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| << | < | > | >> |Pagina 3 [ inizio libro ]Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell'omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell'asfalto, non c'è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano cosí. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell'aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c'è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle piú significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente, della circolazione automobilistica.Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev'esserci un problema meccanico, l'acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un'avaria nell'impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell'automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l'automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l'uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall'altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco. | << | < | > | >> |Pagina 24Il disturbo della ragazza dagli occhiali scuri non era grave, aveva appena una congiuntivite tra le piú semplici, che il topico prescritto tanto per prescrivere dal medico avrebbe risolto in pochi giorni, Mi raccomando, durante questo periodo si tolga gli occhiali solo per dormire, le aveva detto. La battuta era in uso da molti anni, c'è addirittura da supporre che venisse tramandata di generazione in generazione di oculisti, ma l'effetto si ripeteva puntualmente, il medico sorrideva nel dirla, sorrideva il paziente nell'udirla, e in questo caso ne valeva la pena, perché la ragazza aveva una bella dentatura e sapeva come mostrarla. Per naturale misantropia o troppe delusioni nella vita, uno scettico, al corrente dei particolari della vita di questa donna, insinuerebbe che il sorriso aggraziato non era altro che un trucco del mestiere, affermazione malevola e gratuita perché quello, il sorriso, era già cosí ai tempi non molto lontani in cui la donna era una giovincella, parola in disuso, quando il futuro era una carta coperta e la curiosità di scoprirla doveva ancora nascere. Insomma, per semplificare si potrebbe includere questa donna nella categoria delle cosiddette prostitute, ma la complessità della trama dei rapporti sociali, sia diurni che notturni, sia verticali che orizzontali, del periodo qui descritto, consiglia di moderare qualsiasi tendenza a giudizi perentori, definitivi, pecca da cui, per eccessiva sufficienza nostra, forse non riusciamo mai a liberarci. Ancorché sia evidente la grande quantità di nuvole che c'è in Giunone, non è assolutamente lecito ostinarsi a confondere con una dea greca ciò che non è altro se non una normale massa di gocce d'acqua sospese nell'atmosfera. Indubbiamente questa donna va a letto per denaro, il che consentirebbe probabilmente, senza ulteriori considerazioni, di classificarla come prostituta di fatto, ma, siccome ci va solo quando vuole e con chi vuole, non è da disdegnare la probabilità che proprio questa differenza di diritto debba determinarne cautelativamente l'esclusione dlla cerchia, intesa come un tutto. Lei, come la gente normale, ha un mestiere, e, sempre come la gente normale, approfitta delle ore che le restano per concedere qualche gioia al corpo e sufficienti soddisfazioni alle necessità, quelle specifiche e quelle generali. Senza pretendere di ridurla a una definizione basilare, ciò che infine si dovrà dire di lei, in senso lato, è che vive come meglio le aggrada e che, per giunta, ne trae tutto il piacere che può.