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| << | < | > | >> |IndicePrefazione xi Capitolo 1 Scegliere: più che desiderare qualcosa e il suo contrario 1 Come iniziò l'era delle scelte 11 Capitolo 2 Il retroscena dello scegliere: i precursori storici 17 Il sorgere del secolarismo e la perdita dell'assoluto 19 Liberalismo 21 Marx 22 Il divario fra scienza e religione 25 Scrittori appassionati 28 I pilastri della scienza iniziano a traballare 30 Capitolo 3 Il libero arbitrio e la spirale viziosa dello scegliere: chi comanda? 35 Metagestire le nostre vite 38 Libertà, responsabilità e "Il Grande Inquisitore" 40 L'inversione dello scegliere 46 Più c'è da scegliere peggio è? 48 Capitolo 4 Molte ramificazioni, molti mondi e la frammentazione della realtà 51 Sceglietevi il vostro universo 55 Persino i fisici non riescono ad afferrare le cose 61 Scegliete la vostra matematica 61 Gli artisti esaltano il soggettivo 64 Capitolo 5 L'offuscamento della realtà 71 Più reale del reale 72 Fatticità e roba comune 76 Verginità e "nati di nuovo" 80 "Diventare reali" a scuola e al lavoro 83 Capitolo 6 La società postindustriale: la nostra rottura con la storia? 85 Controllati da una società dominante 86 Il declino della gratificazione differita 90 Il capitalismo danza col modernismo 91 Appartenere o non appartenere? 96 Inclusione ed esclusione 98 Capitolo 7 Prendere decisioni: c'è un metodo nella sua follia? 101 Decisioni gestionali: uso ottimale di risorse limitate 102 I piani migliori per quantità di affari sconosciute 106 Teoria dei giochi e scelte politiche 108 Incentivi a competere lealmente 114 Vincoli e progresso: i quattro stadi 116 Capitolo 8 Opposizioni: Saussure, strutturalismo e altro ancora 119 Opposizioni e linguaggio 119 Strutturalismo: qualche vera applicazione 123 Prendere in considerazione l'opposto: ribaltare i fatti 127 Esiste una sola qualità? 129 Il gatto di Schrφdinger e la sua ordinaria psicologia 133 Capitolo 9 Libertà ed esistenzialismo 137 Esistono libertà differenti? 137 Ma che cos'è, poi, l'esistenzialismo? 143 Sartre: ci mostra l'inferno e poi esce con una ragazza 147 Accettare la responsabilità... oppure no 153 Quali sono i nostri bisogni? 160 Capitolo 10 Rischio: che cosa significa per noi 163 Tavole di mortalità: vivere più a lungo, maggiori scelte 164 Alcuni stravaganti aspetti del prendere decisioni 168 Altri metodi di decisione per casi rischiosi 174 Capitolo 11 L'individuo contrapposto al gruppo 179 Bene per uno, ma non tutti 180 L'ingordigia e la "mano invisibile" 183 Cerchiamo di giocare con garbo e di condividere 186 Scegliere: il diritto all'aborto e le sue sfumature linguistiche 192 Capitolo 12 Il punto di svolta: gli anni Sessanta 195 Il picco dell'arte e la sua caduta 197 Altri sconvolgimenti: libertà e ribellione 201 Capitolo 13 Cultura alta e bassa, mentalità soggettiva e oggettiva 207 Il trionfo del volgare 207 La rovina del vicinato 212 I classici sono la cosa vera 216 Di nuovo: realtà, oggettività e soggettività 218 Capitolo 14 Dal modernismo al postmodernismo 225 Modernismo e progresso 226 La società si specializza 229 Caratteristiche del postmodernismo 232 Il tempo e lo spazio si comprimono 237 Gli individui, il pubblico e il privato 238 Più contrasti, più offuscamento 241 Temi postmoderni in architettura 243 Capitolo 15 Manifestazioni postmoderne, autoriferimento e oltre 247 Creativi, edifici e vestirsi per la palestra 247 Cibo postmoderno 252 Mode e cicli di vita abbreviati 253 I musei non sono sempre quel che sembrano 259 Tatuaggi, clonazioni e autoriferimento 260 Autoriferimento e matematica 263 Dall'autoriferimento all'autoriproduzione 265 Incertezza, caos e adattamento 268 Intelligenza artificiale e libero arbitrio 271 Capitolo 16 Critici della vita contemporanea 277 William Irwin Thompson: stiamo rimpiazzando il naturale con l'artificiale 277 Neil Postman: la tecnologia sta prendendo il sopravvento 282 Gene Rochlin: le conseguenze della computerizzazione 286 Ci sono anche buone notizie, riferisce Gregg Easterbrook 288 Lawrence Levine: ulteriori buone notizie 289 Capitolo 17 Problemi della società e conflitti. dove siamo diretti 295 Il consumo dimostrativo, l'assassino (non tanto) silenzioso 297 Mani invisibili e ingordigia visibile 300 In un angolo, solidarietà e impegno; nell'altro, egoismo 304 Tensione globale e lo scontro di civiltà 309 Est-Ovest; Gruppo-Individuo; Yin-Yang 312 Capitolo 18 Siamo già stati qui prima? 