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| << | < | > | >> |IndicePresentazione dell'edizione italiana xvii Prefazione xix PARTE 1 Concetti di base 1 Capitolo 1 - Le basi dell'economia 3 A Introduzione 3 Per chi suona la campana 3 Scarsità ed efficienza: i temi gemelli dell'economia 3 Microeconomia e macroeconomia 4 La logica economica 5 Menti fredde al servizio di cuori caldi 6 B I tre problemi dell'organizzazione economica 7 Economie di mercato, pianificate e miste 8 C Possibilità tecnologiche della società 9 Input e output 9 La frontiera delle possibilità produttive 9 Applicazione della frontiera delle possibilità produttive 11 I costi opportunità 13 Efficienza 13 Sommario 15 • Concetti da ripassare 16 • Domande e problemi 16 Appendice - Come leggere i grafici 17 La frontiera delle possibilità produttive 17 Grafico delle possibilità di produzione 17 Una curva continua 18 Pendenze e linee 18 Pendenza di una curva 19 Spostamenti delle curve e spostamenti sulle curve 20 Alcuni grafici particolari 21 Sommario dell'Appendice 22 • Concetti da ripassare 22 • Domande e problemi 22 Capitolo 2 - Mercati e Stato in un'economia moderna 25 L'economia scomparsa 25 A Che cos'è un mercato? 26 Non caos, ma ordine economico 26 Come i mercati risolvono i tre problemi economici 27 I sovrani del mercato 28 Un quadro di prezzi e mercati 29 La mano invisibile 29 B Scambi, moneta e capitale 31 Scambi, specializzazione e divisione del lavoro 31 Moneta: il lubrificante degli scambi 33 Capitale 33 Capitale e proprietà privata 34 C Il ruolo economico dello Stato 35 Efficienza 36 Concorrenza imperfetta 36 Esternalità 36 Beni pubblici 37 Equità 38 Crescita e stabilità macroeconomiche 40 Il crepuscolo dello stato del benessere? 40 L'economia mista attuale 42 Sommario 42 • Concetti da ripassare 43 • Domande e problemi 43 Capitolo 3 - Elementi fondamentali di domanda e offerta 45 A La scheda di domanda 46 La curva di domanda 47 Domanda del mercato 47 Determinanti della domanda 48 Variazioni della domanda 49 B La scheda di offerta 50 La curva di offerta 50 Determinanti dell'offerta 51 Variazioni dell'offerta 52 C Equilibrio di domanda e offerta 53 Equilibrio delle curve di domanda e di offerta 54 Effetti provocati da una variazione della domanda o dell'offerta 55 Interpretazione delle variazioni di prezzo e quantità 56 Domanda, offerta e immigrazione 58 Razionamento attraverso i prezzi 58 Sommario 59 • Concetti da ripassare 60 • Domande e problemi 60 PARTE 2 Microeconomia: offerta, domanda e mercati dei prodotti 63 Capitolo 4 - Domanda e offerta dei prodotti 65 A Elasticità di domanda e offerta 65 Elasticità della domanda rispetto al prezzo 66 Come calcolare l'elasticità 66 L'elasticità rispetto al prezzo nei grafici 68 Elasticità e ricavo 70 Il paradosso del raccolto abbondante 71 Elasticità dell'offerta rispetto al prezzo 72 B Applicazioni di domanda e offerta 73 Il settore dell'agricoltura 74 Declino relativo dell'agricoltura nel lungo periodo 74 L'imposta sui carburanti 76 Intervento pubblico sui prezzi 77 Sommario 81 • Concetti da ripassare 81 • Domande e problemi 82 Capitolo 5 - Domanda e comportamento del consumatore 83 [...] Capitolo 6 - Produzione e organizzazione delle imprese 105 [...] Capitolo 7 - Analisi dei costi 121 [...] Capitolo 8 - Offerta e allocazione nei mercati concorrenziali 143 [...] Capitolo 9 - Concorrenza imperfetta e monopolio 163 [...] Capitolo 10 - Oligopolio e concorrenza monopolistica 181 [...] Capitolo 11 - Rischio, incertezza e teoria dei giochi 201 [...] PARTE 3 Mercati dei fattori e distribuzione del reddito 221 Capitolo 12 - Redditi e prezzi dei fattori di produzione 223 [...] Capitolo 13 - Mercato del lavoro 241 [...] Capitolo 14 - Terra e capitale 263 [...] PARTE 4 Microeconomia applicata: commercio internazionale, intervento pubblico e ambiente 289 Capitolo 15 - Il vantaggio comparato e il protezionismo 291 [...] Capitolo 16 - Sistema fiscale e spesa pubblica 317 [...] Capitolo 17 - Politiche di regolazione e antitrust 341 [...] Capitolo 18 - Risorse naturali e ambiente 361 [...] Capitolo 19 - Efficienza e uguaglianza: il grande compromesso 383 [...] PARTE 5 Macroeconomia: studio della crescita economica e dei cicli economici 403 Capitolo 20 - Quadro generale di macroeconomia 405 [...] Capitolo 21 - Misurazione dell'attività economica 425 [...] Capitolo 22 - Il consumo e l'investimento 445 [...] Capitolo 23 - Le fluttuazioni economiche e la teoria della domanda aggregata 463 [...] Capitolo 24 - Il modello del moltiplicatore 477 [...] Capitolo 25 - I mercati finanziari, le banche e la moneta 495 [...] Capitolo 26 - L'attività delle Banche Centrali e la politica monetaria 523 [...] PARTE 6 La crescita, lo sviluppo e l'economia mondiale 555 Capitolo 27 - La crescita economica 557 [...] Capitolo 28 - La sfida dello sviluppo economico 577 [...] Capitolo 29 - Tassi di cambio e sistema finanziario internazionale 597 [...] Capitolo 30 - La macroeconomia dell'economia aperta 617 [...] PARTE 7 Disoccupazione, inflazione e politica economica 639 Capitolo 31 - La disoccupazione e i fondamenti dell'offerta aggregata 641 [...] Capitolo 32 - Assicurare la stabilità dei prezzi 659 [...] Capitolo 33 - Scuole di macroeconomia in conflitto 681 [...] Capitolo 34 - Politiche di stabilizzazione e crescita 703 [...] Glossario 725 Indice analitico 749 |
