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| << | < | > | >> |Indice1. Il corso degli eventi 1.1 Riforme e crescita: un lungo cammino 1.1.1. Dall’indipendenza al 1975 1.1.2. Il Vietnam del Nord: un economia pianificata 1.1.3. Vietnam del Sud: un enorme mercato nero 1.2. 1975-1985: gli anni della pianificazione economica 1.2.1. Come riunificare due sistemi economici differenti? 1.2.2. 1979-1981: un piano fallito e l’inizio delle riforme 1.2.3. 1982-1985: un periodo di ripensamenti 1.3. Doi Moi: l’economia di mercato a guida socialista 1.3.1. Il sesto congresso e l’avvio delle riforme 1.3.2. 1987-1988: la decollettivizzazione 1.3.3. 1989-1991: la stabilizzazione 1.4. Dalle grandi speranze alla crisi 1.4.1. 1992-1996: l’età dell’oro 1.4.2. 1997-1999: il duro risveglio 1.4.3. Di chi la "colpa"? 1.4.4. Le conseguenze sociali e politiche 1.4.5. Le ripercussioni sulla politica economica 1.4.6. Questioni economiche ancora aperte 1.4.7. Una vasta realtà sommersa 1.5. L’agricoltura: settore arretrato o trainante? 1.5.1. Le radici nella storia lontana e vicina 1.5.2. L’agroindustria: uno sbocco per le produzioni agricole 1.6. Il Vietnam nel mondo: relazioni differenziate 1.6.1. Normalizzazione e cooperazione con gli ex nemici 1.6.2. Il peso delle vicende indocinesi 1.6.3. La ripresa dei rapporti con i fratelli di un tempo 1.6.4. L’Asean 1.6.5. La vocazione "non allineata" 2.Analisi della società 2.1. La lotta contro la povertà: problema principale del paese 2.1.1. I risultati positivi delle riforme economiche 2.1.2. Problemi e sfide per il nuovo millennio 2.1.3. Cause di povertà 2.1.4. Fornire la canna da pesca 2.1.5. Il Programma nazionale di lotta alla povertà 2.2. Contraccolpi negativi dello sviluppo 2.2.1. La disparità di reddito e l’urbanizzazione incontrollata 2.2.2. I vizi soci 2.3. Una società in trasformazione 2.3.1. L’eredità del confucianesimo 2.3.2. Popolazione e famiglia 2.3.3. Le minoranze etniche 2.3.4. La donna 2.3.5. La religione 2.4. Le contraddizioni dell’identità nel mondo attuale 2.4.1. L’apertura all’esterno 2.4.2. Lo stile di vita 2.4.3. La politica: un argomento controverso 2.4.4. Speranze e timori per l’avvenire Appendice statistica |
| << | < | > | >> |Pagina 15Alla fine della guerra, il governo del Vietnam unito si trovò a decidere l’integrazione politica, sociale ed economica del Sud.I problemi principali come accennato erano due, di natura rispettivamente economica e politico-sociale: da un lato integrare un sistema socialista ad economia pianificata e basato sulla produzione industriale pesante con un sistema capitalista basato sull’industria leggera e sui servizi; dall’altro reintegrare nella società milioni di disoccupati, persone dedite ad attività illecite ed ex dipendenti del precedente regime. Si deve inoltre considerare che il Sud si trovava a fronteggiare la cessazione dell’apporto economico statunitense, che pur aveva costituito la causa prima del carattere parassitano dell’economia. Le centinaia di migliaia di persone che vivevano fornendo beni e servizi, anche se per la maggior parte di natura discutibile, ai soldati americani si trovarono disoccupate. Ovviamente le spese militari, statunitensi o del regime sud-vietnamita avevano di per sé generato reddito e ricadute economiche di vario tipo. Riguardo alla questione economica, la soluzione scelta dopo qualche tentennamento fu quella di estendere al Sud il modello collettivista del Nord nella sua versione più rigida, quella che scaturiva dalla legislazione del l974. | << | < | > | >> |Pagina 70Il compito delle autorità oggi è sottrarre alla povertà quei 14 milioni di persone - 2,65 milioni di famiglie all’inizio del 1998, secondo il Molisa - che ancora vivono sotto alla soglia di povertà. La crescita, pur sostenuta, non è stata uniformemente distribuita nelle vane regioni del paese, tra i diversi settori