Copertina
Autore Paola Santagostino
Titolo Le domande dei bambini
EdizioneRed, Milano, 2008, Piccoli e Grandi manuali 83 , pag. 122, cop.fle., dim. 15x21x1 cm , Isbn 978-88-7447-926-9
LettoreSara Allodi, 2009
Classe bambini
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Indice


  7 Introduzione

    COMPRENDERE LE DOMANDE DEI BAMBINI

 11 Perché, perché, perché...
 12 Le prime domande
 14 Il compito dell'adulto

 18 Perché mi fa questa domanda?
 19 Le domande che fanno 'andare in bestia' i genitori
 23 Le domande di rassicurazione
 29 Le domande 'in generale'

    RISPONDERE AI BAMBINI A SECONDA DELL'ETÀ

 35 Quanti anni ha il bambino?
 35 Come funziona il pensiero del bambino
 38 Le modalità di risposta a seconda delle fasce di età
 42 Le risposte ai temi più importanti

 46 Occorre sempre dare una risposta?
 46 Rispondere alle richieste di informazioni
 49 Rispondere alle 'grandi domande'
 51 Rispondere alle domande con domande

    LE RISPOSTE ALLE DOMANDE DEI BAMBINI

 55 I diversi tipi di domande
 57 Le domande sui fenomeni naturali
 62 Le domande sulle relazioni
 71 Le domande su obblighi e divieti
 76 Le domande sulle 'diversità'
 78 Le domande sul sesso
 82 Parlare ai bambini della loro sessualità

 85 Situazioni che richiedono risposte particolari
 85 La morte
 88 Il divorzio
 90 La nascita

 95 Ha sentito dire che...
 95 Le domande sulle parole comuni
 97 Le domande sui termini che implicano un giudizio negativo
 98 Le domande 'particolari'

    LE DOMANDE DEGLI ADULTI

105 Le domande che i genitori non fanno
105 La potenza delle emozioni dei bambini
110 Le domande affettive
112 Le domande 'in extremis'
113 Il problema dell'incomunicabilità

    APPENDICE

117 Bibliografia


 

 

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Pagina 7

Introduzione


Questo libro è diviso in quattro parti.

• La prima parte, Comprendere le domande dei bambini, tratta del fatto che per dare una risposta adeguata alle migliaia di domande che i bambini pongono agli adulti occorre innanzi tutto capirne bene il senso e le motivazioni profonde, che non sono affatto così scontate come possono sembrare a prima vista...

A volte le domande sono davvero mosse dal desiderio di sapere, ma altre volte nascondono una richiesta di aiuto o la ricerca di un maggiore contatto con il genitore, oppure alludono a dei problemi di cui il bambino fa fatica a parlare. È importante capire queste differenze per poter rispondere a tono.


• La seconda parte, Rispondere ai bambini a seconda dell'età, prende in considerazione il fatto che le domande dei bambini cambiano molto a seconda della loro età: in certi periodi sono più pratiche, in altri più tecniche, a volte sono apertamente metafisiche... E a seconda dell'età, i bambini vogliono ricevere delle risposte diverse! Ma soprattutto possono capire 'solo' le risposte che sono adatte al loro grado di sviluppo.


• La terza parte, Le risposte alle domande dei bambini, affronta dei quesiti che vengono sollevati di frequente e indica alcune possibili strategie di risposta adatte alle diverse età. Ovviamente si tratta di modelli generali e di esempi da cui trarre indicazioni, e non certo di un formulario di scuola guida! Ogni genitore poi risponderà secondo il proprio stile educativo, la propria personalità e quella del suo bambino, il tipo di rapporto che ha instaurato con lui, la situazione particolare in cui si trova e via dicendo.

Nel capitolo 'Situazioni che richiedono risposte particolari' di questa sezione vengono prese in considerazione alcune domande a cui spesso il genitore fa fatica a rispondere: domande sulla nascita e sulla morte, sulla sessualità, sulle relazioni o sul divorzio... e soprattutto indica come modificare la risposta quando questi eventi stanno coinvolgendo direttamente il bambino. Anche qui si tratta di esempi che vogliono aiutare i genitori a trovare il tipo di risposta più adatto al caso loro, e non dimentichiamo comunque che 'come' si risponde effettivamente ha sempre molta più importanza di 'che cosa' si dice.


• La quarta parte, Le domande degli adulti, parla di alcune domande che i genitori stessi dovrebbero porre ai loro figli. Sono domande necessarie a creare un rapporto di fiducia, a tenere aperta la comunicazione e a stimolare la capacità del bambino di riflettere su quello che gli accade. Daranno i loro frutti in seguito, quando inizierà il difficile periodo della pubertà: se si è già impostato un buon dialogo sarà molto più semplice risolvere i problemi e superare le incomprensioni, e se il ragazzo ha già imparato a ragionare con la sua testa e ha acquisito un'autonomia di giudizio correrà meno rischi di farsi trascinare dalle mode giovanili a volte pericolose.

Con i miei migliori auguri e un affettuoso sostegno a tutti i genitori, spero che questo libro faccia la sua piccola parte nel facilitare i rapporti con i figli, che sembrano diventare sempre più complessi anche perché siamo soggetti a cambiamenti culturali talmente rapidi che a volte diventa veramente difficile tenere il passo...

P.S.

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Pagina 35

Quanti anni ha il bambino?


Quanti anni ha il bambino a cui state rispondendo?