| << | < | > | >> |Pagina xviiPresentazione dell'edizione italianaLo straordinario successo di questo testo, dimostrato dal numero di edizioni successive sempre aggiornate, è costituito dall'immediatezza del linguaggio di Samuelson, del suo stile apparentemente brutale, ma al tempo stesso sottile e profondo, usato per spiegare concetti complicati e controversi. Lo dicono generazioni di studenti in tutto il mondo. La struttura del libro è rimasta sotanzialmente inalterata, divisa in sette parti, ma con un'importante modifica nella distribuzione di alcuni argomenti di maggiore attualità. Dopo le prime tre parti di fondamenti istituzionali di microeconomia (concetti di base; offerta domanda e mercati; mercati dei fattori), la parte quarta include una nuova presentazione di tre filoni principali di analisi microeconomica applicata: scambi internazionali, intervento pubblico e ambiente. Le ultime tre parti che riguardano la macroeconomia sono state riorganizzate intorno a tre principali assi per discutere di disoccupazione e inflazione dal punto di vista dell'efficacia delle politiche economiche: lo studio delle fluttuazioni economiche e delle politiche macroecomiche; la crescita nell'economia aperta alle relazioni internazionali; il moderno apparato di analisi della domanda e offerta aggregata. In questa nuova edizione, Samuelson e Nordhaus dedicano grande attenzione ai fenomeni della new-economy, della diffusione di Internet e della sempre crescente apertura dei mercati a livello internazionale. Sarebbe inutile ricordare qui alcuni esempi o passaggi particolari: penso che sarà un piacere per il lettore scoprire pagina dopo pagina, l'arricchimento di analisi e di spunti critici che gli autori offrono per spiegare l'impercettibile ma irreversibile modifica nel nostro modo di pensare che è stata indotta, nella seconda meta degli anni '90, dall'accelerazione della crescita e dell'innovazione e dalla nuova economia dell'informazione. Per gli studenti italiani, ma al tempo stesso studenti dell'Unione europea, ho trasformato tutti i riferimenti esemplificativi e di attualità in euro, rispetto all'edizione originale in dollari, eccetto che nei pochi casi in cui il contesto è volutamente riferito all'economia degli Stati Uniti in quanto contrapposta nel ragionamento all'Europa o altre aree mondiali. Inoltre, ho sostanzialmente modificato tutti i riferimenti all'istituzione "banca centrale", attribuendoli al Sistema Europeo di Banche Centrali (che comprende la Banca Centrale Europea di Francoforte e le Banche centrali nazionali dell'eurosistema), invece che alla Federal Reserve. Naturalmente, ho integrato l'Appendice statistica relativa ai dati macro-economici del Capitolo 20 con i più recenti dati pubblicati dall Istat e dalla Banca d'Italia nel giugno 2005, segnalando i siti web di queste istituzioni. Ancora, ho preparato una presentazione originale del modello IS-LM, in Appendice alla Parte V, che discute l'equilibrio macroeconomico partendo dall'integrazione fra mercato reale e mercato della moneta di Keynes. [...] Carlo Andrea Bollino, Milano, marzo 2006 | << | < | > | >> |Pagina xixPrefazione alla diciottesima edizione americana
Anche all'inizio del nuovo millennio, l'economia
continua a essere una scienza e un tema centrale in
tutto il mondo. Il XX secolo è stato testimone di
cambiamenti straordinari nel tenore di vita di gran
parte del pianeta, in particolare dei Paesi ricchi
dell'America settentrionale, dell'Europa occidentale e dell'Asia orientale;
mentre la prima metà del
secolo è stata segnata da due guerre mondiali e una
grande depressione, la seconda metà ha visto una
crescita praticamente ininterrotta del tenore di vita
e la diffusione del libero mercato, della democrazia e delle libertà personali
in molte aree del mondo. Il principale interrogativo per gli anni a venire
è se questa fortuna si estenderà dalla ricca minoranza alla povera maggioranza.
Cinquant'anni di economia Negli ultimi decenni, vi sono stati cambiamenti drastici sia nella mentalità sia nelle istituzioni economiche: decine di Paesi hanno abbandonato l'approccio socialista e collettivista e hanno adottato i sistemi di mercato; Paesi molto diversi come l'Irlanda, il Botswana e le Filippine hanno sperimentato una crescita economica sostenuta; mai la storia ufficiale aveva visto un periodo di crescita economica così prolungata e così diffusa come durante la "Grande Pace" dell'ultimo mezzo secolo. Si potrebbe pensare che la prosperità tolga interesse alle questioni economiche ma, paradossalmente, la comprensione delle leggi costanti dell'economia ha assunto un'importanza ancora maggiore nella vita delle persone e delle Nazioni. Gli Stati Uniti si sono trovati di fronte a una lenta crescita del tenore di vita e a grandi disavanzi del bilancio federale; ma nell'ultimo decennio, la produttività ha ripreso ad aumentare, i redditi reali a crescere a ritmo sostenuto mentre l'occupazione è diminuita.
