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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione vii Capitolo 1 — Definizioni 1 Che cos'è la medicina "psicosomatica"? 1 Psiche e soma 1 Il misterioso salto 3 II linguaggio comune 5 La medicina psicosomatica come specialità medica 5 La medicina psicosomatica come metodologia unificatrice 7 Le due anime storiche della medicina psicosomatica 8 Capitolo 2 — Medicina e psicosomatica 11 La medicina primitiva: lo spirito della natura 11 La medicina pitagorica: macrocosmo e microcosmo 13 La medicina Ippocratica: gli umori del corpo 14 Galeno: il tramandarsi della medicina umorale 16 La rottura con l'umoralismo 16 La localizzazione del processo patologico 16 L'individuazione dell'agente patogeno 17 La reazione agli aspetti dissezionanti della medicina 18 Le scoperte neurofisiologiche 19 Le scoperte endocrinologiche 20 Le scoperte immunologiche 21 Il ribaltamento dello schema eziologico classico 22 Le reazioni psicofisiologiche allo stress 24 Il concetto di causalità nel rapporto psiche-soma 26 Capitolo 3 — Psicoanalisi e psicosomatica 27 ii magnetismo e l'ipnotismo 27 Freud e la nascita della psicanalisi 29 Le modificazioni organiche dell'isteria 30 Le modificazioni organiche nella nevrosi d'angoscia 31 Sintomi significanti e sintomi non significanti 32 L'influenza dell'inconscio sulle manifestazioni organiche 34 Le linee della ricerca Psicosomatica dopo Freud 37 La frattura tra Psicoanalisi e Medicina 39 Una complessa riunificazione 41 Capitolo 4 — Georg Groddeck 43 Georg Groddeck 43 Una svolta nella terapia 44 L'Es: la forza che ci vive 46 L'Es è fisico quanto psichico 47 La malattia come protezione 48 La malattia come azione 51 La malattia come espressione simbolica 52 La malattia come sogno 52 Quale terapia? 54 Capitolo 5 — Franz Alexander 57 La critica di Alexander alla medicina tradizionale 58 La distinzione fisiologica di Alexander 63 La distinzione psicodinamica di Alexander 65 I due tipi di reazione 68 Lottare o arrendersi? 69 Il problema della specificità 70 Le prime esperienze infantili 70 La disposizione ad ammalarsi 73 La dinamica vettoriale 74 La critica a Flanders Dunbar 77 Il cuadro psicodinamico delle principali patologie 81 Influenze ormonali 84 Contraddizioni e separazioni 85 Capitolo 6 — Willhelm Reich 87 La sessualità insoddisfatta 88 La repressione istintuale 89 La corazza caratteriale e la corazza muscolare 91 La funzione dell'orgasmo 93 La potenza orgastica 95 Disturbi organici 96 Capitolo 7 — Medard Boss 99 Il modo d'essere 100 Due modi d'ammalarsi 100 I tanti modi d'essere al mondo 102 La terapia esistenziale 105 Capitolo 8 — Weizsaker, Chiozza, Lowen 107 Alcuni degli sviluppi successivi 107 Weizsacker: il cerchio gestaltico 107 Louis Chiozza: le fantasie inconsce 110 Lowen: il linguaggio del corpo 112 Capitolo 9 — Conclusioni 115 Bibliografia 121 |
| << | < | > | >> |Pagina 1CAPITOLO 1
Definizioni
Che cos'è la medicina "psicosomatica"? Sicuramente un termine ben poco felice!!! Il termine "psicosomatica" è stato coniato agli inizi dell'Ottocento in psichiatria per affermare la prevalenza dei fattori psichici nella genesi di alcune malattie mentali, in opposizione alle contemporanee e opposte teorie "somatopsichiche" che ne sostenevano una causa organica anche se non ancora conosciuta. È stato poi ripreso nel Novecento in campo medico-psicoanalitico a proposito di malattie organiche ed è rimasto in uso... ma ha dimostrato fin dal principio che l'eliminare un trattino tra psiche-soma o l'invertire i termini come "causa" della malattia, non era sufficiente per indicare quell'unità di psiche e soma a cui ora il termine voleva alludere; al contrario, spesso finiva per riaffermarne la separazione. | << | < | > | >> |Pagina 26Il concetto di causalità nel rapporto psiche-somaL'idea generale che emerge da questo susseguirsi di scoperte, che hanno animato il