Questo è un dato sicuramente determinante per formulare delle risposte adeguate e per non incorrere nel comune errore di ritenere che le risposte 'vere' siano anche quelle 'giuste'.

Intendo dire che, per esempio, risposte scientificamente corrette date a un bambino piccolo si rivelano di fatto del tutto incomprensibili per il suo grado di sviluppo.


Come dice lo psicanalista Bruno Bettelheim nel suo libro Il mondo incantato (Feltrinelli, Milano): «...di solito le spiegazioni realistiche sono inintellegibili per i bambini, perché sono privi della capacità di comprensione astratta necessaria per dar loro un senso. Mentre rispondendo in maniera scientificamente corretta gli adulti pensano di avere chiarito le cose per il bambino piccolo, queste spiegazioni lo lasciano confuso, soverchiato e intellettualmente sconfitto. Un bambino può trarre sicurezza soltanto dalla convinzione che egli stesso comprende quanto prima lo sconcertava, e non dall'apprendimento di determinati fatti che creano nuove incertezze. Anche se il bambino accetta una simile risposta, giunge a dubitare di avere posto la domanda giusta. Dato che la spiegazione gli riesce incomprensibile, deve riferirsi a qualche problema ignoto, non a quello oggetto della sua domanda. È perciò importante ricordare che soltanto le affermazioni che sono intellegibili in relazione all'attuale capacità di comprensione e alle preoccupazioni emotive del bambino riescono a convincerlo».


Come funziona il pensiero del bambino

Occorre innanzi tutto conoscere qualche elemento sul funzionamento mentale del bambino.

Il bambino costruisce pian piano il proprio universo a partire dalle proprie esperienze, poi le generalizza e in seguito prova e riprova la validità delle sue conclusioni. Come un piccolo scienziato, procede per 'prova ed errore', aggiustando via via il tiro: usa lo stesso metodo sia per imparare ad allacciarsi le scarpe sia per costruirsi un universo mentale.

Può essere utile chiarire meglio alcuni aspetti.

• Il bambino è egocentrico.

• Il pensiero del bambino è animista.

• L'emotività predomina sul pensiero.


Il bambino è egocentrico

'Egocentrico' non vuol dire 'maledettamente egoista', anche se spesso un bambino lo è.

Vuol dire che il bambino si colloca mentalmente al centro del proprio universo e riferisce tutto a se stesso.

Abbiamo accennato a questo fatto nel capitolo precedente, parlando degli esagerati sensi di colpa di cui spesso soffrono i bambini, che sono proprio in relazione alla loro tendenza a considerarsi il centro dell'universo e quindi gli 'autori' di ogni evento familiare.

Per l'argomento che ci interessa adesso questo egocentrismo significa che ogni domanda nasce fondamentalmente da un bisogno, da una curiosità, da una difficoltà, che si riferisce direttamente a lui e non a temi generali, ed è rispetto a questi bisogni personali che sta chiedendo una risposta.

Quindi la risposta per essere a tono deve riferirsi proprio a lui e non a informazioni generali ed è utile che includa degli esempi tratti dalla sua realtà personale: questo gli rende più comprensibile l'argomento di cui state parlando.


Il pensiero del bambino è animista

Che cos'è il pensiero animista? È quella forma di pensiero, comune a tutti i popoli alle origini della civiltà e a tutti gli esseri umani alle origini della loro esistenza, in cui tutto è animato e dotato di sentimenti e di intenzioni.

Come si formi questo pensiero nel bambino è piuttosto ovvio: proprio in base all'egocentrismo di cui si parlava sopra, se lui ha delle intenzioni e dei desideri non vede proprio perché non dovrebbero averle anche la seggiola, il cucchiaio e il gatto.

La fisica moderna gli darebbe ragione, trattando del 'comportamento' delle particelle che costituiscono l'atomo, ma ciò che fanno un bambino piccolo e un primitivo di molto diverso rispetto alle teorie della fisica subatomica è il trasporre 'pari pari' la propria personale modalità di funzionamento a tutti gli elementi del mondo esterno.

Per un bambino piccolo la seggiola che gli è scivolata da sotto il sedere e gli ha fatto male sicuramente lo ha fatto apposta perché ha delle cattive intenzioni, e se lui le tira due calci le stanno proprio bene!

Inoltre non c'è una demarcazione fissa tra mondo umano, animale, vegetale e minerale: il bambino parla con il suo orsacchiotto e si aspetta ovviamente di essere capito, e se lo accarezza pensa di fargli piacere come le carezze fanno piacere a lui. Gli adulti possono cercare invano di convincerlo che gli oggetti non possono sentire e agire, ma lui al massimo 'fa finta' di crederci.

Il pensiero magico rimane molto attivo fino alla pubertà, ma 'affiancato' da altre forme di pensiero che via via diventeranno predominanti, come il pensiero logico-razionale; perdura comunque per tutta la vita, in termini meglio formulati in senso filosofico o religioso, oppure nella comune superstizione.

Ma nel bambino piccolo l'animismo è l'unica forma di pensiero. Quindi all'inizio occorre utilizzare questa modalità per dargli delle risposte, se si vuole farsi capire.


L'emotività predomina sul pensiero

Tanto più il bambino è piccolo tanto più questo è vero: ogni domanda è mossa da un bisogno, che anche se è estremamente pratico è comunque sempre molto affettivo.

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