In uno scenario più esteso, il mondo è sempre più
strettamente interconnesso, mentre i computer e le
telecomunicazioni creano un mercato globale sempre più competitivo. I Paesi in
via di siluppo, insieme ad altri come la Russia, la Cina e l'India, tutti
impegnati nel tentativo di sviluppare le istituzioni di un capitalismo maturo,
hanno bisogno di comprendere saldamente le istituzioni di un'economia di mercato
se intendono raggiungere i tenori di vita dei Paesi ricchi; contemporaneamente,
esiste una crescente preoccupazione per i problemi
ambientali internazionali e si avverte la necessità
di giungere ad accordi volti a conservare il nostro
patrimonio naturale. Tutti questi cambiamenti rientrano in quel dramma moderno
che chiamiamo economia.
Cinquant'anni di Economics Per quasi mezzo secolo quest'opera ha svolto il ruolo di portabandiera per l'insegnamento dei fondamenti di economia nelle università americane e di tutto il mondo. Ogni nuova edizione ha inteso presentare un distillato del migliore pensiero economico. L'economia, però, è cambiata profondamente da quando la prima edizione di quest'opera apparve nel 1948: si tratta di un organismo vivente e in evoluzione, perciò la necessità di mantenere aggiornato il testo in un mondo economico in rapida evoluzione dà agli autori la stimolante opportunità di presentare le più recenti riflessioni dei moderni economisti e di mostrare come questa disciplina possa contribuire a creare un mondo più prospero.
Il nostro compito in queste pagine è semplice: proporre un'introduzione
chiara, precisa e interessante ai princìpi dell'economia moderna e alle più
importanti istituzioni economiche. Il nostro compito primario è di offrire una
rassegna dell'economia sottolineandone i fondamentali princìpi teorici, che
rimarranno validi ben oltre i titoli odierni dei giornali.
La diciottesima edizione
L'economia è una scienza dinamica, che varia per
riflettere le mutevoli tendenze nella condotta degli
affari, nell'ambiente, nell'organizzazione economica internazionale e nella
società in generale.
Mentre l'economia, e più generalmente il mondo
che ci circonda, evolvono, anche la presente opera
si trasforma. Vi sono otto cambiamenti principali
che caratterizzano questa edizione rispetto alle
precedenti:
1. Accento sul nucleo analitico dell'economia
Spesso sembra che l'economia sia costituita da una
serie infinita di rompicapi, problemi e dilemmi ma,
come ben sanno gli insegnanti più esperti, esistono
alcuni concetti essenziali alla base di tutta l'economia; una volta
padroneggiati questi concetti fondamentali, l'apprendimento diventa molto più
rapido e piacevole.
Abbiamo scelto perciò di concentrarci sul nucleo centrale dell'economia, su
quelle verità durature che saranno importanti nel XXI secolo come lo sono state
nel XX.
Concetti microeconomici quali la scarsità, l'efficienza, i benefici della
specializzazione e il principio del vantaggio comparato non perderanno mai il
loro ruolo centrale nell'economia fino a quando gli uomini vivranno in
condizioni di scarsità. Inoltre, gli studenti di macroeconomia devono ricevere
una solida formazione sul concetto di domanda e offerta aggregata, devono
comprendere il ruolo della moneta nazionale ed estera e devono padroneggiare nel
modo migliore possibile il dibattito tra economisti classici e keynesiani.
2. Innovazioni economiche Uno degli aspetti sorprendenti dell'economia moderna è la rapidità di innovazione che caratterizza praticamente ogni settore: siamo abituati alla velocità sconcertante delle invenzioni nell'informatica, dove nascono nuovi prodotti e software ogni mese; Internet sta rivoluzionando le telecomunicazioni e sta influenzando notevolmente il commercio.
Inoltre, è stata posta in maggior rilievo l'innovazione economica in sé. Gli
economisti sono pensatori, innovatori e inventori a modo loro. La storia
dimostra che le idee economiche possono produrre cambiamenti epocali quando
vengono applicate ai problemi del mondo reale. Tra le innovazioni più importanti
prese in esame, vi è l'applicazione dei princìpi economici ai problemi
ambientali attraverso i piani di "compravendita delle emissioni". Altre
importanti innovazioni economiche oggetto di analisi sono il perfezionamento dei
meccanismi normativi e l'innovazione rivoluzionaria
rappresentata dall'unificazione monetaria europea.
Una delle innovazioni economiche di maggior portata negli ultimissimi anni
riguarda la misurazione dei prezzi al consumo. Si spiega il modo in cui
l'economia comportamentale ha cambiato la visione
della teoria del consumo. Si illustra l'economia
delle reti, descrivendo la sua influenza sull'efficienza economica e sul potere
di mercato, nonché il suo ingresso nel dibattito sulle strategie volte ad
affrontare il comportamento monopolistico di Microsoft. Una delle innovazioni
più importanti nel nostro futuro comune riguarda le modalità di gestione di
risorse pubbliche mondiali, come il cambiamento climatico; si affrontano inoltre
nuove modalità di approccio ai problemi ambientali internazionali, incluso il
Protocollo di Kyoto.
3. Piccolo è bello L'economia ha ampliato enormemente il suo campo d'interesse nella seconda metà del secolo scorso; la sua bandiera sventola sul territorio tradizionale del mercato, ma riguarda anche l'ambiente, gli studi giuridici, i metodi statistici e storici, l'arte, la discriminazione sessuale e razziale e persino la vita familiare. Tuttavia, di fondo, l'economia è la scienza delle scelte, ed è quindi nostro compito come autori di questo libro selezionare gli argomenti più importanti e duraturi; nella ricerca, come a tavola, piccolo è bello in quanto digeribile.
La selezione degli argomenti del libro ha imposto molte scelte difficili:
abbiamo dovuto interpellare costantemente gli insegnanti e i principali studiosi
per stabilire quali fossero i temi più importanti per un pubblico esperto e per
una nuova generazione di economisti. Abbiamo redatto un elenco di
argomenti da eliminare e abbiamo dato addio con
tristezza a molte appendici e sezioni,
ma in ogni fase ci siamo chiesti se il materiale, per quanto potevamo
prevedere, fosse necessario per la comprensione dell'economia del XXI secolo da
parte dello studente.
