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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione di Luigi de Nardis 9 Un angolo incolto dell'immenso giardino di Luciana Frezza 17 Le intermittenze del cuore 25 Les intermittences du cceur Ritratti di pittori e musicisti 47 Portraits de peintres et musiciens Mélanges 65 Mélanges Pastiches 91 Pastiches Versi burleschi e satirici 103 Vers burlesques et satiriques Poesie a... 115 Poèmes à... Note 153 Poche parole sulla mia esperienza del tradurre poesie di Luciana Frezza 165 |
| << | < | > | >> |Pagina 33Avevo in testa un uccello strano e vulnerabile che cantava meglio dei boschi, delle sorgenti — eppure amavamo quelle voci solenni, — uccello malinconico e qualche volta ilare. Così fragile era che dovevo starmene al chiuso contro il freddo, l'aria piovosa e torbida delle città. Viveva in mezzo ai fiori accanto al fuoco che rutila quando l'inverno stendeva le tele desolate. Ahimè che troppo ho aperto finestra e porta, ho cercato l'azione, il piacere, fosche parole, qualcuno era entrato, mortale per i suoi occhi puri. Chi era entrato? Il caro animale era morto. Ma chi era l'uccello? Quale celeste fiamma si è spenta, mi ha lasciato tornando verso il sole, di soprassalto a volte svegliandomi dal sonno che è la vita, mi dico: «Era la mia anima». L'uccello sacro è in noi il poeta, è l'anima. L'anima è poesia. L'uccello ahimè ha taciuto! Sonnambuli gementi coccolati o battuti dove corriamo dimentichi della nostra anima? | << | < | > | >> |Pagina 43Come nel chiaro cortile di un delizioso convento...Il tuo incanto è il cortile di un grazioso convento il cielo è blu di mare entro le candide arcate è bello passarvi le calde giornate sonnolente sotto un pilastro snello, un bicchiere fresco e tacere. Lo so, domani me ne andrò perdutamente di nuovo solo verso conturbanti dimore ma oggi la tua grazia mi è amica: per me i lenti tuoi sguardi color malva sono tutto al mondo. La tua fronte non chiude nell'esigua bianchezza l'ombra infinita da cui scaturirà la luce eppure, o testa cara, io t'amo stranamente. Quando al tuo riso chiaro non batterà più il cuore arrossirò forse ancora alla dolcezza che sarebbe stata accucciarmi nel tuo cuore come nel chiaro cortile di un delizioso convento. | << | < | > | >> |Pagina 69Diciassette anni. Ore 11 di sera. Ottobre.La lampada illumina debolmente gli anfratti oscuri della mia camera e proietta un gran cerchio di luce vivida, in cui entrano la mia mano, improvvisamente ambrata, il libro, la scrivania. Alle pareti s'inazzurrano finissime trame di luna penetrate dai tendaggi rossi impercettibilmente socchiusi. Tutti sono coricati nel grande appartamento silenzioso... Apro appena la finestra per rivedere ancora una volta la dolce faccia fulva, perfettamente tonda, della luna amica. Mi pare di sentire il respiro, freschissimo, freddo, di tutte le cose che dormono – l'albero da cui stilla una luce azzurra – bella luce azzurra che laggiù trasfigura lungo una fuga di strade, come un paesaggio polare illuminato elettricamente, i selciati azzurri e scialbi. Al di sopra si stendono gli sterminati campi azzurri in cui fioriscono fragili stelle... – Ho richiuso la finestra. Ora sono a letto. La mia lampada posata su un comodino in mezzo a bicchieri, bottiglie, bevande fresche, piccoli libri preziosamente rilegati, lettere d'amicizia o d'amore, rischiara vagamente sul fondo la mia biblioteca. L'ora divina!
Le cose usuali, come la natura, io le ho maledette, non potendo
vincerle. Le ho rivestite della mia anima e di immagini intime
o splendide. Vivo in un santuario, al centro di uno spettacolo.
Sono io il centro delle cose e ognuna mi procura sensazioni e
sentimenti magnifici o malinconici, di cui gioisco. Ho davanti
agli occhi visioni stupende. Com'è dolce stare in questo letto...
Mi addormento.
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