317 Il diciassettesimo secolo: l'età d'oro olandese 317 Un'età dell'oro precedente: la Grecia 321 Il modernismo sarà per sempre in ciclo? 327 Capitolo 19 Linee guida e conclusioni 331 Equilibrare il familiare e il nuovo 332 Dare enfasi all'unità entro la diversità 335 Aumentare la flessibilità 338 Agevolare le scelte personali 343 Chiusura 344 Bibliografia 349 Indice Analitico 357 |
| << | < | > | >> |Pagina xiiPREFAZIONELa tesi di fondo di questo libro è la seguente: per la maggior parte di noi, poter scegliere e dover fare scelte è diventato e continuerà a essere il fattore che più influenza al tempo stesso le nostre vite private e la nostra cultura prevalente. Anni fa mi colpì improvvisamente l'idea che essere "moderni" significhi essere in grado di scegliere. Gran parte di noi che viviamo nel mondo sviluppato, in particolar modo negli Stati Uniti, abbiamo a disposizione un ventaglio di scelte molto più ampio di quelle di cui potevano disporre i nostri predecessori appena cento anni prima, sia nelle decisioni prese giorno per giorno sia in quelle che riguardano l'indirizzo da dare alla propria vita. Si dice spesso che gli Stati Uniti d'America siano un' idea. Elemento essenziale di questa idea è, naturalmente, la libertà. La libertà di scegliere. I primi emigranti vennero in America per esercitare il diritto di scegliere la propria religione. Altri seguirono, con la speranza di costruirsi una vita nuova e più ricca. Per una ragione o per un'altra, grandi masse hanno scelto di venire qui per quasi quattro secoli. Scegliere è qualcosa che abbiamo nel sangue. Anche altre parti del globo, l'Europa in particolare e gran parte delle nazioni che danno sulle coste del Pacifico, hanno ora raggiunto gli USA e il Canada in termini di ricchezze materiali e di libertà democratiche. Ciò di cui ci occuperemo in questo libro vale anche per queste prospere nazioni. Anch'esse offrono un mondo di scelte che un secolo fa era soltanto sogno. Poter scegliere significa essere liberi di scegliere. Però la libertà di per sé non implica necessariamente poter scegliere. In effetti, per la maggior parte della storia dell'umanità, la realizzazione della pura libertà di solito ha dovuto fare i conti con la fredda realtà dell' assenza di scelte ragionevoli. La gente, quindi, non aveva il potere di modificare i suoi destini. In effetti, come dimostrerò, la carenza di scelte che ha caratterizzato la maggior parte delle vite umane ha fatto sì che l'autentica libertà fosse un mero concetto ipotetico. Fino a oggi. Soltanto in tempi relativamente recenti i nostri standard di vita si sono elevati abbastanza, per un ragionevole numero di noi, da far diventare la possibilità di scegliere il fattore che influisce maggiormente sulle nostre vicende personali. Libertà e scelta hanno a lungo dominato la nostra coscienza nazionale, in termini filosofici. Eppure soltanto ora le persone comuni possono, in una misura che non ha precedenti, rendersi conto del potere che questi principi hanno nel configurare dinamicamente le loro vite. Come vedremo, questa pervasività dello scegliere è anche penetrata a fondo nelle nostre istituzioni culturali. Il mio obiettivo principale è proprio quello di dimostrare quanto profondamente la possibilità di scegliere abbia trasformato quel che siamo come persone e come società, in concreto e in astratto. Le scelte la prevalenza relativamente recente dello scegliere rispetto a un secolo fa o quasi danno forma sia ai nostri stili di vita sia alle nostre espressioni creative nelle scienze esatte, nelle arti, nelle scienze sociali e in quelle umanistiche. Lo scegliere ha svolto un ruolo fondamentale nel plasmare un sorprendente numero di sviluppi culturali e