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Pagina 13
Sorrise, piantando gli occhi nei
miei. Quello sguardo era il
segnale. Penetrava ben al di là
delle mie pupille, mi percorreva
tutto il corpo, mi si conficcava in
grembo. Il macellaio stava per
parlare.
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Pagina 23
Tra le file di carcasse sospese,
di castrato e di vitello, la
macellaia s'era aggrappata con le
mani a due grossi ganci di ferro
che le pendevano al di sopra della
testa, come si fa di solito in
metropolitana o sull'autobus per
non perdere l'equilibrio. La gonna
era sollevata e arrotolata attorno
alla vita, così da lasciare
scoperte le cosce e il ventre
bianco, con il ciuffo nero che, di
profilo, sembrava una macchia di
rilievo. Il macellaio stava dietri
di lei, i calzoni abbassati intorno
alle caviglie e il grembiule pure
arrotolato attorno alla cintura, la
carne straripante. Smisero di
fornicare non appena mi videro, ma
il macellaio rimase intrappolato
nel didietro prosperoso della
macellaia.
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