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| << | < | > | >> |IndiceE POI VENNE IL SESSANTOTTO 7 GENNAIO 15 FEBBRAIO 40 MARZO 67 APRILE 99 MAGGIO 126 GIUGNO 160 LUGLIO 192 AGOSTO 213 SETTEMBRE 237 OTTOBRE 260 NOVEMBRE 281 DICEMBRE 304 APPUNTI BIOGRAFICI 325 NOTA 373 |
| << | < | > | >> |Pagina 7Quando comincia il 1968, in Italia c'è un governo di centrosinistra guidato da Aldo Moro, la Dc è il primo partito (nel '66, alle ultime elezioni, ha avuto alla Camera il 39,1%, il Pci il 26,9), il presidente della Repubblica è un socialdemocratico, Giuseppe Saragat. In Francia il generale de Gaulle a settantasette anni è al suo secondo mandato presidenziale: nel '65 ha battuto il leader dei socialisti, François Mitterrand. In Spagna c'è ancora Franco, che di anni ne ha settantacinque, e in Portogallo Salazar: da oltre tre decenni incontrastati al potere. In Grecia il potere l'hanno appena preso i colonnelli, con un colpo di stato in aprile. La Germania è governata da una grande coalizione di cristiano-democratici e socialdemocratici. La Germania Ovest, perché il paese è sempre diviso in due, e a Berlino da sei anni c'è il muro a ricordarlo. La Gran Bretagna ha chiesto di entrare nel Mercato comune europeo ma la Francia s'è opposta. A Londra il primo ministro è un laburista, Harold Wilson, la regina Elisabetta ha quarantun anni ed è da quattordici sul trono, il principe Carlo è stato ammesso al Trinity College di Cambridge. Al Cremlino comanda da più di tre anni Leonid Breznev, in Italia dal '64 non c'è più Togliatti, anche se l'anno prima uno studente della Normale di Pisa ha fatto in tempo a dirgli che non ci si poteva aspettare dal suo partito la rivoluzione, e che proverà lui a farla (lo studente si chiama Adriano Sofri ). I giovani, non solo in Italia, hanno cominciato a guardare più lontano e ad altri modelli. «Per i padri la Cina, l'Africa, l'America Latina semplicemente non esistevano», scriverà Giorgio Bocca nel cuore del '68, «fuori dalla cultura eurocentrica c'era il vuoto, il buio, al massimo il folklore. Per i giovani, invece, ci sono le idee, le proposte, se volete le illusioni...», e le cause per cui lottare. Prima fra tutte, quella del piccolo paese che in Indocina da due anni tiene in scacco la grande potenza. All'inizio del 1968, con Lyndon Johnson alla Casa Bianca, sono cinquecentomila i soldati americani in Vietnam. Sul campo ne sono caduti già oltre quindicimila. Nel novembre del 1967 il generale Westmoreland, comandante in capo delle truppe statunitensi, ha assicurato che «si comincia a intravedere la fine». Contro la guerra si è intensificata la protesta in America, nelle strade e nelle università. Una protesta che Martin Luther King ha legato alla battaglia per i diritti civili, visto l'alto prezzo che pagano al fronte soprattutto gli afroamericani (i negri, scrivono ancora tutti i giornali italiani). La tensione razziale è sempre alta, dopo aver toccato il picco in estate con le rivolte esplose in decine di città: a Detroit in luglio, nei più violenti tumulti dai tempi della Guerra di secessione, i morti sono stati più di quaranta. Poca cosa comunque rispetto a quello che accade in Cina e di cui ancora in Occidente non giungono notizie: la Rivoluzione culturale si è trasformata in una spietata guerra civile, le Guardie rosse divise in fazioni sono ormai fuori controllo, Mao deve fermare il mostro che ha creato. Altrove: in Medio Oriente cova il risentimento nei confronti di Israele tra i paesi arabi sconfitti in giugno nella Guerra dei sei giorni, e Israele pensa ai suoi nuovi confini. In America Latina, l'Argentina e il Brasile sono governati dai militari, come la Bolivia, dov'è stato catturato e ucciso, il 9 ottobre, Ernesto «Che» Guevara. Il Messico si prepara alle Olimpiadi. Il Papa è Giovanni Battista Montini, Paolo VI: nel dicembre del 1965 ha chiuso lui il Concilio Vaticano II. I Nomadi hanno inciso la canzone Dio è morto («Ma penso / che questa mia generazione è preparata / a un mondo nuovo e a una speranza appena nata / [...] In ciò che noi crediamo, Dio è risorto...» ): l'ha scritta un cantautore ventisettenne, Francesco Guccini, non è dispiaciuta al Papa. Gli studenti del movimento, e non solo quelli cattolici, leggono la Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani e degli alunni della scuola di Barbiana, esperimento sociale e pedagogico per i figli di contadini e pastori di un borgo sperduto sui monti del Mugello. Il libro-manifesto di una scuola diversa è uscito in maggio; don Milani, da tempo in rotta con la gerarchia ecclesiastica, è morto un mese dopo. Quando comincia il 1968, non ci sono mai stati, né più ci saranno, così tanti italiani nella fascia d'età tra i quindici e i vent'anni: sei milioni, quanti ne sono nati negli anni del boom demografico dell'immediato dopoguerra. I duecentocinquantamila iscritti all'università del 1961 sono diventati cinquecentocinquantamila. I primi fermenti negli atenei italiani sono del '63, in alcune facoltà di Architettura. Nel '66 è stata occupata la nuova facoltà di Scienze sociali istituita a Trento e a Roma è stato ucciso, in incidenti provocati da un gruppo di neofascisti, lo studente socialista Paolo Rossi. La contestazione al piano Gui di riforma dell'università ha fatto suonare anche più forte i campanelli d'allarme nel 1967: in febbraio a Pisa, con l'occupazione dell'università e le «Tesi della Sapienza», in novembre ancora a Sociologia, nella cattolicissima Trento, e poi alla Cattolica di Milano e a Palazzo Campana a Torino. In Germania, l'agitazione degli studenti in atto da un paio d'anni a Berlino per la libertà di parola e contro ogni forma di autoritarismo nella società tedesca si è estesa ad altre città dopo che il 2 giugno, durante una manifestazione, un ragazzo è stato ucciso da un poliziotto (in realtà, come si saprà solo qualche decennio più tardi, da un agente della Stasi infiltrato nelle file della polizia federale). In Francia, la protesta a Nanterre, sede decentrata della Sorbona, ha una vocazione libertaria: il sesso per l'università è ancora un tabù, nei dormitori del campus è vietata la promiscuità. Regolamenti ancora più severi per gli adolescenti: in Italia, al liceo romano Mamiani gli ingressi di maschi e femmine sono separati, le ragazze sono invitate a presentarsi a scuola con il grembiule nero o blu e a non usare rossetti e cosmetici. Lontano, San Francisco sembra un'isola anche per l'America della contestazione (cominciata proprio a due passi da lì, a Berkeley, tra il 1964 e il 1965): amore libero, pacifismo, musica, Lsd, gli ultimi bagliori hippie di un'estate che hanno battezzato Summer of love. Tra le auto vendute in Italia nel 1967, sette su dieci sono Fiat. Il primo marchio straniero, comunque alle spalle di Alfa Romeo, Innocenti e Autobianchi, è Nsu, la casa tedesca che produce la Prinz, il secondo Simca. La Fiat 500 costa 475 mila lire, un quotidiano cinquanta lire, un caffè tra le trenta e le cinquanta lire. Corre l'economia, il Pil è cresciuto di oltre il 9% rispetto al '66. A Capodanno il Milan di Rivera e Prati è in testa al campionato di calcio e L'ora dell'amore dei Camaleonti è al primo posto nella hit parade. Da qualche giorno i negozi di dischi vendono anche il nuovo album di Mina, che interpreta fra l'altro un brano di un cantautore ancora poco conosciuto, Fabrizio De André, nato nel 1940 come Guccini: s'intitola La canzone di Marinella. La televisione è in bianco e nero: due canali Rai, il Nazionale (le trasmissioni cominciano alle 17, con mezz'ora «per i più piccini», e finiscono alle 23.30) e il Secondo. In prima serata, martedì 2 gennaio 1968: sul Nazionale L'acqua cheta, tre atti di Augusto Novelli con Arnoldo Foà, sul Secondo il documentario Jean Jaurès, apostolo del pacifismo. Qualcuno riesce a vedere anche la Tv svizzera. Gli astrologi diffidano del 1968, anno bisestile. | << | < | > | >> |Pagina 65NEL FEBBRAIO DEL 1968• Esce il numero 33 dei Quaderni Piacentini (ne usciranno altri tre nel 1968, consacrando il successo politico e commerciale della rivista, soprattutto all'interno del movimento studentesco). Stampato in ottomila copie, va esaurito in pochi giorni. All'interno un articolo di Guido Viale che diventerà uno dei manifesti della contestazione. «L'università funziona come strumento di manipolazione ideologica e politica teso a instillare negli studenti uno spirito di subordinazione rispetto al potere (qualsiasi esso sia) e a cancellare, nella struttura psichica e mentale di ciascuno di essi, la dimensione collettiva delle esigenze personali e la capacità di avere dei rapporti con il prossimo che non siano puramente di carattere competitivo. [...] Il culto del libro è diventato in questi ultimi anni, dal miracolo economico in poi, uno degli scopi prioritari degli studenti e delle giovani coppie. Al posto degli altari familiari ai Lari paterni di tradizione romana, le nuove leve del neocapitalismo si costruiscono in casa degli altari denominati libreria, o addirittura delle cappelle denominate studio, dove il feticcio libro troneggia incontrastato, contento di sottoporsi all'adorazione privata. L'accumulazione dei libri ha ormai sostituito l'antico rito della raccolta dei francobolli [...]» (Guido Viale, «Contro l'università», Quaderni Piacentini n. 33). • Vista la situazione a Trento - università occupata, direttore della facoltà a cui viene impedito di fare lezione - il ministro della Pubblica istruzione invia a Sociologia un comitato ordinatore. Ne fanno parte Norberto Bobbio, Beniamino Andreatta e Marcello Boldrini. Il compito è mediare tra movimento e istituzione. • A Londra, probabilmente a una riunione della Royal Society of Medicine, Robert Edwards, biologo dell'Università di Cambridge, incontra per la prima volta il ginecologo Patrick Steptoe. Edwards (1925-2013) sta studiando la fecondazione in vitro, Steptoe (1913-1988) è un pioniere della laparoscopia in ginecologia. Insieme otterranno il primo ovulo fertilizzato in vitro, e nel 1978 assisteranno la nascita del primo bambino in provetta (una bambina nel caso: Louise Joy Brown). «Eravamo coinvolti dalla disperazione delle coppie che non potevano avere figli. Abbiamo avuto un sacco di critiche ma ci siamo anche battuti come dei folli per i nostri pazienti», dirà anni dopo Edwards, nel 2010 premio Nobel per la medicina. • Luisito Bianchi (1927-2012), prete di Vescovato (Cremona), laureato alla Cattolica con Francesco Alberoni, inizia a lavorare come operaio alla Montedison di Spinetta Marengo (Alessandria), turnista all'ossido di titanio. «Fu allora che cominciai a riflettere sulla Chiesa come fonte di denaro e di potere: non volevo essere pagato in quanto sacerdote, perché l'annuncio del gratuito deve essere fatto gratuitamente». Racconterà questa esperienza nel libro Come un atomo sulla bilancia. Scriverà saggi, poesie e di lì a qualche anno comincerà un romanzo sulla Resistenza, La messa dell'uomo disarmato, che, dato alle stampe privatamente solo nel 1989, diventerà un caso letterario. • Federico Faggin, ventisei anni, fisico di Vicenza, parte per la California. La Sgs-Fairchild di Agrate Brianza, che l'ha assunto da pochi mesi, l'ha inviato a fare un'esperienza di lavoro nei laboratori della sua consociata americana Fairchild Semiconductor a Palo Alto. Qui Faggin svilupperà l'innovativa Silicon Gate Technology (ancora in uso nella maggior parte dei circuiti integrati prodotti nel mondo) e produrrà il primo circuito integrato con questa tecnologia. Nel 1970 passerà alla Intel come capo progetto del 4004, il primo microprocessore al mondo, e di tutti i primi microprocessori Intel. • Esce il singolo Piccola Katy dei Pooh, una band bolognese ancora poco nota al grande pubblico. Katy è una ragazza che prova a scappare di casa nella notte dopo le prime avventure sentimentali, poi si pente e torna a casa: dormono tutti, nessuno s'è accorto di nulla. Il disco sarà il primo grande successo del gruppo. L'anno prima i Beatles avevano inciso She's Leaving Home, ma lì la ragazza non ha ripensamenti. | << | < | > | >> |Pagina 8618 MARZO