intellettuali, dall'esistenzialismo alla fisica quantistica al postmodernismo. Vedremo che per svolgere questo ruolo lo scegliere ha fatto sorgere una moltitudine di dualismi, molti dei quali sono i dilemmi che creano gioia e angoscia nelle nostre vite personali e altri che hanno cambiato per sempre il modo in cui siamo portati a interpretare formalmente il nostro mondo. Come obiettivo secondario, intendo affrontare la questione del carattere ciclico della storia. Da universitario diciannovenne, nei tardi anni Settanta, ero profondamente convinto che il secolo ventesimo fosse senza precedenti in termini di sviluppo umano. Naturalmente tutti, i giovani soprattutto, hanno sempre avuto questa convinzione, contro la quale molti storici richiamano continuamente l'attenzione evidenziando le somiglianze con epoche precedenti. Per esempio, spesso è stata utilizzata la caduta dell'impero romano per illustrare le debolezze e la distruzione imminente di varie società. E all'interno di intervalli di tempo relativamente brevi per esempio il secolo ventesimo noi cerchiamo costantemente periodi paralleli. Confrontiamo gli anni Sessanta con gli anni Venti, oppure gli anni Novanta con ... gli anni Cinquanta? La storia, almeno in parte, si ripete davvero. Ma soltanto in piccole parti. Per essere specifico, argomenterò che fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta siamo arrivati a un punto di non ritorno. I lettori noteranno che fu in quell'epoca turbolenta che il paradigma principale dell'Occidente passò dal modernismo al postmodernismo, come hanno evidenziato molti commentatori, oppure quando siamo passati di colpo all'età postindustriale (o dell'informazione) o anche (per porlo in termini diversi) quando la manifattura, il fondamento della nostra economia, iniziò a cedere il passo ai servizi. Il mondo è cambiato in un modo senza precedenti nel corso dell'ultimo secolo. Avendo accennato al postmodernismo e alle altre etichette che abbiamo usato per caratterizzare la nostra nuova era nella storia, sosterrò che queste derivano, in larga misura, dalla presenza della facoltà di scegliere nella nostra società. Dimostrerò che la nostra etica delle scelte trae origine da due stimoli principali. Uno di questi è la travolgente marea di merci rese disponibili dai sistemi di produzione e di distribuzione di massa al culmine della Rivoluzione Industriale. L'altro è un atteggiamento, anch'esso germinato nel diciannovesimo secolo, che chiamo "la perdita dell'assoluto". Voglio però sottolineare che la possibilità di scegliere è stata e sarà il maggior agente di cambiamento nel modo in cui vediamo il nostro mondo: nelle decisioni private e nelle espressioni creative e anche al metalivello dove esaminiamo criticamente chi siamo e che cosa facciamo, il livello in cui sviluppiamo gli "ismi" della nostra cultura collettiva. Lo scegliere non è soltanto il propulsore principale, ma sarà da ora in poi la caratteristica principale delle nostre vite. Θ opportuna una precisazione. Lo scegliere è la caratteristica principale delle nostre vite a condizione che la nostra società rimanga stabile. Se chiedessimo ai lettori quali sono, secondo loro, le questioni più importanti che abbiamo davanti, verrebbero fuori lo sterminio nucleare, il terrorismo (questi due, naturalmente, non si escludono a vicenda), la salvaguardia dell'ambiente, la riduzione delle tensioni etniche e religiose, le risorse sostenibili, la criminalità, la povertà e così via. Ovviamente, sono tutte questioni molto importanti e ben lungi dall'essere risolte. Molti hanno la sensazione che l'orologio si avvicini alla mezzanotte in un mondo che è sempre più caotico, forse in modo incontrollabile. Ma se, oppure fin tanto che, sopravviveremo come specie, lo scegliere sarà il fattore ultimo col quale dovremo scontrarci. Θ vero che esplorando la centralità dello scegliere nella nostra cultura non è detto che si prevengano epidemie o catastrofi nucleari. Ma lo scegliere dovrebbe avere qualcosa da dire in merito al quadro più ampio. E, come spero di dimostrare, lo dice. Le scelte sezionano il nostro