campo medico degli ultimi cento anni, è che la malattia organica può essere determinata o influenzata da fattori di ordine psicologico. Abbiamo visto come nella ricerca delle origini della malattia si sia verificato un progressivo spostamento nell'ultimo secolo dall'individuazione di cause puramente organiche e operanti in loco (batteri, agenti meccanici o chimici), all'individuazione di fattori sempre di ordine fisico ma più generali (alimentazione, igiene, affaticamento), a fattori di ordine psicologico (stress, ansia, emozioni violente o prolungate). La rigida barriera posta ai tempi dalla medicina sperimentale tra mente e corpo, tra fattori fisici e fattori psichici, è andata via via cedendo, lasciando il posto a una visione in cui elementi di entrambi i generi concorrono e interagiscono nella determinazione della malattia. Resta la tendenza a considerare i fattori fisici e quelli psichici come ben differenziati e differenziabili: serie parallele, appartenenti a mondi diversi, che al limite interagiscono influenzandosi a vicenda, ma che restano ben distinte, tanto da permettere di definire, caso per caso, quanto degli uni e quanto degli altri determinino un disturbo. Come resta inalterato il modello teorico della causa-effetto, modificando solo l'identità dell'agente che "provoca prevalentemente" il disturbo. Sia nel caso di "causalità" da fattori organici, che nel caso di "causalità" da fattori psichici, il modello esplicativo è ordinato temporalmente e logicamente: si parte da un agente primo precedente (causa), che opera, per vie che sempre meglio si possono chiarire, sull'altro e determina in seguito la malattia (effetto). Fino a qui l'intera medicina ufficiale e anche buona parte della medicina psicosomatica sorta dal campo medico si fondano ancora esclusivamente sui criteri della logica razionale classica. | << | < | > | >> |Pagina 27CAPITOLO 3
Psicoanalisi e psicosomatica
Il magnetismo e l'ipnotismo Vediamo ora come si è sviluppata la ricerca psicosomatica sorta in campo psicoanalitico. La teoria della psicogenesi delle malattie mentali, e di molti disturbi organici, ha tradizioni antiche nel magnetismo e nell'ipnotismo. Franz Anton Mesmer (1734-1815), medico tedesco iniziatore della teoria del magnetismo animale, che ebbe numerosi seguaci dalla fine del Settecento alla prima metà dell'Ottocento, riteneva che esistesse un fluido fisico universale (simile all'elettricità), la cui insufficienza o cattiva distribuzione all'interno dell'organismo dava ragione della comparsa delle malattie. Con l'aiuto di opportune tecniche si poteva intervenire sulla distribuzione del fluido e curare i disturbi. Il "magnetizzatore" poteva provocare una "crisi", un accesso acuto della malattia, che ne rivelava completamente i sintomi ed era contemporaneamente il primo passo verso la terapia in quanto l'induzione artificiale di crisi a distanza ravvicinata portava alla scomparsa dei sintomi. | << | < | > | >> |Pagina 51La malattia come azioneLa malattia è anche sempre una azione rispetto all'ambiente circostante. Pone il malato in condizioni di "poter fare" e di "poter non fare" molte cose. In questo processo finalizzato Groddeck si pone sempre la domanda "A che scopo?" e trova il quesito particolarmente utile per la comprensione di quanto sta accadendo. Dice Groddeck: "Ho sempre chiesto all'Es dei miei malati a che scopo si stava ammalando e ne ho sempre ottenuto risposte precise". Il fondamentale intento "protettivo" della malattia, secondo Groddeck vale per qualunque processo patologico, inclusi quelli infettivi. Infatti secondo Groddeck l'attribuire l'origine della malattia ad agenti patogeni esterni non fa che spostare il problema. Occorre chiedersi, allora, perché l'organismo, che dispone dei mezzi di difesa sufficienti a preservarlo dagli attacchi chimici, meccanici, batterici, non ne fa uso, aprendo così le porte all'agente patogeno.