Solo quando un argomento non ha superato questa prova è stato eliminato. La
trattazione dell'economia agricola, delle unioni sindacali, dell'economia
marxista e dell'economia sanitaria è stata snellita per fare spazio ai temi
dell'economia ambientale, dell'economia delle reti, dei cicli economici reali e
dell'economia finanziaria.
4. Temi di politica economica all'alba del nuovo millennio Per molti studenti, il fascino dell'economia è legato alla sua rilevanza nelle politiche pubbliche. La diciottesima edizione mette in primo piano la politica sia nella micro sia nella macroeconomia. Nel corso del loro sviluppo, le società umane iniziano a sconvolgere l'ambiente e gli ecosistemi del mondo naturale: l'economia dell'ambiente, presentata nel Capitolo 18, aiuta gli studenti a comprendere le esternalità associate con l'attività economica e analizza poi diversi approcci per rendere le economie umane compatibili con i sistemi naturali. Nuovi esempi (quali la riforma fiscale sui dividendi, il salario minimo, l'esternalizzazione internazionale, il valore di un marchio, nonché le questioni di manipolazione finanziaria) applicano alla realtà i princìpi base della microeconomia. Abbiamo completamente riorganizzato la trattazione dell'economia monetaria con l'introduzione di un nuovo capitolo, "Mercati finanziari e il caso speciale della moneta". Questo capitolo colloca l'economia monetaria nel più ampio contesto della finanza e, insieme al capitolo dedicato alla banca centrale, analizza il ruolo fondamentale svolto dalla moneta nel ciclo economico.
Traendo spunto dalla storia, dai dati economici
e dall'esperienza degli autori, la diciottesima edizione continua a utilizzare i
casi di studio e le prove empiriche per illustrare le teorie economiche.
Le questioni legate alla lotta alla povertà diventano chiare analizzando le
riforme sociali del 1996.
La necessità di un approccio economico all'ambiente è illustrato attraverso il
dilemma del riscaldamento del pianeta. La nostra comprensione dell'analisi
macroeconomica aumenta quando vediamo il modo in cui i disavanzi pubblici
riducono il risparmio nazionale.
5. Dibattiti sulla globalizzazione Nell'ultimo decennio abbiamo assistito a battaglie campali sul ruolo degli scambi internazionali nella nostra economia. Alcuni sostengono che il declino dell'occupazione manifatturiera americana derivi dall'esportazione di posti di lavoro in Messico e in Cina, malgrado un'attenta analisi sull'andamento dell'occupazione metta in discussione questa valutazione. Indipendentemente dalle cause, nei primi anni del nuovo millennio gli Stati Uniti hanno dovuto innegabilmente affrontare l'enigma della rapida crescita del prodotto unita al calo dell'occupazione.
Uno dei dibattiti più importanti degli ultimi anni riguarda la
"globalizzazione", che concerne la
crescente integrazione economica di diversi Paesi.
Gli americani hanno imparato che nessun Paese è
un'isola in termini economici. L'immigrazione e
gli scambi internazionali determinano effetti profondi sui beni a nostra
disposizione, sui prezzi che paghiamo e sui salari che riceviamo. Il terrorismo
può mettere a repentaglio l'economia nazionale,
mentre la guerra può causare fame e ridurre il tenore di vita africano. Nessuno
è in grado di comprendere fino in fondo l'impatto della crescita degli scambi e
dei flussi di capitali senza un attento
studio della teoria sul vantaggio competitivo. La
diciottesima edizione arricchisce di nuovo materiale la parte dedicata
all'economia internazionale e all'interazione fra gli scambi internazionali e
gli eventi che influenzano l'economia interna.
6. Le diverse scuole macroeconomiche Uno dei principali ostacoli alla comprensione dell'economia moderna è la proliferazione di scuole di macroeconomia contrapposte; gli insegnanti si chiedono spesso come fanno gli studenti a capire la materia quando gli stessi macroeconomisti sono così divisi. Mentre molti si preoccupano per questa frammentazione, noi pensiamo che sia un segno di buona salute e preferiamo un dibattito vivace a un consenso compiacente. La diciottesima edizione analizza tutte le principali scuole di macroeconomia moderna classificandole in base al chiaro principio della domanda e dell'offerta aggregata. Si descrive il modo in cui le varie teorie macroeconomiche, la keynesiana, la classica e la neoclassica, l'offertista e la monetarista evidenziano elementi diversi delle aspettative, dell'equilibrio di mercato e della domanda aggregata. Ogni scuola viene presentata con chiarezza e confrontata con le altre in modo equilibrato e imparziale: per ciascuna di esse vengono presentate e valutate le prove empiriche. Il capitolo "Scuole di macroeconomia in conflitto" presenta le scuole principali, ma viene anche sottolineata l'importanza delle implicazioni di politica economica dei diversi approcci; inoltre, i capitoli centrali sono stati riorganizzati e integrati con le questioni di economia aperta. | << | < | > | >> |Pagina 369Contenimento delle esternalità: economia ambientaleQuando l'ex vicepresidente Albert Gore parlò della necessità di rendersi conto delle implicazioni potenzialmente catastrofiche della crescita economica non controllata di alcuni problemi ambientali, quali il buco dell'ozono sull'Antartide e il surriscaldamento del pianeta, venne deriso dal presidente George Bush che affermò: "Sapete perché lo definisco l'Uomo dell'ozono? Perché è talmente coinvolto in questioni ambientali estreme che gli americani saranno sommersi dalle civette ma rimarranno senza lavoro".