economici e soprattutto tra le vane etnie che compongono il Vietnam costituendo una delle sue caratteristiche. Il 9O% dei vietnamiti poveri vive nelle aree rurali. La percentuale di poveri cresce vertiginosamente nelle aree remote e montuose, e si avvicina al 100% della popolazione nel caso di alcune minoranze etniche come i H’Mong (popolazioni nomadi di montagna presenti anche in Cina e qui chiamate Miao; il termine vietnamita dialettale è Meo). In circa 1700 comuni la percentuale di famiglie povere è superiore al 40%; in un migliaio di comuni essa affligge la maggioranza della popolazione. Più del 70% della popolazione vietnamita è impiegato nel settore agricolo, tuttavia, la crescita dell’agricoltura è stata inferiore rispetto a quella dell’industria: con l’eccezione del 1992, il tasso di crescita dell’agricoltura è stato pari o inferiore alla metà del tasso di crescita del PiI nel corso degli anni 90. Del resto, l’agricoltura produce oggi soltanto il 25% del PiI del paese; la produttività è limitata dall’utilizzo di tecniche gravemente obsolete o addirittura arcaiche e dall’eccessiva densità di popolazione che grava sui terreni agricoli. Inoltre, la vendita del riso, il principale prodotto agricolo, è ancora regolamentata con prezzi tenuti artificialmente bassi, che non permettono ai contadini di realizzare profitti. La grave carenza di capitali che affligge il paese non permette una sostanziale modernizzazione, e soltanto I’8,2% dei capitali complessivi investiti in Vietnam e il 6% dei capitali investiti da imprese estere sono destinati all’agricoltura. I contadini cominciano ad abbandonare i campi sovraffollati dove si stima che più di un terzo della manodopera sia non occupata o occupata solo parzialmente, e ricercano fortuna nelle città. | << | < | > | >> |Pagina 79Il governo vietnamita nel 1998 ha lanciato un vasto programma di lotta alla povertà intervenendo sulle varie cause principali. Il programma, noto con l’acrontmo inglese di Hepa e già promosso nel 1993, prevede nove azioni differenti e l’investimento di un miliardo di dollari tra il 1998 e il 2000, di cui un terzo proveniente dal bilancio pubblico, un terzo da fonti internazionali e un terzo dagli stessi cittadini. L’aspetto principale del programma consiste nella costruzione di infrastrutture: strade, opere idriche e d’irrigazione, centrali elettriche, scuole e ospedali. Inoltre, 500 milioni di dollari dovrebbero essere distribuiti in programmi di credito. Il governo ha selezionato 1000 comuni tra i 1715 in cui più del 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Essi beneficeranno per primi della costruzione di infrastrutture e dei crediti, e dovranno a loro volta dare la priorità alle opere giudicate più urgenti. A ogni comune saranno assegnati inizialmente dai 500 ai 700 milioni di dong. Il programma sarà realizzato grazie al contributo di esperti inviati in loco e volontari; delle organizzazioni di massa e anche dell’esercito. Una forte assistenza verrà da parte degli organismi internazionali.
L’idea di base consiste nell’affrontare contemporaneamente tutte
le cause di povertà: senza una strada, per esempio, un progetto di
microcredito sarebbe inutile, in quanto i contadini non potrebbero
facilmente vendere i loro prodotti. Alla fine dell’anno 2000 tutti i
comuni vietnamiti dovrebbero avere l’allacciamento alla rete elettrica,
l’accesso a strade carrozzabili, un ambulatorio e una scuola con
sufficienti attrezzature. Inoltre, gli aspetti sanitari saranno considerati
di fondamentale importanza, e un’enfasi particolare sarà posta sulla
prevenzione di malattie e malnutrizione. Nel 2005 l’8O% degli abitanti
rurali dovrebbe avere accesso all’acqua potabile, anche grazie
all’intervento dell’Unicef nel 2010 ogni cittadino vietnamita disporrà
di questa preziosa risorsa.
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