| << | < | > | >> |Pagina 76Dobbiamo vedere se c'è una pala o una zappa, qualsiasi cosa possa servire per scavare, disse il medico. Era mattina, a gran fatica avevano portato il cadavere nel recinto interno, lo avevano messo per terra, fra l'immondizia e le foglie morte degli alberi. Adesso bisognava sotterrarlo. Solo la moglie del medico sapeva in che stato si trovasse il morto, la faccia e il cranio devastati dalla scarica, tre fori di pallottola nel collo e nella regione esterna. Sapeva anche che in tutto l'edificio non c'era niente con cui poter scavare una fossa. Aveva percorso tutta l'area a loro destinata e non aveva trovato altro che una sbarra di ferro. Avrebbe agevolato un po', ma non era sufficiente. E aveva visto, dietro le finestre chiuse del corridoio che proseguiva nell'ala riservata ai sospetti di contagio, piú basse in quella parte dell'edificio, volti allarmati, di persone in attesa della propria ora, di quel momento inevitabile in cui avrebbero dovuto dire alle altre Sono diventato cieco, o di quando, se avessero tentato di nascondere l'accaduto, le avrebbe denunciate un gesto sbagliato, un movimento del capo alla ricerca di un'ombra, un inciampo ingiustificato in chi gli occhi ce li ha. Tutto ciò lo sapeva anche il medico, la frase che aveva pronunciato faceva parte della simulazione combinata fra loro due, da questo momento la moglie avrebbe quindi potuto dire, E se chiedessimo ai soldati di lanciarci una pala, L'idea è buona, proviamo, e tutti furono d'accordo, sí, era una buona idea, solo la ragazza dagli occhiali scuri non disse una parola su questa storia della zappa o pala, le sue parole, per il momento, si riassumevano a lacrime e lamenti, La colpa è mia, piangeva, ed era vero, non si poteva negare, ma è pur certo, se può servirle da consolazione, che se, prima di ogni nostro atto ci mettessimo a prevederne tutte le conseguenze, a considerarle seriamente, anzitutto quelle immediate, poi le probabili, poi le possibili, poi le immaginabili, non arriveremmo neanche a muoverci dal punto in cui ci avrebbe fatto fermare il primo pensiero. I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distríbuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo piú qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono. D'altro canto c'è chi dice sia questa l'immortalità di cui tanto si parla, Sarà, ma quest'uomo è morto e bisogna sotterrarlo.| << | < | > | >> |Pagina 240[...] Le due donne risalirono meravigliate, in definitiva quella strega dei sentimenti ce li aveva, Non era cattiva, è che il fatto di esser rimasta sola deve averla mandata fuori di testa, commentò la ragazza dagli occhiali scuri senza pensare a ciò che diceva. La moglie del medico non rispose, decise di rinviare la conversazione, e solo quando tutti gli altri erano ormai coricati, e alcuni addormentati, tutte e due sedute in cucina come madre e figlia a riprendere le forze per completare le faccende di casa, la moglie del medico le domandò, E tu, cosa farai adesso, Niente, resto qui ad aspettare che tornino i miei genitori, Da sola e cieca, Alla cecità mi sono abituata, E alla solitudine, Dovrò abituarmi, anche la vicina del piano di sotto vive da sola, Vuoi forse diventare come lei, cibarti di cavoli e carne cruda finché dureranno, nei palazzi qui intorno sembra che non abiti piú nessuno, finirete tutte e due con l'odiarvi per paura che il cibo finisca, ogni torsolo trovato lo ruberete alla bocca dell'altra, tu non hai visto quella povera donna, della casa hai sentito soltanto l'odore, ma ti dico che neanche il posto dove vivevamo era cosí ripugnante, Prima o poi saremo tutti come lei, e poi sarà finita, non ci sarà altra vita, Per il momento siamo ancora vivi, Ascolta, tu sai molte piú cose di me, al tuo confronto io sono soltanto una povera ignorante, ma penso che siamo già morti, siamo ciechi perché siamo morti, oppure, se preferisci che te lo dica diversamente, siamo morti perché siamo ciechi, il risultato è lo stesso, Io ci vedo ancora, Fortunatamente per te, fortunatamente per tuo marito, per me, per gli altri, ma non sai se continuerai a vedere, qualora diventassi cieca saresti uguale a noi, finiremo tutti come la vicina di sotto, Oggi è oggi, domani è un altro giorno, e io la responsabilità ce l'ho oggi, non domani, se sarò cieca, Responsabilità di cosa, La responsabilità di avere gli occhi quando gli altri li hanno perduti, Non puoi guidare o dare da mangiare a tutti i ciechi del mondo, Dovrei, Ma