Robert Kennedy: cosa dice e cosa non dice il Pil
• Lawrence (Kansas) - Discorso di Robert Kennedy all'Università del Kansas, davanti alle ventimila persone che gremiscono il palazzetto dello sport del campus. Il neo candidato per la nomination democratica parla delle proteste degli studenti, della guerra in Vietnam e del significato del Pil. Una parte del discorso sottovalutata sul momento, ma che diventerà in seguito la più citata. • «Con troppa insistenza e troppo a lungo sembra che abbiamo rinunciato all'eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro Pil ha superato gli ottocento miliardi di dollari l'anno, ma quel Pil, se giudichiamo gli Stati Uniti in base a esso, comprende anche l'inquinamento dell'aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgomberare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, e i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l'intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani» (Robert Kennedy). | << | < | > | >> |Pagina 126MAGGIOGli studenti manifestano in Spagna contro il franchismo, in Germania contro le leggi eccezionali. Ma è in Francia che succede tutto in un mese, o quasi. Le barricate e le battaglie con la polizia nelle strade del Quartiere latino, a Parigi, lo sciopero selvaggio e spontaneo che paralizza il paese, lo spettro dell'intervento militare, il rilancio (vincente) del generale de Gaulle, che può contare su un accorto primo ministro. Si vota in Italia, per i socialisti l'unione non fa la forza. C'è chi costruisce una strana utopia in mezzo al mare, ma dura poco, e chi l'ha immaginata piena di vita in un romanzo, ed è più fortunato: arriva in Italia Cent'anni di solitudine. | << | < | > | >> |Pagina 158NEL MAGGIO DEL 1968• In libreria Il mondo salvato dai ragazzini, di Elsa Morante (Einaudi). Una raccolta di poesie e canzoni che «è un memoriale. È un manifesto. È un balletto. È una tragedia. È una commedia. È un madrigale. È un documentario a colori. È un fumetto. È una chiave magica» (dalla controcopertina). La scrittrice ha già pubblicato numerosi racconti e i romanzi Menzogna e sortilegio (1948) e L'isola di Arturo (1957). • Esce in Italia, pubblicato da Feltrinelli, Cent'anni di solitudine, di Gabriel Garcia Márquez. «La logica affabulatoria e mitica del racconto non vuole si facciano troppo rigide distinzioni tra reale e irreale nel mondo dei Buendia. Sono uomini ostinati nelle loro deliranti illusioni demiurgiche, [...] uomini bruciati dalla concupiscenza sfrenata e dalla passione per i galli da combattimento; donne pratiche e avvedute, [...] donne con il fuoco oscuro nel sangue» ( Mario Luzi , Corriere della Sera, 31 ottobre 1968). «Da tempo non leggevo nulla che mi colpisse tanto profondamente. Se è vero come dicono che il romanzo è morto, o si prepara a morire, salutiamo allora gli ultimi romanzi che sono venuti a rallegrare la Terra» ( Natalia Ginzburg , La Stampa, 6 aprile 1969). Un longseller che conquista anche migliaia di lettori italiani. Pasolini tra i pochi a cui non piace: dieci anni dopo lo descriverà come il romanzo «di uno scenografo o di un costumista, scritto con grande vitalità e spreco di tradizionale manierismo barocco latino-americano, quasi ad uso di una grande casa cinematografica americana». • Il Saggiatore pubblica Divisione cancro, di anonimo sovietico. È un romanzo semiautobiografico di Aleksandr Solženicyn. Lo scrittore russo nel 1962 ha potuto pubblicare Una giornata di Ivan Denisovič ma ora la censura gli ha negato il visto per quest'ultimo romanzo, che in Unione Sovietica circola solo in parte in forma clandestina. • Arrivano in libreria anche Aline e Valcour del Marchese de Sade , Astrologia e vita sessuale di Gilbert Hoakley, Sesso senza complessi di colpa di Albert Ellis. • A Santa Monica, in California, il pittore britannico David Hockney, trentun