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| << | < | > | >> |Pagina 3 [ inizio libro ]ISe davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com'è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d'infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto. Sono tremendamente suscettibili su queste cose, soprattutto mio padre. Carini e tutto quanto - chi lo nega - ma anche maledettamente suscettibili. D'altronde, non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella. Vi racconterò soltanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale, prima di ridurmi cosí a terra da dovermene venire qui a grattarmi la pancia. Niente di piú di quel che ho raccontato a D.B., con tutto che lui è mio fratello e quel che segue. Sta a Hollywood, lui. Non è poi tanto lontano da questo lurido buco, e viene qui a trovarmi praticamente ogni fine settimana. Mi accompagnerà a casa in macchina quando ci andrò il mese prossimo, chi sa. Ha appena preso una Jaguar. Uno di quei gingilli inglesi che arrivano sui trecento all'ora. Gli è costata uno scherzetto come quattromila sacchi o giú di lí. E' pieno di soldi, adesso. Mica come prima. Era soltanto uno scrittore in piena regola, quando stava a casa. | << | < | > | >> |Pagina 144XVIIQuando arrivai era ancora un po' presto, sicché mi sedetti su uno di quei divani di cuoio vicino all'orologio nell'atrio e mi misi a guardare le ragazze. Un sacco di scuole erano già chiuse per le vacanze, e c'erano almeno un milione di ragazze sedute e in piedi che'aspettavano di veder comparire i loro belli. Ragazze con le gambe accavallate, ragazze con le gambe non accavallate, ragazze con gambe fantastiche, ragazze con gambe orrende, ragazze che avevano tutta l'aria d'essere ragazze straordinarie, ragazze che avevano tutta l'aria d'essere cagne, a conoscerle. Era proprio un gran bello spettacolo, se capite quel che voglio dire. In un certo senso era anche un po' deprimente, perché uno continuava a domandarsi che fine avrebbero fatta tutte quante. Quando lasciavano la scuola o l'università, dico. C'era da supporre che probabilmente avrebbero sposato quasi tutte dei cretini. Quei tipi che ti raccontano sempre quanti chilometri fa la loro stramaledetta macchina con un litro. Quei tipi che si arrabbiano come ragazzini se li batti a golf, o perfino a un gioco stupido come il ping-pong. Quei tipi che non leggono mai un libro. Quei tipi che ti fanno venire una barba lunga tre metri. Ma in questo devo andarci piano. A chiamare barbosi certi tipi, voglio dire. Io i tipi barbosi non li capisco. Davvero. | << | < | > | >> |Pagina 247 [ fine libro ]XXVI.Ecco tutto quello che sono disposto a raccontarvi. Probabilmente potrei dirvi quello che feci quando andai a casa, e come mi sono ammalato e via discorrendo, e a che scuola dovrei andare in autunno quando sarò uscito da qui, ma non ne ho voglia. Sul serio. Ora come ora, queste cose non mi interessano molto. Un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c'è qui, continuano a domandarmi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. E' una domanda cosí stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sí, ma come faccio a saperlo? Giuro che è una domanda stupida.
D.B. non è tremendo come gli altri, ma anche lui
continua a farmi un sacco di domande. L'altro sabato è
venuto in macchina con quella bambola inglese che prenderà
parte al nuovo film che lui sta scrivendo. Era una
posatrice fenomenale, ma bella da morire. Ad ogni modo,
quando a un certo momento è andata alla toletta delle
signore, che sta a casa del diavolo nell'altro reparto, D.B.
mi ha domandato che cosa ne pensavo io di tutta questa
storia che ho appena finito di raccontarvi. Non ho saputo
che accidente dirgli. Se proprio volete saperlo, non so che
cosa ne penso. Mi dispiace di averla raccontata a tanta
gente. Io, suppergiù, so soltanto che sento un po' la
mancanza
di tutti quelli di cui ho parlato. Perfino del vecchio
Stradlater e del vecchio Ackley, per esempio. Credo di
sentire la mancanza perfino di quel maledetto Maurice. E'
buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate,
finisce che sentite la mancanza di tutti.
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