non puoi, Aiuterò per quanto sarà nelle mie possibilità, So bene che lo farai, se non fosse per te forse non sarei piú viva, E adesso non voglio che tu muoia, Devo restare, è un mio obbligo, questa è la mia casa, voglio che i miei genitori mi trovino qui se torneranno, Se torneranno, l'hai detto tu stessa, e resta da sapere se saranno ancora i tuoi genitori, Non capisco, Hai detto che la vicina di sotto era una brava persona, Poverina, Poverini i tuoi genitori, poverina te, quando vi incontrerete, ciechi negli occhi e ciechi nei sentimenti, perché i sentimenti con i quali abbiamo vissuto e che ci hanno fatto vivere come eravamo sono nati perché avevamo gli occhi, senza di essi i sentimenti si trasformeranno, non sappiamo come, non sappiamo in quali, [...]| << | < | > | >> |Pagina 265La moglie del medico aveva già portato in tavola qualcosa di quel poco di cibo che restava, poi li aiutò a sedersi, disse, Masticate lentamente, per ingannare lo stomaco. Il cane delle lacrime non venne a chieder niente, era abituato a digiunare, e inoltre deve aver pensato di non avere il diritto, dopo il banchetto del mattino, di togliere sia pur quel poco di bocca alla donna che aveva pianto, gli altri non sembrano avere molta importanza per lui. Al centro della tavola la lucerna a tre beccucci aspettava che la moglie del medico desse la spiegazione promessa, il che avvenne dopo mangiato, Dammi le mani, disse al ragazzino strabico, poi le guidò lentamente, dicendo, Questa è la base, rotonda, come vedi, e questa la colonna che sostiene la parte superiore, il deposito dell'olio, qui, attenzione a non bruciarti, ci sono i beccucci, uno, due, tre, da cui escono gli stoppini, delle striscioline di tessuto che si imbevono di olio, vi si avvicina un fiammifero e bruciano fino a che l'olio si esaurisce, sono delle lucine fiacche, ma ci fanno vedere, Io non vedo, Un giorno vedrai, quel giorno ti regalerò la lucerna. Di che colore è, Non hai mai visto un oggetto di ottone, Non lo so, non mi ricordo, cos'è l'ottone, E' giallo, Ah. [...]| << | < | > | >> |Pagina 284Non dovettero forzare la porta, l'aprirono normalmente, la chiave si trovava nel portachiavi del medico che era rimasto in casa quando erano stati trasportati in quarantena. Questa è la sala d'aspetto, disse la moglie del medico, Quella dove stavo io, disse la ragazza dagli occhiali scuri, il sogno continua, ma non so quale sia, sarà il sogno di sognare che quel giorno stavo sognando di essere qui cieca, oppure il sogno di essere sempre stata cieca e di venire in sogno nell'ambulatorio per una infiammazione agli occhi in cui non c'era alcun pericolo di cecità, La quarantena non è stata un sogno, disse la moglie del medico, Questo proprio no, come non è stato un sogno che siamo state violentate, Né che ho pugnalato un uomo, Accompagnami nello studio, ci potrei arrivare da solo, ma accompagnami tu, disse il medico. La porta era aperta. La moglie del medico disse, E' tutto per aria, carte per terra, i cassetti dello schedario li hanno portati via, Devono essere stati quelli del ministero, per non perdere tempo a cercare, Probabilmente, E gli strumenti, A vederli, mi sembrano in ordine, Almeno questo, disse il medico. Avanzò da solo, con le braccia tese, toccò la scatola delle lenti, l'oftalmoscopio, la scrivania, poi disse, rivolgendosi alla ragazza dagli occhiali scuri, Comprendo cosa intendi quando dici che stai vivendo un sogno. Si sedette dietro la scrivania, posò le mani sul ripiano di vetro coperto di polvere, poi, con un sorriso triste e ironico, come se si rivolgesse a qualcuno seduto davanti a sé, disse, Purtroppo no, dottore, mi dispiace molto, ma per lei non c'è niente da fare, se vuole che le dia un ultimo consiglio si rifugi in quel vecchio detto, avevano ragione quando dicevano che la pazienza allunga la vista, Non farci soffrire, disse la moglie, Scusami, scusami anche tu, in questo posto un tempo si facevano i miracoli, e adesso non ho piú neanche le prove dei miei poteri magici, le hanno portate via