Come l'Es dell'uomo, da cui egli viene vissuto, trasforma incessantemente la
secrezione dei succhi gastrici, la distribuzione sanguigna e l'attività
cardiaca, in breve l'intera vita organica della personalità; a seconda di
determinate impressioni e di inconsapevoli concatenazioni di pensieri; come
questo Es si premunisce più che abbondantemente contro la minaccia di attacchi
chimici, meccanici, batterici; allo stesso modo, quando una malattia gli sembra
opportuna l'Es riesce a creare una situazione che dà via libera all'azione
del germe patogeno."
La malattia come espressione simbolica Ma la malattia non è per Groddeck solo un'azione. La malattia è anche un mezzo di "comunicazione" dell'inconscio. In quanto tale si inserisce a pieno titolo tra le altre forme di comunicazione dell'inconscio: quelle simboliche. Il linguaggio dell'inconscio è un linguaggio simbolico. Il simbolo è per Groddeck un ponte gettato tra la coscienza e l'inconscio. È come una medaglia che guarda con una faccia all'Es, all'inconoscibile, alla forza primordiale e con l'altra faccia alla coscienza. Proprio per questo, benché l'Es sia in sé inconoscibile, noi possiamo, attraverso la comprensione dei simboli con cui si esprime, avvicinarci a esso.
Groddeck si dedica alla ricerca di tutte le forme simboliche di espressione
dell'inconscio:
dall'arte alla letteratura, alla religione...
Il linguaggio simbolico si può cogliere nella conformazione generale della
materia nella natura, come nella conformazione della materia-uomo, dove
la forma stessa del corpo ha il significato di un messaggio simbolico.
Ha senso una particolare forma del corpo, delle membra, dell'ossatura, come ha
senso il modo in cui ci muoviamo, gesticoliamo, sorridiamo... Il linguaggio
simbolico si esprime nella poesia, nei dipinti, nelle composizioni musicali, nei
rituali religiosi. Groddeck scriverà saggi su Ibsen, su Shakespeare, analizzerà
i dipinti della Cappella Sistina e le origini delle parole, mosso dallo stesso
intento: decodificare il linguaggio dell'inconscio.
La malattia come sogno L'inconscio si esprime anche nei sogni. Infatti Groddeck avvicina la malattia a un sogno: sottolinea l'analogia tra le dinamiche della formazione del sintomo e quelle dell'evento onirico. Dice Groddeck: L'inconscio non parla soltanto in sogno, si esprime anche per mezzo di un gesto, del corrugarsi della fronte, nel battere del cuore: così pure tramite il lieve ammonimento della diatesi dell'acido urico, dell'ipersensibilità del simpatico, dell'habitus tisico, e, da ultimo, mediante la voce insistente della malattia. A volte questa voce si fa comprensibile. Un modo per comprendere la voce della malattia è osservarla con i metodi evidenziati da Freud per l'interpretazione dei sogni. In altri termini, si può interpretare il decorso dei sintomi della malattia organica allo stesso modo di un sogno, applicando a tal fine esattamente lo stesso metodo dell'associazione e le stesse concezioni teoriche che Freud ha esposto nella sua interpretazione dei sogni. Sogno e sintomo organico hanno in comune l'essere formazioni di compromesso tra le esigenze istintuali e le istanze di difesa. Utilizzano per la loro costituzione i medesimi meccanismi di "spostamento", "condensazione", "sostituzione", tipici del processo primario. La possibilità della psicoanalisi di incidere sul corso dei disturbi organici è data dal fatto che l'Es, nel passaggio dal processo organico latente al sintomo manifesto si serve di "complessi psichici". | << | < | > | >> |Pagina 70Il problema della specificitàA questo punto si apriva per Alexander il "problema della specificità" del disturbo, che lo occupò per tutta la sua vita di ricercatore. Si trattava di definire quale dinamica emozionale conduceva alla formazione di un sintomo specifico. Il problema si presenta per Alexander distinto in due fasi: 1. Quale è il tipo di dinamica psichica che induce un soggetto, di fronte a una situazione di tensione nei rapporti con l'ambiente esterno, a sviluppare una reazione di "preparazione alla lotta/fuga" piuttosto che una reazione di "ritiro in se stesso"?