universo del discorso in due o più alternative, di solito incompatibili. Eppure, le decisioni che dobbiamo affrontare non sempre si possono ricondurre alla scelta fra conservare una torta o mangiarla. Gli opposti abbondano nel nostro mondo complesso; siamo costantemente lacerati fra tradizione e tendenza, fra statico e dinamico. Per esempio, gran parte delle questioni di politica generale e di pubblica educazione fanno leva sulla nostra accettazione del relativismo culturale, noto anche come multiculturalismo. Tuttavia, per usare due termini presi a prestito dalla biologia, dobbiamo proprio scegliere fra una cultura completamente monofiletica (per esempio, "maschio europeo totalmente bianco") e una cultura del tutto polifiletica (per esempio, "tutti sono uguali")? Sono convinto che tenendo conto delle manifeste opposizioni generate dallo scegliere si possa arrivare a soluzioni ragionevoli di tali questioni: soluzioni, tra l'altro, che non sono deboli compromessi né rigide esclusioni. | << | < | > | >> |Pagina 15Per ricapitolare: nel corso dell'ultimo secolo abbiamo assistito a un miglioramento astronomico del nostro benessere. L'esplosione di beni e servizi associata a questo fenomeno ha portato a una grande ricchezza di scelte nelle nostre vite quotidiane e nei nostri percorsi di vita, che non è mai esistita in precedenza. Questa trasformazione, storicamente unica nel suo genere, ci fa capire che poter scegliere definisce ciò che significa essere "moderni". Di conseguenza, affermo che la scoperta della presenza dello scegliere definisce la nostra cultura contemporanea meglio di quanto facciano le solite teorie del modernismo e del postmodernismo. Come minimo, abbiamo bisogno di esplorare le implicazioni dello scegliere e investigare anche modernismo e postmodernismo.Ci rendiamo però conto che persino la crescita stratosferica della ricchezza materiale è insufficiente per spiegare un ethos, una trasformazione culturale. Deve essere accaduto qualcos'altro, qualcosa di spirituale ed è questo ciò che chiamo "la perdita dell'assoluto", che ebbe inizio verso la metà dell'Ottocento. Si tratta della sensazione di essere senza un timone, di non poter contare su nulla, né la religione, né la scienza, né il capitalismo e neppure il comunismo e da ultimo nemmeno il liberalismo, vale a dire il nostro tentativo di creare una società tollerante che assicuri un fondamento per le libertà individuali e le funzioni pubbliche. Il nostro attuale stato mentale, quindi, nacque da un'abbondanza di scelte, intrisa con una forte dose di libertà individuale ma assediata dall'insicurezza e dalla responsabilità. Siamo costantemente, meravigliosamente inondati dalle scelte, ma nel fare queste scelte avvertiamo il peso del decidere fra alternative, del considerare inclusioni ed esclusioni, opportunità e rimpianti. Ci rendiamo conto di quanto appassionatamente consideriamo quelle decisioni e di quanto la sopraffacente disponibilità di scelte sia davvero sopraffacente una benedizione e una maledizione e ci colpisce il fatto che la gente non abbia sempre avuto una persistente abbondanza di scelte come quella che abbiamo adesso.
Nel cercare di discernere quale sia stato l'impatto che lo scegliere ha
avuto nel nostro mondo, nelle pagine che seguono esploreremo il modo in cui lo
scegliere ha direttamente influenzato le nostre
vite private. Ma per vedere il quadro più ampio, abbiamo anche bisogno di
esplorare i cambiamenti che si sono verificati nella nostra
produzione culturale: nelle scienze esatte, nella filosofia, nelle
scienze sociali, nell'arte, nell'architettura e altro ancora. Esamineremo tutto
ciò nel contesto del modo in cui l'aumentata attenzione
della nostra società per la risoluzione (e spesso per la dissoluzione)
delle opposizioni e dei dualismi ha finito per influenzare il modo
col quale vediamo il mondo. Scopriremo che lo scegliere e la conseguente enfasi
che assegniamo alle opposizioni hanno alterato la nostra percezione della
realtà stessa. Iniziamo quindi il nostro viaggio.
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