tutte, L'unico miracolo che possiamo fare sarà quello di continuare a vivere, disse la moglie, difendere la fragilità della vita giorno per giorno, come se fosse lei la cieca, e non sapesse dove andare, e forse è proprio cosí, forse la vita non lo sa davvero, si è abbandonata nelle nostre mani dopo averci reso intelligenti, e noi l'abbiamo portata a questo, Parli come se fossi cieca anche tu, disse la ragazza dagli occhiali scuri, In un certo qual modo è vero, sono cieca della vostra cecità, potrei forse cominciare a veder meglio se fossimo piú gente a vederci, Temo che tu sia come quel testimone che va in cerca del tribunale dove lo ha convocato non si sa chi e dove dovrà dichiarare non sa che cosa, disse il medico, Il tempo sta per concludersi, la putredine dilaga, le malattie trovano le porte aperte, l'acqua si esaurisce, il cibo è ormai veleno, sarebbe questa la mia prima dichiarazione, disse la moglie del medico, E la seconda, domandò la ragazza dagli occhiali scuri, Cerchiamo di aprire gli occhi, Non possiamo, siamo ciechi, disse il medico, Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere, è una grande verità, Ma io voglio vedere, disse la ragazza dagli occhiali scuri, Non per questo vedrai, l'unica differenza sarebbe che non saresti piú la peggior cieca, e adesso andiamo via, qui non c'è altro da vedere, disse il medico.Strada facendo verso la casa della ragazza dagli occhiali scuri attraversarono una grande piazza dove c'erano gruppi di ciechi intenti ad ascoltare i discorsi di altri ciechi, a prima vista né questi né quelli lo sembravano, chi parlava volgeva infervorato la faccia verso chi ascoltava, chi ascoltava volgeva attento la faccia verso chi parlava. Si proclamavano la fine del mondo, la salvezza penitenziale, la visione del settimo giorno, l'avvento dell'angelo, la collisione cosmica, l'estinzione del sole, lo spirito tribale, l'umore della mandragora, l'unguento della tigre, la virtú del segno, la disciplina del vento, il profumo della luna, la rivendicazione della tenebra, il potere dello scongiuro, l'impronta del calcagno, la crocifissione della rosa, la Purezza della linfa, il sangue del gatto nero, il sopore dell'ombra, la rivolta delle maree, la logica dell'antropofagia, la castrazione indolore, il tatuaggio divino, la cecità volontaria, il pensiero convesso, quello concavo, quello piano, quello verticale, quello concentrato, quello disperso, quello sfuggito, l'ablazione delle corde vocali, la morte della parola. Qui non c'è nessuno che parli di organizzazione, disse la moglie del medico al marito, Forse è in un'altra piazza, rispose lui. Continuarono a camminare. Poco piú avanti la moglie del medico disse, Ci sono piú morti del solito per la strada, Perché la nostra resistenza si sta esaurendo, il tempo si conclude, l'acqua si esaurisce, le malattie aumentano, il cibo si trasforma in veleno, lo hai detto tu stessa, ricordò il medico, Chissà se fra questi motti non ci saranno i miei genitori, disse la ragazza dagli occhiali scuri, e io, magari, passo accanto a loro e non li vedo, E una vecchia abitudine dell'umanità, passare accanto ai morti e non vederli, disse la moglie del medico. | << | < | > | >> |Pagina 292Quella sera ci furono di nuovo lettura e audizione, non avevano altra maniera di distrarsi, peccato che il medico non fosse, per esempio, un violinista dilettante, che dolci serenate si sarebbero allora potute sentire in questo quinto piano, i vicini invidiosi avrebbero detto, Quelli, o gli va bene la vita o sono degli incoscienti e credono di poter sfuggire alla sventura ridendosela della sventura degli altri. Adesso non c'è altra musica all'infuori di quella delle parole, e le parole, soprattutto quelle dei libri, sono discrete, anche se la curiosità spingesse qualcuno del palazzo a mettersi in ascolto dietro la porta, costui non sentirebbe altro che questo mormorio solitario, questo lungo filo di un suono che potrebbe prolungarsi all'infinito perché i libri del mondo, tutti insieme, sono come dicono sia