anni, completa il ritratto della coppia Christopher Isherwood e Don Bachardy. Seduti nella loro casa, lo scrittore inglese con il viso di profilo che guarda il compagno, di trent'anni più giovane, il giovane pittore che invece guarda in avanti. Stavano insieme dal 1953, tra qualche alzata di sopracciglio della Hollywood più conservatrice, e l'avrebbero fatto fino alla morte di Isherwood, nel 1986. Dopo un lungo soggiorno in California, in giugno Hockney tornerà a Londra. • Philip Roth riprende a scrivere con foga Lamento di Portnoy dopo che è morta in un incidente stradale a Central Park, a New York, la ex moglie Margaret Martinson. Era bloccato dal rapporto conflittuale con la donna e dal risentimento nei suoi confronti che il divorzio non aveva sanato. Lo scrittore ha trentacinque anni, Portnoy's Complaint è la sua quarta prova letteraria, uscirà nel 1969 e sarà un grande successo, anche se non piacerà a molti ebrei. • Susan Sontag per due settimane è a Hanoi, testimone sul campo - ma non certo asettica: la sua è una delle principali voci contro la guerra americana in Indocina - della realtà del Vietnam del Nord. Ne scriverà un libro, Trip to Hanoi, pubblicato nel 1969, anche in Italia. «La mia solidarietà con i vietnamiti, per quanto genuina e sentita, è un'astrazione morale formatasi (e fatta per essere vissuta) a grande distanza da loro. [...] Per me - spettatrice? - qui tutto è monocromatico, e questo mi opprime...». • In Francia La Peugeot e la società Alstom si accordano per realizzare pile a combustibile adatte per veicoli a trazione elettrica. «Gli studi sono previsti a lungo termine» ( La Stampa, 15 maggio 1968). • In Francia gli Aphrodite's Child pubblicano la loro prima prova discografica: un singolo, Rain and tears, che musicalmente riprende un canone di Johann Pachelbel. La band è composta da tre giovani greci, Demis Roussos (la voce della canzone), Vangelis Papathanassiou (l'autore della musica, tastierista e mente del gruppo) e Lucas Sideras (alla batteria), fuggiti nel 1967 dal colpo di stato dei colonnelli. Lacrime di dolore confuse con quelle provocate dai lacrimogeni, il disco vende in Francia più di un milione di copie. In Italia è il sesto singolo più venduto nel 1968. Poi anche Lacrime e pioggia in due versione italiane cantate da Dalida e Quelli (dal 1971 Premiata Forneria Marconi). • A New York cominciano le riprese di Midnight Cowboy, in Italia Un uomo da marciapiede, il nuovo film di John Schlesinger, con Dustin Hoffman e l'esordiente John Voight. • George W Bush, ventidue anni, figlio di George H. W. Bush, deputato repubblicano al Congresso, si laurea in Storia a Yale. | << | < | > | >> |Pagina 22420 AGOSTO - NOTTE
Truppe del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia
• Praga - Alle 23, unità militari dell'Unione Sovietica e di Polonia, Ungheria e Bulgaria varcano le frontiere della Repubblica socialista cecoslovacca. A Praga i paracadutisti russi occupano l'aeroporto, dove cominciano ad atterrare altre truppe con l'artiglieria leggera. Sul terreno si muovono venti divisioni, perlopiù russe, che entrano dalla Germania orientale, con una forza d'urto di duecentocinquantamila uomini e duemila carri armati (le truppe d'occupazione raggiungeranno più avanti i cinquecentomila uomini). La partecipazione della Germania est all'operazione è stata cancellata poche ore prima: soldati tedeschi potrebbero provocare una più accanita resistenza da parte dei cecoslovacchi.
• Alle due del mattino del 21
agosto l'annuncio di Radio Praga: la Cecoslovacchia è stata invasa, «la
presidenza del Comitato centrale del Partito
comunista cecoslovacco esorta
tutti i cittadini della Repubblica a mantenere la calma e a non
opporsi all'avanzata delle unità. Per questa ragione il nostro
esercito, le forze di polizia e le
milizie popolari non hanno ricevuto alcun ordine per la difesa del paese. [...]
Tutti i dirigenti dello Stato, del Pc cecoslovacco
e del Fronte nazionale rimangono nelle loro funzioni».
