra cui "Sun Streak", "Grill Flame" e, infine, "Stargate" – il programma di visione a distanza fu coinvolto nell'assistenza a centinaia di operazioni militari e di raccolta di informazioni per conto degli Usa, nell'arco di 23 anni. Ottenne alcuni successi di rilievo, ma anche numerosi fallimenti. Si dice che l'équipe abbia identificato varie spie (come, nel 1980, un agente del KGB in Sudafrica, usando una calcolatrice tascabile per trasmettere informazioni), abbia localizzato nuove armi e tecnologie sovietiche, tra cui un grande sottomarino nucleare nel 1979, abbia contribuito a trovare missili Scud perduti nella prima guerra del Golfo e abbia cercato plutonio in Corea del Nord nel 1994. Nel corso degli anni, vennero impiegati più di venti medium. Fu un lavoro estenuante: alcuni di loro finirono per essere ricoverati in ospedali psichiatrici, altri persero completamente il senso della realtà e diventarono ossessionati da cerchi nel grano e alieni.
Anche se 20 milioni di dollari sono noccioline per gli standard
dell'esercito Usa, il progetto venne chiuso nel 1995, soprattutto perché (così
si sospetta) creava imbarazzo al Dipartimento della Difesa. Alcuni dei suoi
medium continuano a lavorare per conto del governo; uno di questi assistette
l'FBI (apparentemente senza successo) durante la caccia a Osama bin Laden alla
fine del 2001. Inoltre, non si tratta soltanto di un vivo interesse manifestato
dall'esercito statunitense: nel
2002 il ministro della Difesa britannico cercò di "vedere a distanza" bin Laden,
sempre senza riuscirci. Il budget dell'operazione fu di 18.000 sterline (22.400
euro), cifra che rispecchia forse i molto più limitati budget militari britannici.
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