l'universo, infiniti. Quando, a notte fonda, la lettura terminò, il vecchio dalla benda nera disse, A questo siamo ridotti, a sentir leggere, Io non mi lamento, potrei restare cosí per sempre, disse la ragazza dagli occhiali scuri, Neanch'io mi sto lamentando, dico solo che serviamo soltanto a questo, a sentir leggere la storia di un'umanità esistita prima di noi, approfittiamo della combinazione che ci siano ancora un paio d'occhi aperti, gli ultimi rimasti, se un giorno si dovessero spegnere, non voglio neanche pensarci, allora il filo che ci unisce a quell'umanità si spezzerebbe, sarebbe come se ci stessimo allontanando gli uni dagli altri nello spazio, per sempre, e ciechi loro tanto quanto noi, Finché potrò, disse la ragazza dagli occhiali scuri, manterrò la speranza, la speranza di ritrovare un giorno i miei genitori, la speranza che compaia la mamma di questo ragazzo, Ti sei dimenticata di parlare della speranza di tutti, Quale, Quella di recuperare la vista, Avere certe speranze è una follia, Allora ti dico che, se non fosse per quelle, avrei già rinunciato alla vita, Fammi un esempio, Vedere di nuovo, Questo lo conosciamo già, fammene un altro, No, Perché, Non ti interessa, E come sai che non mi interessa, cosa credi di conoscere di me per decidere, per tuo conto, ciò che mi interessa e ciò che non mi interessa, Non ti arrabbiare, non avevo intenzione di ferirti, Gli uomini sono tutti uguali, pensano che basti esser nati dalla pancia di una donna per sapere tutto delle donne, Io delle donne so ben poco, e di te niente, e quanto a essere un uomo, per me è acqua passata, ora sono un vecchio, e guercio, oltre che cieco, Non hai nient'altro da dire contro te stesso, Tante altre cose, non immagini neanche quanto la lista nera delle autorecriminazioni vada aumentando a mano a mano che gli anni passano, Io sono giovane, e già ne sono ben fornita, Ancora non hai fatto niente di veramente cattivo, Come puoi saperlo, se non hai mai vissuto con me, Sí, non ho mai vissuto con te, Perché hai ripetuto con quel tono le mie parole, Quale tono, Quello, Ho detto solo che non ho mai vissuto con te, Il tono, il tono, non fingere di non capire, Non insistere, ti prego, Invece sí, ho bisogno di sapere, Torniamo alle speranze, Va bene, L'altro esempio di speranza che ho rifiutato di fare era quello, Quello, quale, L'ultima autorecriminazione della mia lista, Spiegati, per favore, le sciarade non le capisco, Il mostruoso desiderio di non recuperare piú la vista, Perché, Per continuare a vivere cosí, Vuoi dire tutti insieme, oppure insieme a me, Non costringermi a rispondere, Se fossi soltanto un uomo potresti sottrarti alla risposta, come fanno tutti, ma tu stesso hai detto che sei un vecchio, e un vecchio, se l'aver vissuto tanto ha ancora un senso, non dovrebbe voltare la faccia davanti alla verità, rispondi, Insieme a te, E per quale motivo vuoi vivere con me, Ti aspetti che lo dica davanti a tutti, Gli uni davanti agli altri abbiamo fatto le cose piú sporche, piú brutte, piú ripugnanti, non sarà certo peggio quello che hai da dirmi, Giacché lo vuoi, e sia, perché all'uomo che sono ancora piace la donna che tu sei, E' stato poi cosí tanto penoso fare questa dichiarazione d'amore, Alla mia età, il ridicolo fa paura, Non sei stato ridicolo, Dimentichiamolo, ti prego, Non intendo dimenticare né lasciare che tu dimentichi, E una sciocchezza, mi hai costretto a parlare, e adesso, E adesso è il mio turno, Non dire nulla di cui potresti pentirti, ricordati della lista nera, Se in questo momento sono sincera, cosa importa se un domani dovrò pentirmene, Taci, Tu vuoi vivere con me e io voglio vivere con te, Sei pazza, Vivremo insieme qui, come una coppia, e insieme continueremo a vivere se dovremo separarci dai nostri amici, due ciechi dovranno pur vedere piú di uno, E' una follia, io non ti piaccio, Cosa significa piacere, a me non è mai piaciuto nessuno, con gli uomini ci sono solo andata a letto, Mi stai dando ragione, No, Hai parlato di sincerità, allora rispondimi, è