21 AGOSTO
I carri armati nelle strade di Praga
• Praga -
Reparti corazzati russi prendono posizione in vari
quartieri di Praga. Anche Bratislava è nelle mani dei sovietici
e di reparti corazzati ungheresi.
Nella capitale, poco dopo le
sette del mattino i carri armati
sovietici circondano la sede del
Comitato centrale dove si sono
riuniti Dubček e i membri del
presidium. Radio Praga annuncia i primi scontri fra le truppe
comuniste di occupazione e i
cittadini che erigono barricate.
Alle 7.30, quando primi carri
armati sovietici compaiono in
piazza San Venceslao, trovano
una marea umana a far muro.
Alle 8.25 le truppe sovietiche
occupano il palazzo del Comitato centrale, alle 8.45 la sede
della televisione. Dopo aver trasmesso altri appelli alla calma e
un invito agli operai ad andare
regolarmente al lavoro, Radio
Praga intorno alle 9 trasmette
l'inno nazionale, segno annunciato della fine delle trasmissioni. Radio Pilsen,
ultima voce libera della Cecoslovacchia, tace dalle 12.50. A Bratislava cinque
studenti vengono uccisi dopo
aver lanciato bombe molotov
contro due carri armati. Carri
armati in fiamme anche nella
capitale. Nelle strade cechi e
slovacchi improvvisano cortei
di protesta, imprecano contro
gli invasori, innalzano la bandiera cecoslovacca, disegnano
svastiche sui mezzi corazzati. In
alcuni casi si fermano a discutere con i militari e i carristi russi,
ma saranno presto dissuasi per l'uso che la propaganda sovietica farà di questi
momenti, interpretati nelle fotografie come colloqui amichevoli.
Dubcek arrestato e portato a Mosca
• Poco dopo le 13 un portavoce della presidenza della Repubblica comunica che il presidente Svoboda è prigioniero nel castello di Praga circondato dai carri armati sovietici. Alle 16.30 paracadutisti russi arrestano nella sede del Comitato Centrale il segretario del Partito comunista, Dubček, il presidente dell'Assemblea nazionale, Smrkovsky, e i membri del presidium Spacek e Kriegel. Saranno portati a Mosca e interrogati per giorni. | << | < | > | >> |Pagina 260OTTOBREPolizia e soldati sparano a città del Messico, in piazza delle Tre Culture è un massacro. Le Olimpiadi, di lì a qualche giorno, si svolgono regolarmente, ma più dei record e delle gare si ricordano i pugni alzati di Tommy Smith e John Carlos, e lo sguardo basso della ginnasta cecoslovacca che non vuole vedere l'alzabandiera sovietico. La Francia approva la riforma dell'università. In Italia i professori del Mamiani sospendono uno studente per un anno. Le gallerie d'arte si trasferiscono nei garage, Dario Fo va a far teatro nella casa del popolo. | << | < | > | >> |Pagina 2612 OTTOBRE
Città del Messico, massacro in piazza delle Tre Culture
• Città del Messico - Diecimila studenti messicani si sono dati appuntamento in piazza delle Tre Culture, quartiere Tlatelolco, di fronte al Politecnico San Tomás, l'unica sede universitaria ancora presidiata dalla polizia, che l'ha occupata il 18 settembre. I cartelli che molti imbracciano dicono «Ridateci il Politecnico». Protestano anche contro il presidente Gustavo Díaz Ordaz, per le ingenti spese sostenute per organizzare le Olimpiadi (centocinquanta milioni di dollari), vorrebbero indire uno sciopero della fame sino alla conclusione dei Giochi. Quando arriva in piazza delle Tre Culture, il corteo trova un impressionante schieramento di polizia e militari. I leader del movimento decidono di annullare la manifestazione, molti studenti se ne vanno, molti restano. La scintilla che fa precipitare le cose è un colpo di pistola dei granaderos, o forse una bomba molotov lanciata contro un blindato. Da un elicottero parte un bengala, il segnale della carica. Dopo aver bloccato le uscite della piazza con carri armati e blindati, i militari cominciano a sparare, i granaderos dal tetto del Politecnico, gli altri dai loro mezzi e dall'elicottero, anche con raffiche di mitra. Nelle ricostruzioni del giorno dopo si dirà che anche alcuni dimostranti hanno risposto col fuoco. La battaglia infuria