2. Quale tipo di dinamica emozionale conduce, una volta assunto uno di
questi due schemi reattivi generali, alla formazione di un disturbo piuttosto
che di un altro? Per esempio dalla repressione di un impulso aggressivo secondo
Alexander dipendono sia la cefalea, sia l'ipertensione, sia l'artrite: quali
dinamiche portano all'una o all'altra o all'altra?
Le prime esperienze infantili Per risolvere il problema della specificità dei disturbi, Alexander si rivolge all'analisi della situazione infantile. Lo schema che propone è piuttosto rigido, la dinamica emotiva seguirebbe le seguenti fasi di sviluppo: — alla base dello schema c'è la situazione infantile di coatta dipendenza; — questa comporta dei sentimenti di impotenza e di incapacità, e scatena angoscia; — la reazione all'angoscia si sviluppa: o da un lato con un'accentuazione delle richieste di aiuto e di protezione (1); — o dall'altro lato con un'accentuazione degli sforzi per liberarsi dalla situazione di dipendenza, in questo secondo caso l'intensificata attività diretta all'esterno tesa all'auto-affermazione, sviluppa degli istinti aggressivi e ostili (2). — l'aggressività rivolta verso l'esterno, si ripercuote poi sul soggetto stesso provocando sensi di colpa, timore della ritorsione, e così scatenando di nuovo angoscia, come pure la frustrazione delle richieste di aiuto rivolte all'esterno; — il sostanziale fallimento dei tentativi di uscire in modo soddisfacente dalla condizione iniziale di dipendenza riporta il soggetto al punto di partenza – l'angoscia – e ripropone da capo il problema. Lo schema mostra i due tipi di risposta vegetativa agli stati emotivi. A destra in basso sono indicate le malattie che possono svilupparsi quando l'estrinsecazione degli impulsi ostili aggressivi (lotta o fuga) è bloccata e non ha luogo l'azione: emicrania, ipertensione, ipertiroidismo, nevrosi cardiaca, artrite, sincope, forse diabete. A sinistra in alto sono indicate le malattie che possono svilupparsi quando vengono bloccate le tendenze alla dipendenza e alla ricerca di aiuto: asma, stati di affaticamento e astenie, colite, diarrea, stipsi, ulcera peptica. Alexander riporta a questo schema dinamico fondamentale la soluzione del primo problema di specificità: la repressione (per impedimenti esterni o interni) della richiesta di aiuto o degli impulsi ostili, mantiene il soggetto in quella situazione di costante "preparazione a ricevere" o di "preparazione ad aggredire", da cui dipendono tutte le disfunzioni vegetative. | << | < | > | >> |Pagina 99CAPITOLO 7
Medard Boss
In tempi più recenti si è sviluppato un movimento psico-somatico che si ispira all'analisi esistenziale. Il gruppo di origine prevalentemente svizzero tedesca si è raccolto attorno a Medard Boss a Zurigo. Boss ha affrontato il campo della medicina psicosomatica partendo dalle concezioni del filosofo Martin Heidegger. Solo per astrazione, dice Boss, si può parlare di funzioni somatiche, di funzioni psichiche o di malattie. Nella realtà non esiste "l'ulcera", esiste "la mia ulcera" o più precisamente ancora "il mio stomaco che ora mi fa male", in definitiva ciò che esiste è "l'io sono ammalato". Il corpo per gli esistenzialisti non è un oggetto, è il momento di passaggio nella realizzazione dei nostri rapporti con il mondo, rapporti che costituiscono l'esistenza. Non si può parlare per Heidegger di un essere astratto o scorporato dalle sue relazioni con il mondo, ma solo di un "esserci" e di un "esserci in relazione con".