Tale dibattito politico rispecchia una profonda
divisione in materia ambientale: da una parte i pessimisti, che vedono
accumularsi i danni man mano che le Nazioni ignorano i pressanti problemi
ambientali, dall'altra gli ottimisti, convinti che la moderna tecnologia possa
facilmente risolvere il problema dell'ambiente, che in ogni caso è nulla di
fronte a guerre, disoccupazione, epidemie, droga e
povertà. In questa sezione esamineremo la natura
delle esternalità ambientali e i motiivi per cui producono inefficienze
economiche, e analizzeremo le possibili soluzioni.
Esternalità Abbiamo già visto il concetto di esternalità, vale a dire di attività che impone costi o benefici involontari sugli altri, o di attività i cui effetti si riflettono completamente nei prezzi e nelle transazioni di mercato.
Esistono vari tipi di esternalità. Alcune sono positive, altre sono
negative: se, per esempio, qualcuno getta rifiuti tossici in un fiume, potrebbe
uccidere pesci e piante e diminuire il valore del corso d'acqua a scopo
ricreativo e, poiché non paga per il danno provocato, si verifica un'esternalità
negativa o nociva; quando invece l'agricoltore svolgendo la sua attività tutela
il territorio da possibili dissesti idrogeologici dà luogo a una esternalità
positiva.
Beni pubblici e beni privati Un esempio estremo di esternalità è quello di un bene pubblico, ovvero un bene che può essere fornito a tutti con la stessa facilità con cui può essere fornito a un solo individuo. Il caso per eccellenza di bene pubblico è la difesa nazionale. Niente è più importante per la società della sicurezza, ma la difesa nazionale, quale bene economico, si distingue nettamente da un bene privato come il pane: mentre infatti dieci pagnotte si possono suddividere in vari modi tra gli individui, la difesa nazionale, una volta fornita, si ripercuote equamente su ognuno e, indipendentemente dal fatto che un individuo sia favorevole o contrario alla guerra, pacifista o militarista, vecchio o giovane, ignorante o istruito, riceverà dall'esercito la stessa quantità di sicurezza nazionale garantita a tutti gli altri. Se si decide, quindi, di fornire una determinata quantità di un bene pubblico come la difesa nazionale, un certo numero di sottomarini, missili e carri armati proteggeranno ciascun individuo, mentre la decisione di consumare un bene privato come il pane è un'azione individuale, in quanto ognuno può scegliere di mangiare quattro panini o due o dieci, e la sua decisione non influenza la quantità di pane consumata da un altro. L'esempio della difesa nazionale costituisce un caso estremo di bene pubblico, ma elementi che caratterizzano i beni pubblici si riscontrano anche nel vaccino contro il vaiolo, in un concerto, in una diga a monte di un fiume che evita alluvioni a valle, o in altri progetti pubblici analoghi. Riassumendo: i beni pubblici garantiscono benefici indivisibili all'intera comunità, indipendentemente dal fatto che gli individui desiderino o meno acquistare il bene pubblico. Al contrario, i beni privati possono essere suddivisi e forniti separatamente a diversi individui senza comportare benefici o costi esterni per altri. Affin i beni pubblici siano forniti in modo efficiente, spesso si richiede l'intervento dello Stato. Per contro, i beni privati possono essere distribuiti efficientemente dai mercati. | << | < | > | >> |Pagina 370Inefficienza del mercato con esternalità
Abraham Lincoln disse che lo Stato "deve fare per
i cittadini quello che da soli non possono fare o
non riescono a fare bene". Il controllo dell'inquinamento rientra in tale linea
di comportamento, in quanto il meccanismo del mercato non sorveglia
adeguatamente coloro che inquinano. Le imprese
non riducono volontariamente le emissioni di sostanze chimiche dannose e neppure
evitano di sotterrare i loro rifiuti tossici, per cui il controllo
dell'inquinamento viene generalmente ritenuto una
funzione pubblica legittima.
Analisi dell'inefficienza Perché le esternalità come l'inquinamento producono inefficienze economiche? Consideriamo, per esempio, un'ipotetica centrale elettrica a carbone. La Luce & Energia Sporca genera una diseconomia esterna diffondendo nell'aria tonnellate di anidride solforosa; queste emissioni danneggiano la centrale stessa, rendendo necessario verniciature più frequenti e incrementando le spese mediche dell'impresa, ma gran parte del danno è "esterno" all'impresa: si diffonde nella zona circostante, provoca danni alla vegetazione e agli edifici, problemi respiratori e persino morti premature alla popolazione. Trattandosi di una solida impresa che massimizza i profitti, la Luce & Energia Sporca deve stabilire la quantità di sostanze inquinanti che emetterà. Se l'inquinamento non viene controllato, i lavoratori e gli impianti subiranno dei danni, ma eliminare ogni molecola di sostanze nocive significa sostenere forti spese per combustibili a basso contenuto di zolfo, per sistemi di riciclaggio, per attrezzature di pulizia, e così via; l'eliminazione completa dell'inquinamento comporterebbe costi talmente elevati da impedire la sopravvivenza stessa dell'impresa sul mercato. Gli amministratori decideranno quindi di controllare l'inquinamento soltanto fino al punto in cui i benefici apportati dalla riduzione aggiuntiva dell'inquinamento (benefici marginali privati) saranno uguali al costo addizionale sostenuto per tale operazione (costo marginale della riduzione). I contabili dell'impresa stimano che i benefici marginali privati ammontano a 10 euro per ogni tonnellata di anidride solforosa smaltita e gli ingegneri informano gli amministratori che, per eliminare 50 delle 400 tonnellate solitamente emesse, si sosterrà un costo marginale di 10 euro alla tonnellata. Il livello ottimale di riduzione dell'inquinamento per l'impresa è quindi pari a 50 tonnellate, livello al quale il beneficio marginale privato dell'impresa è esattamente uguale al costo marginale della riduzione. In altre parole, se la Luce & Energia Sporca produce energia elettrica al minor costo possibile, considerando esclusivamente i costi e i benefici privati, fisserà il livello di inquinamento a 350 tonnellate ed eliminerà soltanto 50 tonnellate. Supponiamo tuttavia che a un gruppo di economisti ed esperti in materia ambientale venga chiesto di esaminare l'impatto complessivo sulla società piuttosto che quello sui conti della Luce & Energia Sporca. Analizzando l'impatto totale, gli esperti scoprono che i benefici marginali sociali del controllo dell'inquinamento (compresi il miglioramento della salute pubblica e l'aumento di valore delle proprietà nelle zone circostanti) sono 10 volte maggiori dei benefici marginali privat. L'impatto di ogni tonnellata aggiuntiva di sostanze inquinanti sulla Luce & Energia Sporca è pari a 10 euro, ma sul resto della società graverà un impatto aggiuntivo di 90 euro per tonnellata di costi esterni. Perché l'impresa non include nei suoi calcoli i 90 euro di benefici sociali aggiuntivi? La somma non viene considerata perché i benefici sono esterni all'impresa e non hanno alcun effetto sui profitti che realizza.