per due ore e per altre quattro si continua a sparare. È la più cruenta repressione del movimento studentesco dell'epoca. Impossibile stabilire il numero delle vittime: trentaquattro secondo il governo, in gran parte militari; duecentocinquanta secondo l'Associated Press, duecento-trecento per il corrispondente della Bbc, che riferirà pure di corpi portati via con camion della spazzatura. Migliaia gli studenti arrestati dopo la carneficina, trecento sarebbero rimasti in carcere fino all'amnistia del 1971. • Tra i feriti c'è la giornalista Oriana Fallaci, inviata dell'Europeo, colpita alla schiena e a una gamba da un elicottero mentre dal terrazzo di un grattacielo assiste alla repressione. «Non c'era la minima possibilità di fuga. Al contrario. Hanno sparato su una folla inerme in una piazza che è una vera trappola. La gente non aveva scappatoie. [...] Le raffiche partivano dalle mitragliatrici delle autoblindo, che circondavano la piazza, e dai mitragliatori e dai fucili automatici dell'esercito, e dai granaderos e infine da questo elicottero che si abbassava sempre di più». • Nell'ottobre 1997 il Congresso messicano formò un comitato per investigare sul massacro. Il comitato raccolse testimoni e attivisti politici dell'epoca, incluso Luis Echeverría Álvarez, presidente del Messico dal 1970 al 1976 e nei giorni della carneficina di piazza delle Tre Culture ministro dell'Interno. Echeverría ammise che gli studenti erano disarmati e che l'attacco militare fu pianificato in precedenza per distruggere il movimento studentesco. | << | < | > | >> |Pagina 304DICEMBRE
In Sicilia scioperano i braccianti sottopagati: in due, ad Avola, cadono
sotto i colpi della polizia. In Versilia, la notte di San Silvestro, un
ragazzo di sedici anni s'è unito ad altri più grandi per manifestare
contro il veglione a champagne della Bussola: colpito da un proiettile,
non potrà più camminare. La contestazione arriva anche alla Scala:
non c'entra Verdi, ma il rito ambrosiano della borghesia milanese, gli
smoking e soprattutto le pellicce. In Italia c'è un nuovo governo, con
un ministro della Pubblica istruzione che va subito a incontrare gli
studenti in un liceo. E ci sono giudici che riconoscono la parità tra
uomo e donna e mandano in soffitta la parola adulterio. Lontano
dalla Terra, è la vigilia di Natale quando l'equipaggio dell'Apollo
8 raggiunge il suo obiettivo: mai nessun uomo è andato così vicino alla Luna.
2 DICEMBRE
La polizia uccide due braccianti in sciopero ad Avola
• Avola (Siracusa) - Due braccianti muoiono, uccisi dai colpi sparati dalla polizia, in un violento scontro nei pressi di Avola. Dal 25 novembre è in corso uno sciopero dei lavoratori della terra della zona, che chiedono una paga uguale a quella dell'altra metà della provincia. I braccianti, come in altre occasioni a Noto, Rosolini e nella stessa Avola, hanno eretto alle porte del paese un blocco stradale come forma di protesta. Sono alcune centinaia. Un reparto di circa cento agenti è stato inviato dalla questura di Siracusa con l'ordine di «rimuovere con la forza i blocchi stradali». Un ufficiale ordina la carica, probabilmente dopo che i dimostranti hanno scagliato le prime pietre. Partono anche i gas lacrimogeni, che il vento risospinge verso gli agenti, arriva un reparto di carabinieri di rinforzo e arrivano altri braccianti da Cassibile. La battaglia è confusa, sembra che da qualche agente isolato partano i primi colpi di pistola. I contadini rovesciano e incendiano alcuni automezzi della polizia. Gli uomini in divisa sparano: quattrocento colpi di pistola e moschetto e altri quattrocento «artifici lacrimogeni», dirà il vice capo della polizia. Cadono sotto il fuoco Giuseppe Scibilia, quarantasette anni, e Angelo Sigona, venticinque. Una cinquantina i feriti, tra dimostranti e forze dell'ordine; centosessantatré braccianti saranno denunciati per «manifestazione sediziosa». • Quella dei braccianti è una vertenza in corso da tempo in Calabria, in Puglia, in