proprio vero che ti piaccio, Mi piaci abbastanza da voler stare con te, ed è la prima volta che lo dico a qualcuno, Non lo diresti neanche a me se mi avessi incontrato prima, un uomo anziano, mezzo calvo, con i capelli bianchi, una benda su un occhio e una cataratta nell'altro, La donna che ero un tempo non lo direbbe, lo riconosco, lo ha detto la donna che sono oggi, Vedremo allora cosa avrà da dire la donna che sarai domani, Mettimi alla prova, Che idea, chi sono io per metterti alla prova, è la vita che decide di queste cose, Una l'ha già decisa.Ebbero questa conversazione faccia a faccia, gli occhi ciechi dell'uno fissi negli occhi ciechi dell'altra, i visi infiammati e veementi, e quando, per averlo detto uno di loro e per averlo voluto entrambi, convennero che la vita aveva deciso che si mettessero a vivere insieme, la ragazza dagli occhiali scuri tese le mani, solo per offrirle, non per sapere dove andava, sfiorò le mani del vecchio dalla benda nera che la strinse dolcemente a sé, e rimasero seduti cosí, vicini, non era la prima volta, è chiaro, ma adesso erano state pronunciate le parole del contratto matrimoniale. Nessun altro fece commenti, nessuno si congratulò, né augurò loro eterna felicità, non è davvero tempo di festeggiamenti e illusioni, e quando si tratta di decisioni tanto serie come sembra sia stata questa, non ci sarebbe neppure da sorprendersi se qualcuno avesse pensato che bisogna proprio esser ciechi per comportarsi in questa maniera, il silenzio è sempre il miglior applauso. | << | < | > | >> |Pagina 298[...] E' difficile camminare. In certe strade, soprattutto quelle piú in pendenza, l'impeto delle acque piovane, trasformate in torrente, ha scaraventato automobili contro automobili, o contro palazzi, buttando giú porte, svuotando vetrine, ci sono schegge di vetro spesso dappertutto. Schiacciato fra due macchine, imputridisce il corpo di un uomo. La moglie del medico distoglie lo sguardo. Il cane delle lacrime si avvicina, ma la morte gli mette soggezione, fa due passi ancora, di colpo gli si è rizzato il pelo, un lacerante ululato gli è uscito dalla gola, il guaio di questo cane è di essere stato tanto vicino agli esseri umani, finirà per soffrire quanto loro. Attraversarono una piazza dove c'erano gruppi di ciechi che s'intrattenevano ad ascoltare i discorsi di altri ciechi, a prima vista non sembravano ciechi né gli uni né gli altri, chi parlava girava infervorato la faccia verso chi ascoltava, chi ascoltava girava attento la faccia verso chi parlava. Si proclamavano i principi fondamentali dei grandi sistemi organizzati, la proprietà privata, il libero scambio, il mercato, la borsa, la pressione fiscale, l'interesse, l'appropriazione, l'espropriazione, la produzione, la distribuzione, il consumo, l'approvvigionamento e il suo contrario, la ricchezza e la povertà, la comunicazione, la repressione e la delinquenza, le lotterie, le istituzioni carcerarie, il codice penale, il codice civile, il codice stradale, il dizionario, l'elenco telefonico, le reti di prostituzione, le fabbriche di materiali beflici, le forze armate, i cimiteri, la polizia, il contrabbando, le droghe, i traffici illeciti permessi, la ricerca farmaceutica, il gioco, il prezzo delle cure e dei funerali, la giustizia, il mutuo, i partiti politici, le elezioni, i parlamenti, i governi, il pensiero convesso, quello concavo, quello piano, quello verticale, quello inclinato, quello concentrato, quello disperso, quello sfuggito, l'ablazione delle corde vocali, la morte della parola. Qui si parla di organizzazione, disse la moglie del medico al marito, Me ne sono accorto, rispose lui, e tacque.| << | < | > | >> |Pagina 315 [ fine libro ]La moglie del medico si alzò e andò alla finestra. Guardò giú, guardò la strada coperta di spazzatura, guardò le persone che gridavano e cantavano. Poi alzò il capo verso il cielo e vide tutto bianco, E' arrivato il mio turno, pensò. La paura le fece abbassare immediatamente gli occhi. La città era ancora lí.| << | < | |