A questo punto risulta chiaro il motivo per cui
l'inquinamento e altre esternalità producono risultati economici inefficienti:
in un ambiente non controllato le imprese determinano i livelli di inquinamento
a loro più convenienti, uguagliando il beneficio marginale privato derivante
dalla riduzione dell'inquinamento al costo marginale di tale riduzione. Quando
le esternalità dell'inquinamento sono significative, l'equilibrio di mercato
produrrà livelli elevati e inefficienti di inquinamento e interventi di
risanamento eccessivamente limitati.
L'inquinamento socialmente efficiente Dato che le decisioni dei privati relative al controllo dell'inquinamento sono inefficienti, esiste forse una soluzione migliore? L'emissione di sostanze inquinanti dovrebbe essere completamene vietata? Le parti danneggiate dovrebbero negoziare con i responsabili dell'inquinamento e avere la possibilità di citarli per danni? Esiste una soluzione ingegneristica a tale problema? In generale, gli economisti tentano di determinare il livello di inquinamento socialmente efficiente equilibrando i costi e i benefici sociali; più precisamente, l'efficienza richiede che il beneficio marginale sociale della riduzione e i costi marginali sociali della riduzione siano uguali. Tale uguaglianza si verifica quando i benefici marginali per la salute pubblica e per le proprietà della Nazione apportati dalla riduzione di una unità di inquinamento sono esattamente uguali ai costi marginali sostenuti per la riduzione. Come si può determinare un livello efficiente di inquinamento? Gli economisti suggeriscono un approccio noto come analisi costi-benefici, che fissa i livelli di efficienza uguagliando i costi e i benefici marginali di un'azione. Nel caso della Luce & Energia Sporca, supponiamo che gli esperti analizzino i dati relativi ai costi della riduzione e al danno ambientale. Essi determinano che i costi marginali sociali e i benefici marginali sociali si uguagliano quando la riduzione dell'inquinamento aumenta da 50 a 250 tonnellate. Al tasso di inquinamento efficiente essi rilevano che il costo marginale della riduzione è di 40 euro alla tonnellata, esattamente pari ai benefici marginali sociali prodotti dall'eliminazione dell'ultima unità di inquinamento. L'impresa è efficiente quando emette 150 tonnellate di sostanze inquinanti (con una riduzione pari a 250 tonnellate) e non 400 tonnellate (con una riduzione pari a 0), in quanto quel tasso di emissioni massimizza il valore sociale netto della produzione; se invece la Luce & Energia Sporca producesse più di 150 tonnellate di inquinamento, il danno ambientale aggiuntivo supererebbe i risparmi di costo determinati da riduzioni minori. D'altra parte, se si eliminassero più di 150 tonnellate di inquinamento, i costi marginali di tale riduzione sarebbero maggiori dei benefici marginali garantiti dall'aria più pulita; quindi anche in questo caso, così come in molti altri settori, il risultato di massima efficienza si ottiene uguagliando il costo marginale e i benefici marginali di una data attività. Il ricorso all'analisi costi-benefici chiarisce il motivo per cui la posizione ambientalista estrema del "rischio zero" o "emissione zero" in genere comporta uno spreco. La totale eliminazione dell'inquinamento solitamente impone costi astronomici, mentre i benefici marginali prodotti dalla rimozione degli ultimi pochi grammi di sostanze inquinanti possono essere estremamente limitati: in alcuni casi potrebbe essere addirittura impossibile continuare a produrre senza emissioni, per cui l'approccio del "rischio zero" comporterebbe la chiusura dell'industria dei computer o il totale divieto del traffico veicolare. In generale, per raggiungere l'efficienza economica è necessario trovare un compromesso, ovvero equilibrare il valore aggiuntivo dell'output dell'industria e il danno aggiuntivo prodotto dall'inquinamento. Un'economia di mercato non regolamentata genera livelli di inquinamento ai quali il beneficio marginale privato della riduzione dell'inquinamento è uguale ai costi marginali privati di tale riduzione. L'efficienza richiede che il beneficio marginale sociale sia uguale al costo marginale sociale della riduzione; un sistema economico non regolamentato sarà quindi caratterizzato da riduzioni eccessivamente limitate e livelli di inquinamento eccessivamente elevati. | << | < | > | >> |Pagina 384Capitolo 19Efficienza e uguaglianza: il grande compromesso [...] Le fonti della disuguaglianza Per misurare la disuguaglianza o sperequazione, nel controllo delle risorse economiche, è necessario considerare sia le differenze di reddito che di patrimonio.