Sicilia. La lotta per il lavoro in un Mezzogiorno non ancora investito dal miracolo economico si scontra con l'intransigenza dei grandi proprietari terrieri. Ci sono già stati diversi incidenti con la forza pubblica, scioperi e anche proteste nei confronti dei dirigenti sindacali accusati di eccessiva moderazione. La tensione alla fine dell'anno si concentra nel Siracusano, dove la posizione degli agrari è particolarmente rigida. • «Lo sciopero non è durato dieci giorni, né si è concluso con due morti e tanti feriti soltanto per un miglioramento salariale. Fino a martedì scorso [il 3 dicembre, giorno in cui è stato raggiunto l'accordo per il nuovo contratto], la provincia di Siracusa era divisa in due zone agricole: zona A, coltivata quasi esclusivamente ad agrumeti e considerata di maggior reddito, in cui i braccianti guadagnavano 3.580 lire per sette ore di lavoro al giorno; zona B, coltivata ad agrumeti, mandorle, primizie di ortaggi, considerata di più basso reddito, in cui i braccianti guadagnavano 3.210 lire per otto ore di lavoro al giorno. Col nuovo contratto sono state abolite le zone, e i salari sono saliti a 3.780 lire per sette ore di lavoro quotidiano in ogni stagione. In sostanza i braccianti della zona A hanno guadagnato 200 lire al giorno, quelli della zona B, 570 lire (che diverranno reali fra un anno). Sono miglioramenti non trascurabili, ma l'asprezza della contesa sindacale non è giunta alla tragedia soltanto per gli aumenti salariali; è la parte normativa che ha incontrato l'ostilità assoluta degli agricoltori e sulla quale si sono impuntati i braccianti», che esigevano dai proprietari terrieri l'assicurazione contro le malattie e gli infortuni e la garanzia di una pensione commisurata all'entità del salario (Francesco Rosso, «Non sono morti per un tozzo di pane ma per acquistare la dignità di operai», La Stampa, 6 dicembre 1968). | << | < | > | >> |Pagina 32024 DICEMBREL'Apollo 8 in orbita intorno alla Luna
• Nei cieli della Luna -
L'Apollo 8 raggiunge l'orbita lunare la
mattina della vigilia di Natale.
In venti ore compie dieci volte
il giro intorno alla Luna. Barman, Lovell e Anders sono i
primi esseri umani a osservare
direttamente la faccia nascosta
del satellite (quella non visibile dalla Terra). Nelle sue orbite l'Apollo 8 si
avvicina fino a centoundici chilometri dalla
superficie lunare. Gli astronauti riescono a inquadrare bene
anche il cosiddetto Mare della
Tranquillità, già scelto come
punto di allunaggio della futura
missione di Apollo 11. E filmano e fotografano: alle 7.30 e alle
21.30 (ora di New York), compaiono in diretta tv e mostrano
al mondo ciò che vedono: è la
trasmissione più seguita della
storia, fino a quel momento.
Tra le centinaia di foto scattate,
Bill Anders fissa con l'obiettivo
della sua Hasselblad una delle
icone del Ventesimo secolo: la Terra che sorge dall'oscurità.
Primo Levi: «Per il bene e per il male siamo una sola gente»
• «Il nostro mondo, sotto tanti aspetti sinistro, provvisorio,
ammalato, tragico, ha anche
quest'altro viso: è un "brave new
world", un audace nuovo mondo, che non arretra davanti agli
ostacoli, e non trova pace finché
non li abbia aggirati o penetrati
o travolti. [...] Davanti a questa
ultima testimonianza di coraggio e d'ingegno non si prova soltanto ammirazione e
solidarietà distaccata: in qualche modo, e
non del tutto ingiustamente,
ognuno di noi se ne sente partecipe. Come ogni uomo, anche
il più innocente, anche la stessa
vittima, si sente corresponsabile
di Hiroshima, di Dallas e del
Vietnam, e prova vergogna, così
anche il più estraneo al colossale
travaglio dei voli cosmici sente
ricadere sull'intero genere umano, e quindi anche su di sé, una
parcella di merito, e ne esce rivalutato. Per il bene e per il male
siamo una sola gente: quanto
più ne saremo consapevoli, tanto meno duro e lungo sarà il
cammino dell'umanità verso la
giustizia e la pace» (Primo Levi,
La Stampa,
27 dicembre 1968).
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