Il corpo appartiene alla relazione dell'"esserci" con le cose del mondo.
Il modo d'essere Un determinato "modo d'essere" è contemporaneamente uno stato fisico, uno stato psicologico e una percezione dell'ambiente esterno. Anche il mondo esterno viene percepito dall'uomo a secondo del suo stato d'animo. Per esempio il "modo d'essere in collera" vede barriere ovunque, che si oppongono alla sua espansione fisica e psichica, vive nel desiderio di distruggere questi ostacoli. La "paura" è un vissuto di restringimento, di chiusura: il corpo si rattrappisce, la gola si serra, l'intestino e la vescica sono spremuti come un limone, la chiusura e il desiderio di fuga caratterizzano i rapporti con l'ambiente. Osserva Boss passando in rassegna alcuni grandi autori della psicosomatica, come Fenichel o Alexander, che essi
vedono il corpo come un organo di espressione. Per il "dasein" la corporeità
è una sfera dell'esistenza la quale si realizza in maniera psichica e somatica.
L'esistenza è sviluppo in relazione alle cose che la costituiscono: volontà,
desideri, azioni, pensieri, sentimenti. I comportamenti psichici, come i modi
d'essere del corpo, dipendono dalle relazioni vitali e si conformano
rigorosamente alle maniere di esistere che le impregnano.'
Due modi d'ammalarsi L'uomo, libero di esprimersi pienamente, soffre se non lo fa. Le forme di relazione con il mondo evitate sono le condizioni di genesi di disturbi fisici e psichici. L'isteria e buona parte dei disturbi organici si fondano su questo "evitare" alcune possibilità vitali. L'essere umano "è come un violino: può suonare mille melodie, alle modalità d'essere evitate non resta per esprimersi che la sfera muta della corporeità". Il malato non vive più certe modalità di relazione con il mondo con tutto il suo essere, ma solo con il suo corpo, le "corporeizza". Secondo Boss esistono due modi di ammalarsi: Nel primo caso alcune modalità d'essere sono escluse dalla piena realizzazione e la trovano solo nella sfera corporea. Dei suoi molti modi d'essere, l'uomo ne esclude alcuni dal suo vissuto globale, ed essi si realizzano solo ed esclusivamente nel suo vissuto corporeo. Nel secondo caso l'uomo si fissa su un solo modo d'essere, sempre e solo quello, limitando così l'infinita gamma delle sue potenzialità esistenziali a un'unica e sola modalità. In entrambi i casi, dice Boss, il senso della malattia è dato dalla realizzazione anomala di una possibilità vitale: troppo poco realizzata e solo corporeamente nel primo caso, troppo realizzata e a scapito di tutte le altre nel secondo. Non esiste per Boss, al contrario di altri autori, la "scelta" tra disturbo psichico e fisico, né la scelta del disturbo specifico, la famosa "scelta d'organo", che ha suscitato tanti dibattiti della medicina psicosomatica. Il disturbo è necessariamente determinato in quanto "è la relazione col mondo, quella che in quel momento l'esistenza di un uomo produce, che determina i modi del corpo e determinerà l'attualizzazione delle parti del corpo che appartengono a quella relazione, o meglio ancora che sono quella relazione fisicamente".
Le regioni del corpo colpite dalla malattia
sono quelle che appartengono alla relazione col mondo patologicamente interrotta
o esasperata. Parlando di somatogenesi o di psicogenesi della malattia si
imposta male il problema, secondo Boss, poiché si presentano in entrambi i casi
"psiche" o "soma" come elementi causali nella genesi della malattia. Ma quel
"fatto umano" che è la malattia
non ha nulla a che vedere con cause ed effetti.
La filosofia dell'"esserci" considera anima e corpo come campi dove si realizza
l'esistenza umana, e sia i fenomeni psichici che fisici sono realizzazioni di
una stessa esistenza.
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