È importante ricordare che il
reddito personale
indica le entrate totali di un individuo o di una
famiglia in un determinato periodo di tempo (di
solito un anno). Le componenti principali del reddito personale sono i redditi
da lavoro, i redditi da
capitale (rendite, interessi e dividendi) e i trasferimenti pubblici. Il
reddito personale disponibile
è costituito dal reddito personale al netto dell imposte. Il
patrimonio
o
patrimonio netto,
o ricchezza netta, è il valore monetario delle attività finanziarie e tangibili
meno le somme dovute alle banche o ad altri creditori. Per un ripasso delle
principali fonti di reddito e di ricchezza negli Stati
Uniti consultate le Tabelle 12.1 e 12.2.
La distribuzione del reddito e della ricchezza Le statistiche indicano che in Italia, nel 2002, il reddito mensile mediano era pari a circa 1900 euro, il che significa che metà delle famiglie guadagnava meno di tale somma, mentre l'altra metà guadagnava di più. Altrettanto importante è la distribuzione del reddito, che mostra la ripartizione dei redditi tra le famiglie. Per chiarire questo concetto, supponiamo che ciascuna famiglia annoti su una scheda il proprio reddito annuo; tali schede vengono poi suddivise in fasce di reddito. Suddividiamo le famiglie in gruppi di uguale numerosità, per esempio in cinque gruppi: alcune famiglie rientreranno nel 20% del gruppo di reddito più basso, altre apparterranno alla fascia successiva, altre ancora rientreranno nel 20% delle famiglie con redditi più elevati. L'effettiva distribuzione del reddito tra le famiglie italiane nel 2002 è riportata nella Tabella 19.1. Nella colonna (1) sono indicate le cinque fasce di reddito, la colonna (2) mostra il campo di variabilità dei redditi delle famiglie per ogni fascia di reddito, la colonna (3) indica la percentuale di famiglie appartenenti a ciascuna fascia e la colonna (4) mostra la percentuale del reddito nazionale totale spettante alle famiglie di ciascuna fascia.
Uno sguardo alla Tabella 19.1 rivela la disuguaglianza della distribuzione
dei redditi in Italia: il 20% delle famiglie più povere guadagna meno
di 13023 euro all'anno, mentre il 20% delle famiglie più ricche guadagna più di
39394 euro all'anno. I redditi di alcuni individui sono decisamente
più elevati. Nello stesso anno il 5% delle famiglie
più ricche detiene il 17% della ricchezza nazionale. Supponendo di costruire una
piramide del reddito e della ricchezza con dei mattoncini, dove ogni strato
rappresenta 100 euro di reddito, la vetta sarebbe più alta dell'Everest, ma la
maggior parte degli individui si troverebbe a qualche decina
di centimetri dalla base.
Come misurare la disuguaglianza tra le fasce di reddito Come si può misurare il grado di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi? A un estremo, se i redditi fossero distribuiti in modo perfettamente equo, non vi sarebbero differenze tra il 20% dei più poveri e il 20% dei più ricchi: ciascun quinto riceverebbe esattamente il 20% del reddito nazionale. Questo è il significato di uguaglianza assoluta. La realtà è tuttavia molto diversa. Il quinto inferiore, che comprende il 20% delle famiglie, percepisce meno del 6,5% del reddito totale. La situazione è opposta per il 20% delle famiglie più abbienti, le quali ricevono più del 40% del reddito. In altri sistemi economici la distribuzione è ancora più disuguale: negli Stati Uniti, per esempio, il 20% più povero nel 2001 riceveva solo il 3,5% del reddito totale, mentre al 20% più ricco spettava il 50,1%. | << | < | > | >> |Pagina 386Distribuzione della ricchezzaUna delle fonti più importanti di sperequazione del reddito è rappresentata dalle disparità nella ricchezza, ovvero dalla proprietà di attività finanziarie e beni tangibili. Chi è straordinariamente ricco (per motivi di eredità, capacità o fortuna) possiede redditi di gran lunga superiori all'ammontare guadagnato da una famiglia media. Chi non possiede ricchezza parte sfavorito in termini di reddito. Nelle economie di mercato la ricchezza è generalmente distribuita in modo molto più disuguale rispetto al reddito, come indicato dalla Figura 19.2(b). Negli Stati Uniti, nel 2001, il 10% delle famiglie più ricche possedeva il 70% della ricchezza e l'1% delle famiglie più ricche possedeva circa il 40% di tutta la ricchezza. Studi condotti da Edward Wolff della New York University mostrano che la distribuzione della ricchezza è divenuta molto più disuguale nel tempo. Le società sono ambigue sul possesso di grandi ricchezze. Un secolo fa, il presidente T. Roosevelt criticò i "criminali dai grandi patrimoni" e propose una tassazione dei redditi e delle successioni fortemente progressiva. Un secolo dopo, tuttavia, gli Stati Uniti hanno approvato una legge che abolisce tutte le imposte sulle successioni e sulle donazioni fino al 2010 incluso, etichettandole come "imposte sulla morte". Se l'abolizione non verrà revocata, incentiverà ulteriormente la disuguaglianza patrimoniale negli anni futuri. | << | < | > | >> |Pagina 692La nuova macroeconomia classica
I modelli keynesiani esistenti non possono fornire una guida affidabile
nella formulazione della politica monetaria, fiscale o di altro tipo [...].
Non c'è speranza che modifiche piccole o persino grandi di questi modelli
portino a miglioramenti significativi della loro affidabilità.
Robert E. Lucas, Thomas J. Sargent,
After Keynesian Macroeconomics
Benché la maggior parte degli economisti convenga che la politica monetaria possa influire sulla disoccupazione e sul prodotto, almeno nel breve periodo, esiste una visione radicalmente nuova che si discosta da quella tradizionale: questa teoria, detta nuova macroeconomia classica, fu elaborata da Robert Lucas (di Chicago), Thomas Sargent (di Stanford) e Robert Barro (di Harvard). Tale approccio prosegue nello spirito della scuola classica discusso in precedenza, in quanto sottolinea il ruolo dei salari e dei prezzi flessibili, ma aggiunge un nuovo elemento, definito aspettative razionali, per spiegare osservazioni come quelle desunte dalla curva di Phillips.
Per i suoi contributi alla nuova macroeconomia
classica e soprattutto alla visione moderna delle
aspettative razionali Robert Lucas è stato insignito
del premio Nobel per l'economia nel 1996.
Fondamenti La nuova macroeconomia classica afferma che (1) i prezzi e i salari sono flessibili e (2) i cittadini usano tutte le informazioni disponibili. Questi due postulati costituiscono l'essenza dell'approccio alla macroeconomia elaborato dalla nuova scuola classica. La prima parte della teoria si fonda sul presupposto classico secondo cui i prezzi e i salari si adeguano rapidamente per bilanciare la domanda e l'offerta. Il secondo presupposto è del tutto nuovo, in quanto si fonda su moderni sviluppi in settori come la statistica e lo studio del comportamento in condizioni di incertezza. Secondo questa ipotesi, gli individui costruiscono le proprie aspettative utilizzando le migliori informazioni disponibili: partendo da questo presupposto, lo Stato non può "prendersi gioco" dei cittadini, perché questi sono ben informati e hanno accesso alle stesse informazioni in possesso dei responsabili di politica economica.
L'importanza della flessibilità dei prezzi e dei
salari per la macroeconomia è stata discussa in
precedenza nel corso del capitolo. È opportuno
considerare ora il significato dell'ipotesi delle
aspettative razionali.
Aspettative razionali Le aspettative sono importanti nella vita economica: influiscono sulla quota riservata dagli investitori ai beni di investimento, e sulla spesa o sul risparmio futuro dei consumatori. Ma qual è il modo più sensato di trattare le aspettativa in economia? I macroeconomisti della nuova scuola rispondono a questa domanda con l' ipotesi delle aspettative razionali, secondo la quale le previsioni non sono distorte e sono basate su tutte le informazioni disponibili. Innanzitutto, secondo l'ipotesi delle aspettative razionali gli individui fanno previsioni non distorte. Un presupposto più controverso è che i cittadini usino tutte le informazioni disponibili e utilizzino la teoria economica; ciò implica che capiscano il funzionamento dell'economia e l'operato dello Stato. Supponete che le amministrazioni locali aumentino sempre le spese per opere pubbliche quando si avvicinano le elezioni: la teoria delle aspettative razionali ipotizza che i cittadini prevedano questo tipo di comportamento e agiscano di conseguenza.
Il presupposto fondamentale della nuova macroeconomia classica è che, a
causa delle aspettative razionali, lo Stato non può sorprendere i cittadini
sistematicamente con le proprie politiche economiche.
Implicazioni per la macroeconomia
L'approccio della nuova macroeconomia classica
può essere applicato con profitto a molti settori
dell'economia. Qui ci concentreremo su due implicazioni: la natura della
disoccupazione e la curva di Phillips.
Disoccupazione La disoccupazione è volontaria o involontaria? Nell'analisi del Capitolo 31, la disoccupazione involontaria è stata definita una situazione in cui i lavoratori qualificati non riescono a trovare impiego al salario corrente. Rinfrescatevi la memoria dando di nuovo uno sguardo alla Figura 31.6, che illustra sia la disoccupazione volontaria sia quella in volontaria, e ricordate anche che gli economisti keynesiani ritengono che una porzione cospicua della disoccupazione, soprattutto nelle recessioni, sia involontaria. Gli economisti della nuova scuola classica, invece, ritengono che la maggior parte della disoccupazione sia volontaria. A loro modo di vedere, i mercati del lavoro si adeguano rapidamente dopo le crisi, mentre i salari variano per riequilibrare la domanda e l'offerta.
La disoccupazione, secondo loro, aumenta perché un maggior numero di persone
è alla ricerca di impieghi migliori, non perché non riescano a trovare lavoro: i
cittadini sono disoccupati perché hanno lasciato il proprio impiego per cercare
un lavoro più pagato, e non perché le retribuzioni sono troppo elevate, come nel
caso della disoccupazione determinata da salari rigidi.
L'illusoria curva di Phillips
Uno dei compiti più importanti di qualsiasi teoria
macroeconomica consiste nello spiegare il ciclo
economico in modo che sia internamente coerente
e conforme alle situazioni regolarmente ricorrenti
nel comportamento economico. L'approccio classico alla macroeconomia è
attraente, perché si adatta bene alla maggior parte della teoria microeconomica
della domanda e dell'offerta, ma la sfida sta nello spiegare caratteristiche
importanti dei cicli economici, come la curva di Phillips o legge di
Okun. Se la disoccupazione è elevata nelle recessioni, non basta dire che la
gente ha deciso che è l'anno giusto per fare vacanze più lunghe. Come
farebbero simili teorie a spiegare la lunga Depressione degli anni '30 o le più
recenti difficoltà congiunturali delle economie europee?
Teorie fondate su impressioni errate
I movimenti ciclici della disoccupazione sono la
maggiore sfida per la nuova macroeconomia classica. Un primo approccio
(elaborato da Robert Lucas) mette in rilievo le
impressioni errate
quale chiave dei cicli economici. In base a questa teoria
l'elevata disoccupazione insorge perché i lavoratori sono confusi sulla
situazione economica, lasciano volontariamente il proprio impiego nella speranza
di trovarne di migliori, ma si sorprendono poi di ritrovarsi all'ufficio di
collocamento. Oppure, nella fase di espansione del ciclo economico,
l'elevato prodotto e la bassa disoccupazione si verificano quando i cittadini
sono indotti a lavorare di più perché sovrastimano i salari reali.
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